Il Marvel Cinematic Universe entra finalmente nella sua quinta fase, la seconda di tre nella nuova Saga del Multiverso, e lo fa dopo qualche anno passato a sperimentare tra film e serie TV che hanno formato un mosaico molto meno coinvolgente che in passato, senza una narrativa centrale ad avvicinare i vari eroi di questo mondo immaginario. Dopo il Blip di Avengers: Endgame serviva una nuova minaccia all'orizzonte e l'ingrato compito di affrontarla per primo è toccato ad Ant-Man. L'eroe di basso profilo che sembrava una scommessa persa in partenza, è diventato uno dei più amati della scena hollywoodiana grazie anche e soprattutto al talento di Paul Rudd e alle atmosfere più intime e famigliari dei primi due film - più commedie che cinecomics - diretti da Peyton Reed.
Per questo faceva strano sapere che il buffo Scott Lang sarebbe stato il primo a vedersela con Kang il Conquistatore - un avversario temutissimo, nei fumetti - in un film molto più ambizioso che in passato. E in definitiva è proprio questo il problema di cui vi parliamo nella nostra recensione di Ant-Man & the Wasp: Quantumania, un film che spicca in alcuni momenti, ma che rischia di deludere proprio i fan dei due Ant-Man precedenti. E non solo.
Metà Ant-Man e metà Avenger
La fisionomia di Ant-Man si riconosce nei primi minuti del nuovo film di Reed, che esplora le dinamiche nella famiglia allargata dei Lang e dei Pym dopo i fatti di Avengers: Endgame - vale a dire, la scomparsa di mezzo mondo per cinque anni - e in misura minore, ma non meno decisiva, di Ant-Man and the Wasp. È sempre più evidente l'importanza che i Marvel Studios stanno dando ai rapporti tra genitori e figli, o forse sarebbe meglio dire tra diverse generazioni: in questo caso si contrappongono il legame tesissimo tra Scott e sua figlia Cassie, interpretata ora da Kathryn Newton, che lui si è ritrovato adolescente all'improvviso, e quello tra Hope e sua madre Janet, rimasta nel microscopico Regno Quantico per trent'anni.
Rudd e Newton da una parte, Evangeline Lily e Michelle Pfeiffer - col terzo incomodo Michael Douglas - dall'altra, reggono bene la commedia famigliare/sentimentale, e in quei minuti si ha l'impressione di avere davanti un film di Ant-Man "vecchia maniera": certo, gli altri due non erano capolavori, specie il secondo, ma si distinguevano nel mucchio proprio per questa impronta caratteristica.
Un'impronta che Ant-Man and the Wasp: Quantumania perde quasi subito, quando i cinque protagonisti finiscono intrappolati nel Regno Quantico, che scopriamo essere molto diverso da come ce l'eravamo immaginato dopo averlo intravisto nei primi due film. A quel punto, la nuova pellicola di Reed prende una strada totalmente diversa dal passato, cercando l'azione a tutto volume, le battaglie epocali e la spettacolarità esagerata vista in film dai tenori completamente diversi. Scott si ritrova catapultato in un'avventura più grande di lui, per quanto possa sembrare un controsenso, insieme ad alleati vecchi e nuovi - tra cui spicca il Krylar di Bill Murray, più che altro per i pochissimi minuti in scena - contro nemici vecchi e nuovi, che includono una prima versione cinematografica di MODOK, supercriminale di secondo piano che i videogiocatori conosceranno soprattutto grazie a Marvel Vs. Capcom 3 e che nel MCU detiene ora il primato per le battute peggiori.
In questo senso, Quantumania è un film che spiazza: per una buona metà si ha l'impressione che ci sia qualcosa che non torna, che non tutte le rotelle siano al posto giusto. E non solo narrativamente, per via della brusca virata avventurosa, ma anche visivamente. E a un certo punto ci si chiede: ma che film stiamo guardando?
Se i primi due Ant-Man giocavano letteralmente con la prospettiva, apparecchiando scene d'azione memorabili nella loro quotidianità grazie ai poteri di rimpicciolimento e ingrandimento che conferiscono le particelle Pym, il nuovo film abbandona quasi completamente questa caratteristica della serie per abbracciare situazioni molto più generiche. Non solo: è proprio il Regno Quantico a saltare all'occhio, e non tanto per la sovrabbondanza di computer grafica che circonda gli attori in carne e ossa, quanto per l'assenza di caratteristiche visive rappresentative. Il viaggio nel Regno Quantico vuole essere un omaggio alla fantascienza anni '60, ma anche a tante altre cose, e diventa un miscuglio di idee, stili e concetti che richiamano un po' i fumetti e gridano anche di più Star Wars: la "capitale" su cui regna Kang sembra Coruscant.
Succede quindi che la seconda metà del film ne esce sovraccarica: di personaggi, di sottotrame, di richiami visivi, omaggi e citazioni. C'è davvero troppo, ma il brusco finale, che promette parecchi problemi nei prossimi film (e serie TV) lascia davvero a bocca asciutta.
E alla fine arriva Kang
Ant-Man and the Wasp: Quantumania non è un brutto cinecomic, e non è certamente il peggiore che i Marvel Studios abbiano prodotto in tutti questi anni anni: la bravura degli attori, la spettacolarità visiva e il carisma di questi personaggi, per chi ci si è affezionato, valgono il prezzo del biglietto e intrattengono com'è giusto che faccia un blockbuster di questo tipo. Il problema è che manca quel guizzo che caratterizzava i film precedenti, che li distingueva dagli altri cinecomic e che ha fatto innamorare il grande pubblico di questo strano eroe.
Il primo film della Fase 5 ha però il merito di aver portato sul grande schermo Kang il Conquistatore in persona: destinato a diventare l'antagonista degli Avengers nelle prossime pellicole, e in particolare in The King Dynasty a fine Fase 6, Kang è davvero la parte migliore di Quantumania. Jonathan Majors - che ne aveva già interpretato una variante nel finale di stagione di Loki, soprannominata Colui che rimane - recita la sua parte come Kang con una solennità, una gravitas, che... conquista ogni singola scena.
Kang è un cattivo che non scherza: è quasi onnipotente, spietato e rancoroso, e le sue varianti sembrerebbero essere anche peggiori di lui. I retroscena che lo hanno portato nel Regno Quantico sono inediti, dato che nei fumetti la sua storia è abbastanza diversa, ma gli conferiscono un'umanità interessante: in questo senso, il nostro timore che azzeccare un altro super nemico come Thanos fosse impossibile è stato decisamente sfatato. Da questo punto di vista, ha senso avergli contrapposto un eroe di serie B come Ant-Man per tutta una serie di ragioni che comprenderete alla fine del film, e che ridefiniscono anche il nostro simpatico protagonista. A questo proposito, restate per i titoli di coda: troverete due scenette post-credits interessanti.
Conclusioni
Multiplayer.it
6.0
Ant-Man and the Wasp: Quantumania banalizza le idee chiave che avevano distinto le avventure di Scott Lang da quelle degli altri Avengers con una pellicola chiassosa, in cui si mettono da parte fin troppo presto le dinamiche più intime e famigliari a favore di scene d'azione senza inventiva. Il film ha i suoi momenti, ma soprattutto il merito di imbastire i presupposti per la Fase 5 del MCU e di consacrare uno strepitoso Jonathan Majors nei panni dell'iconico antagonista degli Avengers... ma se i prossimi film riusciranno a costruire qualcosa di meglio su queste basi lo scopriremo solo in futuro.
PRO
- Kang il Conquistatore è un cattivo straordinario
- Il cast è sempre accattivante e la Newton è perfetta nel ruolo di Cassie
CONTRO
- Sembra uno spin-off degli Avengers... senza gli Avengers
- Manca l'originalità che contraddistingueva i film precedenti
- Il finale è di una bruttezza rara