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Quando Trials 2 incontra Micromachines

Curiosità: il gioco prevedeva inizialmente un protagonista umano, le cose sono cambiate per via delle accuse di sadismo estremo

RECENSIONE di Michele Maria Lamberti   —   09/07/2014
Toy Stunt Bike
Toy Stunt Bike
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La curiosità riportata sopra, ovviamente, non è vera, ma serve a farvi entrare come si deve nello spirito di Toy Stunt Bike, un prodotto che, avesse avuto realmente un protagonista umano, sarebbe entrato di diritto nella top ten dei giochi più violenti della storia, tante sono le volte in cui la vostra moto andrà a sfracellarsi contro gli oggetti più vari. Una difficoltà tale, chiaro, non è automaticamente un difetto, e anzi si tratta di una caratteristica tipica dei videogiochi di una volta che col tempo si è decisamente persa, per poi ricomparire alla grande sulla scena indie e in generale nelle proposte dei vari servizi di digital delivery, com'è appunto l'opera di Wobbly Tooth. Ma non è neanche un pregio a prescindere: bisogna verificare da cosa deriva, com'è gestita, se causa frustrazione, se, pur con tutto il suo essere ostico, un gioco riesce comunque a divertire. Come si comporta questa piccola produzione indipendente alla prova dei fatti?

Il motocross nel mondo dei giocattoli, su Nintendo 3DS: un incontro ben riuscito?

Sgomma inchioda va a manetta

Dai tempi di Trials 2, quello dei giochi di acrobazie in motocross, con visuale laterale (o al massimo di tre quarti) e utilizzo di un motore fisico, è diventato un vero e proprio sottogenere, che speriamo qualcuno sintetizzi al più presto in una o al massimo due parole per evitare calli ai polpastrelli al povero giornalista. Di quale genere sia il sottogenere, poi, è un altro paio di maniche. Racing game? Gioco sportivo? Platform? Un po' tutto questo e anche di più, a dire il vero, perché a correre, si corre, l'agonismo, perlomeno contro il tempo o il punteggio, è sempre presente, e la visuale e le conformazioni dei tracciati, congegnati in modo da permettere al mezzo di spiccare salti enormi per centrare piattaforme dislocate in posti altrimenti irraggiungibili, devono molto, se non tutto, ai più classici platform in 2D.

Quando Trials 2 incontra Micromachines

Toy Stunt Bike, nato come tante altre offerte eShop inizialmente per i mobile device, va a rafforzare la presenza di questo sottogenere su Nintendo 3DS, finora rappresentato, in maniera piuttosto convincente, dal solo Urban Trial Freestyle. La formula non cambia di una virgola, se escludiamo un leggero spostamento della telecamera più verso le spalle del protagonista, per andare a raggiungere i "tre quarti" di cui parlavamo prima; quello che i programmatori hanno deciso di variare per dare un tocco di personalità al proprio pargoletto è l'ambientazione. Memori del vecchissimo, e sempreverde, Micromachines di Codemasters, i ragazzi di Wobbly Tooth hanno trasferito Trials 2 ed epigoni nel mondo dei giocattoli: giocattoli sono la moto da cross e il pilota, e così i vari "circuiti" sono costruiti nelle varie stanze di una casa, dalla cucina al bagno, dalla camera da letto fino al giardino. Di conseguenza, rampe, piattaforme e ostacoli vari vengono ad essere costituiti dai più normali oggetti che si possono trovare dentro un'abitazione: sedie, tavoli, posate, barattoli fino alle tazze, sia quelle per il caffè, sia quelle un po' più grandi, bianche, che in genere costituiscono ambito obiettivo dei componenti di una famiglia ogni mattina. Una scelta divertente e simpatica, che aggiunge personalità a una formula la quale però, per il resto, come dicevamo, rimane del tutto invariata: si parte da un punto e si deve arrivare in un altro nel minor tempo possibile, superando gli ostacoli, compiendo salti e acrobazie, cercando di evitare di sfracellarsi. Ciascuno dei sessanta livelli, cinque per ogni stanza della casa, prevede tre obiettivi (corsa contro il tempo, raggiungimento di un determinato punteggio tramite le acrobazie e il ritrovamento delle tre bandierine sparse nello stage, a volte in posti abbastanza nascosti), i quali a loro volta, se ottenuti, sbloccano i livelli successivi. Ad esempio, se siete al livello 1, raggiungere tutti e tre gli obiettivi vi permetterà di giocare i livelli 2, 3 e 4; con uno solo invece avete accesso solo al secondo; non è necessario esaudire tutt'e tre le richieste in una sola volta, potete, e anzi dovete visto quello che andremo a dire più avanti, concentrarvi ogni volta su un solo goal, il che è un discreto artificio per aumentare la rigiocabilità, nonché un modo, estremamente benvenuto, per rendere un po' più digeribile la, quasi subito difficilissima, corsa.

L'effetto 3D

In linea con tutto il comparto tecnico, e cioè presente, ma senza farsi notare più di tanto. Non fa nulla di incredibilmente sbagliato, ma neanche nulla di incredibilmente giusto, ma neanche, a ben vedere, nulla di nulla, salvo donare quel tot di maggiore profondità a stage simpatici nell'idea ma senza infamia né lode nella realizzazione.

La petomarmitta

L'avrete ormai capito: sin dai primissimi livelli, Toy Stunt Bike è veramente tosto. E non quel tosto del tipo che ok, magari battere il tempo si può fare, già il punteggio da raggiungere per le acrobazie è un pochino alto, poi se vuoi trovare pure le bandierine allora devi sudare sette camicie. No, spesso e volentieri sembrerà proprio impossibile semplicemente andare avanti, tante sono le volte che proveremo, senza successo, a fare quel determinato salto o atterrare come si deve sulla tale piattaforma. Tutto questo, innanzitutto, per via di un level design che sembra sempre in bilico sul confine tra il diabolico e il semplicemente sbagliato: poi si scopre che in realtà sbagliato non lo è mai, che dopo decine e decine di tentativi andati a vuoto l'ostacolo, alla fine, si supera, ma resta comunque abbastanza imperdonabile il fatto che questi ostacoli insuperabili si comincino a presentare in regolare successione sin dal secondo, o terzo se siete proprio degli espertissimi, livello. Allora si punta l'indice accusatorio alla fisica e ai relativi controlli. Ovviamente parliamo di una fisica che dev'essere per ovvi motivi non realistica: scopriamo ad esempio che uno dei modi per atterrare sulla piattaforma in alto dopo un salto è quello di non spiccare semplicemente il salto a tutta velocità, ma di compiere durante lo stesso un'acrobazia (sostanzialmente due, rotazione in avanti e all'indietro, e relative impennate quando si è a terra) che magicamente ci fa guadagnare un po' di velocità.

Quando Trials 2 incontra Micromachines

Va tutto bene, salvo che la stessa gestione delle acrobazie è problematica: agendo sul control stick, la moto ci metterà quella che sembra un'eternità ad iniziare a girare, salvo poi, all'improvviso, cominciare a farlo all'impazzata, rendendo l'atterraggio su due ruote veramente ostico. Intendiamoci, alla fine ci si abitua, rimane però la stranezza di un simile comportamento, veramente poco naturale e molto "user unfriendly" che, sommato al level design di cui sopra, un po' fa venire meno la voglia di applicarsi per padroneggiare al meglio la moto. Fortunatamente, consapevole di questa sua natura, il gioco non vi penalizza molto per gli errori: diversi checkpoint si trovano lungo i percorsi, e riprendendo a correre da quelli anche il cronometro ripartirà da dove si trovava al momento in cui l'avete tagliato. Anzi, essendo presente un tasto, il dorsale R, che altra funzione non ha se non quella di scaraventare in avanti il povero pilota di plastica, uno potrebbe pure pensare che in realtà uno degli obiettivi del gioco sia proprio quello di intrattenere con spettacolari incidenti e modi sempre nuovi di far del male al pupazzo. Potrebbe essere, peccato però che le animazioni siano realmente limitate e sempre uguali, calando presto anche quel sottile piacere che innegabilmente si prova nel vedere una scena del genere. Le animazioni, d'altro canto, s'inseriscono sulla stessa linea del comparto grafico e tecnico in generale: le ambientazioni sono simpatiche ma poco più, gli oggetti non molto dettagliati, le texture non molto pulite, la fluidità solida ma non molto, ecco, fluida... Niente a che vedere, per esempio, con quell'Urban Trial Freestyle che sullo stesso hardware mostrava tutti i suoi limiti a un occhio attento, ma sorprendeva nell'insieme per ricchezza, spettacolarità e velocità. Il sonoro pure, infine, è totalmente dimenticabile, e per le musiche e per gli effetti che dovrebbero, invece, sottolineare momenti come gli incidenti. Sarebbe anche questo un modo per renderli più digeribili e addirittura divertenti, e fare di Toy Stunt Bike un gioco, sia pure difficile e frustrante, con un certo fascino e che in qualche modo spinge ad andare avanti nonostante tutto.

Conclusioni

Digital Delivery Nintendo eShop
Prezzo 4,99 €
Multiplayer.it
5.0
Lettori (3)
5.8
Il tuo voto

Definire Toy Stunt Bike un gioco brutto sarebbe un'ingiusta esagerazione. D'altronde le attrattive non gli mancano, a partire dall'ambientazione particolare sino alla difficoltà stessa, che è un modo furbo ma sempre gradito, specie per giochi senza milioni di dollari di budget, di aumentare la longevità. Ma quando la difficoltà diventa frustrazione, e lo fa per delle scelte che non sono veramente sbagliate, ma sicuramente poco studiate e testate, parlare di mediocrità allora diventa lecito. Non crediamo ci voglia molto per spostare un po' gli oggetti di un livello, o modificare di un tanto la fisica della moto, in modo da rendere l'esperienza quantomeno un minimo più fluida e divertente. Rimane il dubbio se queste scelte siano state prese per via di uno scarso testing, o consapevolmente, e furbescamente, per aumentare il tempo di gioco. Se però il tempo di gioco si aumenta in maniera così artificiale, allora subentra subito la disaffezione e viene meno la voglia di andare avanti in un titolo che, con un po' di cura in più, il suo senso l'avrebbe avuto eccome.

PRO

  • Prezzo invitante
  • Ambientazione simpatica
  • Infittisce un genere poco rappresentato su Nintendo 3DS

CONTRO

  • Level design, fisica e controlli discutibili
  • La difficoltà sfocia nella frustrazione
  • Poca personalità dal punto di vista tecnico