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Burnout Legends

Prendete Burnout, impacchettatelo per bene e aggiungete degli steroidi. Avrete un'esperienza portatile fatta di sportellate e tanta adrenalina!

RECENSIONE di Alessandro Conenna   —   20/10/2005
Burnout Legends
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Una compilation portatile

Questo Burnout Legends, come il nome stesso lascia intuire, è quindi una sorta di tributo alla serie, un episodio inedito per impostazione, ma non certo per contenuti. La struttura di gioco, sebbene siano presenti tutti i tracciati e le macchine delle prime tre incarnazioni del popolare franchise, si rifà in maniera fedele a quella di Burnout 3: Takedown, non solo per quanto riguarda il gameplay, ma anche per ciò che concerne i menù ed i vari aspetti secondari. Il fulcro è quindi rappresentato dalla modalità World Tour, cioè una serie di gare, ambientate in giro per il mondo, ciascuna delle quali è associata a dei particolari obiettivi, il cui completamente frutterà al giocatore una medaglia, che potrà essere d’oro, d’argento o di bronzo a seconda dei risultati ottenuti. La gamma di obiettivi è piuttosto ampia: si parte dal dover completare una gara, o un mini-campionato composto da una manciata di esse, classificandosi al massimo terzi, oppure dover effettuare entro un tempo prestabilito un giro attraverso un circuito, tuttavia non è certo questo a rendere la serie di Burnout tanto speciale. Dove il gioco fa davvero la differenza è infatti la particolare importanza che viene data agli incidenti: alcune gare, chiamate molto appropriatamente Furia Stradale, ad esempio ci richiederanno di provocarne un certo numero agli altri concorrenti in gara per essere completate con successo, attraverso furiose sessioni a sportellate o qualsiasi altro subdolo trucco ci venga in mente. Le prove di tipo Schianto, invece, ci mettono a disposizione un tratto di strada particolarmente affollato (di solito un incrocio), lasciandoci il compito di pianificare un modo per scaraventarci in mezzo e provocare il maggior numero di danni possibile, sfruttando al massimo gli aiuti (come turbo ed esplosioni, ma rispetto al passato sono fortunatamente spariti i moltiplicatori, colpevoli di facilitare troppo la vita al giocatore) disseminati lungo il percorso. Come incentivo per il giocatore ad abbandonare il fair-play e lasciarsi andare a comportamenti distruttivi anche nelle gare più “classiche”, non poteva ovviamente mancare l’apposita barra, vero e proprio simbolo della serie, che si riempie progressivamente ad ogni manovra criminale eseguita, e che può essere barattata in ogni momento con qualche secondo di velocità extra.
Il lavoro svolto in sede di adattamento è stato sicuramente eccellente, ed il feeling della serie è rimasto praticamente immutato nel passaggio verso una console portatile, tuttavia è bene evidenziare che tale processo non è stato indolore, ed alcuni compromessi si sono resi necessari per realizzare il titolo sull’hardware PSP. Il più importante riguarda senza dubbio la diminuzione delle auto che partecipano contemporaneamente alle gare, ora scese a quattro rispetto alle sei previste originariamente, con conseguenze sulla giocabilità piuttosto evidenti. Il ritrovarsi a competere con tre soli avversari, infatti, abbassa sensibilmente la frenesia della corsa, specialmente in alcuni tipi di gare (Furia Stradale su tutte), elemento in realtà fondamentale per un titolo che fa degli incidenti il suo punto di forza. La stessa idea, inoltre, di proporre un episodio “compilation” può risultare poco attraente a tutti coloro che hanno già abbondantemente sviscerato i precedenti Burnout, e la possibilità di avere per la prima volta tutti i tracciati e le vetture disponibili in un unico titolo (considerando poi che alcune piste, soprattutto del primo episodio, non sono proprio il massimo) potrebbe non rappresentare uno stimolo sufficiente a giustificare l’acquisto.

Burnout Legends
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Più veloci della luce!

Il sistema di controllo offre al giocatore la possibilità di utilizzare sia lo stick analogico che la croce digitale per comandare la vettura, con la seconda opzione che si dimostra di gran lunga la più efficiente, garantendo in generale una risposta più veloce e reattiva. La disposizione dei tasti è sufficientemente comoda, tuttavia l’obbligo di associare l’accelerazione o il turbo ad uno dei dorsali può portare ad affaticamento delle dita nel caso di sessioni troppo lunghe.
Il comparto grafico, al contrario, è assolutamente strepitoso, al punto che ci si dimentica subito di giocare su una console portatile. Le ambientazioni sono la fedele riproposizione di quelle già viste sulle console da casa, ricchissime di dettagli e piuttosto varie come assortimento, in grado di sfrecciare sotto le nostre ruote a velocità spaventose, soprattutto una volta sbloccate le classi più veloci; per le vetture il lavoro di rimodellazione è invece più evidente, ma con risultati comunque ottimi. Il motore grafico muove il tutto a 30fps con qualche raro rallentamento in occasione delle situazioni di gioco più concitate, però è afflitto da un fastidioso bug nella gestione delle collisioni con i fondali (in qualche, seppur rara, occasione la vettura attraversa gli sfondi ci si ritrova ad accartocciarsi in un “nulla” grigiastro) di cui francamente avremmo fatto volentieri a meno. Le ridotte dimensioni dello schermo, infine, non compromettono come temuto l’esperienza, permettendo in generale di identificare con sufficiente velocità eventuali ostacoli che si frappongono tra noi e la vittoria.
Per quanto riguarda il sonoro, c’è da segnalare la presenza di un accompagnamento musicale piuttosto corposo e dai temi rockettari come da tradizione, sebbene inferiore come qualità a quello di Burnout 3 ed un po’ sacrificato se riprodotto dagli speaker della console. Gli effetti sono nella norma, non brillando certo per varietà, ma per lo meno non c’è più traccia dell’insopportabile commento parlato del precedente episodio.
La longevità è garantita dall’elevatissimo numero di gare che compongono la modalità World Tour, e la possibilità di cimentarsi singolarmente in ciascuna di esse mantiene comunque alto l’interesse nei confronti del gioco, anche una volta terminate tutte le competizioni con successo. La presenza inoltre di una modalità multiplayer via wi-fi (purtroppo però niente supporto ad internet) particolarmente ricca, accessibile anche con una sola copia tramite la condivisione di gioco, non può che confermare l’ottimo valore di questo debutto portatile della serie Burnout.

Burnout Legends
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Burnout Legends è un ottimo titolo, con ogni probabilità uno dei migliori acquisti disponibili per il goiellino portatile di casa Sony, tuttavia non riesce ad essere quell’assoluto capolavoro che molti si aspettavano. La decisione di abbassare a quattro il numero di vetture in gioco, in particolare, è l’elemento che ci è piaciuto di meno, ed avremmo sicuramente preferito avere a che fare con un episodio completamente nuovo piuttosto che una compilation, per quanto valida e completa, delle precedenti incarnazioni della serie. In ogni caso si tratta di un acquisto assolutamente consigliatissimo per ogni possessore di PSP, in grado di regalare ore ed ore di sano divertimento portatile, sia da soli che in multiplayer.

    Pro:
  • Graficamente eccezionale
  • E' Burnout al 100%, per la prima volta portatile
  • Molto longevo e rigiocabile, specie in multiplayer
    Contro:
  • Si gareggia solo contro 3 avversari
  • Non è un episodio nuovo, ma una compilation dei precedenti
  • Qualche bug qua e là nel motore grafico

Come da ormai celebre (e spesso discussa) tradizione Electronic Arts, ecco che l’arrivo di un nuova incarnazione della serie Burnout si trasforma puntualmente in un evento multipiattaforma, andando a toccare per la prima volta anche le sponde del nuovo goiellino portatile di mamma Sony. Diversamente però dalle sue “sorelline maggiori”, che con Burnout Revenge hanno visto l’arrivo di un episodio completamente nuovo, la PSP si vede dedicare un titolo che è una sorta di collection dei precedenti Burnout, Burnout 2: Point of Impact e Burnout 3: Takedown, con in più l’aggiunta di qualche piccola novità per sfruttare in maniera adeguata il fattore portabilità. Vista la qualità delle “materie prime”, il risultato non poteva che essere di primo livello…