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SIAE ed "equo compenso": il punto di vista del presidente Gino Paoli

Non chiamatela tassa, è un compenso che devono pagare i produttori

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   06/02/2014

Gino Paoli ha detto la sua sulla rideterminazione dell'equo compenso richiesta dalla SIAE come aggiornamento al Decreto del 30 dicembre 2009, di cui abbiamo già parlato a dicembre.

Da presidente della SIAE, il celebre cantante ha ovviamente espresso il punto di vista della Società Autori ed Editori, che vede in questo aggiornamento semplicemente la giusta quota dovuta chi produce i contenuti multimediali coperti da copyright. Paoli non vuole che venga chiamata "tassa", in quanto è semplicemente l'importo dovuto agli autori per l'utilizzo delle loro produzioni intellettuali, ed è peraltro più bassa in Italia rispetto ad altri paesi, come la Germania (tacendo anche in questo caso, però, sui paesi che questo tipo di finanziamento non ce l'hanno affatto).

La tassa sull'equo compenso attualmente richiede 0,90 euro sull'acquisto di uno smartphone, niente per i tablet e 1,90 euro per i computer, ma per la SIAE questi compensi (che sono compresi automaticamente nell'acquisto dei prodotti in Italia) sono da rivedere, con un rialzo di circa il 500% che porterebbe a 5,20 euro la tassa sugli smartphone e i tablet e circa 6 euro per i computer, ma ci sono anche altri prodotti in lista, come riportato nella tabella del Corriere della Sera pubblicata in fondo all'articolo, da cui curiosamente risultano escluse peraltro le console, nonostante i contenuti multimediali possano essere fruiti su praticamente tutti i modelli attualmente in commercio.

Gino Paoli attacca inoltre le multinazionali produttrici di dispositivi elettronici, in quanto sono loro che dovrebbero pagare la tassa sull'equo compenso, senza scaricarla sui consumatori, rispondendo peraltro anche a Confindustria Digitale che si è schierata contro il provvedimento, affermando che quest'ultima tende a proteggere gli interessi di multinazionali che magari "non pagano nemmeno le tasse in Italia" e ledono i diritti di artisti che risiedono invece nel nostro paese, ricordando anche che "l'industria culturale vale il 5% del nostro Pil".

Fonte: Corriere della Sera

Link: Tabella con tassa ricalcolata per i vari dispositivi (Corriere della Sera)

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