Il primo episodio della nuova avventura di KING Art ci aveva deliziato e lasciati in sospeso circa le sorti del suo eroe atipico, l'agente Anton Zellner. E dal momento che i tre capitoli non sono altro che pezzi artificiali di un solo gioco, Ancestry of Lies comincia senza preamboli con Zellner legato a una sedia e stordito dal cloroformio. L'effetto di confusione causato dalla sostanza chimica è reso molto bene grazie alla sfocatura dell'immagine e alla gamma di colori che virano dal rosso al blu.
Una volta che lo avremo tolto d'impiccio Zellner racconterà a un equipaggio quanto mai scosso e diffidente, soprattutto l'ispettore Nicolas Lagrand, ciò che ha scoperto e come è finito nei guai. Avrebbe avuto più senso cominciare da qui il secondo episodio e inserire la scena della cattura nel primo capitolo, un errore che si ripete anche alla fine di Ancestry of Lies, segno che gli sviluppatori hanno avuto difficoltà nel tenere il passo con i tempi di produzione. Comunque sia bastano pochi minuti per tornare in pista, pronti per cominciare un nuovo episodio. Purtroppo Ancestry of Lies delude le ottime aspettative del primo The Eye of the Sphinx, sfruttando solo in parte le caratteristiche migliori del gioco, dal doppiaggio superbo allo splendido cast di personaggi, che ci avevano offerto momenti di interazione appassionata nella prima fase. Inoltre questo secondo capitolo copre un tratto di storia troppo breve, con pochi scenari da esplorare e persone coinvolte. In compenso la trama si fa densa e misteriosa, il secondo personaggio giocabile - questa volta dalla parte dei "cattivi" - è piacevole intrigante, anche se rimpicciolisce al confronto con Zellner, e molti degli interrogativi iniziali ci vengono spiegati, sebbene con alcune piccole incongruenze. Forse il gioco prende il fiato per l'ultimo atto, che immaginiamo sarà molto più lungo, ma per il momento ci dobbiamo attenere a quello che abbiamo già sotto gli occhi, registrando a malincuore che le pecche superano i pregi. Si diceva comunque del Cairo...
L'atto centrale di The Raven perde lo smalto, ma infittisce la trama e ci mette nei panni del "cattivo"
La somma delle parti
Nelle intenzioni originali degli sviluppatori The Raven: Legacy of a Master Thief doveva essere distribuito tutto in una volta e non in tre parti. Per questo motivo il giudizio è ancora parziale. Solo quando avremo giocato l'avventura per intero potremo fare una valutazione che varrà per tutti e tre i capitoli nel complesso.
Giù la maschera
L'inizio a bordo della nave serve solo a ritrovare le fila di quanto accaduto sino a quel momento, ma è nel museo egiziano del Cairo che Zellner dovrà dare prova nuovamente delle sue abilità deduttive. Il museo è un luogo ideale per un'avventura e la maestosità delle sale è resa molto bene, anche se a scapito dei dettagli. Si possono visitare pochissime stanze, e tra queste solo una è ricca di oggetti e descrizioni. Purtroppo, come dicevamo, i dialoghi si fanno molto più sporadici e cala il numero di personaggi con i quali interagire. Le poche conversazioni tengono in moto le sottotrame ma appaiono un po' dispersive e meno focalizzate sull'azione, dal momento che tutti sono semplicemente in attesa che il Corvo faccia la sua mossa. Il centro drammatico di questa fase è infatti la teca con dentro il gioiello, il quale, come da copione, finirà nelle mani del ladro.
A dire il vero per un maestro del furto noto per la sua abilità il colpo si rivela fin troppo lacunoso, tanto da consentire a Zellner di metterlo in trappola e svelarne l'identità senza troppa fatica - il peggio è stato sopportare il copioso scambio di battute con l'insulso poliziotto inglese. Perciò o questo non è il vero Corvo, oppure l'identità dell'arcinemico di Legrand si rivela alquanto deludente, anche per il modo anticlimatico con il quale è stata svelata. Inoltre si tratta di un cattivo così meschino e perfido da rendere impossibile qualunque legame empatico. Diverso il discorso per il suo assistente che, con nostra sorpresa, sarà il secondo personaggio giocabile dell'avventura. Da qui in avanti infatti torneremo a bordo del treno e poi della nave per scoprire come aveva agito il nostro ladruncolo. Le sensazioni, in questo caso, sono contrastanti: da un lato ci tocca rivedere ambienti nei quali siamo già passati, e per giunta in un episodio che dura al massimo due ore, dall'altro lato la necessità di muoversi furtivamente è un cambio di ritmo rinfrescante, sebbene ci precluda il piacere dei dialoghi, punto forte del gioco.
Per lo meno torniamo a risolvere qualche enigma, dal momento che la sezione nei panni di Zellner presenta un solo ostacolo verso la fine, il quale, per l'importanza che riveste nel gioco, avrebbe dovuto richiedere una soluzione un po' meno ovvia anche nel mondo di Zellner. Per spezzare una lancia a favore di Ancestry of Lies dobbiamo ammettere che il breve passaggio nei panni dell'aiutante del Corvo ha rimpolpato molto la trama. Quali sono le sue reali motivazioni? Qual è il legame tra lui e un altro personaggio che era passato quasi inosservato nel primo capitolo? Queste sono solo alcune delle domande che dovranno trovare risposta nel terzo episodio, sperando che ci faccia dimenticare nel frattempo il mediocre intermezzo.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7-3770K @ 3.50GHz
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX680
Requisiti minimi
- Processore 2.0 GHz
- RAM 2 GB
- Scheda video 256 MB di RAM compatibile con DirectX 9c e PixelShader 3.0
- Sistema operativo Windows XP SP3/Vista/7/8
Conclusioni
Ancestry of Lies soffre molto per essere stato estrapolato dal flusso del gioco. Questa porzione di avventura, così com'è, non può competere con l'ottimo capitolo d'apertura. Zellner si conferma un protagonista atipico di grande personalità, e seguirlo nei suoi ragionamenti è sempre un piacere, tanto che mette in ombra l'entrata in scena del secondo personaggio giocante, l'aiutante del Corvo. E proprio per quanto riguarda il Corvo l'episodio fa un pessimo lavoro nel creare la giusta tensione prima di un evento cruciale come la rivelazione della sua identità. Probabilmente KING Art nasconde un asso nella manica, o così ci auguriamo. Al momento però dobbiamo attenerci a ciò che abbiamo, e Ancestry of Lies è troppo breve e povero di contenuti per essere più di un'introduzione alla prossima impennata narrativa. I rari momenti in cui ricorre ai suoi punti forti, come i dialoghi tra i personaggi e il ragionamento sulle prove, ci ricordano quanto potenziale ha questa avventura. Adesso possiamo solo sperare che gli sviluppatori non se lo lascino sfuggire dalle mani.
PRO
- Il museo egiziano
- Secondo personaggio intrigante
- La trama si complica
CONTRO
- Troppo breve
- Molte aree riciclate
- Tralascia gli aspetti migliori: i dialoghi e la raccolta di indizi