In un imprecisato futuro, a causa di situazioni non ben definite, la Terra esaurisce le proprie risorse e non si ritrova più in grado di sostenere la vita. L'unica speranza per l'umanità risiede dunque nel vasto spazio ignoto, nella ricerca di un possibile futuro su un pianeta che possa ospitare un processo di terraformazione e ripopolazione in grado di far ripartire la vita e la civiltà umana altrove. Ci ritroviamo così a dover guidare una singola navicella lungo quello che potrebbe essere l'ultimo viaggio spaziale possibile, perché d'altra parte è così che funzionano i videogiochi: sempre soli contro la minaccia incombente, come unica speranza dell'umanità contro un destino decisamente avverso. Il cliché in questo caso assume connotati piuttosto diversi, però, perché non si tratta della classica astronave da guerra lanciata contro eserciti di nemici ben armati, ma semplicemente di una navetta da esplorazione impegnata nella disperata ricerca di una nuova casa, con la necessità di guardarsi costantemente dalle minacce nascoste nello spazio stesso tra asteroidi, comete, buchi neri, stelle troppo vicine ed eventuali contatti alieni poco amichevoli. Il bello di Last Horizon è proprio il suo giocare con elementi classici dei videogiochi ricombinandoli in maniera alternativa e trovando in questo modo un nuovo equilibrio tra suggestioni note. C'è il sistema di controllo inerziale che ricorda il vecchio Asteroids, la necessità di tenere sotto controllo il carburante come in Scramble e gli elementi survival e roguelike che abbiamo visto in giochi più recenti come FTL. Il tutto, però, combinato insieme assume un'identità tutta particolare in Last Horizon, indubbiamente merito anche dell'ottima caratterizzazione audiovisiva impartita da Pixeljam che amalgama l'esperienza e la rende più di una semplice addizione di elementi disparati.
Last Horizon propone un'avventura spaziale alla ricerca di una nuova casa
Alla ricerca di casa
Il sistema di controllo si limita all'utilizzo di tre tasti per comandare la nave, affidandosi per il resto all'inerzia e alla forza di gravità esercitata dai vari corpi celesti: un tasto aziona i reattori dell'astronave e gli altri due vengono utilizzati per effettuare rotazioni orarie o antiorarie.
Lo scopo del gioco è trovare un nuovo pianeta abitabile e avviare il processo di terraformazione in modo da creare una nuova Terra, ma il percorso è lungo e passa necessariamente per un'approfondita esplorazione dello spazio, con atterraggi frequenti sui vari pianeti che si incontrano lungo il cammino per rifornirsi di carburante, ossigeno, risorse per la riparazione della nave ed elementi per la terraformazione, nel caso in cui si incontrino i rari pianeti adatti alla vita. Sembra un compito semplice ma lo spazio si rivela subito un luogo decisamente ostile: se non bastassero già i pericoli naturali come piogge di meteoriti, buchi neri e stelle troppo vicine ci si aggiungono anche varie minacce assortite come l'ostilità di razze aliene, che possono reagire male all'eventuale eccesso di raccolta risorse sui propri pianeti e soprattutto la necessità di calibrare costantemente in maniera ottimale la spinta dei propulsori e l'assetto della nave in modo da evitare di schiantarsi sulla superficie dei pianeti nel processo di avvicinamento, pericolo alquanto presente visto il misto tra forza di gravità, controllo indiretto della nave e asperità del terreno. Proseguendo nelle profondità dello spazio, l'aumentare dei pericoli rende sempre più difficile la sopravvivenza, anche considerando che il gioco fornisce una sola vita, costringendo ogni volta a ripartire da zero. Da notare peraltro l'accenno narrativo rappresentato dalle considerazioni dell'astronauta che compaiono periodicamente sullo schermo in maniera elegante e non invasiva, che oltre a fornire una vaga traccia sulla storia del gioco contribuiscono a dare un senso al nostro vagare per lo spazio. La progressione è segnata dalla presenza di alcune modalità extra che consentono di affrontare il viaggio partendo da basi e parametri diversi, in sostanza con una sorta di difficoltà aumentata.
Conclusioni
Last Horizon mischia con ottimi risultati elementi appartenenti alla tradizione videoludica e idee nuove, supportando il tutto con una realizzazione grafica semplice ma di grande impatto. In fin dei conti si tratta semplicemente di calibrare i getti per preservare la propria astronave, ma Pixeljam ha calibrato con grande attenzione quello che viene messo sullo schermo, arricchendolo con uno stile sobrio ed elegante e riuscendo nell'impresa di dare una certa identità a questa particolare idea di gioco. Nulla può evitare una certa ripetitività di fondo ma certo Last Horizon fa veramente di tutto per risultare qualcosa di più di una semplice pressione alternata su dei tasti, riuscendo alla fine a garantire un'esperienza originale.
PRO
- Buon mix di elementi
- Ottimo stile grafico
- Grande atmosfera
- Controlli intuitivi
CONTRO
- Ripetitivo, in fin dei conti
- Qualche problema nel bilanciamento
- Poche e tenui variazioni con le modalità aggiuntive