Fino a una decina di fa andavano molto di moda anche in Occidente i giochi della serie Super Robot Wars, che per i nerd duri e puri come noi erano una specie di lusso; questi strategici targati Banpresto non raggiungevano mai il nostro territorio, importarli costava un occhio della testa e giocarli era più faticoso di costruire un GunPla Perfect Grade. Completamente in giapponese, della trama non si capiva nulla e per decifrare i complicati menù ci si aiutava con le prime guide in rete e il dizionario dei katakana. Avevano però un fascino irresistibile per chi era cresciuto a pane e robottoni nipponici: vedere combattere i propri beniamini, seppur in versione super deformed, era un vero spasso e le elaborate sequenze dei loro colpi speciali si vedevano ogni volta con un tuffo al cuore. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, qualche Super Robot Wars in Occidente c'è anche arrivato e di questi crossover se ne sono visti sempre più spesso. Cosa c'entra tutto questo con Project X Zone? Be', prima di tutto è sviluppato proprio da Banpresto in tandem con Monolith Soft, e poi è un crossover folle proprio come i Super Robot Wars. Ma è anche un buon gioco?
Previously on Fringe...
In realtà, Project X Zone è un sequel diretto di Namco X Capcom, uno strategico molto simile uscito nel 2005 per PlayStation 2 e mai sbarcato in Occidente, forse anche per via della gelida accoglienza ricevuta persino in patria. Project X Zone cerca di rimediare a tutti gli errori del predecessore, al quale peraltro non si appoggia in modo troppo marcato: ci sono personaggi inediti introdotti in Namco X Capcom,
come Reiji e Xiaomu, e alcuni fanno riferimenti più o meno vaghi alle avventure trascorse insieme, ma con tutti i crossover svoltisi negli ultimi anni - basti pensare a Marvel Vs Capcom o Street Fighter X Tekken - si potrebbe tranquillamente far finta che gli incontri siano avvenuti lì e tanti saluti. In realtà, giustificare l'assurda trama di Project X Zone non ha senso, e non ci provano neppure i suoi stessi scrittori: l'idea di base è che una società di misteriosi malvagi sta indebolendo il tessuto della realtà incrociando in modo all'apparenza del tutto casuale i vari universi paralleli di Capcom, SEGA, Banpresto e Namco Bandai. I nostri eroi si incontrano in questi momenti di contatto e cominciano un viaggio controvoglia da un universo all'altro, nel tentativo di mettere fine a tutto questo caos. La storia è narrata interamente attraverso i dialoghi tra i personaggi, a volte recitati in giapponese e a volte no, ma comunque scritti completamente in inglese: la qualità della localizzazione, per chi comprende la lingua del Bardo, è eccezionale.
I traduttori si sono divertiti un mondo a infarcire ogni dialogo o interazione di giochi di parole, battutine, riferimenti e citazioni di questo o quel gioco, molte delle quali le intuiranno soltanto i fan sfegatati dei franchise chiamati in causa. Gli scambi tra i personaggi, per quanto spesso fin troppo prolissi, si rivelano sempre irresistibili, e un discreto glossario ci permette di approfondire la storia e il significato di termini, luoghi e personaggi con cui non abbiamo confidenza. Giocare Project X Zone per la storia, comunque, sarebbe sbagliatissimo: la trama è ridicola, un semplice pretesto per condurre il giocatore attraverso quaranta missioni in cui potrà controllare sempre più personaggi, assistendo a interazioni assolutamente improbabili tra un combattimento e l'altro. Per fortuna, c'è anche un gameplay più che solido a controbilanciare lo spassoso nonsense della trama.
Battaglie nel multiverso
All'apparenza, Project X Zone potrebbe sembrare molto simile al recente capolavoro di Intelligent Systems, Fire Emblem: Awakening. Su una mappa isometrica divisa in caselle si spostano gli sprite che rappresentano le nostre coppie di unità e quando un nemico entra nel loro raggio d'azione è possibile attaccarlo. Le coppie sono fisse e predefinite: Ryu combatterà sempre insieme a Ken, Megaman X lotterà sempre con Zero, Frank West e Hsien-Ko sono inseparabili e via dicendo. A ogni coppia è possibile associare una terza unità di supporto a scelta: quest'ultima conferisce diversi bonus e amplia l'elenco di abilità o Skill utilizzabili sul campo, praticamente le "magie" del gioco.
Ogni coppia può anche essere equipaggiata con un massimo di due accessori che ne modificheranno i parametri, magari aumentandone i punti vita o la potenza d'attacco. Se fin qui non vi sembra nulla di particolarmente diverso da uno strategico a turni qualsiasi, è perché non abbiamo ancora parlato del sistema di combattimento. Una volta scelto il nemico da attaccare, il gioco visualizzerà un campo di battaglia bidimensionale su cui i nostri personaggi affronteranno il nemico. Lo scontro è completamente interattivo: il giocatore preme il tasto A in combinazione con la croce direzionale per effettuare diverse sequenze di attacchi. A ogni combinazione ne corrisponde una diversa, che ripropone magari le combo o gli attacchi speciali più famosi dei personaggi interessati. Adesso viene il bello, perché in sostanza Project X Zone si gioca come una specie di picchiaduro: gli sprite dei personaggi e dei nemici hanno una vera e propria "hitbox" e bisogna imparare bene le animazioni se si vuole centrare il nemico inerme un attimo prima che tocchi terra, infliggendo danni critici e aumentando più velocemente l'indicatore del Cross Power, o XP. Quest'ultimo è il cuore strategico di Project X Zone: tutto ruota intorno ad esso. Raggiunto il 100% è possibile scaricarlo interamente scagliando all'indirizzo del nemico uno spettacolare attacco cinematico, oppure lo si può conservare perché alla fine della battaglia rappresenta anche il bonus in punti esperienza guadagnato dalla nostra unità. Come se non bastasse, i colpi normali e quelli critici non ne aumentano il valore oltre il 100%:
è qui che entrano in gioco le unità di supporto e le coppie nel nostro raggio d'azione quando attacchiamo un nemico. Premendo i tasti dorsali è possibile convocare in battaglia questi personaggi extra, il cui intervento "bloccherà" il nemico a mezz'aria per un breve lasso di tempo, durante il quale è possibile aumentare l'indicatore fino a 150%. Ironicamente, anche le Skill consumano delle piccole porzioni della barra XP, così come le nostre reazioni quando è il nemico ad attaccare le nostre unità, come per esempio difenderci e contrattaccare. Nel giro di qualche missione, la gestione del Cross Power diventa assolutamente cruciale. Bisogna decidere se consumarlo per infliggere tantissimi danni al miniboss di turno per ridurre la sua vagonata di punti vita, o conservarlo per aumentare più velocemente di livello o parare l'attacco di un nemico particolarmente feroce. Ben presto, persino la disposizione delle unità assume grande importanza, sopratutto nelle mappe disseminate di forzieri e miniboss opzionali. La complessità, insomma, non manca.
L'effetto 3D
Eccezion fatta per le mappe completamente poligonali, Project X Zone è un gioco interamente bidimensionale che sfrutta l'effetto stereoscopico per far risaltare le illustrazioni dei personaggi durante i dialoghi o gli attacchi cinematici. A livello pratico non serve a nulla, insomma, e dal punto di vista visivo non è sempre efficace: è piacevole e nulla più.
Chi va' piano...
Project X Zone è un'avventura lunghissima: per completare le quaranta missioni sono necessarie fino a quaranta o cinquanta ore di gioco, perché già dalla decima in poi si affrontano battaglie che possono durare persino più di due ore, in cui ci vengono scagliate contro dozzine e dozzine di nemici, miniboss e boss finali. Una pratica funzione di salvataggio rapido ci permette di interrompere la partita in qualunque momento, ma bisogna ammettere che la concentrazione richiesta per i combattimenti, e la ripetitività intrinseca del gameplay stesso, tendono a rendere piuttosto estenuanti le sessioni di gioco più lunghe. In questo senso, Project X Zone è maledettamente divertente, ma sa essere anche un po' noioso, sopratutto quando ci sembra di aver completato una missione soltanto per veder evocare al cattivone di turno un'altra ventina di nemici armati fino ai denti e dall'intelligenza artificiale un po' discutibile.
Non si tratta di una sfida davvero impegnativa, benché le missioni avanzate possano dare un po' di filo da torcere se non si ragiona bene su posizionamento e consumo di Cross Power; più che altro, Project X Zone eredita da Super Robot Wars le tattiche nemiche più prevedibili, come i nemici che non si muovono finché non ci si è avvicinati abbastanza o non si sono eliminati tutti quelli di rango inferiore. Per fortuna, il titolo firmato da Banpresto e Monolith Software resta una gioia per gli occhi e per le orecchie dal primo all'ultimo minuto: sono innumerevoli i remix dei brani più famosi appartenenti ai vari franchise, e il doppiaggio in giapponese si traduce in una cacofonia di urla e frasi a effetto che esaltano ogni scontro o attacco speciale. La cura riposta nella realizzazione degli sprite e delle loro fluidissime animazioni, o in quella delle location estrapolate dai titoli originali, sono encomiabili. Project X Zone potrà apparire vetusto se confrontato alle battaglie completamente poligonali di Fire Emblem: Awakening, ma il suo è un 2D che non è facile scordarsi.
Project X Zone è un RPG strategico che farà la gioia dei fan più sfegatati dei franchise coinvolti
Conclusioni
Project X Zone è un ottimo RPG strategico minato da qualche difetto di base che Banpresto non riesce proprio a scrollarsi di dosso: le battaglie infinite e i nemici idioti sono sempre stati una tradizione di Super Robot Wars, e tornano anche qui in pompa magna. Siamo comunque di fronte a un titolo tecnicamente curatissimo che farà la gioia dei fan più sfegatati dei franchise coinvolti nella sua guerra tra universi paralleli, e che piacerà anche a chi magari non va' matto per gli strategici proprio grazie al suo divertentissimo sistema di combattimento action.
PRO
- Sistema di combattimento originale e avvincente
- Colonna sonora strepitosa
- Fanservice a go go
CONTRO
- Missioni un po' troppo lunghe
- Può risultare un po' pesante
- Inglese e giapponese, ma zero italiano