Fermo restando che non possiamo che stigmatizzare qualsiasi forma di violenza, virtuale o reale che sia, in qualsiasi ambito, qualsiasi ambiente e qualsiasi condizione, la notizia riportata da un quotidiano americano fa francamente sorridere. Non tanto per il contenuto, quanto per l'evidente ignoranza dell'autore che insiste nel definire il PlayStation Home un "gioco" rendendo evidente la non comprensione della sua natura tutt'altro che ludica ma più di community virtuale. In ogni caso, la storia è questa: una ragazza, o meglio il suo avatar virtuale, ha denunciato di aver subito un certo trauma a causa delle insistenze pressioni sessuali manifestate da un altro utente, o meglio, dal suo avatar. Si parla di "assalti sessuali" in cui, nello specifico, l'avatar femminile sarebbe stato inseguito dal predatore che non avrebbe perso occasione per posizionarsi dietro di lei, con evidente rappresentazione di molestia sessuale, fino a costringerla a sloggare dal servizio di PS3. Ora, ripetiamo nel caso non sia chiaro: è palese che un comportamente del genere che risulta comunque sia piuttosto infastidente, prepotente e davvero sgradevole sia da condannare senza alcun genere di condono. Però da qui a parlare addirittura di "trauma da assalto sessuale", conoscendo Home, ci sembra che ce ne passi davvero un mare. Il che, lo ripetiamo per l'ultima volta tanto per essere sicuri, non giustificfa comportamenti che conosciamo tutti bene, che sono prolifici un po' in tutti gli ambienti online e che, a parte questo singolo caso, sono davvero quanto di più triste e squallido si possa immaginare.
Predatori sessuali su Home?
Fa un po' ridere, francamente