Secondo noi le parole di uso comune non dovrebbero mai poter essere messe sotto copyright. Ad esempio, vi piacerebbe dover pagare qualcuno per dire la parola mamma? E cane? E battlefield?
Veniamo ai fatti: il piccolo publisher Slitherine acquisisce una licenza dal dipartimento storia della BBC per realizzare un videogioco chiamato Battlefield Academy, basato su un flash game e pubblicato su PC. Si tratta di uno strategico pensato per un pubblico di strateghi casual, niente di troppo impegnativo.
Purtroppo EA, nel 2010, letta la parola "Battlefield" nel titolo, ha visto rosso e ha subito evocato i suoi avvocati per ingiungere a Slitherine di modificare il titolo. Non sia mai che qualche grullo lo confonda con un capitolo della serie Battlefield (che come si sa, è formata da strategici casual). Per farla breve, il risultato è stato il blocco di Battlefield Academy su diverse piattaforme e la perdita di decine di migliaia di euro da parte della piccola società schiacciata dal gigante americano.
Che si trattasse di una licenza della BBC ha contato poco o nulla e Slitherine ha dovuto cambiare il nome del brand in BBC Battle Academy, così da far cessare la causa legale che la stava dissanguando. Ma dopo un anno di stop alla produzione il traino della licenza è andato perduto e non è più possibile sfruttare le buone vendite della versione PC come volano per le altre piattaforme.
Così commenta il fatto Marco Minoli, responsabile di Slitherine: "Questa storia ci ha insegnato che le violazioni di copyright sono determinate dalla tua disponibilità economica e non da ciò che è giusto o sbagliato".
Speriamo che le nuove demo in realizzazione e l'add-on Operation Market Garden facciano tornare un po' di interesse intorno al gioco e che la prevista versione scaricabile per PSVita abbia successo.
Ah, e se cercate il lieto fine, sappiate che per ora non c'è alcun lieto fine e i soldi hanno avuto la meglio.
Fonte: gamesindustry.biz