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Siete tutti delle marionette

Sony Studio Japan ci propone un'avventura immaginifica e fuori dal comune!

RECENSIONE di Antonio Fucito   —   11/09/2013
Puppeteer
Puppeteer
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L'approccio al mondo dei videogiochi è diverso da persona a persona, tante sono le differenze in termini di anni di "militanza" sul groppone, troppi sono i gusti e spesso anche la percezione della qualità di un titolo. Ovviamente, alla componente soggettiva ne va affiancata sempre una oggettiva, e proprio per questo c'è un elemento che ha la stessa importanza di quello qualitativo quando si giudica o si sceglie un videogioco: la varietà e la possibilità di poter scegliere al di là delle solite tipologie, anche allo scopo di cibare il proprio animo videoludico con esperienze differenti.

Siete tutti delle marionette

Da oltre un anno, Puppetteer è sotto i nostri radar come candidato ad essere un titolo diverso dal solito, che si basa presupposti piuttosto originali. Gavin Moore (direttore del progetto) ha sempre apprezzato le avventure testuali, all'interno delle quali potevi immaginare tutto e di più semplicemente leggendo le parole; è un grande ammiratore dei teatri di marionette giapponesi, quelli dove lo sfondo (d'ora in poi scenografia) viene cambiato "sotto il sedere" delle marionette stesse mentre vengono fatte recitare. Proprio da quest'ultimo aspetto e dal desiderio di dare vita all'immaginazione, il talentuoso sviluppatore ha deciso di creare un platform/adventure in due dimensioni che mima il teatro giapponese. I livelli sono infatti incastonati in un palco e c'è addirittura la partecipazione di un pubblico virtuale, che reagisce a quello che fa il giocatore applaudendo, sorprendendosi o tirando urla/sospiri in condizioni di pericolo; il tutto narrato da una voce parlante fuori campo. Il protagonista principale (il suo nome è Kutaro) viene rapito sulla Terra dal malefico Re Orso, che lo ha imprigionato in un castello oscuro e trasformato in una marionetta senza testa né anima. A questo punto, però, arriva in aiuto la fortuna, poiché Kutaro diventa un improvvisato eroe in grado di "vestire" teste tra le più disparate, ognuna delle quali gli conferirà una sorta di super potere. Kutaro deve liberare la dea della luna e recuperare i sette frammenti lunari, mentre il Re Orso sta imprigionando sempre più anime che gli assicureranno il dominio incontrastato.

Chi muove i fili?

Il tutorial iniziale presenta i comandi attraverso i quali è possibile gestire Kutaro, e si conclude con l'acquisizione di quella che rappresenta l'arma principale della giovane marionetta: Calibrus, un'enorme forbice magica in grado di tagliare qualsiasi cosa, dalla stoffa ai malcapitati e fantasiosi nemici. Grazie a Calibrus è possibile eseguire veri e propri tagli dell'ambiente in orizzontale, verticale, diagonale ma anche in forma circolare, e spesso è la maniera mediante la quale si avanza e si passa alla successiva scenografia. Chi temeva di giocare solo in schermate fisse (ala Super Mario Bros., quello originale) potrà sentirsi risollevato perché lo scorrimento c'è, eccome, solo che avviene al contrario: è lo sfondo a muoversi attorno il giocatore, che rimane sempre all'interno del teatro delle marionette. Per rendere più chiara l'idea, pensate al personaggio come se fosse su un tapis roulant che si muove in continuazione.

Siete tutti delle marionette

Al di là del salto e dell'attacco, il protagonista acquisisce durante l'avventura i poteri dei quattro paladini che in passato hanno tentato di sconfiggere Re Orso senza successo. Uno scudo in grado di riflettere alcune tipologie di attacchi, un salto in picchiata con la testa, la possibilità di lanciare bombe e un arpione per agguantare nemici e piattaforme. Kutaro è accompagnato inizialmente da un gatto volante, Yin Yang, che è possibile controllare con l'analogico destro (oppure in cooperativa grazie ad un altro pad oppure PlayStation Move) e che grazie al tasto R2 diviene fondamentale per esplorare lo sfondo, rivelare teste segrete o scintille lunari, interagire con personaggi secondari e quindi dare una mano al protagonista principale. Nel calderone che propone il gioco c'è quindi tutto quello che ci si aspetta, tra prove di abilità, i classici boss da affrontare e variazioni sul tema come corse e scene bonus, alle quali è possibile accedere solo utilizzando l'abilità (con la croce digitale verso il basso) della testa richiesta. Kutaro può trasportare infatti fino a tre teste in contemporanea, le quali rappresentano anche i punti energia e si staccano letteralmente dopo essere stati colpiti, a meno di non recuperarle rapidamente. La loro collezione è uno dei punti cardine dell'avventura, ne esistono oltre sessanta e al di là dell'impatto estetico differente e della possibilità di accedere alle sequenze bonus già citate, sono molto utili per ottenere vantaggi in diversi punti dello scenario. Spesso e volentieri, infatti, appare sullo sfondo il ritratto di una testa che se "attivata" permette di modificarlo, percorrere più velocemente un'ambientazione o ricevere degli aiuti in occasione degli scontri contro i boss. Proprio questi ultimi si posizionano all'interno dei canoni classici del genere; ogni nemico ha infatti tipologie ricorrenti di attacco che vanno memorizzate per evitare di subire danni. Una volta scoperto il punto debole, bisogna colpire un elemento vitale del boss e ripetere la pratica per un totale di tre volte, per poi accedere infine ad una sequenza spettacolare "quick time event" che porta alla sua sconfitta definitiva.

Siete tutti delle marionette

Raccontato così, il titolo sembra essere l'ennesimo esponente di un genere che poi in realtà non è così tanto diffuso, con l'aggiunta interessante di Yin Yang per sfruttare i segreti e collezionare teste/scintille lunari. La parte iniziale del nostro articolo, però, ha già accennato quello che Puppeteer vuole trasmettere e di come ci riesce bene. È un titolo immaginifico, supportato da uno stile visivo unico e raccontato come una fiaba piena di colpi di scena, rivolti soprattutto ad un pubblico più giovane ma anche a chi ancora oggi si lascia sorprendere quando si trova pad alla mano. Tutti i personaggi e sfondi sono realizzati come marionette, lo stile da teatro giapponese Kabuki è assolutamente peculiare e i continui dialoghi della voce narrante, ma anche dei protagonisti principali che a volte disquisiscono con la stessa voce fuori campo, danno un senso di immedesimazione diverso dal solito, che non di rado strappa qualche sorriso e intrattiene meglio di tanti altri esponenti del genere. Non mancano pezzi degni di un musical e tra i vari dialoghi c'è ad esempio quello all'interno della foresta, dove un simpatico fenicottero parla decisamente troppo per i gusti dei protagonisti principali. Ad un certo punto l'alter ego di Kutaro invita il fenicottero a smetterla di parlare così a lungo per spiegare le cose, e ad utilizzare 140 caratteri come Twitter, che bastano e avanzano per esprimere un concetto.

Puppeteer sorprende costantemente il giocatore con un platform fuori dagli schemi, la nostra recensione!

Trofei PlayStation 3

Puppeteer mette a disposizione 63 trofei, stranamente tutti di bronzo tranne tre di argento ed un unico d'oro. Quelli scontati sono legati al completamento di ogni scena ed atto, per poi passare al completamento delle scene bonus entro il tempo limite e all'uccisione di un certo numero di nemici sfruttando le abilità a disposizione. Il trofeo oro si ottiene utilizzando tutte le abilità delle teste con gli sfondi, quelli d'argento al ritrovamento di tutte le teste e alla liberazione delle anime dalle grinfie del Re Orso.

1, 2, 3...

Puppeteer è suddiviso in sette atti, ognuno dei quali composto da tre scene con chiosa iniziale e finale; se proprio vogliamo trovare un difetto, i dialoghi spezzano un po' il ritmo soprattutto nelle prime fasi dell'avventura, quando c'è voglia di mettersi pad alla mano ma bisogna sorbirsi talvolta racconti troppo lunghi che forse potevano essere distribuiti meglio. La diversificazione visiva delle situazioni è davvero eccellente, il gioco ha una varietà incredibile; ogni atto propone un'ambientazione completamente differente, sempre con uno stile grafico eccezionale, colorato ed accattivante. I boss allo stesso modo hanno caratteristiche peculiari rispetto agli altri, in particolare ad esempio i generali Cavallo e Toro sono estremamente riusciti nel loro dualismo di gareggiare all'interno del deserto ed ignorare Kutaro fino a che questi non mette pesantemente, è il caso di dirlo, i bastoni tra le ruote. Ci sono poi Scimmia, il cane robot, il Sole e Tritone... in termini di ambientazione abbiamo quelle classiche ma rivisitate grazie allo stile grafico, come neve e vulcani, ed altre più fantasiose come quelle composte da carte magiche sospese, treni in corsa, foreste incantate e tutto quello che ci si aspetterebbe da una fiaba vera e propria. Giunti a questo punto ci si potrebbe chiedere il perché del voto buono ma non eccellente. Puppetter, purtroppo, si arena su alcuni aspetti videoludici e di narrazione che non gli permettono di fare il salto completo di qualità. Innanzitutto, il livello di sfida, davvero troppo basso anche se si considera che è indirizzato a un pubblico più giovane di chi scrive. Se da un lato nel 2013 la possibilità di ripartire poco prima in seguito ad una morte viene vista come un pregio, all'interno del titolo di Sony Japan Studios è davvero troppo facile andare avanti e sconfiggere i boss se non si è troppo precipitosi. Pensate che il boss finale lo abbiamo battuto nelle sue multiple iterazioni senza perdere una testa, e siamo arrivati a fine avventura con ben sessanta vite sul groppone, visto che ogni cento scintille lunari se ne guadagna una. L'estrema varietà e l'elemento sorpresa riescono a mitigare non poco questo problema, ma tale bassa difficoltà va ad invalidare la raccolta delle stesse scintille e delle teste segrete, se non per il puro gusto di farlo. Le stesse scene bonus non sono particolarmente ispirate e quindi il gioco manca di quegli elementi che rendono capolavori i platform e si "limita" ad essere una bellissima esperienza che diverte e non annoia mai, ma che una volta terminata esaurisce lo scopo. Sarebbe bastato introdurre dei livelli di difficoltà per rendere i Quicktime più ardui, meno vite a disposizione e i nemici più coriacei, ma tant'è. A questo si collega il fatto che narrazione e varietà, pur essendo eccellenti, non riescono a trasmettere quella "magia" che ci si aspetterebbe e che è propria dei capolavori di animazione; forse anche per la stessa narrazione caricaturale, che predilige appunto il divertimento e la varietà delle situazioni. Sia ben chiaro, Puppetter diverte e sorprende, ma non scalda il cuore come forse ci aspetterebbe date le premesse sulle quali si poggia. Dal punto di vista puramente tecnico il titolo scorre fluido senza mai problemi e l'idea di cambiare lo sfondo sotto il sedere del giocatore è accompagnata da un'ottimo effetto visivo di movimento. La telecamera mostra l'azione sempre nella maniera migliore e la risposta ai comandi è perfetta, se aggiungiamo lo stile del quale abbiamo già parlato, Puppeteer è un gioiellino in grado di appagare anche i palati più esigenti senza doversi dirigere verso la potenza bruta.

Siete tutti delle marionette

Anche il comparto sonoro è fiore all'occhiello della produzione; le musiche sono orchestrate magistralmente e ben si sposano con quanto viene mostrato a video, il supporto per l'audio multicanale permette di avere ad esempio gli applausi del pubblico sui canali posteriori e quindi alle proprie spalle, aumentando il senso di immedesimazione. Tra le tante chicche ci è successo di lasciare il protagonista fermo mentre leggevamo una cosa sul computer. Il pubblico ha cominciato a rumoreggiare e a conversare beatamente, quando abbiamo ricominciato a muoverci c'è stato una voce che ha intimato il silenzio, cosa che ci ha fatto ridere di gusto. Il doppiaggio è completamente in italiano e dobbiamo dire che il lavoro fatto è per una volta superiore alla controparte inglese. Laddove, infatti, la voce narrante e quella dei protagonisti sono alla lunga fastidiose nella versione anglosassone, quella italiana per bocca di Pieraldo Ferrante e degli altri doppiatori riesce a rimanere piacevole per tutta la durata dell'avventura. Abbiamo portato a termine Puppeteer in circa dieci ore di gioco; una volta conclusi i titoli di coda interattivi è possibile rigiocare tutti gli atti in modalità "Plus" ed avendo a disposizione le abilità speciali fin da subito. In questa maniera è possibile collezionare le rimanenti teste ed anime, mentre nel menu principale ci sono sei libri da vedere ed ascoltare, che permettono di sbloccare un trofeo aggiuntivo.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.5
Lettori (78)
8.5
Il tuo voto

In un mare di titoli sempre uguali tra loro, Puppeteer emerge con forza e propone un'esperienza unica nel suo genere, piena di sorprese e divertente, supportata da una narrazione e da uno stile visivo eccellenti. Peccato per la sfida davvero bassa e per la mancanza della stessa cura riposta altrove nel gameplay vero e proprio, ad ogni modo anche grazie al prezzo aggressivo, Puppetter rimane un videogioco diverso dal solito, accattivante, super vario e consigliato a tutti gli amanti dei platform che si lasciano ancora sorprendere.

PRO

  • Visivamente delizioso
  • Varietà ai massimi livelli
  • Sorprende in continuazione

CONTRO

  • Livello di sfida e difficoltà troppo bassi
  • Pochi incentivi a rigiocarlo e a collezionare extra