Il rumore del silenzio accompagna ognuno dei nostri istinti in Nether, il survival game in prima persona sviluppato da Phosphor Games, attualmente disponibile su Steam via Early Access.
In effetti il suono svolge un ruolo fondamentale nell'ambito delle esplorazioni, perché l'ampio scenario urbano in cui ci muoviamo è stato abbandonato da anni, dopo un evento che ha di fatto azzerato la società come la conosciamo, lasciando il controllo delle strade a diaboliche creature denominate appunto "nether"; e dunque qualsiasi rumore, che si tratti del fischio del vento piuttosto che del gracchiare di corvi in lontananza, o soprattutto del caratteristico "ringhio" dei mostri, può farci trasalire e indicare la presenza di un'eventuale minaccia, da affrontare a viso aperto oppure da cui fuggire. I nether si dividono in varie specie, ognuna dotata di caratteristiche differenti per quanto concerne pericolosità, resistenza, poteri e modus operandi: alcuni di essi si limitano a caricare a testa bassa, altri sputano un liquido scuro che ci impedisce di vedere, altri ancora sono dotati di ali e attaccano dall'alto, oppure sono enormi e possono essere sconfitti solo tramite l'uso di determinate armi. Tutti hanno il potere di teletrasportarsi a breve distanza, il che rende i combattimenti particolarmente frenetici e impegnativi, qualunque sia lo strumento offensivo di cui disponiamo. Non è però soltanto di loro che dovremo preoccuparci, perché ciò che raccattiamo in giro potrebbe far gola ad altri esseri umani...
Nether è un survival game affascinante, ricco di un potenziale che però non viene espresso al meglio
Sopravvissuti e sopravviventi
Il personaggio che controlliamo in Nether è un cacciatore, un sopravvissuto che come i suoi simili si aggira per la città deserta alla ricerca di cibo, bendaggi, materiali rudimentali e armi per utilizzarli come merce di scambio o come base per costruire strumenti bizzarri ma efficaci, come pistole monocolpo ad aria compressa o persino fucili di precisione.
Possiamo determinare le fattezze dell'avatar attraverso un semplice selettore all'inizio della partita, modificando il colore della pelle oppure gli abiti, cercando magari di preferire tonalità scure per meglio nasconderci al buio da qualche pericolosa sortita. Non c'è infatti nulla di amichevole nel mondo di gioco, che ha il difetto di manifestare in modo fin troppo evidente il suo essere fondamentalmente vuoto, costringendoci a lunghe camminate verso un punto della mappa in cui sembra stia accadendo qualcosa di interessante, oppure diretti a una delle tante "zone sicure" dove far fruttare le nostre pratiche di looting attraverso il baratto e magari rimediare un po' d'acqua (fondamentale per la sopravvivenza). Passeggiate spesso tediose, che culminano eventualmente con un incontro spiacevole ma funzionale a quello che è il gameplay del titolo di Phosphor Games, che chiede appunto di esplorare, raccogliere, barattare, uccidere o essere uccisi e infine ripetere tutto da capo. Sì, perché uno degli elementi più importanti di questo survival è la morte permanente, che vanifica letteralmente i nostri sforzi nel momento in cui si smette di vivere, che sia per mano di un nether o di un altro giocatore umano, desideroso di impossessarsi degli oggetti che magari abbiamo fatto tanta fatica a trovare.
Nulla è per sempre
La frustrazione di vedere vanificato il proprio lavoro, magari per mano di un cecchino strategicamente appostato fuori da una zona sicura, alla ricerca di bersagli con zainetti pieni di oggetti da arraffare, è indicibile, ma fa letteralmente parte del gioco. Dunque dopo le prime partite "di ricognizione", quando finalmente si entra nei meccanismi di Nether, questa ricerca del miglioramento assume un significato più profondo di quello percepito inizialmente.
Peraltro gli sviluppatori hanno costruito un sistema di esperienza legato all'account piuttosto che al singolo personaggio (nonché un inventario "globale", seppure non molto capiente), con perk permanenti che vanno ad esempio a migliorare la vitalità o la capacità di combattere, e che si affiancano a quelli che normalmente possiamo assegnare al nostro alter ego quando entriamo in possesso di qualche punto esperienza, solitamente al termine di una missione completata con successo o quando eliminiamo un nemico. Le abilità potenziabili vanno a influire in modo sostanziale sulla resistenza alla fatica, la capacità di muoversi senza essere visti, l'uso di armi bianche o da fuoco, e così via, il che significa che più sopravviviamo nel gioco e più diventiamo forti e pericolosi. Questi aspetti dell'esperienza trovano ulteriori sfaccettature nella cooperazione con altri giocatori, che può avvenire nel momento in cui ci si unisce a un clan o si crea un gruppo. Si è voluto lasciare ogni membro del party libero di agire come meglio crede, il che significa che potremmo dar vita a un'alleanza solo momentanea e doverci guardare costantemente le spalle. Mai come in questo caso dunque, per godere al meglio del co-op è necessario giocare con persone che conosciamo.
Look & feel
Gli spazi aperti, gli edifici vuoti, l'erba che cresce alta sui muri e i tantissimi veicoli abbandonati contribuiscono senza dubbio a creare l'atmosfera desolata di Nether, e forse in tale frangente anche gli incontri non così frequenti hanno un loro perché.
Abituati a MMO dalla grafica decisamente più semplice, abbiamo accolto con entusiasmo la cura dei particolari che caratterizza l'estetica del titolo di Phosphor Games, anche se la scarsa interazione con l'ambiente e la ripetitività di determinati scenari non è di grande aiuto rispetto al risultato finale. Stiamo parlando di un prodotto ancora in Early Access, che viene aggiornato a ciclo continuo e che probabilmente è in attesa di maggiore popolarità in vista della release definitiva, il che fa chiudere un occhio su alcuni glitch (come quando si salgono le scale) e blocchi. Sulla configurazione di prova il gioco si comporta bene ma non quanto sarebbe lecito aspettarsi, visto il livello di dettaglio non altissimo, dunque si sente l'esigenza di una ottimizzazione maggiore (nonché di un supporto migliore per il controller). Ciò che però ha decisamente bisogno di essere rifinito è il gameplay: va bene l'idea del survival hardcore e della morte permanente, entrambi elementi di nicchia ma fortemente caratterizzanti, ma il sistema di combattimento non può essere così approssimativo e scivoloso, e allo stesso modo i tempi morti, in cui si vaga alla ricerca di oggetti o nemici, ci sono sembrati eccessivi. Bisognerebbe infine puntare con maggiore convinzione a un determinato modello di azione cooperativa, anche nell'ottica di missioni che siano più varie del "raccogli e trasporta".
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: AMD FX 8320
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 770 Jetstream
- Memoria: 8 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 8
Requisiti minimi
- Processore: quad core da 2,4 GHz
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 460, ATI Radeon HD 5850
- Memoria: 4 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows Vista 64 bit, Windows 7 64 bit
Conclusioni
Nether si pone senza dubbio come un prodotto affascinante, molto ben caratterizzato da alcune idee che ne definiscono il gameplay e la struttura, rendendolo particolarmente appetibile agli appassionati di survival game. Purtroppo il collante che tiene uniti questi elementi appare tutt'altro che solido: manca al momento una vera direzione e tutto è un po' lasciato al caso, nonché alla pazienza e all'eventuale voglia di apprendere dei giocatori. I tempi morti sono troppi frequenti, il sistema di combattimento è acerbo e l'ambiente che si è creato online appare talmente ostile che si è portati a scegliere server meno popolati, sperando che gli altri utenti abbiano di meglio da fare che non ammazzarci a tradimento. Insomma, il potenziale c'è ed è tangibile, ma al momento manca una visione precisa di cosa Nether davvero voglia essere.
PRO
- Grande atmosfera
- Azione survival davvero hardcore
- Il potenziale è indubbio...
CONTRO
- ...ma non viene espresso al meglio
- Troppi tempi morti, esplorazione sfiancante
- Sistema di combattimento acerbo e scivoloso