In un'intervista pubblicata da The Guardian, Harvey Smith di Arkane Studios ha rivelato alcuni retroscena sullo sviluppo di Dishonored 2 e del primo capitolo della serie.
Essendo un team composto da sviluppatori che avevano lavorato in precedenza a giochi come System Shock e Deus Ex, avevano tutti in mente l'idea di creare un titolo che consentisse una certa libertà di scelta ai giocatori, ma la struttura è emersa chiara soltanto verso la metà dei lavori. "Dishonored era una sorta di ibrido", ha riferito Smith, "volevamo creare un gioco in prima persona coinvolgente in un mondo immaginario e dotato di caratteristiche stealth, era un omaggio a giochi che avevamo creato e amato in precedenza. Tuttavia, fino a metà dello sviluppo, stavamo solo immaginando quello che poteva essere".
"Un gioco su un assassino dove non siamo costretti a uccidere tutti", questo è emerso come obiettivo principale "e rimane valido anche per il secondo capitolo". Smith ha inoltre riferito che il fatto di poter partire con le idee già chiare rappresenta un grande vantaggio, potendo adesso concentrarsi subito su struttura e contenuti del gioco, aggiustando certi aspetti del gioco ed espandendone altri. Sono diversi gli aspetti su cui lavorare: "In Dishonored 1 abbiamo pensato che il combattimento con spada poteva essere più profondo, lo stealth più affidabile e con un migliore feedback e la nostra interfaccia utente è stata messa insieme all'ultimo minuto", ha affermato Smith, "ad ogni livello c'era qualcosa che potevamo approfondire o estendere oppure qualcosa su cui ragionare di più". Lo sviluppatore ha poi riferito che Emily rappresenta un personaggio nuovo anche come approccio al gioco, è più portata alle finezze e anche i movimenti risultano diversi, mentre Corvo ricorda molto quello del primo capitolo, anche se più pesante e potente, essendo anche invecchiato.