Considerando come spesso e volentieri l'industria del cinema e dei videogiochi vadano a braccetto, non è parso strano notare che il periodo di grande successo dei film horror giapponesi sia coinciso con un'aumento dell'offerta ludica relativa a questo stesso filone: parallelamente, però, quando il pubblico di massa si è disaffezionato al genere, gli sviluppatori hanno cominciato a guardare altrove, lasciando i fan sostanzialmente a bocca asciutta. E' dunque con piacere che accogliamo questo Calling, che attinge a piene mani dall'immaginario orrorifico del Sol Levante e che si presenta con un gameplay per molti versi estraneo agli schemi tradizionali.
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Il canovaccio narrativo che fa da sfondo a Calling probabilmente non apparirà nuovo agli appassionati di film horror, in quanto buona parte degli elementi che lo compongono sono stati già elaborati da una o più pellicole: tutto ruota attorno ad una misteriosa pagina web che, secondo una leggenda metropolitana, provocherebbe la morte di chiunque la visiti. Nello specifico, la storia del gioco può contare su quattro protagonisti che si ritrovano a vivere lo stesso incubo: colpevoli di aver dato un'occhiata al sito maledetto, si svegliano tutti in una sorta di dimensione parallela popolata esclusivamente da fantasmi decisamente poco amichevoli, e sarà compito dell'utente cercare di portarli in salvo prima che muoiano di paura. L'espressione utilizzata non è casuale, in quanto Calling propone a schermo un indicatore di sanità mentale, che aumenta o diminuisce a seconda dello stress psicologico subito dal protagonista. Proprio questo è il perno su cui ruota l'intera struttura ludica del prodotto Konami, sviluppato come un adventure in prima persona che punta molto -se non proprio tutto- sui brividi che è capace di far correre lungo la schiena del giocatore. Sotto questo aspetto, si può affermare tranquillamente che l'obiettivo è stato raggiunto: Calling è un'esperienza genuinamente angosciante, nel senso più "giapponese" del termine: ciò significa che la paura non è tanto generata da climax audiovisivi da salto sulla sedia (comunque presenti), quanto piuttosto da tanti piccoli elementi che accompagnano costantemente il cammino dell'utente. La costante oscurità delle ambientazioni, il silenzio tombale improvvisamente rotto da un suono imprecisato, una figura che fa capolino al lato dello schermo per poi scomparire prima ancora che la si possa distinguere, sono tutti esempi degli stratagemmi sapientemente adottati dagli sviluppatori per mantenere sempre alto il livello di tensione.
Per non parlare del cellulare, altra caratteristica peculiare del titolo Hudson: ognuno dei protagonisti è infatti dotato di un dispositivo mobile, indispensabile anzitutto per risolvere alcuni puzzle sfruttandone la fotocamera o il registratore di audio. In secondo luogo, il telefono è il veicolo principale tramite il quale i fantasmi si mettono in contatto con l'alter ego di turno: ogni volta che questo squilla, basta premere un tasto sul Remote ed avvicinarlo all'orecchio per ascoltare i raggelanti farfugli degli spiriti direttamente tramite l'altoparlante della periferica. Una feature ben studiata e di sicuro impatto, che purtroppo perde però buona parte del suo appeal a causa della localizzazione in italiano, colpevole di stemperare la tensione tramite una recitazione pessima, oltretutto di voci spesso caratterizzate anche da una forte inflessione dialettale.
Persone che somigliano a cose
Se da una parte è dunque lodevole l'impianto orrorifico messo in piedi dagli sviluppatori di Calling, d'altro canto è innegabile come il comparto più strettamente ludico sia stato posto decisamente in secondo piano. Sfruttando la visuale in prima persona l'utente deve comandare il personaggio gestendone i movimenti con lo stick analogico del Nunchuck e lo sguardo con il puntamento del Remote: proprio questo secondo aspetto non è stato messa a punto a dovere, visto che non sempre la telecamera segue alla lettera i movimenti compiuti tramite la periferica Wii. I veri problemi del gioco, tuttavia, sono ben altri. A conti fatti, la struttura ludica del titolo Hudson si risolve in lunghe -e piuttosto lente- passeggiate all'interno delle ambientazioni, inframmezzate da sporadiche raccolte di oggetti, qualche puzzle e incontri ravvicinati coi fantasmi che, sempre dal punto di vista ludico, lasciano un po' il tempo che trovano. Desta particolare perplessità la quantità di interazioni inutili che si è costretti ad effettuare con gli elementi dello scenario: le stanze che ci si trova ad esplorare sono ricche di cassetti da aprire rigorosamente vuoti e materiale il cui esame non porta ad alcunché, il tutto amplificato dal fatto che quasi mai il giocatore ha un obiettivo specifico da raggiungere, trovandosi dunque costretto a procedere a tentoni fino al trigger di un evento scriptato.
Quando ci si imbatte in uno spirito, poi, si rende necessario scuotere furiosamente il Remote e premere il tasto A al momento giusto per scacciarlo via al più presto e limitare i danni alla propria salute mentale: un procedimento che viene presto a noia, e che si sarebbe potuto rendere più vario magari adottando un sistema di quick time events. Insomma, il rischio concreto con Calling è di procedere nell'avventura spronati solo dal gusto del brivido piuttosto che da un gameplay davvero coinvolgente, anche se la non eccessiva durata del gioco scongiura comunque il rischio della noia. Alti e bassi caratterizzano infine anche la realizzazione cosmetica del prodotto Konami, graficamente appena decoroso persino per i modesti standard Wii: nonostante il limitato orizzonte visivo causato dalla costante oscurità, le ambientazioni sono in genere piuttosto spoglie, mentre i modelli poligonali dei personaggi lasciano abbastanza a desiderare specialmente per quanto riguarda le animazioni facciali visibili nelle cutscenes.
Conclusioni
Calling è un survival horror del tutto sbilanciato verso la sua componente più scenografica, a scapito di quella che è la struttura ludica vera e propria: di conseguenza, il titolo Hudson si rivela davvero bravo a fare accapponare la pelle del giocatore (grazie a soluzioni prese in prestito dalla filmografia nipponica), ma un po' meno a proporgli un gameplay davvero stimolante. Il risultato finale è un prodotto sicuramente consigliabile ai fan del brivido, ma che difficilmente rimarrà negli annali, nonostante un paio di intuizioni felici ed innovative.
PRO
- Ottima atmosfera horror
- Storyline appassionante
- Innovativo sotto certi aspetti
CONTRO
- Gameplay piuttosto esile
- Graficamente un po' debole
- Pessimo doppiaggio in italiano