I JRPG! Un genere tanto bistrattato a causa di un certo immobilismo che ha caratterizzato i suoi esponenti maggiori, ma anche dai gusti dei giocatori, che in gran numero si sono diretti verso nuovi lidi. Sono lontani i tempi prolifici di Super Nintendo e delle prime due PlayStation, solo i portatili hanno continuato una buona tradizione e nel frattempo gli sviluppatori giapponesi hanno faticato più del previsto ad adeguarsi. Il gioco di ruolo alla giapponese è però anche uno di quei pochi generi in grado di giustificare appieno il prezzo d’acquisto, garantendo sensazioni videoludiche a trecentosessanta gradi che vengono fatte proprie anche dopo aver riposto il gioco sullo scaffale. Basta avere pazienza, comunque, per trovare ogni tanto qualcuno che tira fuori dal cilindro un titolo memorabile in grado di rinnovare o perlomeno rinfrescare il genere.
Nel 2011 Xenoblade ha esaltato tutti gli utenti Wii italiani, nello stesso periodo un altro titolo faceva capolino in Giappone, sviluppato dai Level 5 con la collaborazione del famoso studio di animazione Ghibli; si, quelli di Dragon Quest VIII, Inazuma Eleven e Professor Layton assieme allo studio che ha partorito capolavori come La città incantata, Porco rosso e Ponyo sulla scogliera. Il risultato di questa collaborazione? Decine di ore di gioco, combattimenti dinamici, tanti extra, esplorazione e la world map, merce sempre più rara di questi tempi. Ni no Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea lo abbiamo seguito in lungo e in largo per il mondo in attesa del rilascio italiano; una quantità di tempo spropositata per la traduzione, ma tutti gli estimatori del genere, e quelli che hanno perso un po’ la voglia per strada, possono guardare con occhio interessato questo titolo, che segue i canoni classici del genere ma non manca di portare una sana dose di freschezza.
Viva i buoni sentimenti
La storia che fa da sfondo al titolo dei Level 5 non si discosta poi tanto dai temi e dai canoni che siamo abituati a vedere con i film di animazione di Studio Ghibli, ovvero spezzoni di vita più o meno importanti dei protagonisti principali, rispetto per la natura e per i valori, importanza dei sentimenti e dell’amicizia. Il tutto raccontato come una favola che, se dal punto di vista formale sembra essere indirizzata principalmente ad un pubblico adolescente, non manca di avere sfaccettature più profonde e messaggi rivolti anche ad una platea più adulta. Oliver è un bambino che durante i momenti iniziali vede morire la madre nel tentativo di salvarlo dall’annegamento; in preda allo sconforto e alle lacrime riesce a dare vita a Lucciconio/Mr. Drippy, il pupazzo che lo ha accompagnato per tutta la sua infanzia e che è in realtà un famiglio (animaletto) proveniente da un mondo parallelo. Lucciconio spiega ad Oliver che questo mondo è popolato dalle “anime gemelle” di quello in cui vive, persone che sono connesse grazie ad un elemento caratteriale o ad una somiglianza fisica, anche se di razze diverse. Quale occasione migliore di partire alla ricerca della propria madre “parallela”? Ovviamente in un’avventura lunga e con tantissime divagazioni sul tema, perché l’altro mondo è pieno zeppo di posti bellissimi da visitare, affascinanti e non di rado pericolosi. Oliver scopre infatti che tanti dei suoi abitanti non sono più gli stessi a causa della mancanza di un sentimento di cui invece ne erano pieni: il coraggio, l’amore, la fiducia, la gentilezza. Assieme a Lucciconio e alla magia che gli ha donato è possibile prenderne un po’ in prestito da persone che ne hanno in quantità industriale, e donarlo per riportare quelle "malate" a come erano un tempo.
Il protagonista principale imparerà sulla propria pelle la forza di questi sentimenti, la loro importanza e tutto quello la cui mancanza può provocare: gli immancabili cattivoni ne sono stati infatti divorati fino a farli diventare del tutto insensibili e pericolosi. Non andiamo oltre per non rovinare la sorpresa, basti sapere che la storia parte molto bene, si evolve in maniera piuttosto classica ma non mancano colpi di scena e alcune tematiche vicine ai film di animazione dello Studio Ghibli; insomma, è fatta bene ma si poteva osare un po' di più per renderla memorabile. Detto questo, Oliver incontrerà tantissimi nuovi personaggi che lo aiuteranno anche indirettamente e non sarà mai solo nel combattimento. Il mondo di gioco è infatti popolato da una miriade (400 specie e variazioni differenti) di famigli simili a Lucciconio, che possono essere utilizzati in battaglia e associati ad ogni personaggio fino ad un massimo di tre. In alcune fasi si ottengono in automatico, dopo qualche ora di gioco possono essere “catturati” - in maniera casuale o meglio quando rimangono impressionati dallo scontro - grazie ad un’abilità specifica di Ester, compagna fedele di Oliver durante gran parte dell'avventura. Al pari dei protagonisti “umani” i famigli acquisiscono esperienza e salgono di livello, possono equipaggiare armi ed oggetti e ottengono abilità secondo la loro inclinazione agli elementi. E ancora, in base al loro grado di rarità e potenziale possono trasformarsi in una forma differente e migliore, fino ad una ulteriore trasformazione che porta a due diramazioni differenti e mutualmente esclusive. Dulcis in fundo, è possibile cibarli con prelibatezze per potenziare di un punto alla volta le loro caratteristiche come attacco, difesa, magia ed evasione. Da quanto scritto qui sopra si evince quindi che il ruolo dei famigli è molto importante, Ni no Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea eccelle senza ombra di dubbio in questa componente di collezionismo e personalizzazione estrema, all’interno della quale entrano in gioco diverse variabili come la scelta di quale famiglio far crescere (solo quelli “equipaggiati” acquisiscono esperienza), quali oggetti/magie associare e se andare in giro per la mappa a cercarne di nuovi. Nel menu principale, raggiungibile col tasto triangolo, c’è una bellissima sezione/enciclopedia con la descrizione di ogni famiglio, in quale luogo è possibile trovarlo, quanta esperienza e soldi rilascia. Senza contare l’affinità verso un elemento oppure un altro, caratteristica assolutamente vitale durante i combattimenti allo scopo di contrastare i famigli avversi e i boss di turno. Il sistema di combattimento di Ni no Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea, infatti, propone un sistema ibrido assolutamente interessante che presuppone parecchia interazione del giocatore, perlomeno negli scontri più accesi. In qualsiasi momento è possibile scegliere quale personaggio controllare tra i tre “titolari”, così come ognuno dei tre famigli a disposizione. Il controllo è libero sul campo di battaglia ed in tempo reale: è possibile quindi muoversi per evadere gli attacchi fisici oppure utilizzare abilità da una certa distanza e rimanere al sicuro.
Quando si cambia personaggio o si entra nel menu di selezione di personaggi, abilità e oggetti, il gioco va in pausa; in tutti gli altri casi un avversario può interrompere l’evocazione delle proprie magie oppure essere anticipato a sua volta, fino a “cancellargli” l’azione se il fendente viene dato col giusto tempismo. All’interno del menu “Tattiche” è possibile scegliere il comportamento dei due comprimari; anche in questo caso essere troppo aggressivi porta all’esaurimento anzitempo dei punti magia, viceversa il supporto potrebbe essere non adeguato a sconfiggere gli avversari. Sempre in chiave tattica esiste la possibilità con i tasti triangolo e quadrato di mandare tutti all’attacco o difendersi, scelta quest’ultima vitale quando gli avversari si preparano a lanciare la propria magia ad area altamente distruttiva. Come funzionano quindi i combattimenti? Molto bene, le nuove zone da esplorare offrono parecchi grattacapi, più volte con i boss ci è capitato di morire e in generale ci siamo dovuti ingegnare per selezionare la formazione migliore in battaglia, alternando il controllo dei personaggi, utilizzando le magie a disposizione e non lesinando un uso massiccio degli oggetti, soprattutto negli scontri più importanti. Ovviamente nei luoghi già visitati oppure quando si fa “grinding” è possibile attaccare senza troppo curarsene; il livellamento ci è sembrato essere assolutamente nella norma per completare il gioco, più necessario per tutte le attività collaterali; se proprio si ha difficoltà con gli scontri, tra le opzioni di gioco c’è la possibilità di ridurre la difficoltà per concentrarsi maggiormente sulla storia. L’accoppiata famigli/collezionismo più combattimenti dinamici porta quindi un po’ di freschezza e riesce a supportare il gioco nelle centinaia di combattimenti necessari per giungere al termine.
Esplorare non fa mai male
Più classico, invece, il resto della struttura di gioco, con le città da esplorare, i personaggi con i quali interagire, i negozi dove comprare, le quest secondarie che man mano si affiancano alla storia principale. C’è poi la tanto agognata World Map, che funge da raccordo tra un’ambientazione all’altra e nasconde segreti che faranno gola agli appassionati di JRPG. La progressione, qui, è perfetta; il gioco inizialmente propone la sola esplorazione a piedi e nei dungeon, man mano si ottengono una magia per raggiungere le ambientazioni già visitate, la possibilità di salpare per i sette mari ed infine volare per raggiungere altipiani altrimenti inaccessibili. La stessa cosa accade per le magie in dotazione di Oliver, in gran quantità e raggiungibili rapidamente col tasto quadrato senza passare dal menu principale.
Tra quelle per levitare e aggirare le trappole, sciogliere ghiacciai che ostruiscono il passaggio, ritornare nel proprio mondo, costruire ponti o “ringiovanire” oggetti, gli sviluppatori hanno fatto un ottimo lavoro per rendere più varia l’esplorazione e interessanti i dungeon, evitando di proporre il solo andare da un punto A ad un punto B, fino ad incontrare il boss di turno. Particolarmente interessanti sono le sezioni puzzle inserite sporadicamente, alcune delle quali presuppongono abilità col pad (come quando bisogna controllare con entrambi gli analogici due personaggi in contemporanea) e altre che invece propongono indovinelli all’interno dei quali bisogna muovere oggetti grazie alla magia per sbloccare porte e passaggi. E ancora, ci è capitato di dover risolvere delle missioni utilizzando il Wizard Companion (Abbecedabra da noi), consultabile dal menu principale e all’interno del quale c’è una super descrizione di tutto il materiale del gioco, compresi alcuni elementi della storia qualora si volessero approfondire. Ebbene, in un puzzle dovevamo leggere una di queste pagine per rispondere all’indovinello che ci è stato posto, in un altro tradurre una scritta dal linguaggio Nazcaa, visto che all’interno del libro c’è una tabella con le traduzioni dai simboli alle lettere dell’alfabeto. Gli acquirenti della Wizard Edition di Ni no Kuni gongoleranno nel sapere di poter utilizzare il libro senza dover fare ogni volta avanti e indietro dai menu, anche perché un’ultima sezione interessante è rappresentata dalle formule alchemiche, che permettono di realizzare oggetti ed armi di tutti i tipi; quelle migliori (ben 120!), prevedibilmente, si sbloccano con le quest secondarie o legate alla storia. A suggellare il tutto è presente in ogni città un negozio che propone dei mostri da cacciare, e di fianco una bacheca con tutte le missioni secondarie offerte dagli abitanti.
Il premio per il loro completamento, oltre l’esperienza maturata nei combattimenti, è rappresentato da oggetti, soldi e timbri per completare apposite schede, le quali possono essere scambiate per facilitazioni come sconti ai negozi, maggiore esperienza, una nave più veloce e perfino il salto, che viene definito ironicamente come "inutile", ma bello da vedere. Abbiamo portato a termine Ni no Kuni: La minaccia della strega Cinereain 50 ore e sei minuti esatti, con circa il 60% delle missioni secondarie e il 50% dei tesori nascosti svelati; presumibilmente i più veloci e meno interessati agli extra ci metteranno una decina di ore in meno, col rischio di non uscire vittoriosi dai combattimenti più ostici. Una volta completato il gioco viene creato un nuovo file di salvataggio che riporta al punto immediatamente precedente lo scontro finale: contestualmente si sbloccano nuove taglie, nuovi scontri nel Solossum (l’arena dei combattimenti), nuovi extra al Casinò (dove ci sono diversi giochi per vincere oggetti speciali) e diverse attività collaterali/missioni rilasciate da personaggi di un certo rilievo. Di roba da fare, insomma, ce n’è un bel po’ sia prima che dopo il completamento. In generale la varietà è eccezionale ed è adeguata per tutti i fan degli JRPG, mai troppo noiosa grazie ai numerosi sistemi di navigazione a disposizione: man mano che si va avanti nel gioco è sempre più veloce e facile muoversi tra le ambientazioni già visitate.
Trofei PlayStation 3
Ni no Kuni: La minaccia della strega Cinerea mette a disposizione 34 trofei, dei quali 5 oro e 9 argento. Solo una piccola parte, il 35%, si ottiene portando a termine il titolo, gli altri sono dedicati agli extra, alle missioni secondarie e al numero di combattimenti, famigli "adottati", livelli raggiunti, formule alchemiche e così via. Anche in questo caso, per ottenere il tanto agognato platino, dovete giocare per ben più di 50 ore.
Un mondo meraviglioso
Tutto questo bel pacchetto in termini di gameplay è inserito in un comparto audiovisivo a dir poco affascinante. La collaborazione con lo Studio Ghibli si vede tutta dal punto di vista artistico, i personaggi sono disegnati e animati magistralmente, le ambientazioni spesso e volentieri sono una gioia per gli occhi per la loro morbidezza di colori e qualità del tratto, la varietà stessa è molto elevata e anche la sola esplorazione della World Map è un piacere per il continuo cambio tra ambientazioni, con tramonti e sfondi mozzafiato. La stessa cosa vale per il design dei personaggi, che soffrono poco della sindrome del già visto (e dove invece in Dragon Quest VIII c’era l’Akira Toriyamite).
La maggior parte delle scene di intermezzo sono realizzate col motore di gioco e sono supportate da ottimi dialoghi, ci sono anche delle sequenze di animazione complete che ricordano davvero un film dello Studio Ghibli, bellissime ma che invero sono pochine e non seguono una logica di presenza vera e propria, tanto da far pensare che sono state messe li come puro fan service. Dal punto di vista tecnico, infine, il gioco fa il suo onesto lavoro senza rivaleggiare con i miglior titoli per console, ma dispone comunque di buone fonti di luci, poligoni e riflessi. Le magie sono egualmente piacevoli ma non abbondano di effetti spettacolari, tranne in quelle più avanzate, ma d’altronde è l’impianto artistico che dona a Ni no Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea un impatto delizioso, supportato dal fatto che in 50 ore di gioco abbiamo ravvisato sempre una fluidità perfetta e bug praticamente inesistenti. Con la colonna sonora, se vogliamo, raggiungiamo un livello ancora superiore. Ad occuparsene è stato Joe Hisaishi, compositore che ha lavorato in buona parte dei capolavori di Studio Ghibli, e il risultato si sente. Realizzati assieme all’orchestra filarmonica di Tokyo, alcuni brani sono davvero memorabili e non vengono mai a noia; in particolare quelli della World Map, dei combattimenti e di apertura raggiungono picchi elevatissimi, con perfetta armonia tra gli strumenti e passaggi emozionanti che si sposano perfettamente con la parte visiva. Non siamo ai livelli di assoluta eccellenza di un Nausicaa o di un Totoro, ma poco ci manca, Ni no Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea, ha una colonna sonora che merita l’acquisto a se stante. L’enorme attesa per il gioco è stata premiata con la traduzione in italiano, Namco Bandai ha deciso di adottare una strategia radicale, adattando e cambiando i nomi dei personaggi (tranne Oliver), le magie, gli oggetti ed anche i luoghi.
Il lavoro fatto è sicuramente encomiabile, migliaia e migliaia di caratteri tradotti con rime, giochi di parole, riferimenti al contenuto dell’ambientazione (Mukkakesh in luogo di Al Maloon, questo perché la reggente è un’enorme mucca) e utilizzo di termini molto vari e piacevoli da leggere. Se fino a questo punto rientriamo nel piano della soggettività, la critica ad alcune scelte di traduzione si attua con forza per Mr. Drippy aka Lucciconio - probabilmente il personaggio che parla di più durante il gioco - per il quale è stata scelto il dialetto romano. Sia ben chiaro, chi vi scrive adora i dialetti e per primo ne parla uno soprattutto per fare battute, ma cinquanta e passa ore con una macchietta troppo forzata da un lato spezza l’atmosfera, dall’altro rende estremamente faticosa la lettura durante i numerosi dialoghi, talvolta arrembanti, per una buona parte del popolo dei videogiocatori, senza contare la scelta stilistica piuttosto opinabile. Vero è che nella versione giapponese e inglese è stata scelta una simile strategia, ma meno accentuata e basata più sulla fonetica (anche per altri personaggi), sarebbe stato più carino introdurre qualche rafforzativo anziché un dialetto completo. Alla luce di quanto scritto qui sopra la traduzione italiana sembra essere indicata soprattutto ad un pubblico più giovane o meno avvezzo al genere e per chi ha enormi difficoltà con l’inglese. I puristi o gli appassionati di lunga data sicuramente opteranno per la lingua d’Albione, che propone meno forzature e termini di magie e oggetti maggiormente in linea e riconoscibili rispetto ad altri JRPG e giochi di ruolo in generale. Curiosa la necessità di disinstallare il gioco dalla dashboard di PlayStation 3 per cambiare la lingua della traduzione, il doppiaggio invece può essere selezionato prima di caricare la partita tra inglese e giapponese.
Conclusioni
Ni no Kuni: La minaccia della strega Cinerea è tutto quello che i fan degli JRPG si aspettavano, probabilmente anche di più; il valore della produzione è altissimo e il titolo sprizza classe da ogni lato lo si guardi. Se gli sviluppatori avessero osato un po’ di più in termini di novità rispetto al genere e di "momenti clou" per quanto riguarda la trama, il voto sarebbe stato ancora più alto; ci troviamo però dinnanzi ad un’ottima longevità, tanti extra, combattimenti dinamici e non di rado ostici; senza contare la componente collezionismo dei famigli che aggiunge un ulteriore strato all’ottima varietà di ambientazioni e cose da fare. Ni no Kuni è quindi una piccola favola che rinfresca il genere senza stravolgerlo, incastonata in un pacchetto audio/visivo delizioso che ricorda, fatte le dovute proporzioni, uno dei tanti capolavori di Studio Ghibli.
PRO
- Valore della produzione altissimo e longevità adeguata
- Extra ed esplorazione in quantità industriali
- Combattimenti dinamici interessanti e non di rado ostici
- Comparto sonoro favoloso, lato artistico eccellente
CONTRO
- Non soddisferà chi voleva novità decisive per il genere
- Seppur di ottima qualità, la traduzione italiana si basa su scelte di adattamento poco condivisibili