Da qualche parte lungo il sentiero dell'evoluzione videoludica si sono cominciati a perdere i tipi come Marlow Briggs, ed è un peccato. Intendiamo un tipo capace, nel giro dei due minuti di presentazione iniziale, di presentarsi col suo fisico enorme in mezzo a uno scavo archeologico in compagnia della fidanzata scienziata, difendere come un vero cavaliere la gentile donzella dai modi rudi di un magnate senza scrupoli, prendersi una falce arcaica in pieno petto e risvegliarsi poco dopo come reincarnazione di una divinità precolombiana, dotata di poteri speciali e forza erculea. Il tutto senza troppe spiegazioni o tentativi di moderazione dei toni, anzi con una narrazione lineare, asciutta e sbrigativa da sbalordire il giocatore ormai assuefatto ai preamboli infiniti e dalle scene d'intermezzo hollywoodiane, tentativi dell'industria videoludica di correr dietro ad altri media.
Da quando il videogioco tripla A ha iniziato a prendersi sempre più sul serio e le produzioni a diventare mastodontiche, ci siamo trovati di fronte a titoli sempre più impostati, attenti a non scadere nell'iperbole che era tipica dell'action fino a un po' di tempo fa, nel tentativo di inseguire il cinema e dare una parvenza di credibilità e coerenza a storie che spesso non ne avrebbero più di tanto bisogno. Visto in quest'ottica viene da voler bene a Marlow Briggs e alla sua straordinaria potenza scatenata sullo schermo senza troppo badare agli sviluppi della trama, senza prendersi troppo sul serio ma senza nemmeno voler risultare parodistico, un action game genuinamente esagerato e con poco tempo per le spiegazioni. Il nostro eroe è un grosso e nerboruto pompiere che si ritrova dunque, in qualche modo, legato a un'antica "maschera della morte" maya che lo trasforma in una sorta di divinità guerriera dotata di poteri magici e di un'arma trasformabile dalla forza devastante, intenzionato a salvare la propria ragazza e distruggere una sorta di mega-corporazione senza scrupoli che sta minacciando le foreste dell'America centrale alla ricerca di misteriosi manufatti dotati di enormi poteri speciali. In tutto questo, c'è spazio anche per un continuo scambio di battute tra il protagonista a la Maschera della Morte, un tipo alquanto loquace e scanzonato che, dopo duemila anni di silenzio, ha finalmente qualcuno su cui riversare il suo sarcastico umorismo.
Se cercate un po' di azione classica ben rodata e senza troppe chiacchiere, Marlow Briggs è per voi
Ti conosco mascherina
La positiva genuinità dimostrata da Marlow Briggs and the Mask of Death nel suo essere semplicemente un action game senza fronzoli purtroppo non è supportata da un'altrettanto genuina progettazione in termini strutturali del gameplay. Parlare di elementi derivativi, per questo prodotto Zootfly, è quasi un eufemismo: il gioco saccheggia a piene mani le caratteristiche ludiche di altri titoli del genere come God of War o Devil May Cry e le ripropone con un reskin generale dato da un'ambientazione completamente diversa e uno spirito decisamente più scanzonato ma senza proporre sostanzialmente nulla di nuovo.
La configurazione delle armi, l'organizzazione delle combo, il sistema di punti divisi in energia, mana ed esperienza utile per l'evoluzione dell'equipaggiamento e l'organizzazione generale del level design sono tutte impostate su quanto visto in precedenza nei titoli citati, a parte qualche diversivo inserito all'interno dei livelli per variare l'azione con eventi particolari. Il déjà vu è continuo e palese nel veloce roller coaster di esperienze che rappresenta il percorso di Marlow Briggs verso la giustizia (circa 6-7 ore per il completamento), ma è anche un viaggio che non può non risultare piacevole. Si tratta sostanzialmente di attraversare vari livelli caratterizzati da ambientazioni differenti che vanno da scenari industriali a lussureggianti giungle, fino a caverne e antiche città precolombiane, eliminando tutti i nemici che ci attaccano a ondate, inframmezzati da sezioni in stile platform o con elementari enigmi da risolvere (tirare la leva, spostare l'elemento di scenario, attivare l'interruttore nascosto e cose del genere). Il combattimento è ovviamente il fulcro dell'azione e il momento in cui l'esperienza di gioco raggiunge l'apice, ma il ritmo generale risulta ben bilanciato grazie alla variazione degli eventi, sebbene il level design non raggiunga mai soluzioni particolarmente complesse e men che meno innovative. La pressione forsennata dei tasti non richiede, praticamente, alcun approccio strategico (tranne, al limite, la decisione su quale magia utilizzare e in che momento) ma le combo vengono inanellate con naturalezza e indubbia goduria, mentre le fasi d'intermezzo riescono bene ad evitare il sopraggiungere della monotonia.
Obiettivi Xbox 360
Il gioco contiene 29 obiettivi per un totale di 400 punti da raccogliere. La maggior parte di questi sono organizzati secondo il classico stile dei giochi ad impostazione lineare, diffusi regolarmente nel tragitto e posizionati in concomitanza con qualche momento speciale, come l'abbattimento di un boss e la progressione tra i livelli. Alcuni richiedono comunque alcune performance particolari in termini di combattimento ed esplorazione ma in generale non sarà difficile ottenere la collezione completa.
Artigianato precolombiano
La produzione del gioco è impostata su un budget limitato e il gioco è scaricabile per poco più di 14 euro, caratteristiche che vanno tenute presenti nella valutazione tecnica del gioco, ma anche in un bilancio complessivo di quanto Marlow Briggs and the Mask of Death ha da offrire. Non possiamo aspettarci la massima espressione della tecnologia grafica, né i risultati ottenibili con uno sviluppo a pieno regime di team enormi e foraggiati con grandi quantità di denaro. In ogni caso, per quanto riguarda l'aspetto estetico il titolo non ha molto da farsi rimproverare, al di là della già affrontata mancanza di originalità e un evidente riciclo di materiali nella costruzione degli scenari e delle situazioni di gioco. I livelli scorrono via veloci e funzionali, senza negare al giocatore anche qualche scorcio molto piacevole dove gli scenari si aprono verso orizzonti più ampi. Qualche incertezza, a volte anche determinante, arriva invece dal sistema di inquadrature adottato dagli sviluppatori che invece di consentire un controllo diretto della telecamera, o un sistema di richiamo, hanno optato per un'inquadratura prestabilita con angolatura e distanza variabile a seconda del contesto. Queste impostazioni, in certi casi, tendono a non mostrare in maniera adeguata quello che circonda il protagonista e l'impossibilità di ovviare al problema (lo stick destro è riservato ad un - peraltro comodo - sistema di schivate) risulta decisamente fastidiosa. Nelle fasi platform questo difetto assume più consistenza, anche a causa di un sistema di controllo sui salti non molto reattivo, ma si tratta di momenti sparsi che difficilmente portano alla frustrazione. Piuttosto bizzarra è anche la soluzione adottata da Zootfly per diverse scene d'intermezzo all'interno dei livelli: invece di optare per delle classiche cutscene, alcuni momenti topici vengono illustrati semplicemente con delle scene fisse costruite con il motore del gioco in stile stop motion, il cui effetto scenico non è male ma che non fanno che aumentare la sensazione di carenza narrativa, parzialmente compensata con la presenza di registrazioni audio sparse per i livelli contenenti le testimonianze della fidanzata di Marlow, una soluzione un po' goffa per cercare di tenere insieme i fili della trama.
Conclusioni
Come si invoca la "magia del cinema" per giustificare il divertimento scaturito da alcuni film d'azione anni 80 o giù di lì a fronte di una loro evidente semplicità, ci si potrebbe appellare alla "magia del videogioco" per giustificare la prosaicità di Marlow Briggs and the Mask of Death. Ma non ce ne dovrebbe nemmeno essere bisogno: un action game deve saper divertire mantenendo un giusto ritmo e fondandosi su un'azione costante e veloce, e il gioco di Zootfly colpisce proprio nei punti giusti, lasciando poco spazio alle chiacchiere di contorno per farci felicemente premere come ossessi i tasti del controller. Il problema è che non solo non propone nulla di nuovo, ma copia spudoratamente da altri per quanto riguarda gran parte delle sue soluzioni di gameplay ed è una cosa che comunque bisogna mettere a bilancio, insieme alle sbavature tecniche legate a controlli e inquadratura. Tuttavia, il gioco si presenta sul mercato senza troppe pretese economiche nel suo formato digitale, e propone comunque delle oneste (seppur non molte) ore di divertimento assicurato.
PRO
- Divertente e alla portata di tutti
- Un buon ritmo tra combattimenti e sezioni platform
- Il tocco di umorismo dona qualcosa in più
CONTRO
- Decisamente poco originale
- Qualche problema tra inquadrature e controlli, a tratti
- Non dura molto