Wizards of the Coast si è ritrovata a dover fronteggiare una rivolta di notevoli dimensioni quando ha provato a introdurre una nuova OGL (Open Game License) per Dungeons & Dragons, tanto da dover tornare sui propri passi e confermare che le prossime revisioni del gioco continueranno a rimanere sotto Creative Commons, come riferito di recente.
La decisione di revocare la modifica già stata resa nota, in seguito alle numerose polemiche che si erano sollevate, ma è stata confermata dall'executive producer Kyle Brink del D&D Design Team di Wizards of the Coast durante un'intervista con 3 Black Halflings podcast.
In precedenza, la casa editrice aveva provato a introdurre un nuovo tipo di licenza maggiormente restrittivo, che avrebbe dovuto legare in maniera più netta le produzioni di terze parti a Wizards of the Coast, introducendo peraltro un nuovo sistema di royalties. La cosa andava contro a dei principi fondamentali che hanno dominato l'universo di Dungeons & Dragons da decenni, ovvero la notevole libertà lasciata agli autori e alle compagnie third party di utilizzare la licenza D&D in maniera molto libera.
La questione è prontamente rientrata, dopo un paio di settimane di grandi proteste da parte dell'ampia community del gioco di ruolo. Brink ha ribadito dunque che non verrà modificata l'OGL, e che comunque le nuove creazioni potranno comunque essere considerate sotto Creative Commons e l'OGL 1.0a. Questo varrà anche per le produzioni di terze parti che saranno strutturate secondo le prossime revisioni delle regole di Dungeons & Dragons.
Brink ha riferito che anche con le nuove versioni del System Reference Document (SRD), la questione non cambierà: "L'SRD rimarrà compatibile con tutto quello che pubblichiamo, inclusi i nuovi set di regole", ha riferito Brink. "Ci saranno gli SRD 5.2, 5.3, 5.4 e così via, ma ognuno di questi rimarrà sotto Creative Commons e sotto l'OGL 1.0a".