Le fiabe tradizionalmente sono racconti provenienti dalla cultura orale delle varie popolazioni in cui vengono tramandate. Se ne possono trovare di molto simili tra loro, o quantomeno con dei nuclei tematici somiglianti, a migliaia di chilometri di distanza e in epoche differenti, tanto che ricostruirle, ossia cercare l'originale, è praticamente impossibile, come vi saprebbe bene raccontare Italo Calvino, che ha curato una meravigliosa raccolta di fiabe italiane, o anche i fratelli Grimm, che molti prendono ancora oggi come riferimento per il genere. Ogni popolazione ha le sue storie e trasforma le storie degli altri per adattarle al proprio immaginario.
Quelli espressi dovrebbero essere concetti noti ai più (niente di originale, per carità) e dovrebbero far giungere all'ovvia conclusione che una fiaba è spesso frutto del dialogo tra il racconto in sé e la cultura che lo rielabora in un determinato tempo e in un certo contesto geo-politico. Come spiega Calvino, i re delle fiabe in Italia erano diversi dai re di fiabe dei paesi nordici, perché l'esperienza di chi raccontava (gente del popolo) era diversa e quindi i vari ruoli venivano adattati. Il processo in questione non era frutto di chissà quale elucubrazione intellettuale, ma completamente spontaneo, quindi naturale.
Pur nascendo da un contesto industriale, le versioni Disney delle fiabe sono da sempre frutto di un processo di rielaborazione culturale che tiene conto del contesto storico, politico e sociale. Rivolgendosi a un pubblico più ampio possibile, spesso internazionale e formato soprattutto da minori, gli autori hanno preso il nucleo dei racconti normalizzandolo il più possibile, evitando i momenti più crudi, tipici della tradizione popolare, e creando personaggi politicamente e socialmente accettabili per la loro epoca. Così Biancaneve è diventata una casalinga felice che non vede l'ora di spazzare case di nani, cantando insieme agli uccellini, con la matrigna, nell'originale la sua dolce mammina biologica, che non vuole più divorarne le interiora; la bella addormentata è tutta coccole e amore, venerata dal suo principe salvatore e non viene più stuprata nel sonno da un re di passaggio che poi, riposto il regal uccello nelle mutande, se ne va via lasciandola gravida di due figli; il principe ranocchio ridiventa umano grazie a una principessa innamorata della sua bellezza interiore e non viene più spiattellato contro un muro dalla stessa in preda al disgusto, mostrando a tutti le sue interiora e così via.
La sirenetta non finisce tra le braccia del suo principe dopo aver combattuto contro la strega del mare, ma finisce morta stecchita, senza alcuna possibilità di redenzione. Oltretutto non perde la voce, ma la lingua, che le viene mozzata. La fata turchina di Pinocchio non è una donna alta, col tacco lungo e bionda, uscita dalla pubblicità di una lavatrice degli anni 50, ma una mutaforma che nella fiaba di Collodi appare con diverse sembianze al burattino desideroso di diventare umano, prima delle quali quella di una bambina che simboleggia la morte...
Ecco, quello che stupisce nel dibattito contemporaneo sul "tradimento dei modelli originali" e sull'"eccesso di politicamente corretto" è che chi si fa alfiere della difesa della tradizione sta in realtà difendendo quelle che spesso sono le versioni delle storie create da delle multinazionali, che non hanno niente a che vedere con la tradizione. Sinceramente non crediamo che tutti quelli che non vogliono una Ariel nera o una fata turchina nera siano razzisti. Più che degli esegeti di questa o quell'opera sono dei colonizzati mentali che hanno messo i loro ricordi su di un altarino, non riuscendo ad accettare la realtà, e che non sopportano che in un'epoca differente le stesse fiabe rispondano a un conformismo diverso, ossia a esigenze politiche e sociali nuove, come hanno sempre fatto storicamente.
Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it