Questa che state per leggere è la recensione del terzo episodio di Life is Strange. La serie completa è composta da cinque episodi in lingua inglese. Il testo è ragionevolmente privo di anticipazioni.
Life is Strange continua a farci soffrire. Vista da fuori, questa serie sembra funzionare molto bene. Tanto per cominciare è un piacere da guardare. La direzione artistica che privilegia colori caldi e saturi è seducente, i volti dei personaggi sono studiati con attenzione; gli ambienti, soprattutto, sono ricercati nei particolari come mai prima d'ora in un videogioco.
Basta dare un'occhiata alla stanza di Chloe per capire quanto tempo è stato speso nella scelta degli oggetti, dall'armadio a muro agli adesivi sul vecchio cellulare fuori uso. A memoria, solo Gone Home ha dato altrettanta importanza alle tracce di vita lasciate dai personaggi negli ambienti. Un altro punto a favore della serie è il senso di ampiezza spaziale che trasmette. Ci sentiamo come se ci fosse una cittadina da scoprire a pochi passi da noi. Nonostante le barriere invisibili, abbiamo l'illusione di poter proseguire lungo il marciapiede per arrivare nel centro di Arcadia Bay. Questo è dovuto al fatto che il gioco collega le sequenze non interattive agli scenari aperti nei quali ci stiamo muovendo. Si crea così un senso di continuità spaziale nella mente del giocatore, che vede Max allontanarsi dalla scuola a bordo di un mezzo e attraverso gli occhi della ragazza scopre scenari altrimenti inaccessibili. L'idea poi di una protagonista che si risveglia con il misterioso potere di riavvolgere il tempo, sebbene non sia freschissima, solleva interrogativi inquietanti sull'ordine del mondo. Può darsi che non basti il battito d'ali di una farfalla per scatenare un disastro naturale dall'altra parte del globo, ma tutti intuiamo che le nostre decisioni quotidiane si possono riverberare nella vita di altre persone anche a distanza di anni. D'altronde è proprio questo il tema di Chaos Theory, sebbene sia necessario arrivare agli ultimissimi minuti di gioco perché sia chiaro. Max può operare cambiamenti straordinari nella vita delle persone che ama, ma siamo sicuri che per una vita salvata non se ne perda un'altra? La risposta arriverà probabilmente nel quarto episodio. Per ora concentriamoci su tutto ciò che avviene prima del colpo di scena finale, ovvero sui motivi per cui, nonostante tutto, questa serie non riesce ancora a decollare.
Life is Strange corregge alcuni difetti ma racconta ancora la sua storia con il freno a mano tirato
Piccola caccia al tesoro
Life is Strange sente il bisogno di ricordarci in ogni momento che Max è una ragazzina come tante in un mondo normale. Ma questo lo mostra a sufficienza con gli oggetti che si possono esaminare negli ambienti. Potrebbe quindi lasciare a loro il compito di raccontare la vita quotidiana dei protagonisti e concentrarsi sulla storia. Prendiamo per esempio il misterioso legame fra la scomparsa di Rachel e la Blackwell Academy dove studia Max. Ce n'è abbastanza per tenerci sulle spine e invece, superata la prima metà della serie, cosa si è scoperto?
Niente. Chaos Theory ci rivela soltanto che Rachel aveva una relazione con uno spacciatore. Ci sono volute quasi due ore di gioco per arrivare a questa scoperta e al fatto che il padre di Chloe sorveglia diversi studenti della scuola, informazione che fra l'altro era già stata anticipata nell'episodio precedente. Quando all'inizio di Chaos Theory, Max viola il coprifuoco per cominciare una sua indagine personale con in mano una torcia elettrica, pensavamo che finalmente il mistero avrebbe cominciato a svelarsi, magari con nuovi particolari inquietanti. Invece è solo l'inizio di una piccola caccia al tesoro che somiglia più al gioco di una bambina che a un'indagine pericolosa. E soprattutto si arresta dopo ogni timido progresso. Appena la storia fa un passo avanti, il gioco tira il freno a mano. Ci ritroviamo così impegnati in lunghe conversazioni con Chloe, ribadendo sempre lo stesso punto. Sappiamo già quali sono i problemi della nostra amica e la complessa relazione che la lega a noi e a Rachel. E abbiamo già assaggiato anche gli ottimi pancake di Joyce. La scena delle due ragazze in piscina è molto bella e naturale da vedere, ma spezza la tensione che si era creata poco prima per fare posto all'ennesima confidenza a cuore aperto. Se da un lato i dialoghi ci sembrano adesso più spontanei, rimane il fatto che l'intimità senza contrasti fra le due amiche sia poco verosimile. Può darsi che gli sviluppatori si siano innamorati di certe scene e anziché chiedersi se potevano servire o meno alla storia le abbiano inserite pensando che parlare di emozioni fosse l'equivalente di farle provare al giocatore. Questi sono i momenti in cui la penna di Telltale si fa rimpiangere di più. Inoltre, proprio a causa di queste lunghe divagazioni, il colpo di scena finale sembra una toppa messa all'ultimo momento per destare il pubblico assopito. Se non altro Chaos Theory fa un uso più intelligente e articolato del potere di Max. Ci sono ancore le immancabili liste di oggetti da raccogliere (la sindrome del fattorino che affligge molti videogiochi) ma il modo in cui dobbiamo ottenere le chiavi di Frank ad esempio è molto intelligente. Un passo avanti insomma rispetto ai puzzle effimeri delle avventure dello stesso genere di Telltale. Se solo DontnoD Entertainment facesse lo sforzo di concentrarsi sulla narrazione per farla procedere a un ritmo accettabile, Life is Strange sarebbe una gran bella avventura narrativa. Aspettiamo comunque di vedere come si evolveranno gli ultimi due episodi. C'è pur sempre un tornado in arrivo su Arcadia Bay e allora, forse, il tempo delle chiacchiere finirà.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Processore Core 2 Duo 2 GHz o equivalente
- 3 GB di RAM
- Scheda video ATI o NVIDIA con 512 MB RAM
- Direct X 9.0c
- Sistema operativo Windows XP SP3
Conclusioni
Life is Strange: Chaos Theory ci colpisce ancora una volta per la sua capacità di raccontare un mondo quotidiano attraverso gli oggetti presenti negli ambienti. Purtroppo costringe anche la storia globale a fare lunghe pause dopo ogni timido progresso per fare spazio a scene che raccontano il mondo ordinario di Max ma non mandano avanti la narrazione. Il tentativo di rianimare la tensione con un colpo di scena finale funziona, ma potrebbe essere l'ultima volta.
PRO
- Ottima costruzione del mondo
- La scena della piscina è girata con sapienza
- Finalmente un uso intelligente dei poteri di Max
CONTRO
- La storia si disperde nel corso di lunghi dialoghi ridondanti
- Ad eccezione della piscina, si visitano luoghi già visti