Versione testata: Xbox 360
Sono passati alcuni anni dall'ultima volta che gli X-Men sono stati protagonisti assoluti di un videogioco tutto loro e l'annuncio sibillino di quello che era stato definito come un incrocio tra un gioco d'avventura e un gioco di ruolo aveva fatto ben sperare, sopratutto a fronte del recente successo delle avventure videoludiche di Spiderman. Almeno finché non abbiamo saputo il nome dello sviluppatore: Silicon Knights. La società canadese ha raggiunto una certa fama con la creazione del franchise Legacy of Kain, consolidata poi dallo sviluppo dell'avvincente Eternal Darkness e del remake di Metal Gear Solid per GameCube;
fama crollata inesorabilmente alla pubblicazione del deludente Too Human, titanico flop causato anche dal hype generatosi attorno a un prolungato sviluppo. Insomma, abbiamo seguito con un po' di diffidenza la realizzazione di X-Men Destiny, il quale comunque aveva abbastanza assi nella manica per rivelarsi un vero e proprio sleeper hit, nonostante la qualità non certo esaltante di foto e filmati preliminari. Il verdetto finale? Continuate a leggere...
Tre mutanti per tanti problemi
In realtà le premesse del nuovo gioco Silicon Knights sono estremamente interessanti, sopratutto perché la storia è stata elaborata dall'ottimo Mike Carey, un autore professionista che per anni ha scritto le storie a fumetti degli X-men, comprese alcune saghe in particolare, come Messiah Complex e Second Coming, che hanno inciso profondamente sullo status quo dell'universo supereroistico della Casa delle Idee. In effetti X-Men Destiny parte da uno dei momenti più significativi nella storia del sottobosco mutante Marvel, il funerale del professor Xavier, mentore e fondatore degli X-Men, per poi evolversi in una trama che si ispira vagamente alle storie a fumetti più recenti, carica di personaggi celebri ottimamente caratterizzati. Tuttavia il giocatore non assume il ruolo di alcun eroe o malvagio in particolare, limitandosi a scegliere tra tre giovani in cui si è appena manifestata la mutazione: Grant Alexander, Aimi Yoshida o Adrian Luca.
Qui cominciano già a intravedersi le magagne del gioco, in quanto la scelta del personaggio e dei suoi poteri non influenza in alcun modo lo svolgersi della storia e il discreto background dei tre nuovi mutanti viene presto messo in secondo piano a favore della battaglia contro i Purificatori di Bastion e Cameron Hodge. L'avventura prevede infatti una discreta quantità di momenti in cui il giocatore sarà tenuto a scegliere tra la via del bene e quella del male, alleandosi con gli X-Men dello stoico Ciclope o la Confraternita dei Mutanti del sempreverde Magneto. Il problema è che queste scelte non incidono minimamente sulla struttura delle missioni, che fondamentalmente restano esattamente le stesse a prescindere dal personaggio interpretato o dalla fazione scelta, limitandosi a modificare la sceneggiatura e i personaggi coinvolti in una manciata di cutscene. Molti eroi e criminali sono inoltre semplici cammeo dotati di una manciata di battute e benché i fan apprezzeranno senza dubbio la possibilità di combattere al fianco di Colosso, l'Uomo Ghiaccio o l'immancabile Wolverine, resta l'amaro in bocca per le potenzialità inespresse di un concept così interessante.
Geni X e superpoteri
Se non è quindi nella sceneggiatura che si coglie l'aspetto "RPG" tanto reclamizzato del gioco, bisogna ammettere che si fatica a trovarlo anche nel gameplay vero e proprio. In pratica, all'inizio del gioco dovremo scegliere i poteri del nostro alter-ego fra tre archetipi principali: Shadow Matter si basa su velocità e attacchi rapidi ma poco potenti; Density Control consente di creare un mutante lento ma super forte; infine, Energy Projection conferisce palesemente il potere di colpire a distanza a scapito della nostra resistenza fisica. Ad ogni archetipo corrisponde una discreta lista di abilità offensive e difensive che conferisce agli scontri una minima varietà e l'illusione di una sfida all'altezza dei nostri super poteri, la realtà però è che il sistema di combattimento in X-Men Destiny è sempliciotto, noioso ed estremamente ripetitivo. La causa è sopratutto la pessima intelligenza artificiale sia dei nemici comuni che dei boss stessi: i primi generalmente accerchiano il giocatore per poi attaccarlo singolarmente, aspettando pazientemente di essere pestati nelle retrovie; i secondi invece presentano pattern di attacco estremamente prevedibili e banali, proponendo dunque scontri più soporiferi che epici.
A conti fatti, è possibile completare il gioco usando ripetutamente le combo di attacchi standard, e in questo contesto risulta davvero sprecato l'interessante sistema dei Geni-X elaborato dallo sviluppatore canadese, il quale è sostanzialmente paragonabile a una forma di equipaggiamento: il nostro personaggio può infatti essere dotato di abilità difensive e offensive basate sui "geni" e sui costumi dei mutanti presenti nel gioco, combinabili a piacimento. Non è comunque soltanto la difficoltà dei combattimenti a deludere, ma anche la stessa struttura delle missioni che, a parte pochi casi un po' più interessanti, richiedono perlopiù l'annientamento di un certo numero di nemici; anche l'esplorazione è ridotta all'osso e del resto la San Francisco proposta in X-Men Destiny non rende minimamente giustizia a quella reale né tanto meno a quella fumettistica: non è soltanto un problema di planimetria, fondamentalmente ridotta a una sequela di corridoi, ma anche di dettaglio, texture e modellazione generale. Graficamente X-Men Destiny è un titolo davvero anacronistico, il polygon count è insoddisfacente se paragonato agli standard odierni e la ripetitività di ambienti e nemici semplicemente appesantisce la sensazione di trovarsi di fronte a un prodotto della scorsa generazione. Gli effetti grafici dei poteri, in particolare, appaiono subito grezzi e poco ispirati, così come le animazioni dei personaggi, sopratutto durante le cutscene ma anche in combattimento, risultano goffe e legnose. Non è un completo disastro, attenzione, perché i personaggi sono rappresentati in maniera molto fedele sia esteticamente che nel doppiaggio, ma l'impressione generale è quella di un titolo sviluppato in fretta e furia, senza passione e rispetto per un brand che meritava sicuramente di più.
Conclusioni
Spesso gli adattamenti videoludici dei brand Marvel non rendono giustizia alle opere originali e l'universo degli X-Men è talmente ampio che realizzare un videogioco che possa soddisfare tutti, fan o meno, non è per niente facile. X-Men Destiny propone una sceneggiatura scritta su misura da un fumettista di talento perfettamente a suo agio nel sottobosco mutante e alcune meccaniche certamente interessanti, come la combinazione di geni e costumi, ma l'intero contorno è assolutamente deludente, sia dal punto di vista tecnico che da quello del gameplay. Le premesse del gioco sono fuorvianti e l'esecuzione tradisce perfino le aspettative dei fan più sfegatati dei mutanti Marvel, che avrebbero senz'altro preferito giocare nei panni dei loro eroi piuttosto che in quelli di tre anonimi ragazzini. Peccato.
PRO
- Sceneggiatura di Mike Carey
- Personaggi fedeli alla loro controparte cartacea
CONTRO
- Comparto tecnico davvero deludente
- Missioni ripetitive e troppo facili
- Le famigerate "decisioni" non influenzano quasi niente