Ma andiamo con ordine…
I collegamenti col citato Friends of Mineral Town sono parecchi non solo a livello di gameplay, ma a partire da ambientazione e personaggi: sebbene il villaggio in cui si ambienta il gioco, Nontiscordardimé, sia diverso rispetto a quello dove abbiamo vissuto e lavorato duramente ormai ben quattro anni fa, ne conserva tutte le caratteristiche nonché un discreto numero di personaggi non giocanti. I nuovi amici del fattore che impersoneremo, inoltre, sembrano avere ben chiare in mente le vicende del titolo precedente, se è vero che il sindaco della nostra cittadina, uno dei primi personaggi che incontreremo, ci terrà impegnati in un lungo dialogo una cui buona metà sarà incentrata sulle gesta “eroiche” del suo collega di Mineral Town… Stavolta c’è però una premessa, a far da sfondo alle nostre disavventure campagnole, un tantino più complessa e mutuata, pur in maniera molto semplificata e parodistica, dall’universo dei classici Giochi di Ruolo giapponesi: facciamo subito la conoscenza di quella che dovrebbe essere la “cattiva” della situazione, Streghetta, che in realtà cattiva non lo è affatto (e lo dimostra il fatto che sia una delle ragazze che potremo corteggiare e sposare nel corso del gioco, sia pure osservando regole molto particolari), piuttosto è un tantinello… distratta, ecco! Si dà il caso che ella non sopporti la Dea del Raccolto, sua controparte “buona”, non certo per chissà quali motivi filosofici di Yin e Yang e dualismi cosmici, ma semplicemente perché la Dea usa annunciarsi in ogni sua apparizione con un “Tadaaaaaaa!” che Streghetta trova oltremodo irritante; l’intenzione è dunque quella di giocarle uno scherzetto rubandole la voce con un incantesimo, ma solo per un po’, per ridere in amicizia, senonché le cose non vanno esattamente come Streghetta prevedeva e la Dea del Raccolto finisce nientepopodimenoche in un’altra dimensione! Appresso a lei vanno, per cercare di recuperarla, tutti e 101 i Folletti del Raccolto il cui compito sarebbe in teoria aiutare i contadini del villaggio, e Streghetta si trova in un bel guaio! Il senso del passaggio successivo, ossia quello in cui con una naturalità alquanto sconcertante Streghetta assegna a noi, giovani virgulti che si sono appena ritrovati tra le mani una grande fattoria da rimettere in sesto, il compito di riportare indietro Dea e Folletti come se fosse la cosa più naturale ed ovvia di questo mondo, ci sfugge un po’, ma poco male, perché la missione affidataci sarà portata a termine lavorando sodo nel nostro appezzamento, esattamente come saranno portati a termine quelli che sono i veri obiettivi di tutti i fattori che si rispettino, ovverosia mangiare sano dei prodotti della propria terra, farsi una barca di soldi e sposare la ragazza più bella del villaggio con la quale fare tanti bambini da mettere al lavoro nei campi e vivere di rendita il resto della propria vita! Alè!
Voglio andare a vivere in campagna
Incassato il riconoscimento per la didascalia più banale possibile in una recensione di un Harvest Moon, passiamo tosto a descrivere la miscela di RPG, gestionale, simulatore di appuntamenti e communication game alla Animal Crossing che è questo Harvest Moon DS. All’inizio vi ritroverete semplicemente con il minimo indispensabile in fatto di attrezzi e un paio di sacchetti di semi di rapa: tutto quello che dovrete fare è liberare il terreno da eventuali erbacce, zapparlo, seminare, innaffiare una volta al giorno, e in pochi giorni avrete il vostro primo raccolto! A questo punto, coi primi soldini incassati, si cominceranno ad aprire davanti a voi una vera selva di possibilità, che vanno dall’acquistare semi di piante diverse per diversificare il raccolto e guadagnare più soldi, al costruire nuovi capanni, stalle e così via dopo aver acquistato o raccolto da soli il materiale necessario; in queste stalle poi cosa ci dovrete mettere se non polli, pecore e mucche? Bravi, li comprate, li curate per bene e da semplici contadini sarete anche provetti allevatori!
Un gioco, quindi, che non vi lascia mai un momento senza qualcosa da fare, con una scelta estremamente vasta di attività
Voglio andare a vivere in campagna
E poi potrete acquistare generi alimentari per sostenervi durante il lavoro o dedicarvi alla culinaria, non prima però di aver apportato le necessarie migliorie alla vostra casetta (una cucina in questo caso, ma il campionario è discretamente vario), per poi regalare i vostri piatti succulenti agli amici o alla ragazza dei vostri sogni. Il corteggiamento è una parte importante di ogni Harvest Moon: diverse donne in cerca di marito vivono a Nontiscordardimé, e per far colpo su quella che avete scelto dovrete assecondarne i gusti in fatto di cibo e regali, nonché dimostrarvi un gran lavoratore e possibilmente in ottima salute finanziaria. E nel tempo libero? Un bel giro in paese, per una chiacchiera con gli amici o una puntatina al bar, o una gita al mare, o una visita agli scavi archeologici e alle miniere per recuperare, qua il gioco assume connotati da Gioco di Ruolo, un po’ di metalli utili a potenziare gli attrezzi. E ancora, in occasioni particolari come le feste comandate dedicarsi a questa o quella attività, e poi semplicemente andare in giro che prima o poi salta sempre fuori qualcosa di nuovo da fare… Il tutto senza dimenticare di cercare i Folletti del Raccolto, che più avanti, quando non riuscireste più a gestire da solo quello che potete potenzialmente fare coi vostri soldi, vi saranno quasi indispensabili per continuare a espandervi ed arricchirvi.
Un gioco, quindi, che non vi lascia mai un momento senza qualcosa da fare, con una scelta estremamente vasta di attività; il problema sta nel fatto che tutto ciò sa troppo di già visto, non essendo cambiata praticamente una virgola da Friends of Mineral Town, difetti ampiamente correggibili compresi quali l’eccessiva velocità del passaggio del tempo, il controllo del personaggio ancora ancorato alle quattro direzioni cardinali, la tediosità del dover compiere, ogni giorno, sempre quelle tre o quattro operazioni di base… Fortunatamente però rimane intatto anche quello che ha reso grande la serie, il fantastico senso di progressione, la soddisfazione quando la sera si vedono in cassa i frutti del proprio lavoro, la simpatia di personaggi e situazioni.
Il tempo passa…
…e tu sembri non cambiare mai. Detto ad una ragazza vi renderebbe immediatamente il suo eroe, ma nei confronti di una serie videoludica con qualche annetto sulle spalle non è esattamente un complimento. Rispetto a FoMT, qua non sembrano cambiare neppure grafica e sonoro, nel senso che abbiamo la netta sensazione di ritrovarci esattamente di fronte agli stessi asset: a sprite e fondali è stata data una pulitina qua, un piccolo aumento di risoluzione là e un paio di dettagli in più in generale, a musiche ed effetti speciali un paio di ritoccatine e uno o due canali in più, ma assolutamente nulla di ciò che vedremo e sentiremo ci farà mai pensare che non possa essere stato realizzato sul vecchio, glorioso GBA.
Rispetto a FoMT, qua non sembrano cambiare neppure grafica e sonoro
Il tempo passa…
Lo stile rimane pulito e zuccheroso, e le immagini statiche dei personaggi in occasione dei dialoghi piaceranno a più di un giocatore, ma non è nulla, nulla che non si possa fare su sistemi molto meno prestanti. Non saremmo completamente sinceri se non diremmo che in effetti questo HMDS qualcosa di nuovo prova a mettere in gioco, e si tratta di un paio di funzionalità legate, ma ci sembra veramente il minimo, a doppio schermo e proprietà tattili. Sullo schermo inferiore infatti, mentre il gioco prosegue su quello superiore, farà bella mostra di sé il menu generale, sul quale potremo giostrarci agilmente a colpi di pennino tra schermata di salvataggio e caricamento, inventario, mappa interattiva, statistiche generali e dettagliate di gioco e un comodo tutorial in-game presentato sotto forma di programma televisivo a cura degli onnipresenti Folletti. Inoltre, quando dovremo prenderci cura dei vari animali della nostra fattoria per farli stare bene e renderli così più produttivi partirà una sorta di sottogioco alla Project Rub, nel quale il nostro compito sarà accarezzare e stimolare le bestiole, rappresentate in questo caso con gli unici poligoni che vedremo in tutto il gioco, tramite pennino. Non mancano i contro a questi pur interessanti sforzi, rappresentati nel secondo caso da una realizzazione tecnica che non fa gridare al miracolo e da una sostanziale inerzia del tutto: la novità di dover accarezzare l’animale passa in fretta e presto la identificheremo come un altro compito di routine non dissimile dal canonico falcia l’erba/zappa la terra/semina/innaffia. Nel caso del menu, invece, si nota un livello grafico/stilistico che rimane ancorato ai dettami di qualche anno fa, l’incomprensibile scelta di deputare la conferma di gran parte delle nostre scelte comunque alla pressione del tasto A, nonché il fatto che, per quanto riguarda l’inventario, mentre noi operiamo le ore continueranno a scorrere facendoci perdere del preziosissimo tempo, che, ripetiamo, è davvero poco.
Se Harvest Moon DS fosse il primo gioco della serie, non gli potrebbero essere mosse critiche sostanziali: è un gioco enorme, libero, pieno di cose da fare, divertente, ben realizzato. Il problema è che niente di quello che c’è è veramente nuovo, e in particolare le somiglianze con Friends of Mineral Town per GBA sono talmente evidenti da renderle pesanti e difficilmente accettabili. Perfino quando andiamo a fare l’enumerazione di pregi e difetti ci accorgiamo che sono gli stessi di tutti gli Harvest Moon in 2D che abbiate mai potuto giocare! E allora il voto non può che essere punitivo nei confronti di Natsume, che pur in presenza della prima console veramente innovativa uscita in vent’anni di videoludo non ha fatto nulla per cambiare la sua formula. Bisogna considerare che il gioco è uscito in Giappone due anni fa, praticamente all’alba dell’era DS, e allora era più giustificabile un “porting estremo” quale HMDS in definitiva è, ma anche questo, se vogliamo, può essere preso come motivo del giudizio severo.
In fin dei conti, se siete nuovi all’universo degli HM o se non vedete l’ora di ricominciare daccapo una carriera di fattore che, nonostante uguale alla precedente, trovate ancora stimolante, potete pure ignorare bellamente il voto e fiondarvi all’acquisto perché quello che troverete qui è realizzato con grande sapienza e regala tante soddisfazioni; viceversa se siete ben avvezzi alla vita di un contadino portatile non troverete nulla di nuovo, e addirittura se conoscete gli exploit 3D della saga su GameCube e PS2 vi sembrerà di aver fatto un bel paio di clamorosi passi indietro… E’ ora di rinverdire la formula: non a caso Rune Factory, prossimo capitolo della saga su DS, promette proprio questo…
Pro
- E’ il solito Harvest Moon
- Pieno di cose da fare
- Una formula complessa ma sapientemente equilibrata
- E’ veramente il solito Harvest Moon…
- Funzionalità touch screen ben poco incisive
- La serie non è mai stata per tutti
Bokujo Monogatari, questo il nome della serie in Giappone, approdò infatti per la prima volta sui nostri schermi nel 1997, su Super Famicom, già completo di tutte quelle caratteristiche che negli anni ne hanno determinato il successo presso una schiera di fan forse non enorme ma sicuramente affezionata e combattiva. Mentre però con l’avvento dei 128 bit, e in particolare su GameCube, il simulatore di contadino più famoso della Terra (anche perché probabilmente è l’unico…) ha provato ad osare avventurandosi nelle lande inesplorate del 3D e di una maggiore componente ruolistica, peraltro con ottimi risultati, sulle console portatili siamo ancora di fronte esattamente alla stessa formula originaria, arricchita senz’altro di decine e decine di elementi che però riescono solo a rendere l’esperienza più ricca e completa, senza mai modificarne il feeling di base. Il DS con tutte le sue innovazioni poteva essere la piattaforma ideale per compiere un passo avanti anche sugli handheld, ma purtroppo ci ritroviamo di fronte ad un titolo che fa ben poco per distinguersi dall’ultimo HM portatile, Friends of Mineral Town, GBA, Anno di Grazia 2003…