Quello dei dungeon crawler discendenti da Wizardry è un genere molto particolare e difficile da valutare: non lo vediamo spesso sugli scaffali, è giocato da una ristretta nicchia di fan e ha il brutto vizio di apparire molto più semplicistico di quanto sia realmente.
Qualcuno direbbe che i dungeon crawler in prima persona esistono al di fuori del nostro tempo, in una specie di limbo nostalgico insieme ai giocatori più anzianotti, ma alcune recenti proposte - come i vari Etrian Odyssey per Nintendo 3DS - ci hanno insegnato a non sottovalutare l'appeal che possono avere anche su un pubblico più casual. Demon Gaze, poi, ci ha incuriosito fin dall'inizio per un'altra ragione: si è distinto per aver venduto davvero tantissime copie in Giappone, perciò la decisione di NIS di volerlo localizzare per l'Occidente, pur con un anno di ritardo, non ci ha stupito affatto. Una volta scaricato il modesto software e lanciato il gioco, però, abbiamo capito come mai Demon Gaze abbia avuto così tanto successo in patria...
Demon Gaze è un dungeon crawler giapponesissimo... forse anche troppo!
Hai qualcosa nell'occhio
Avete presente quel luogo comune, invero un po' razzista, secondo il quale i giapponesi siano un po' pervertiti di natura? Ebbene, Demon Gaze non fa assolutamente nulla per sfatarlo e semmai un po' lo conferma pure, se non negli artwork allora nei dialoghi veri e propri, tra cameriere sexy che annusano le mutandine della loro governante e allusioni a sfondo sessuale che ci hanno strappato un sorriso meno spesso di quanto non ci abbiano fatto roteare gli occhi. Non aiuta una localizzazione decisamente di serie B, in un inglese forse addirittura fin troppo scolastico che, sì, permetterà anche ai non anglofoni di comprendere i dialoghi dei personaggi ma lascerà l'amaro in bocca a chi conosce bene la lingua di Albione e si ritroverà a leggere dialoghi un po' puerili.
D'altro canto, i personaggi sono rappresentati tutti come teenager e la storia non è che abbia un tono poi così epico: il protagonista, Oz, si risveglia in un sotterraneo senza sapere perché sia finito lì e viene subito soccorso da una combriccola di bizzarri personaggi che lo definiscono un Demon Gazer: Oz può infatti imprigionare i demoni con lo sguardo, sottomettendoli alla sua volontà. Perché ci riesca all'inizio non ci è dato di saperlo, visto che Demon Gaze sfrutta il tipico espediente dell'amnesia per infondere un minimo di mistero a una trama pressoché inesistente; la storia di Demon Gaze, infatti, è decisamente "character driven", nel senso che sono i dialoghi tra i vari personaggi principali a stimolare la curiosità del giocatore, il quale potrà approfondire la sua conoscenza dei vari comprimari tra un'esplorazione e l'altra nella Dragon Princess Inn, la locanda che fa da quartier generale per il gruppo. I comprimari, comunque, non sono moltissimi, e la maggior parte dei compagni d'avventura di Oz saranno generati casualmente o concepiti dal giocatore stesso attraverso un semplice editor che permette di scegliere la loro classe, la razza e l'artwork che li rappresenterà nel gioco. Come in ogni buon dungeon crawler che si rispetti, la costruzione del party, la distribuzione dei punti bonus guadagnati ad ogni level up e la scelta dell'equipaggiamento sono tutti elementi cruciali da tenere in gran considerazione se si vogliono completare i vari dungeon.
Trofei PSVita
Demon Gaze mette in palio ben 41 trofei, divisi in tre d'oro, tredici d'argento e ventiquattro di bronzo, ai quali si aggiunge l'ambito platino. Sbloccarne alcuni non sarà difficile, dato che basterà seguire la storia, mentre per altri bisognerà faticare ed esplorare ogni angolo dei vari dungeon.
Il diavolo in corpo
Purtroppo la difficoltà di Demon Gaze è bilanciata in un modo che tradisce la reale profondità del suo gameplay: i primi due dungeon scorrono lisci come l'olio e basta un pizzico di cautela per poter abusare del sistema di combattimento automatico mentre si "grindano" i mostri e l'equipaggiamento.
Demon Gaze è ripetitivo come ogni dungeon crawler che si rispetti e il gioco stesso invita a non dilapidare il denaro nei negozi ma a sfruttare i cerchi di evocazione che consentono di recuperare degli ottimi oggetti dai mostri che abbiamo fatto apparire e sconfitto. Poi, tutto a un tratto e senza alcun preavviso, le battaglie diventano incredibilmente più difficili e frustranti, costringendo ad una pianificazione attentissima del party e della sua formazione. Il potere di Oz, poi, è un'arma a doppio taglio: i demoni imprigionati possono essere convocati durante le battaglie in modo che offrano un supporto alla squadra con le loro abilità passive e attive, tuttavia non si possono controllare e agiscono da soli, attaccando i nemici e aiutando il party a loro completa discrezione. Fortissimi, potenziati ulteriormente dall'equipaggiamento di Oz e dalle statistiche che il giocatore gli ha migliorato, i demoni vanno tenuti attentamente sotto controllo perché, dopo aver subito una certa quantità di danni, si trasformeranno e attaccheranno i nostri eroi, costringendoci a una battaglia dalla quale è raro uscire vittoriosi.
E Demon Gaze non ci degna neppure di una schermata di game over, retrò com'è: la sconfitta ci rispedisce alla schermata principale senza troppe cerimonie, mandando alle ortiche tutto il tempo trascorso dall'ultimo salvataggio. È chiaro che queste scelte spietate servono ad alimentare un clima di tensione e ansia nel giocatore, obbligandolo a progredire lentamente nell'esplorazione e a pianificare ogni mossa, specialmente quando i dungeon si fanno più intricati e labirintici, tra miriadi di passaggi segreti e trappole. È lampante, insomma, che lo sviluppatore Experience Inc. abbia riposto maggior enfasi sul gameplay, ma anche l'occhio vuole la sua parte e da questo punto di vista Demon Gaze ci ha lasciati abbastanza interdetti: la qualità dei coloratissimi artwork in alta risoluzione è ineccepibile, ma i dungeon sono composti da una manciata di poligoni e da texture che avrebbero sfigurato su una PlayStation 2, mentre i combattimenti - affrontati in prima persona, come da tradizione - ci mostrano soltanto gli sprite statici dei nemici, con gli effetti speciali decisamente sottotono che suggeriscono il lancio di magie e abilità. Discreto, invece, l'accompagnamento sonoro: le musiche sono orecchiabili e azzeccate, ma tendono a ripetersi un po' troppo.
Conclusioni
Demon Gaze è un dungeon crawler completo e ben congegnato, ma è afflitto da parecchi problemi che rendono l'esperienza troppo frustrante. In primis, i picchi di difficoltà decisamente esagerati, e poi il comparto tecnico davvero approssimativo per la console su cui gira il gioco. Va bene che l'importante è il gameplay, ma quegli sprite li si poteva un pelo animare, suvvia. Poi c'è la questione "ecchi" che dipende dai gusti personali, ma in tutta sincerità Demon Gaze ci è sembrato eccessivamente misogino e sessista per il tipo di gioco che vuole essere. Siamo abituati alle stravaganze dei giapponesi, ma in questo caso si è un po' passato il segno.
PRO
- È un ottimo dungeon crawler
- I demoni di Oz aggiungono pepe ai combattimenti
- Begli artwork
CONTRO
- Tecnicamente sottotono
- Difficoltà mal bilanciata
- Alcune scene sono veramente imbarazzanti