Richard Conway è una spia freelance e come tale deve provvedere da solo all'ampliamento della sua attrezzatura. Perciò ordina e riceve per posta un gadget molto speciale, i Bullfrog Hypertrousers. Li prova e vola fuori dalla finestra, precipitando dal quarto piano. Per fortuna non si fa niente. Indossa infatti il suo trench da spia, che gli permette di uscire illeso da qualunque schianto. A questa prodezza segue la telefonata di una dirigente di una multinazionale degli armamenti che lavora nell'edificio di fronte, la quale informa Conway che ha delle registrazioni video che lo incastrerebbero come assassino di una delle sue dipendenti. Conway è innocente e per fortuna anche la dirigente dell'azienda ne è al corrente. Infatti vuole assoldare Conway proprio per scoprire chi sia il vero assassino. In realtà vorrebbe anche sapere come mai è volato fuori dal quarto piano, ma su questo punto la nostra spia preferisce glissare.
D'ora in avanti inizia una storia di spionaggio aziendale nella quale si mescola avidità, sete di potere e peripezie sentimentali. Il fatto che tutto, dai dialoghi alla colonna sonora, ricordi un vecchio film di spionaggio in bianco e nero serve solo a sottolineare l'ironia di Gunpoint, un gioco di puzzle geniale, molto diverso da quelli a cui siamo abituati. Il suo sviluppatore, Tom Francis, deve essersi divertito molto a scrivere la storia, narrata tramite una serie di messaggi di testo ironici tra Conway e l'interlocutore che di volta in volta gli offre la missione. Procedendo nelle indagini il quadro si complica e, lo ammettiamo, a un certo punto, tra doppi giochi, tripli giochi e menzogne non ci abbiamo più capito molto. Perciò abbiamo preso le nostre decisioni morali a cuore leggero, come richiede il gioco, perché alla fine non importa da che parte scegliamo di stare: quello che conta è l'umore, lo stile. La storia è solo un contorno pregevole, sebbene un po' confuso. Il bello sono le missioni, il gioco vero e proprio. È lì che Gunpoint abbandona ogni superfluo e brilla come una gemma lavorata. Nel suo genere, è già un mito.
Sotto l'impermeabile, il Crosslink
Le missioni hanno tutte un obiettivo comune: infiltrarsi in un edificio e rubare dati da un computer. O cancellare copie di una registrazione. O distruggere dei documenti. Non fa differenza su quale oggetto dobbiamo mettere le mani. Il nostro compito è sempre superare i sistemi di sicurezza, beffare le guardie e premere un tasto quando siamo arrivati nel punto stabilito. Poi si tratta solo di fuggire. Il motivo per cui amiamo Gunpoint è che non c'è una soluzione stabilita per ogni missione. Le partite sono tutte diverse e possiamo inventarci il nostro stile di gioco e la nostra strategia, anche improvvisando di volta in volta.
Gunpoint elimina la frustrazione e premia volentieri il giocatore, incoraggiandolo a escogitare piani ingegnosi. Poco importa il denaro che incassiamo dopo ogni missione, anche quello è contorno, e serve solo per acquistare potenziamenti che non stravolgono l'esperienza di gioco. L'unico gadget rivoluzionario è il primo, il Crosslink. Grazie a quello si svela il cuore di Gunpoint. Con il Crosslink possiamo infatti visualizzare i circuiti che collegano i sistemi elettronici dell'edificio. A quel punto usando solo il mouse, e senza bisogno di andare in giro, abbiamo davanti a noi un mondo di possibilità. Ecco un esempio: una guardia che perlustra il piano di un edificio ci impedisce di raggiungere l'ascensore. Decidiamo quindi di collegare una telecamera di sicurezza a una delle porte che si trovano sul piano battuto dalla guardia. Appena la guardia passa davanti a quella porta ci facciamo inquadrare dalla telecamera che, attivandosi, fa scattare la porta collegata. Sbam! La guardia è svenuta e noi possiamo passare. A onore del vero dobbiamo ammettere che in questo modo ci è capitato di aprirci la porta in faccia da soli. Conway è stato spalmato al suolo, ci è rimasto per un secondo, il tempo di meditare sulla sua idiozia, poi si è rialzato. Ma questo è solo uno degli stili di gioco possibili. Se non ve ne importa nulla di essere invisibili e silenziosi come ninja potete anche stendere le guardie e metterle fuori gioco con un pugno (la micro animazione, ve lo assicuriamo, è esilarante).
Oppure acquistare una pistola, o ancora travolgere un super agente nemico con un balzo e farlo precipitare insieme a voi fuori da una vetrata. Il gioco non punisce mai l'inventiva del giocatore. Non è di quelli che vi bastonano se avete fatto rumore o sparso del sangue. A fine missione si ottiene una valutazione, certo, ma è solo un modo per divertirsi a rigiocare i livelli; comunque decidiate di affrontare le missioni, vi sentirete appagati. Del Crosslink però non potete fare a meno. In un'occasione abbiamo dovuto collegare un rilevatore di rumore a un ascensore e l'ascensore a un interruttore della luce. Spegnendo la luce l'ascensore è salito di un piano, il rilevatore è scattato e la guardia si è voltata in quella direzione. A quel punto abbiamo preso le scale alle sue spalle e tanti saluti. All'inizio con un solo tipo di collegamento è facile manomettere i sistemi di sicurezza ma già dopo le prime missioni si aggiungono collegamenti che appartengono a circuiti diversi, ognuno identificato da un colore. In questo caso, se per esempio vogliamo ricollegare dei cavi verdi, dobbiamo prima manomettere la centralina verde. Un'idea piena di possibilità come quella del Crosslink poteva tentare molti sviluppatori a creare un gioco complicatissimo, lento e punitivo. Invece Gunpoint è intricato solo all'apparenza, mentre nella sostanza è di una semplicità zen.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 670
- Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit
Requisiti minimi
- Processore 2.0 GHz dual core
- RAM 2 GB
- Scheda video compatibile Direct X 9.0
- Sistema operativo Windows XP
Tutto d'un fiato
Conway non è tipo da farsi fregare dalla morte. Può salvare in qualunque momento o affidarsi ai salvataggi automatici, che lo riportano indietro di qualche secondo. È anche grazie a questa fluidità dell'azione se Gunpoint finisce più o meno in quattro, che sembrano poche mentre in realtà sono giuste. Oltre sarebbe diventato ripetitivo. Invece Gunpoint si ritira quando ancora abbiamo voglia di giocare. A dirla tutta ci ha dato l'impressione che avesse diversi assi nella manica che alla fine però non si è giocato.
Probabilmente Tom Francis era cosciente dei suoi limiti e non ha voluto strafare. Se il gioco avrà successo, e siamo certi che sarà così, potrà osare di più. Anzi, pare già che Francis sia al lavoro su nuovi contenuti. Nel frattempo possiamo intrattenerci con l'editor dei livelli, grazie al quale potremmo misurarci presto con trappole di sicurezza progettate da utenti più spietati e cervellotici di Francis. O magari giocare da capo tutti i livelli per raggiungere gli obiettivi secondari e migliorare il nostro punteggio. Non aspettatevi però l'entusiasmo della prima volta. La sostanza c'è ma si consuma quasi tutta al primo giro. Comunque Gunpoint non è solo gameplay, ma anche raffinata pixel art che potete ammirare nelle immagini scattate. Gli edifici sono arredati con amore per i particolari e ogni dettaglio contribuisce a creare l'atmosfera intrigante del gioco, sostenuta da ritmi caldi e orecchiabili. Tutti gli elementi di Gunpoint sono in armonia tra loro e formano un sistema così solido e coerente che neppure lo scaltro Richard Conway sarebbe in grado di manomettere. O forse sì. D'altronde niente è impossibile per Conway. Se non ci credete, mettetelo alla prova: vi chiederà solo nove euro e novantanove centesimi.
Conclusioni
Gunpoint è un puzzle game brillante che, anziché domandarci di trovare ogni volta la soluzione giusta, ci lascia liberi di interpretare i livelli a modo nostro. I controlli raffinati e il piacere di manomettere i circuiti di sicurezza, ricollegando tra loro interruttori, luci, ascensori e perfino le pistole delle guardie, ricompensano l'ingegno e mettono al bando la frustrazione. Immersi nell'atmosfera da film di spionaggio degli anni Trenta e deliziati dai pixel disposti ad arte, ci godiamo quattro ore nei panni di una spia freelance dallo stile impeccabile. Di più sarebbe troppo. Richard Conway sa quando è il momento di ritirarsi.
PRO
- Premia l'inventiva senza punire gli sbagli
- Il sistema pensato per aggirare la sicurezza è fantastico
- Ogni dettaglio è un tocco di classe
CONTRO
- Pochi contenuti
- Verso la fine la storia si fa ingarbugliata
Richard Conway sa fare due cose: beffare le guardie e aggirare i controlli. Sarete alla sua altezza?