A noi le belle storie videoludiche piacciono tanto, come quella che ha coinvolto thatgamecompany, software house fondata nel Maggio del 2006 che si è messa alla luce con Flow e ha portato Sony alla decisione di supportarla assicurandosi al contempo le pubblicazioni dei suoi prodotti in esclusiva sul PlayStation Network. È stato poi il turno di Flower, che ha alzato ulteriormente la barra qualitativa, mentre Journey rappresenta il terzo gioco in ordine di tempo e se vogliamo quello con maggiori ambizioni. La filosofia di questo piccolo sviluppatore composto ad oggi da 10 persone è rimasta sempre la stessa, andare a toccare alcune "corde" videoludiche differenti da quelle classiche, basate più su un piano emozionale che di altro tipo.
A differenza di quei titoli dove il protagonista è dotato di poteri che gli consentono un vantaggio rispetto all'ambiente circostante, in Journey nulla di tutto questo accade, e si è costantemente immersi in un senso di solitudine estrema che è il punto focale della produzione. Il proprio alter ego si risveglia in un deserto dalle tinte forti gialle e stilizzate, senza sapere dove si trova e cosa fare, se non per un unico punto di riferimento da raggiungere rappresentato da una montagna in lontananza. Nessuna interfaccia a schermo o possibilità di comunicare, solo quella di emettere una sorta di richiamo sonoro, nonché ovviamente muoversi e guardarsi attorno col sensore di movimento del sixaxis (e l'analogico destro).
Il senso della vita
In realtà il mondo di Journey rappresenta una metafora di un qualcosa di differente, una sorta di introspezione che il giocatore può sperimentare proseguendo in quella che è comunque un'avventura a livello narrativo e visivo fuori dagli schermi. Il protagonista stesso non è umano ma composto letteralmente da vestiti, dispone di un mantello e può sfruttare le brezze di vento per coprire distanze più elevate. È in grado di donare vita a brandelli più o meno grandi di stoffa grazie al richiamo di cui sopra ed al semplice tocco, in maniera da utilizzarli come piattaforme per saltare o concatenarli assieme per raggiungere posti altrimenti inaccessibili.
Una sorta di vitalità infusa dal e nel protagonista principale, il quale dispone di una sciarpa che può essere estesa raccogliendo delle sfere luccicanti sparse per lo scenario di gioco. Non è nostro intento spoilerare più del dovuto i tratti di questo viaggio, ma bisogna ad esempio "attivare" vari pezzi di stoffa per formare un ponte, oppure ancora liberarne altri che accompagnano il giocatore per un pezzo di scenario, trasportandolo a mo' di tappeto volante. La sabbia, il vento, gli agenti atmosferici in generale e la loro interazione col giocatore rappresentano un altro elemento preponderante, così come l'esplorazione, completamente facoltativa ma parte integrante e consigliata dell'esperienza. All'interno del mondo di gioco sarà infatti possibile imbattersi saltuariamente in alcune pitture rupestri che possono essere attivate per scoprire i segreti del titolo al 100%.
Anche perché l'impatto visivo con Journey è qualcosa di indimenticabile e originale. Non rari sono gli scorci che lasciano a bocca aperta, dove i colori sgargianti e fumettosi colpiscono al petto il giocatore e dove l'assenza di un qualsiavoglia elemento a schermo aumenta queste sensazioni straordinarie. Le inquadrature che in taluni casi ricordano quelle di Shadows of the Colossus fanno il resto, ma è proprio l'impianto estetico ad essere clamorosamente bello, quando il sole riflette sulla sabbia, il vento e la neve sfidano il protagonista principale, il contrasto tra i colori e quello che accade su schermo sorprende e ammalia in continuazione. Il tratto utilizzato per la realizzazione è peculiare e assieme all'assenza di aliasing rende tutto l'ambiente "morbido" e pulito; le fonti di luce seguono questa filosofia e contribuiscono a creare un'atmosfera "aulica" accompagnata da quel senso di solitudine che rappresenta uno dei cardini fondamentali del titolo.
Trofei PlayStation 3
Journey mette a disposizione 14 trofei legati alla scoperta dei segreti presenti all'interno del gioco, alle pitture rupestri e all'interazione con altri giocatori online. Pochi ma buoni comunque, sicuramente un buon incentivo a rigiocare il titolo per apprezzarne tutte le sue sfaccettature.
Il gameplay al servizio dell'esperienza
Per fare un unico esempio specifico, una sezione che ci è piaciuta davvero tanto ci ha visto affrontare una traversata sulla sabbia guidati dal vento e dai propri compagni di stoffa (passateci il termine): ad un certo punto abbiamo attraversato al tramonto un edificio con degli archi aperti attraversati dai raggi del sole, per un risultato che come impatto (ripetiamo impatto, non ci interessa in questa sede fare disquisizioni di natura puramente tecnica) non sfigurava a quelli visti in un titolo a caso: Uncharted 3: L'Inganno di Drake. In Journey quindi, se ancora non lo si fosse capito, il gameplay è al servizio dell'esperienza visiva ed emozionale, ci sono come detto dei puzzle ambientali o altre sezioni dove ad esempio bisogna ripararsi per evitare le folate di vento o alcuni colpi (non vi diciamo lanciati da cosa o chi), il livello di sfida però non è mai punitivo ed è tutto finalizzato al proseguire attraverso le varie sezioni e verso la meta finale.
Il titolo dei thatgamecompany dispone anche di una configurazione online se vogliamo simile concettualmente a Demon's Soul e relativo seguito: il gioco è infatti (se si vuole) sempre connesso alla rete e potrà accadere di incontrare, uno alla volta, altri giocatori. Nessuna interazione è permessa (a parte il richiamo), se non quella di decidere in maniera autonoma di continuare l'avventura assieme, esplorando e risolvendo i puzzle ambientali, oppure di proseguire per la propria strada dopo questo breve incontro. A noi è capitato in diversi frangenti di incontrare qualcuno e il risultato è stato sicuramente positivo, soprattutto durante il primo viaggio mentre scoprivamo cose inedite e ci chiedevamo chi fosse l'altro giocatore e cosa volesse fare. Siccome ci troviamo però all'interno di un sito di videogiochi, bisogna scendere un attimo sulla Terra perché, purtroppo, non è tutto oro quello che luccica. Il nostro primo viaggio con Journey si è concluso in poco più di due ore, una durata davvero bassa anche in relazione al suo prezzo soprattutto perché ci siamo sentiti "bloccati" sul più bello. Due ore e passa bellissime, emozionanti, estasianti e diverse dal solito, ma pur sempre due ore, e seppure il titolo sia rigiocabile per riviverle di nuovo o perfezionare l'esplorazione, è innegabile che la magia della "prima volta" non si è più ripetuta.
Conclusioni
Siamo stati molto combattuti nel decidere in che maniera giudicare un prodotto come Journey, il cui sviluppo si è più volte e inspiegabilmente prolungato nel tempo e la cui durata è decisamente bassa anche in relazione al prezzo (15$ in america, non c'è ancora il dato ufficiale italiano) al quale viene proposto. Alla fine hanno prevalso (soggettivamente, sia chiaro) il cuore e le sensazioni provate dopo aver portato a termine l'avventura tutta d'un fiato e più volte in seguito. Journey è un viaggio che va a colpire i sensi, ammalia e rapisce perché propone un'atmosfera e un impianto artistico raramente visti in un videogioco, riesce a trasmettere a chi lo gioca la "fatica" del protagonista principale nel raggiungere la sua agognata meta. Il vento, la sabbia, le luci e i colori sono proposti con una morbidezza e un senso estetico fuori dal comune, che assieme ad una colonna sonora azzeccata ed evocativa completano un contesto che non può far altro che portarci a consigliare caldamente un'esperienza del genere. È indubbio però constatare il fatto di essere rimasti non poco delusi una volta appurata la durata del titolo, il cui filo conduttore sarebbe potuto estendersi tranquillamente il doppio del tempo, ad esempio, senza minare in maniera decisiva tale beltà e le peculiarità che lo contraddistinguono.
PRO
- Artisticamente incredibile
- Colonna sonora eccezionale
- Si porta a termine con estrema soddisfazione
CONTRO
- Deluderà chi quantifica i soldi spesi con le ore giocate
- Deluderà chi preferisce il gameplay vero e proprio alle emozioni suscitate