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Supercar a chi?

Warner Bros. Interactive prova a rilanciare il brand Spy Hunter con un frenetico e inedito capitolo per Vita e 3DS

RECENSIONE di Vincenzo Lettera   —   31/10/2012
Spy Hunter
Spy Hunter
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Nell'esatto momento in cui scriviamo, sui siti d'informazione e sui social network ha cominciato a diffondersi una delle notizie più importanti dell'anno nell'industria dell'intrattenimento. Chiaramente parliamo dell'acquisizione di LucasFilm da parte di The Walt Disney Company e del conseguente annuncio di una nuova trilogia di Star Wars il cui primo lungometraggio, Episodio 7, arriverà nel 2015.

Supercar a chi?

Si tratta di un fulmine a ciel sereno che prevedibilmente ha spaccato il fandom lucasiano, ma che in realtà non fa altro che riprendere ed evidenziare un dibattito che da tempo viene portato avanti nel cinema e nei videogiochi, relativamente allo spremere o riesumare franchise di successo. Di sicuro è ben lontano dall'avere il valore culturale o la fama della Galassia lontana lontana di Lucas, ma Spy Hunter è uno di quei cult risvegliati dall'oltretomba nella speranza di una nuova epifania. Dopo il deprecabile tentativo di riproporre il brand nella passata generazione di console, Warner Bros. e TT Fusion vogliono omaggiare il trentesimo anniversario di Spy Hunter con un nuovo titolo per console portatili che mescola guida e azione spericolata. Il risultato, sfortunatamente, è un nuovo testacoda fuori strada.

Spie al volante

Vero e proprio reboot del gioco dell'83, Spy Hunter per Vita e 3DS è un action game al volante di un'auto armata fino al collo, in una miscela potenzialmente vincente tra Supercar e 007. La storia è costellata da alcuni elementi tipici del genere spionistico, a partire dal protagonista, un agente segreto che attraverso una serie di missioni deve indagare su una possibile talpa all'interno della propria compagnia, mentre ben presto ci si ritrova invischiati nel solito complotto anti-governativo. L'unica arma a disposizione della spia è l'Interceptor, un prototipo a quattro ruote in grado di trasformarsi all'occorrenza per viaggiare sia sull'acqua che sulle strade sterrate.

Supercar a chi?

Non ci vuole molto prima che lo stereotipato super-nemico decida di sguinzagliare il suo esercito di auto esplosive, camion ed elicotteri corazzati all'inseguimento del giocatore, nel tentativo di fermare la sua avanzata una volta per tutte. Prima e durante ciascun livello sono stati inseriti dei brevi dialoghi con gli altri membri del team, ma ogni tentativo di creare un filo conduttore interessante lungo tutta la campagna è inutile. In generale, ciascuna missione si riduce a una veloce e spericolata corsa lungo un percorso con poche e insignificanti vie alternative, allo scopo di raggiungere un obiettivo mentre si tenta di sopravvivere alle costanti imboscate dei nemici, tra bombe piazzate sull'asfalto, furgoni dotati di lanciafiamme e piccoli kamikaze autoguitati. Anche l'Intereptor ha a disposizione un armamentario di tutto rispetto, con nuove armi che possono essere sbloccate e potenziate portando a termine le missioni: si va da un semplice mitra a uno Shocker che lancia scariche elettriche ai lati della vettura, da mine posteriori a missili teleguidati. La necessità di dover scegliere quattro armi da portarsi dietro e da assegnare ai tasti frontali della console fa inizialmente pensare a un minimo di profondità tattica utile ad avvantaggiarsi in questo o quel livello, ma nella stragrande maggioranza dei casi ogni arma vale l'altra, e si finisce così per scegliere le quattro con cui ci si diverte di più.

Supercar a chi?

Generalmente il livello di difficoltà non è mai troppo elevato, ma a rendere il gioco frustrante in alcuni punti è la sfortunata combinazione di percorsi troppo lunghi e un pessimo sistema di checkpoint: nel caso in cui l'Interceptor dovesse essere distrutto, il giocatore sarebbe costretto a ricominciare dall'ultimo camion-armi, spesso e volentieri posto all'inizio del livello; nessun problema, se non fosse che buona parte delle sconfitte dipendano da controlli tutt'altro che precisi, sia per quanto riguarda la guidabilità dell'auto che per l'utilizzo delle armi, per non parlare dell'evidente e fastidioso effetto elastico che porta i nemici ad essere estremamente più veloci quando il giocatore è davanti a loro. È un vero peccato, perché pur nella sua superficialità e coi suoi mille problemi, Spy Hunter ha i suoi momenti, riuscendo quasi ad esaltare dopo aver eliminato tre nemici in fila ed evitato una serie di mine saltando su una rampa improvvisata. In chiusura bisogna sottolineare come, pur risparmiandoci cali di frame, graficamente il gioco è solo mediocre e non sfrutta assolutamente le enormi potenzialità hardware di Vita, mentre una colonna sonora solo discreta è risollevata parzialmente dallo storico tema di Peter Gunn.

Conclusioni

Versione testata: PlayStation Vita
Multiplayer.it
5.0
Lettori (12)
4.4
Il tuo voto

Il tentativo di rilanciare Spy Hunter su console portatili si è dimostrata l'ennesima occasione sprecata, non tanto per la necessità di restare legati a vecchie meccaniche e concept, quanto semplicemente per una scarsa realizzazione tecnica e un gameplay sempliciotto e monotono.

PRO

  • Tante armi sbloccabili e potenziabili
  • Ha i suoi momenti adrenalinici

CONTRO

  • I controlli non convincono
  • Lineare e ripetitivo
  • Graficamente obsoleto