"Se metti i giocatori di fronte alla scelta di poter fare cose buone o cose cattive, quelli faranno le cose cattive, andranno verso il lato oscuro. Questo perchè la gente pensa che sia fico essere cattivi e che non sarà beccata..." Questo è ciò che ha portato Patrick Bach a non volere civili vulnerabili in Battlefield 3. Questo assieme alle polemiche per l'aeroporto di Modern Warfare 2 e al desiderio di evitare qualsivoglia problema.
Comprensibile, anche se esagerato. Essere cattivi nei videogiochi fa parte di quelle attività del tipo "gioco di ruolo" che non faranno mai male all'essere umano. E questo non cambierà per le opinioni di qualche psicologo con troppa poca esperienza sul campo e troppo bisogno di avere un illusorio controllo sulle azioni dell'uomo.
Certo, ci sono ragazzini di dieci anni che giocano ai videogiochi a loro vietati. Ma come sempre in questi casi il problema sono negozianti e genitori e lo stesso mondo dell'intrattenimento che vende la violenza come cool da sempre. Inoltre non tutti i giocatori sono belve assetate di sangue o repressi che cercano di emulare Darth Vader nei reconditi angoli bui dei videogiochi.
E poi, siamo davvero sicuri che sia saggio dire a un bambino che i civili non si possono ammazzare mentre i soldati si? Non sarebbe meglio dare una rappresentazione libera del mondo, implementare delle conseguenze, articolare le situazioni? Eppure qualcosa del genere, fuori da un mondo irreale alla Fallout, genererebbe molte più polemiche dell'uccisione di bambini in un videogioco perché metterebbe in discussione molto di quanto la politica occidentale, nel bene e nel male, sta facendo oggi. Insomma la libertà fa male, ricordatevelo, cattivoni.