Non è difficile notare l'icona di Chasing Aurora dall'e-shop Nintendo: la sua eleganza risalta subito all'occhio, che siate acuti osservatori o meno. Impossibile non farsi tentare dalle tonalità tenui, dall'uso adeguato dei colori complementari, dalla stilizzazione del protagonista. Tutte sensazioni che trovano riscontro una volta avviato il gioco: menù, personaggi e ambientazioni sono frutto di una lodevole unitarietà stilistica, che può nascere solo da una chiara visione estetica d'insieme.
Tutto è geometrizzato e segmentato, dagli alberi al protagonista, quasi fossero degli origami animati; i colori pastello invece, poco sfumati, si rinvigoriscono a vicenda attraverso degli accostamenti pregevoli. Da questo punto di vista non c'è davvero niente che non vada, si tratta di uno dei giochi più belli da vedere su WiiU, sebbene non ne metta sotto pressione l'hardware, e dimostra che da And yet it moves i Broken Rules, sviluppatori del gioco, hanno compiuto enormi passi in avanti. I movimenti dei protagonisti, dei volatali antropomorfi, sono all'altezza del resto: eleganti ed essenziali, leggiadri. E non sono delle animazioni semplici da creare, né in un film né, figuriamoci, in un videogioco. Semplicemente meravigliosi.
Nel blu dipinto di blu
L'aspetto più sorprendente tuttavia è il sistema di controllo, davvero maestoso, e ancora più stupefacente considerate le scarse dimensioni, e i fondi limitati, del team di sviluppo. Non è affatto semplice ricreare realisticamente il volo degli animali, e in effetti di videogiochi notevoli da questo punto di vista se ne ricordano pochi.
Recentemente c'è stato l'esempio eccellente di The Legend of Zelda: Skyward Sword, ma si tratta di un titolo in tre dimensioni, più cartoonesco (anche nelle movenze), e con due notevoli differenze: l'utilizzo del Wiimote, periferica ideale a questo scopo, e il vanto di essere il progetto Nintendo più costoso della storia. In un certo senso, Chasing Aurora in questo ambito riesce a superare la gemma EAD: combina realismo e semplicità del sistema di controllo come forse nessuno prima, affidandosi a tre soli tasti e, soprattutto, ad un motore fisico di prima qualità, quantomeno nella gestione delle correnti aeree. Così i protagonisti si gettano in picchiate, planate, salite e discese con l'ausilio del semplice stick analogico, le cui inclinazioni si riversano magistralmente su schermo. A coadiuvare il tutto il dorsale destro, che favorisce le picchiate, e volendo anche quello sinistro, che aiuta a frenare, ma che può essere anche ignorato. Il dubbio che questi due pulsanti siano stati inseriti per mera convenzione è lecito, e il fatto che (quasi) tutti i movimenti siano gestibili attraverso il solo stick analogico è un altro punto a favore del sistema di controllo. L'unico pulsante imprescindibile è A, che serve a sbattere le ali, e a issarsi in volo dopo una pausa. Anche qui le meccaniche sono state gestite con sapienza: premerlo ripetutamente è pressoché inutile, bisogna adeguarsi alle folate di vento e alla spinta ricevuta.
Il gioco
Ebbene, dopo tanti complimenti vi starete chiedendo il perché di un voto così basso. Il punto è che tutto questo, per il gioco che è Chasing Aurora, sembra quasi sprecato: un indirizzo sperimentale forse sarebbe stato più gradito e adatto, magari delle planate "ambient" tra pianure e boschi, con in sottofondo musiche alla Brian Eno - come il trailer del resto lasciava intendere. E invece si tratta di un racing arcade sui generis, ma comunque tradizionale nell'impostazione, in cui è fondamentale la ricerca del record. Una ventina di circuiti a difficoltà crescente, tra boschi e montagne innevate, in cui bisogna seguire un tracciato, senza perdere le porte intermedie, accumulando punti, tempo e velocità.
Quando si entra nel "loop" il tutto è abbastanza divertente, ma la sensazione che quest'opera venga imbrigliata dalle meccaniche ludiche, e non esaltata, non scompare mai. Due sono le decisioni abbastanza incomprensibili: la prima è l'assenza di un punteggio da raggiungere per sbloccare l'area successiva, visto che si passa da livello a livello al semplice scadere del tempo, anche offrendo una pessima prestazione. La seconda è la mancanza di un ranking online, imprescindibile per un titolo del genere, in cui il punteggio è tutto: pare che, almeno quest'ultima parte, verrà risolta da una patch di prossima pubblicazione. Il multiplayer, spacciato come fulcro del gioco, in realtà non è esaltante: è incentrato sul rapporto tra Gamepad e Wiimote, ma le varie modalità non sono eccezionali. Nascondino è poco intuitivo (troppo difficile scovare il personaggio nascosto), e la sezione più interessante è sicuramente quella di "caccia", in cui uno dei volatili, ghiacciato, deve raggiungere e brinare gli altri, semplicemente toccandoli. A loro difesa questi ultimi possono liberarsi, sfiorandosi a vicenda. Sebbene neanche questa modalità esalti il sistema di controllo o il potenziale inespresso di Chasing Aurora, sicuramente garantisce un'esperienza più frenetica e avvincente delle altre. Per concludere altre due note dolenti, ovvero l'accompagnamento musicale, quasi inesistente (affidarsi solo agli effetti sonori sarebbe stato molto più sensato in un gioco sperimentale, ci ripetiamo), e i personaggi, che sono bellissimi e variegati da vedere, ma eccessivamente simili pad alla mano.
Conclusioni
Ovviamente questo giudizio rientra nella sfera della soggettività, in questo caso ancora più del solito, ma la sensazione è che meccaniche ed estetica raramente siano state così slegate come in Chasing Aurora. Stile grafico, animazioni e controlli sono entusiasmanti, e il volo animale raramente è stato ricreato così bene in un videogioco. Eppure il tutto è stato utilizzato per realizzare un "semplice" racing arcade, con poche piste, e (per ora) l'impossibilità di condividere i record online. Si salva il multiplayer, carino ma non eccezionale.
PRO
- Grafica pregevole
- Controlli perfetti
- Buon multiplayer...
CONTRO
- ... ma abbastanza scontato
- Per ora niente record online
- Nessuna sfida per sbloccare gli stage