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Alone In The Dark: The New Nightmare

Aiutate Edward Carnby e Aline Cedrac a scoprire cosa sta succedendo nella Shadow Island, luogo tetro e custode d'insidie mai viste prima d'ora. La lunga attesa per la release Playstation 2 avrà giovato alla qualità del titolo, riuscendo ad impressionare il detective Latin Lover?

RECENSIONE di La Redazione   —   14/11/2001
Alone in the Dark: The New Nightmare
Alone in the Dark: The New Nightmare
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Alone In The Dark: The New Nightmare
Alone In The Dark: The New Nightmare

Torna l'orrore

Al di là della versione per l’otto bit portatile Nintendo, le versioni per console e Pc son tutte abbastanza simili, se si esclude la risoluzione più elevata del Pc e la maggiore fludità (anche se non esente da cali) di quest’ultima, a fare differenza tra la versione a 128 bit per la sfortunata console Sega e quella del 32 bit Sony, è la sola definizione, visto che i 30fps e sfondi bidimensionali fanno capolino in entrambe le versioni. Finalmente, dopo tanto tempo, arriva anche la release per Playstation 2, l’ultima in ordine cronologico ad apparire sul mercato; sarà valsa la pena attendere Carnby ed Alone sul monolite nero Sony? E soprattutto, perché tutti questi mesi extra? Fondali tridimensionali? Slurrp! 60 fotogrammi al secondo stabili? Woww! Animazioni del volto e delle labbra? Mio! Peccato che in verità il gioco non sia cambiato di una virgola, anzi…

La storia!

Innanzitutto è bene dire sin da subito che la storia non è legata ai prequel, tanto che anche un ragazzuolo che non ha mai provato i primi 3 capitoli di Alone In The Dark può entrare da subito nel vivo della vicenda. Stupisce, per i conoscitori delle precedenti puntate, il deciso cambio di look per Edward Carnby, decisamente più cool (non lo fate vedere alle vostre ragazze, non si sa mai Ndr), qui accompagnato dalla bella Aline Cedrac, ma andiamo con ordine.
L’azione si svolge in una raccapricciante isola (molto di più di quello che pensate, parola mia!) chiamata Shadow Island; in questo lugubre posto ha da poco perso la vita un amico di Carnby, il miglior investigatore del paranormale sulla piazza (se scrivevo del brivido potevate pensare che il gioco fosse uno spin-off di Dylan Dog, o mi sbaglio? Ndr). Charles Fiske, questo il nome del pover’uomo, si trovava laggiù per un compito assegnatoli dal suo cliente, tale Frederick Johnson, la stessa persona che manderà lì il nostro alter ego su sua precisa richiesta, ovviamente per investigare sulle cause reali che hanno portato alla morte di Fiske. Con Carnby prende il volo, su precisa richiesta del cliente, anche la bella Aline Cedrac, procace insegnante in lingue indiane antiche.

Alone In The Dark: The New Nightmare
Alone In The Dark: The New Nightmare

La storia!

Una presentazione in full motion video di qualità appena discreta (come gli altri che ci saranno nel gioco assieme alle classiche scenette d’intermezzo in tempo reale), anche se leggermente superiore alle precedenti release per definizione, ci mostra il viaggio a bordo di un idrovolante dei 2 protagonisti, viaggio destinato ad un evento drammatico; appena giunti in vista di Shadow Island, l’idrovolante sembra soggetto ad una forza ostile e sconosciuta che provoca la distruzione del mezzo.
Per fortuna, grazie ai paracaduti, il nostro duo si riesce a salvare anche se si divide: Edward arriva in una foresta, Aline addirittura sul tetto di una magione che non promette davvero niente di buono (per usare un eufemismo). E’ bene dire che l’isola è in mano alla famiglia Morton ed Aline crede che Charles Fiske sia stato ucciso da un membro di detta famiglia, Obed Morton. Come è consuetudine in questo genere videoludico, tutte quelle che all’inizio definiamo verità con cognizioni di causa, son destinate a lasciar spazio alla realtà, per quanto terribile spaventosa essa sia. Ci fermiamo qui per non rovinarvi il gusto di scoprire la bellissima trama, i colpi di scena (che metteranno a dura prova i malati di cuore e persone facilmente impressionabili) che permeano il titolo distribuito da Infogrames ed oramai prossimo al rilascio. Piccolo avvertimento sin da subito: se avete paura del buio è inutile che continuiate a leggere questa recensione, se non ne avete o siete curiosi, continuate pure, adesso si parlerà di………….

Orribile grafica

Come già detto nel cappello inziale, si pensava che fosse stato un deciso rinvigorimento del comparto grafico la principale causa del rilascio ritardato della versione Playstation 2 di Alone In The Dark: The New Nightmare, dopotutto fondali bidimensionali, soli 30 fps (o 60 non stabili se si giocava su Pc pompati), mancanza di animazioni del volto o deformazioni dei vestiti, non sarebbero stato di certo un buon biglietto da visita per la potente console che ha dato i natali a Devil May Cry e Gran Turismo 3. Che delusione….
Se già una grafica di questo livello fa un po’ irritare il possessore di Sega Dreamcast (abituato ai fasti del meraviglioso Resident Evil Code Veronica), non osiamo immaginare il volto di un possessore del mitico 128 bit Sony a vedere uno “spettacolo” simile.
Iniziamo quindi a descrivere la grafica del gioco: i fondali come già detto sono rimasti gli stessi, renderizzati, una particolarità che non sarebbe da condannare se almeno fossero favolosi come quelli del sempre più vicino remake di Resident Evil per Nintengo Gamecube; purtroppo però, sono praticamente gli stessi delle versioni già rilasciate, con una palette di colori che a volte sembra stonare e con un effetto pioggia che sembra appartenere al passato delle console a 32 bit.

Alone In The Dark: The New Nightmare
Alone In The Dark: The New Nightmare

Orribile grafica

Con gli elementi poligonali, personaggi e mostri, la situazione continua a far storcere il naso: i personaggi umani non hanno un gran numero di animazioni, per non parlare delle animazioni facciali, qui completamente assenti (che “bello” vedere ancora carnby che comunica con Aline via radio con la bocca chiusa). Se non ci sono le animazioni facciali, figuriamoci se i vestiti si deformano in base ai nostri movimenti, producendosi in pieghe e riassestamenti in seguito a scalinate e saltelli qua e là. La maggior parte dei mostri sono realizzati con un esiguo numero di poligoni, ma almeno si difendono (poco) meglio dei personaggi.
L’effetto di luce creato dalla vostra torcia è forse stato l’elemento più valido della grafica negli altri formati, quindi a conti fatti, nonostante su Playstation 2 faccia soltanto sghignazzare, rimane anche qua la feature visiva più appagante (non che ci volesse tanto).
Come se tutto ciò non bastasse, i ragazzi della Dreamworks sono riusciti anche ad ottenere un frame rate incerto, visto che nonostante pochi poligoni su schermo e fondali renderizzati, i fatidici 30 fotogrammi al secondo, scemano su valori che si assestano sui 23-24, a patto ovviamente di usare l’amatissima opzione 60hz (d’oh!! Ndr), ivi inclusa altrimenti i valori saranno per forza di cose più bassi.
Nonostante tutto però, la realizzazione di qualche mostro genera un certo sorriso sul nostro viso, vuoi per un design molto “Lovecraftiano”, vuoi per alcune creature stilisticamente ben congegnate (e scaturite da una mente veramente malata), ma per il resto si poteva e si doveva fare molto di più. Menzione particolare anche per lo stile architettonico scelto per la casa, decisamente gotico che ricorda a tratti la pellicola Nightmare Before Christmas (che a parere di chi scrive doveva ricevere un accoglienza migliore) del visionario Tim”Beetlejuice” Burton. Per fortuna che un gioco come questo non abbisogna della sola bella grafica per attirare (si veda Silent Hill su Playstation), altri sono gli elementi cardine come la storia e l’atmosfera. A proposito di quest’ultima non si può non ricordare…..

Un audio da paura

Eh si, un buon 50% dell’atmosfera di un surival horror game dipende dal comparto audio accluso nel pacchetto videoludico: delle musiche elettrizzanti, angosciose, tirate o che a mala pena si odono sono praticamente obbligatorie e questo quarto capitolo della saga d’orrore targata Infogrames non delude assolutamente sotto questo aspetto. Volendo davvero cercare un pelo nell’uovo…..beh, la qualità di alcuni suoni non è delle migliori (ma per il resto incutono un brivido lungo la schiena indescrivibile) e la mancata implementazione del sistema sonoro Dolby Digital 5.1 (di serie su Xbox di Microsoft) si fa sentire: pensate quanti saltoni extra verso il soffitto avremmo fatto se ci fosse stata la localizzazione sonora di ogni singolo passo, sparo, grugnito che sia…in ogni caso non ci si può lamentare, l’atmosfera cattiva, aspra, paurosa per dirla tutta c’è ed è palpabile dall’inizio alla fine, tanto con Edward, sia con Aline.

Alone In The Dark: The New Nightmare
Alone In The Dark: The New Nightmare

Un audio da paura

Nel singolo Dvd che troverete nella confezione, troverete il doppiaggio e sottotitoli in italiano e come al solito la situazione non è delle migliori; volendo fare un paio di esempio, Sergio Mancinelli (Yotaro Kid in Galaxy Cyclone Bryger, Ito in Due Come Noi e Kibito in Dragon Ball Z e Gt) che abbiamo riconosciuto come doppiatore di Carnby mi sembra poco in forma, leggermente più bravo il fantastico Patrizio Prata (Go in Getter Robot Last Day ed lo spin off Shin Getter Robot Vs Neo Getter Robot) che doppia il pilota dell’aerovolante nell’intro, ma più che altro infastidisce la pessima coesione col labiale nel full motion video iniziale, visto che nel gioco le bocche sono tutte stranamente mute….

Aaargh un mostrooo!

Non avete mai giocato un videogioco di questo tipo? Conoscete almeno Resident Evil e Silent Hill? Ecco, mixate i punti di forza di queste due grandi saghe videoludiche ed avrete ottenuto il quarto episodio della saga di Carnby. Dal titolo CAPtive COMmunication, Infogrames ha attinto lo stile grafico (già mutuato dalla software house di Osaka dai precedenti AITD, buffo, vero? Ndr), buona parte degli arredamenti e degli enigmi.
Il sistema di puntamento dell’arma non è anch’esso dissimile dal primo gioco d’orrore (degno di nota) apparso sul grigio 32 bit Sony, la torcia (una volta estratta) si usa tramite stick analogico, mentre l’inventario è illimitato, generando entusiasmo per questa scelta (nel sottoscritto in primis) che eviterà lunghe passaggiate in lungo ed in largo solo per depositare armi ed oggetti in bauli misteriosamente confluenti l’un l’altro, facendo però storcere il naso ad altri (credo comunque una minoranza). Il sistema di salvataggio è ripreso soltanto in parte: è vero, senza degli amuleti (che fanno le veci dell’inchiostro) non potrete salvare, ma una volta ottenuti questi oggetti potrete salvare dove più v’aggrada, senza cercare una macchina da scrivere.
Dal titolo Konami (il 23 Novembre esce in Italia Silent Hill 2) viene mutuata quell’atmosfera ossessiva dove anche il minimo suono sospetto vi può far venire una pelle d’oca inenarrabile: poco dopo aver iniziato il gioco con Aline Cedrac, sentirete uno spettrale miagolare di un gatto quasi come se qualcosa lo stesse mangiando o, ancora, in determinate zone i mostri spegneranno la luce costringendovi ad usare la vostra fedele torcia, davvero indispensabile per finire il gioco, anche perché non sono in pochi i nemici a temere la luce (al contrario di altri che ne trarranno vigore!!).
Ricapitolando, i combattimenti, quindi, ci sono e non sono neanche pochi (eredità di Resident Evil), ma molto è lasciato anche all’immaginazione del giocatore, permeato da effetti sonori, urla terrificanti ed un buio davvero spettrale (Silent Hill docet). La storia è decisamente appassionante, i colpi di scena abbondano e l’atmosfera è assicurata oltre che dal summenzionato versante audio, anche da tutta una serie di oggettini volti ad aumentare la tensione come lettere, foto e tanto di registratori con messaggi incisi su nastro.
I veterani dell’orrore non ci metteranno molto a finire il gioco con entrambi i personaggi, anche se la longevità è decisamente una spanna più in alto rispetto ai giochi summenzionati nel corso di questa recensione, soprattutto in virtù di un numero di enigmi che esulano dai classici “trova la chiave, apri la porta e prosegui”.

La luceeeee, accendetelaaa!

A conti fatti ci troviamo di fronte ad un videogioco che dovremmo consigliare praticamente a tutti, in virtù di una storia accalappiante, un'atmosfera da brivido che genera quella dannatissima convinzione che tra meno di 5 secondi qualcosa si farà strada verso di noi ma purtroppo qualcosa è andato storto: l’impatto grafico fa davvero perdere appeal all’interesse del videogiocatore che tra qualche giorno avrà la possibilità di giocare Silent Hill 2.
Alone In The Dark: The New Nightmare è un gioco senza dubbio da provare, è vero che tecnicamente è orrendo per il 128 bit Sony (e carica anche molto tra una locazione ed un altra), ma indubbiamente regala dei momenti di forte tensione ed orrore puro.
Se avete già comprato Resident Evil Code Veronica ed avete un gruzzolo sufficiente per comprare un altro gioco assieme a Silent Hill 2, fateci un pensierino o comunque affittatelo o fatevelo prestare ma che non si dica in giro che lo abbiate snobbato del tutto; non sarebbe da veri videgiocatori tralasciare un buon gioco solo per una realizzazione tecnica infima.

    Pro:
  • Atmosfera angosciante e ben studiata
  • 2 avventure, tra loro concatenate
  • Non è tra gli horror game più facili
    Contro:
  • graficamente mediocre
  • caricamenti decisamente lunghi

Torna l'orrore

Correva l’anno 1996 quando su Sony Playstation venne rilasciato Bio Hazard (in occidente conosciuto come Resident Evil), erroneamente ritenuto da molti il primo gioco d’orrore (o meglio survival horror game) a far capolino sugli scaffali dei negozi. Non è così.
Agli albori degli anni ’90, Infogrames inventò il genere con Alone In The Dark, grande esempio di storyboard, enigmi e di come si gestiscono le telecamere virtuali per dare davvero l’impressione di vedere una pellicola d’orrore. Chi ricorda detto gioco, non può fare a meno di notare tutti gli elementi in comune col gioco partorito dal geniale Shinji Mikami, l’uomo a cui si devono altri franchise conosciuti a livello globale come Dino Crisis, Onimusha e Devil May Cry (ancora un paio di mesi per la release europea). E’ dal titolo Infogrames che viene mutuata l’impostazione del settore visivo, abile mix di elementi poligonali (come i personaggi) e fondali renderizzati (quindi bidimensionali), alcuni tipi di enigmi e la presenza di personaggi non giocanti sparsi, guarda caso, nella magione, sfondo prescelto per detto gioco. Col tempo entrambi i franchise hanno generato 2 sequel (sono anche stati convertiti per Playstation e Saturn) ma inspiegabilmente la saga finì nel dimenticatoio; non è più, per fortuna, così: il ritorno dell’investigatore Edward Carnby, rinviato più volte purtroppo, è stato lungamente atteso da una gran schiera di fan nelle varie versioni annunciate; la prima ad essere stata rilasciata è quella per Psone, seguita a ruota da quella per Game Boy Color, personal computer (eccellente a patto di non scendere sotto un P3 600, 128 mb di ram e scheda video accellerata da 32 mb) e Dreamcast.