Cercando la parola "videogioco" su google immagini escono come risultati Super Mario, una figura di una mano con joystick che esemplifica il concetto e, prevedibilmente, Pac-Man. Gli anni '80 sono lontani, ma non c'è dubbio che per i videogiochi, come i sixties per il rock, siano tuttora quelli più iconici, le colonne portanti che reggono i piani costruiti sopra.
A differenza di Super Mario, Pac-Man non è stato in grado di rinnovare il suo mito nel tempo; nonostante questo, la sua immagine è rimasta viva proprio grazie alla potenza del primo, storico episodio. Evidentemente Le Avventure Mostruose non ha niente a che vedere, oltre all'aspetto visivo, col fulgido passato di Pac-Man. Namco Bandai ha provato a rilanciare l'immagine del suo personaggio simbolo, attraverso questo videogame ma anche e soprattutto grazie alla serie TV da cui è tratto, nell'ardua impresa di renderlo una star agli occhi dei bambini. Questo perché, è bene ricordarlo, ormai Pac-Man è una leggenda per trentenni e quarantenni, stimato e conosciuto dai ventenni, sostanzialmente ignorato da adolescenti e infanti del nuovo millennio: tentare di rilanciarlo proprio a questa platea è una mossa sensata.
Un platform 3D vecchio stile, cioè à la Nintendo 64. Con Pac-Man. Feticisti del genere, vi serve altro?
Platform ai tempi dei FPS
Vi annunciamo subito che Pac-Man e le Avventure Mostruose non è un capolavoro, e nemmeno sfiora questa qualifica. Con altrettanto candore però ammettiamo che il modo in cui è stato trattato finora dalla critica sfiora livelli di accanimento così alti da far sospettare qualche personale idiosincrasia col genere. Il genere è quello dei platform 3D, portabandiera della rivoluzione poligonale nella seconda metà degli anni '90, caduto lentamente nell'oblio nel decennio successivo.
I motivi di questo declino sono tanti, dal cambiamento (per usare un eufemismo) di Rare al prepotente ritorno dei platform a due dimensioni; quel che è certo purtroppo è che da genere imprescindibile è diventato nicchia nel giro di una generazione e mezzo di console. E adesso ottiene le luci della ribalta solo attraverso i capolavori, che sono così rari e così esclusivamente Nintendo che se Mario smettesse di esistere probabilmente con esso morirebbe anche il genere. Sebbene l'idraulico goda ancora di ottima salute, non c'è dubbio che vi sia un abisso, qualità a parte, tra Super Mario 64 e Super Mario 3D World: uno improntato all'esplorazione, l'altro al raggiungimento della bandierina finale. Le Avventure Mostruose si colloca a metà tra le due esperienze, tentando di farci respirare di nuovo quell'olezzo di grandeur tipicamente anni '90. Certamente non riuscendoci, ma facendoci tornare in mente tante belle esperienze e tantissimi altri prodotti semplicemente, solamente discreti usciti all'epoca, tanto interessanti per gli appassionati quanto importanti per la proliferazione del genere.
Fantasmi ovunque
Di questo si tratta, di un caro vecchio prodotto discreto, appartenente a un genere non più di moda e avente per protagonista - in questo caso è un male, anzi, quasi blasfemo - una delle icone più importanti del mondo dei videogiochi. Ci sono cinque ambientazioni divise in vari livelli, evidentemente ispirati da Super Mario Galaxy: non che c'entri la gravità, piuttosto il ritmo del gioco.
Sezioni platform più o meno complesse e più o meno esplorative (mai totalmente esplorative, comunque) si alternano a delle aree più grandi in cui bisogna adempire a un compito, che nelle Avventure Mostruose è spesso sinonimo di uccisione e sterminio di tutti i fantasmi su schermo. Contenuti estrapolati dalla primigenia cosmogonia di Pac-Man, qui reiterati con diverse connotazioni, ma comunque cari agli occhi degli appassionati. Proprio queste situazioni a lungo termine risultano ripetitive e poco ispirate: il lock-on sui fantasmi è automatico, e il morso del protagonista fin troppo guidato. L'azione non è mai noiosa, ma non si eleva nemmeno al di sopra della mediocrità. Mediocrità che raramente viene toccata invece dalle sezioni platform, solitamente ben congegnate, a volte addirittura brillanti, anche grazie ai notevoli power-up: dal Pac Fuoco e Ghiaccio si va ai meno scontati Pac Pallina, Pac Sfera e Pac Ramarro, quest'ultimo molto "yoshiano" nell'uso della lingua, sia come strumento di attacco che di sospensione. Inutile fare un elenco dettagliato degli effetti dei singoli poteri, quello che possiamo assicurarvi è che molti di essi, come accadeva nei migliori giochi Rare, generano varietà e originano situazioni sorprendenti.
Cercasi cameraman
Anche lo sviluppo della difficoltà è ben gestito, tanto che le numerose critiche sul target esclusivamente infantile del gioco ci sono apparse fuori luogo; fosse stato così non ci sarebbe niente di male, non è il pubblico ideale a conferire valore a un videogame, quello che contestiamo piuttosto è la veridicità dell'informazione. Andando avanti nell'avventura infatti le cose si complicano molto, e sebbene i contenuti rimangano (ovviamente) baloccanti, ci pare che questo Pac-Man sia un "game for everyone" tanto quanto un qualsiasi Mario tridimensionale.
Oltretutto non è facile raccogliere nuove vite, e spesso si cade nel game over, eventualità che obbliga a ricominciare da inizio livello. Non che l'opera Namco Bandai sia costituita solo da pregi, anzi: come abbiamo detto all'inizio, ha molti limiti. In primis il sistema di controllo, reattivo ma poco profondo, sia nella graduazione dei salti che nell'andatura: in un platform, non è una costrizione da poco. Il campo in cui Pac-Man si sporca proprio di fango è la gestione della telecamera, davvero pessima: con lo stick analogico si può sistemare a piacimento, ma i suoi movimenti automatici sono (letteralmente) nauseanti. Sarebbe stata preferibile un'inquadratura più statica, e gradito un pulsante per piazzarla alle spalle del personaggio. Il peggio viene raggiunto negli interni, fortunatamente rari, in cui il tutto rasenta le soglie dell'ingiocabilità. Per il resto si tratta di un videogame dalla produzione sufficiente e niente più, con un sonoro discutibile sia per musica che per doppiaggio, e una grafica leggermente sopra la media sia per l'illuminazione che per la qualità delle animazioni. Totalmente trascurabile infine il multiplayer, pur originato da un'idea lodevole, cioè quella di impersonare i fantasmi in una poligonale, classica stanza di Pac-Man: sia perché poco divertente sia per la refrattarietà al gameplay asimmetrico incentivato dal Wii U, che avrebbe potuto portare luce dove non ce n'era alcuna.
Conclusioni
Ci preme sottolineare come queste Avventure Mostruose di Pac-Man siano allo stesso tempo un gioco "solo" discreto sia, purtroppo, un esemplare di razza in estinzione. Ci riferiamo ai plaform 3D (semi)esplorativi, passati da leoni a panda del videogaming in poco più di una generazione. Il profumo di fine anni '90 è forte, quindi se siete appassionati del genere, che conta ormai pochi membri, non ci vergogniamo a consigliarvelo. Una volta c'erano da snobbare Bomberman Hero, Tonic Trouble, Chamelon Twist e via dicendo... adesso, se amate quel tipo di platform 3D, bisogna accontentarsi. Tutti gli altri passino pure oltre senza porsi troppe domande.
PRO
- È un platform 3D (semi) esplorativo
- Power-up poliedrici
- Difficoltà ben calibrata
CONTRO
- La telecamera è un vero incubo
- Multiplayer trascurabile...
- ... e non ripensato per Wii U