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Il figlio della lupa

Adorato dalla critica ma ignorato dal pubblico, Okami torna con un sequel realizzato in esclusiva per Nintendo DS

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   25/03/2011
Okamiden
Okamiden
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Il figlio della lupa

Se è vero che perseverare è diabolico, allora Capcom fa indubbiamente parte della progenie di Satana, perlomeno quando si parla di Okami. Dopo aver contribuito a decretare l'insuccesso dell'originale su PlayStation2 facendolo uscire quando oramai la console era a fine corsa e tutti gli occhi erano puntati sui nuovi hardware, ecco che la storia sembra essere destinata a ripetersi con questo Okamiden: il seguito diretto del capolavoro di Clover Studios esce su Nintendo DS nel periodo probabilmente peggiore della storia dell'handheld Nintendo, da mesi quasi completamente oscurato a livello mediatico dall'avvento del suo successore in 3D. Vediamo dunque se i due titoli condividono non solo lo stesso infausto destino, ma anche le medesime qualità.

Astro del ciel, cucciol divin

Che Okamiden sia un sequel fatto e finito e non uno squallido spin-off lo si capisce già da uno storyline che prende piede nove mesi dopo i fatti narrati dal prequel. Lo scenario è sempre quello di un Giappone feudale rivisto in chiave fiabesca, e fanno il loro ritorno facce note come Orochi -il demone a sette teste da respingere nuovamente nell'oblio- e Issun, il piccolo e logorroico compagno del personaggio principale. A cambiare però è proprio quest'ultimo ruolo, non più interpetato dalla lupa divina Amaterasu bensì da Chibiterasu, cucciolo dal candido mantello diretto discendente dell'eroina di cui sopra. Un piccolo protagonista per un piccolo Okami si potrebbe dire: risulta evidente, infatti, che l'intento di Capcom con Okamiden sia stato quello di cercare di spremere il maggior numero possibile di elementi ereditati dall'originale all'interno dello striminzito spazio di una cartuccia per Nintendo DS. Un obiettivo ambizioso a dir poco, che merita a prescindere un plauso per la sua nobiltà ma che nella sua esecuzione tende spesso a scontrarsi con le limitazioni dell'hardware e con alcune scelte di design non sempre illuminanti. Di certo è che, dal punto di vista estetico, Okamiden sia una delle cose migliori mai viste su questa console portatile. Lo stile grafico e la direzione artistica sono importati paro paro dal prequel, e vedono dunque il ritorno di quel sublime connubio fra cel shading e colori ed atmosfere da dipinto d'epoca giapponese, con tocchi di classe quali le esplosioni di fiori che accompagnano i successi di Chibiterasu capaci letteralmente di emozionare. Ma anche dal punto di vista strettamente tecnico, il lavoro di Capcom è stato encomiabile: le ambientazioni sono di ampio respiro, gli effetti speciali si sprecano, le animazioni risultano fluide e variegate e la telecamera virtuale svolge il suo compito con estrema diligenza, il tutto con un frame rate che raramente mostra il fianco a qualche singhiozzo. Il prezzo da pagare arriva però sotto forma di una sistematica suddivisione di ogni scenario in micro-aree le cui transizioni portano via una buona manciata di secondi in caricamenti. Ancora, il touchscreen deputato alla visualizzazione della mappa viene sfruttato troppo poco nell'economia degli spostamenti, un particolare non di poco conto se si considera che si gioca sempre e comunque con lo stylus in mano per essere pronti ad eseguire le funzioni del Celestial Brush. Il sonoro si comporta invece in maniera diligente, con gli stessi effetti dell'originale (compreso il simpatico jibberish che dà voce ai vari personaggi) ed un accompagnamento musicale all'altezza, anche se ovviamente non grandioso e memorabile come quello di Okami.

Courage Wolf

Se dunque sotto il profilo audiovisivo l'intento degli sviluppatori è stato quello di mantenere il più possibile inalterato il feeling con l'originale, guardando al gameplay è più facile notare degli accorgimenti adottati per dare un maggior peso alle caratteristiche peculiari della console Nintendo. A beneficiare particolarmente di questo processo è ovviamente il sistema del Celestial Brush, ovvero il potere divino di Chibiterasu di dare vita a ciò che viene dipinto sul touchscreen: la maneggevolezza dello stylus rende questa pratica ancora più divertente del solito, anche se il gioco si dimostra a volte troppo pignolo nel richiedere all'utente un'estrema precisione dei tratti da disegnare. Fanno il loro gradito ritorno tutte le tecniche che avevamo già avuto modo di apprezzare comandando Amaterasu, e nel corso dell'avventura si potrà dunque nuovamente tracciare una linea retta per affettare nemici ed elementi dello scenario, eseguire un cerchio su una pianta rinsecchita per ridarle vita o riempire il vuoto lasciato da un oggetto rotto per riportarlo alla sua condizione originale, e via discorrendo. A queste vecchie glorie si aggiunge una nuova applicazione del Celestial Brush che va di pari passo con un aspetto caratteristico dell'avventura, e che finisce per costituire il leit motiv di molti dei puzzle che ci si trova ad affrontare nei vari dungeon. Chibiterasu si troverà infatti spesso a portare in groppa dei piccoli amici che lo accompagneranno in alcune quest indicandogli la strada da percorrere e dandogli una mano in combattimento: in particolari casi, questi aiutanti possono smontare dal protagonista e raggiungere oggetti o interruttori altrimenti inavvicinabili semplicemente seguendo il percorso tracciato dall'utente tramite il Celestial Brush. Per il resto, il gameplay di Okamiden si divide equamente fra esplorazione, puzzle e combattimenti, con questi ultimi forse a costituire l'anello più debole della catena:

Il figlio della lupa

se si escludono i gradevolissimi -e spesso ingegnosi- scontri coi boss, le schermaglie con i demoni minori si risolvono in un button mashing dell'unico tasto deputato all'attacco e poco più, visto lo scarso livello di sfida offerto dalla stragrande maggioranza dei nemici. Non giova inoltre il fatto che le dinamiche di potenziamento e di combinazione delle armi apprezzate in Okami siano state qui ridotte ad un sistema di upgrade molto più blando. Parlando di narrativa, invece, il prodotto Capcom non riesce ad eguagliare i picchi raggiunti dal prequel, ma allo stesso tempo racconta una buona storia che non manca di momenti divertenti e toccanti, anche se talvolta la prolissità di alcune cutscenes totalmente accessorie alla trama principale invoglia fortemente allo skipping selvaggio. Di fatto, l'avventura di Chibiterasu è comunque un qualcosa di davvero corposo per gli standard di Nintendo DS, con una media di 20 ore necessarie a portare a termine il gioco senza contare tutte le sotto-quest ed i segreti nascosti.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.4
Lettori (53)
8.4
Il tuo voto

Preso in considerazione esclusivamente come sequel di un capolavoro assoluto come Okami, il titolo Capcom fatica a sostenere un'eredità così pesante, soprattutto considerando l'hardware inferiore su cui è stato realizzato. Ma nel panorama di Nintendo DS, Okamiden è una piccola gemma che, seppur imperfetta, si rivela capace di regalare ore di divertimento grazie ad un gameplay ben bilanciato ed una storia che finisce per appassionare nonostante degli iniziali tentennamenti. L'intento degli sviluppatori di realizzare un titolo il più possibile somigliante all'originale ha portato ad alcuni compromessi a volte difficili da digerire, ma chi riuscirà a sorvolare su certe mancanze verrà ricompensato con un titolo solido e profondo come pochi.

PRO

  • Stilisticamente splendido e graficamente ottimo
  • Gameplay di ampio respiro
  • Ambientazione e trama coinvolgenti

CONTRO

  • Touchscreen non sempre sfruttato al meglio
  • Vari compromessi tecnici da sopportare
  • Livello di sfida piuttosto basso