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Haunted House, recensione

ImaginEngine recupera un vecchio classico per Atari 2600 e lo riporta su Nintendo Wii con una versione al passo coi tempi. Vediamo qual è stato l'esito della riesumazione...

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   17/02/2011
Haunted House
Haunted House
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Haunted House, recensione

Se si chiamasse la classica alzata di mano per scoprire in quanti si ricordano dell'originale Haunted House, probabilmente pochi risponderebbero all'appello: non solo infatti il titolo risale alla preistoria videoludica (parliamo dell'anno 1981), ma non diede nemmeno origine a sequel di sorta, rimanendo un nome il cui fascino si è affievolito nel corso degli anni, fino ad essere quasi dimenticato. Si trattava comunque di un adventure nel quale il giocatore doveva esplorare le stanze buie di una casa stregata, raccogliendo oggetti ed evitando il contatto con i fantasmi. Una formula che il team ImaginEngine non si è sentito di stravolgere, riproponendo un gameplay decisamente fedele all'originale: una decisione che, dopo aver giocato a questo nuovo Haunted House, sembra non esser stata particolarmente saggia.

Lo spettro del remake

A differenza del suo ispiratore, Haunted House è sorretto da uno storyline, esile ma comunque presente: l'utente può impersonare uno fra i due fratelli Silverspring (Jacob e Silvia), i quali decidono di darsi all'esplorazione dell'oscura Graves Mansion, luogo in cui si sono perse le tracce del loro amato nonno. La decisione di vestire i panni di uno dei due protagonisti non cambia assolutamente nulla in termini di gameplay, e la stessa trama perde di importanza già dopo pochi minuti di gioco, rimanendo confinata ad alcune dimenticabilissime cutscenes ad immagini statiche e ai frammenti di diario che si possono rinvenire sul proprio cammino, i quali - manco a farlo apposta - non costituiscono propriamente ciò che si definisce una lettura appassionante. La personalità non rappresenta dunque il punto di forza della produzione Atari, che perlomeno però cerca di difendersi sotto il profilo tecnico, riuscendoci invero solo in parte. Graficamente, Haunted House è inquadrato da una visuale a volo d'uccello, un aspetto che già di per sé non fa rima con spettacolarità e che fa combutta con un eccessivo riciclo di ambientazioni ed elementi dello scenario , una combo devastante che rende ogni stage uguale a quello precedente. Poca cosa sono anche i modelli poligonali dei protagonisti e dei vari fantasmi e mostriciattoli che infestano la Graves Mansion, squadrati e dotati di animazioni appena sufficienti. A salvare la situazione intervengono dei buoni effetti di luce, che però non vengono certo esaltati dalla bassa definizione della console Nintendo. Va un po' meglio sul fronte sonoro, grazie ad un doppiaggio discreto, un accompagnamento musicale azzeccato e a dei validi effetti sonori, che tuttavia vengono riproposti con tale frequenza da renderli ben presto ripetitivi.

Alone in the dark

Mediocre sotto il profilo della presentazione, Haunted House riesce a fare persino peggio in termini di gameplay, presentando discutibili soluzioni ludiche che lo rendono poco adatto anche ad un pubblico giovane. Prima di affrontare questo argomento, però, togliamo subito il dubbio ai nostalgici del prodotto originale che auspicavano un remake fatto come si deve: il lavoro di ImaginEngine è incredibilmente scarno, privo di contenuti e mordente, incapace di regalare le stesse emozioni del titolo datato 1981. Tanto per cominciare, il gioco offre un livello di sfida prossimo allo zero, accompagnato dalla totale mancanza di suspance relativa alla perlustrazione della casa o all'incontro con i vari fantasmi. Quel che più infastidisce, tuttavia, è l'estrema limitatezza di un gameplay che poteva e doveva essere più ricco. Tutto ciò che l'utente si trova a fare nel corso della -breve- esperienza in single player è attraversare stanze, evitare i nemici e rovistare fra cassetti, librerie e forzieri allo scopo di ottenere oggetti indispensabili per fare luce o artefatti il cui unico scopo è di mettersi in mostra in una inutile bacheca dei trofei. Fine.

Haunted House, recensione

Qualche puzzle in stile "tira la leva per aprire la porta" è l'unico lusso che Haunted House si concede in un quadro generale di straordinaria piattezza, che nemmeno la modalità in cooperative per due giocatori riesce a risollevare. La presenza del gioco originale come extra sbloccabile avrebbe almeno dato al prodotto Atari un minimo di credito fra gli appassionati di retrogaming, ma non ci si può aggrappare nemmeno a questo aspetto, visto che manca completamente all'appello assieme a qualsivoglia tipologia di contenuto utile alla causa del replay value. Insomma, dopo quel paio d'ore scarse di completa monotonia necessarie per completare Haunted House, non c'è nemmeno un piccolo premio che giustifichi un tale dispendio di tempo...

Conclusioni

Multiplayer.it
ND
Lettori (2)
6.3
Il tuo voto

Haunted House è un gioco povero di idee e contenuti, ingenuo nella loro realizzazione e zoppicante sotto il profilo meramente tecnico. Come remake dell'originale del 1981, il lavoro di ImaginEngine risulta insoddisfacente, e preso come divertissement per un pubblico giovane impallidisce al confronto di una marea di altri titoli disponibili su Wii di maggior pregio. Senza dubbio si sarebbe potuto fare di più.

PRO

  • Accompagnamento sonoro valido
  • Discreti effetti di luce

CONTRO

  • Gameplay limitato e ripetitivo
  • Livello di sfida pari a zero
  • Pochissimi contenuti