Alyssa…where are you?
Protagonista del gioco è Alyssa, giovane studentessa in un college britannico: in prossimità del suo quindicesimo compleanno, la nostra eroina riceve una lettera della sua amata madre, che la invita disperatamente a nascondersi e a stare lontana ad ogni costo dalla propria casa natia. Spaventata dall’inquietante epistola, Alyssa decide di contravvenire a quest’ultimo avvertimento, preoccupata per gli apparentemente incomprensibili timori della madre. All’interno della propria abitazione, però, la giovane si imbatte in uno sconosciuto e misterioso uomo, vestito di un cappotto e un cappello neri, che dopo alcune enigmatiche affermazioni scompare nel nulla: come se non bastasse, però, Alyssa si trova subito dopo catapultata nello scenario di una Londra in pieno periodo del secondo conflitto mondiale, perseguitata da un feroce assassino. Messo in questi termini, il plot di Clock Tower 3 potrebbe apparire quantomeno insensato; in realtà questa breve introduzione ai fatti è solo il prologo di uno storyline solido e ben costruito, di cui non forniamo altri elementi per non rischiare di rovinare la sorpresa agli utenti interessati. Basti sapere, comunque, che nel corso dell’avventura, Alyssa scoprirà l’oscuro passato della propria famiglia, e si vedrà costretta ad affrontare ben sei diversi serial killer in altrettanti scenari dalle svariate collocazioni temporali. Il che ci collega direttamente alla struttura di gioco di Clock Tower 3: abbandonata la scomoda e poco adatta interfaccia punta e clicca dei precedenti episodi, questo terzo capitolo presenta uno schema più consono e familiare, con ambientazioni totalmente 3D inquadrate da telecamere sia fisse che mobili e con le movenze della protagonista gestibili direttamente dallo stick del controller. Nulla di nuovo, dunque, ma le particolarità cominciano solo ora. Come detto, durante il gioco Alyssa è costantemente minacciata dalla presenza di un serial killer, il cui approssimarsi viene enfatizzato da un’angosciante accompagnamento musicale: ebbene, tutto ciò che la nostra eroina può fare è, semplicemente, darsela a gambe. Eh si, perché se si esclude la boccetta d’acqua santa utile a bloccare momentaneamente il cattivo di turno, Alyssa è completamente indifesa, e deve cercare di celarsi agli occhi dell’assassino sfruttando determinati nascondigli contrassegnati da un bagliore luminoso per poter far perdere le sue tracce per un certo periodo.
Come Sailor Moon
Altra caratteristica peculiare di Clock Tower 3 è la presenza di un unico indicatore su schermo, che mostra il livello di paura della povera Alyssa, suscettibile ad incrementi in occasione di incontri ravvicinati con il serial killer di turno: quando è completamente pieno, la nostra eroina viene presa dal panico, comincia a correre scompostamente e ad inciampare e solo in questa occasione può essere uccisa da un singolo colpo. Proprio queste caratteristiche del gameplay rendono Clock Tower 3 un titolo estremamente impressionante, sia per la continua sensazione di angoscia che si prova per la minaccia incombente, sia per alcune improvvise apparizioni sulla scena dei malvagi assassini, spesso davvero da infarto. A ciò va ad aggiungersi la grande crudezza di alcune scene di omicidi dei serial killer di cui sopra: vedere una bambina brutalmente uccisa a martellate o un’indifesa vecchietta venire sciolta nell’acido (solo per fare due esempi) non è certo cosa da poco. E la buona realizzazione tecnica del gioco contribuisce ad enfatizzare questi ed altri aspetti dell’avventura, grazie ad ambientazioni e modelli poligonali decisamente curati (solo le animazioni di Alyssa lasciano un po’ a desiderare), cut-scenes davvero magistrali e ad un accompagnamento sonoro intelligente. Purtroppo la qualità globale di Clock Tower 3 è minata da una generale limitatezza del gameplay: gli enigmi da affrontare sono molto semplici (la risoluzione di tutti i capitoli, inoltre, sta nel riportare agli spiriti delle vittime degli assassini dei particolari oggetti per poterli così liberare), e le continue fughe verso i nascondigli possono alla lunga diventare piuttosto ripetitive, seppur sempre angoscianti. Menzione particolare meritano le battaglie coi boss, probabilmente la nota più stonata dell’intera produzione Capcom. Alla fine di ogni capitolo è necessario affrontare in battaglia il serial killer di turno, procedimento che viene permesso da un infelice espediente: in un’atmosfera più da Sailor Moon che da survival horror, la boccetta d’acqua santa di Alyssa si trasforma in un arco magico in grado di sconfiggere il male. Così armata, la nostra eroina può affrontare lo sconfortante combattimento: ci si limita a girare in tondo, aspettando che il nemico si fermi per lanciare un attacco (a vuoto, si spera) per colpirlo con una freccia. E l’incomprensibilmente elevata barra energetica dei boss costringe a ripetere il tedioso processo per molti, troppi, minuti…
Commento
Clock Tower 3 è un titolo che a fronte di uno storyline davvero ben costruito (enfatizzato da ottime cut-scenes), di una realizzazione tecnica di tutto rispetto e di un’atmosfera decisamente paurosa e in grado di regalare numerosi salti sulla poltrona, non riesce purtroppo a proporre un gameplay all’altezza. Al di là delle citate battaglie coi boss, quanto meno fuori luogo e mal concepite, il prodotto Capcom soffre di soprattutto dei problemi legati ad un sistema di gioco piuttosto limitante: in fondo, si tratta sempre di scappare da un serial killer, nascondendosi quando possibile e risolvendo facili enigmi durante i momenti di pace. Ciò detto, Clock Tower 3 non è assolutamente un brutto titolo, e anzi merita tutta l’attenzione degli appassionati del genere, per gli indubbi pregi sopra elencati: rimane comunque un po’ di amaro in bocca per un prodotto che, se più curato a livello di gameplay, avrebbe potuto sicuramente giocarsela ad armi pari coi vari Resident Evil e Silent Hill.
- Pro:
- Ottima trama e cut-scenes magistralmente girate
- Grande atmosfera e colpi di scena da infarto
- Originale rispetto agli altri survival horror
- Contro:
- Struttura di gioco limitante
- Sistema di controllo macchinoso
- Battaglie coi boss mal realizzate
In principio fu Alone in the Dark. Un ottimo titolo, certo, ma che nonostante i vari sequel rimase per lungo tempo l’unico degno rappresentante di un genere che solo diversi anni dopo, grazie a Resident Evil, venne conosciuto dalla massa come survival horror. Da lì in poi, questa categoria di videogiochi si è venuta rapidamente arricchendo di titoli anche diversi fra loro, ma che comunque hanno portato ad una certa qual fossilizzazione della struttura di gioco all’interno di determinati standard. Fortunatamente, c’è sempre qualcuno che tenta di battere nuove strade: è questo il caso di Clock Tower 3, che invece di mettere sul piatto la solita carneficina di zombie e mostri vari, costringe il giocatore a vestire i panni di una ragazzina “armata” solamente di una boccetta d’acqua santa…