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La Cosa

Dove il film è finito inizierà la vostra missione... Un gioco che vi insegnerà cosa vuol dire la solitudine e la paranoia, l'angoscia e la paura... Siete pronti a gettarvi in una missione con poche probabilità non solo di riuscita ma anche di sopravvivenza? Se sì preparate le giacche a vento che si va, in compagnia di Mauro Monaco, in una sperduta stazione di ricerca tra le nevi desolati dell'antartide e ricordatevi: scegliere correttamente di chi fidarsi e di chi no potrebbe far la differenza tra la vostra vita e la vostra morte... Fidatevi...

RECENSIONE di La Redazione   —   07/10/2002
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L’INIZIO DELLA PAURA

La trama del gioco ricalca le stesse ambientazioni e luoghi che si sono visti nella pellicola del 1982; noi impersoneremo il personaggio del capitano Blake che, con il suo team di salvataggio, dovrà tenere un rapporto su un incidente avvenuto nei pressi della fredda Antartide. La presentazione iniziale vede il team di Blake atterrare nei pressi di un laboratorio distrutto con il quale si è perso ogni contatto. Ma la temperatura ostile e le perenni nebbie di quei luoghi rendono il tutto più difficile e isolano la squadra di soccorso che si vede costretta ad agire con il solo ausilio della radio. Dopo la breve ma esauriente presentazione, il gioco inizia tra i freddi ghiacci dell’Antartide e il tutto non lascia presagire niente di buono. Il tutto è ben confezionato sin dall’inizio, la sensazione di angoscia è fortissima e ben riprodotta e la fedeltà degli scenari con il film è impressionante. Nulla sembra copiato ad altre produzioni nipponiche che conosciamo bene; il gioco parte molto diverso dal solito e la particolarità di controllare una squadra piuttosto che un singolo eroe, lo rende molto originale. L’interazione con il resto del team è la peculiarità del gioco: tutti i membri della squadra dovranno cooperare per riuscire nell’impresa, e i dialoghi rappresentati dalle icone sulla testa dei personaggi rendono il tutto più immediato. Le sequenze non interattive sono il punto di forza del gioco, spiegano in maniera ragionata ciò che sta avvenendo in quell’inferno, costringendo il giocatore a delle pause per ragionare sul da farsi. Sotto questo punto di vista, i designer della Black Label sono da lodare: l’impiego di queste pause in luoghi clou rendono il titolo diverso dai soliti “spara e blasta tutto!”.

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L’UNIONE FA LA FORZA

La componente strategica di cui fa buon uso The Thing è la chiave di lettura del gioco: sarete costretti a sparare , ad uccidere, a risolvere i maledetti enigmi, ma tutto dovrà essere fatto in squadra. Molte volte si dovrà chiedere aiuto al medico perché vi hanno quasi infettato; altre volte bisognerà fare affidamento sull’ingegnere per superare passaggi impossibili e i sopravvissuti daranno, per quel che possono, informazioni utili e possibili aiuti. Il genere del survival horror è così visto: la base di esplorazione e combattimenti c’è tutta, ma ciò che rende questo titolo anomalo è che ci sono vari elementi di più generi mescolati tra loro; questo, però, non è detto che sia un pregio. I puristi del genere horror ,infatti, possono rimanere delusi.
Una nota di merito va ai dialoghi tra il team e alla possibilità di interazione molto approfondita tra il gruppo; mi spiego meglio: dopo alcune ore di gioco si potrà verificare che i vostri membri del team siano sfiduciati e non abbiano piu voglia di seguirvi, oppure se sparerete addosso a qualcuno della vostra squadra, esso vi si rivolterà contro. La presenza del fattore “morale”(su ogni personaggio ci sarà un icona che simboleggia l’umore) è una aggiunta che personalmente non gradisco ma che rende il tutto più simile alla realtà.

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GAMEPLAY E OLTRE…

Dopo aver appreso i comandi e aver conosciuto i membri del team, ci si ritroverà nel bel mezzo dell’azione, in mezzo a crolli vari ed esplosioni di ogni genere. Il vostro team vi seguirà ovunque, senza intralciare mai l’azione e molte volte si rivelerà utile negli scontri a fuoco dando una mano con l’artiglieria. L’intelligenza artificiale dei compagni si rivela buona e ben strutturata: si potrà interagire mediante un menu a icone dove si gestiranno tutti i personaggi. La gestione di questo menu mi è sembrata non adatta a un giocatore più improntato all’azione; personalmente lo ritengo una mossa inutile e poco credibile. A parte ciò, la squadra si comporta bene e non intralcerà mai l’azione di gioco. L’azione è ben bilanciata rispetto ad altri titoli marcatamente arcade, la componente tattica è di buon livello e l’esplorazione degli ambienti e la risoluzione degli enigmi è abbastanza varia e ben calibrata.

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I personaggi non giocanti hanno un ruolo di rilievo che solitamente non si riscontra negli altri titoli: potremo parlare con i sopravvissuti o cercare di aiutarli e persino sparargli addosso quando non ci fidiamo di loro. Andando avanti per il centro di ricerche si potranno raccogliere molti oggetti: armi come pistole, mitragliatori, granate, lanciafiamme; kit di pronto soccorso, comuni utensili (torce, fiamme ossidriche) e oggetti vari come razzi segnalatori. La gestione dell’inventario porta il giocatore ad una pianificazione delle proprie mosse e gestirlo con cura servirà per uscire sani e salvi dall’Antartide. Il posizionamento degli oggetti non è molto sensato, a mio avviso, e non è calibrata la posizione delle munizioni rispetto ai medikit: situazioni critiche non se ne corrono quasi mai ma qualche munizione in più non avrebbe guastato. Gli obiettivi sono semplici e chiari sin dall’inizio; i salvataggi sono infiniti e possibili in luoghi prestabiliti.

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Sul fronte giocabilità, la situazione è dubbia: da una parte si nota l’ottimo lavoro in fase di editing dei personaggi e dell’interazione fra di essi molto ben riuscita, dall’altra si vede la sufficienza dei comandi impartiti ai membri del team: il sistema di gestione dei personaggi è difficile e poco intuitivo. Sparare risulta semplice, mirare perfettamente è impossibile. La scelta del pulsante di sparo sul grilletto non la condivido, ma questi sono gusti! I movimenti del giocatore non sono il massimo della fluidità e sembrano a tratti robotizzati e poco sciolti. Il motore di gioco si comporta bene e nelle situazioni più movimentate non sembra risentire del calo di frame-rate, ma ormai l’Xbox ci ha abituati a questo. La visuale del gioco è una classica terza persona con possibilità di renderla in soggettiva e di sparare in soggettiva. La gestione degli ambianti è verosimile e curata dal punto di vista dei dettagli, anche se non mancano sparizioni di ombre varie. Le musiche sono di buona fattura e aiutano il giocatore ad immergersi nel pieno del gioco. Una menzione d’onore va fatta al doppiaggio completamente in italiano anche nel parlato, le voci sono ben distribuite e la recitazione è convincente.

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PROVACI ANCORA SARAI PIU FORTUNATO!

Senza scherzare troppo, questo titolo è convincente nella sua realizzazione scenica ma non tecnica: le ambientazioni sono ben ricreate, i caratteri dei personaggi del team sono ben costruiti, gli interni sono ben fatti, anche se le strutture si assomigliano un po’ tutte. Gli scontri a fuoco sono molto limitati dagli ambienti e dalle munizioni e a volte con il lanciafiamme ci faremo più male noi che loro; i nemici sono grossi e spaventosi ma si somigliano un po’ tutti tra loro e hanno poca intelligenza media. La longevità molto bassa certo non aiuta, visto il prezzo medio dei giochi attuali. Insomma non male, ma gli zombie fanno più paura.

    Pro:
  • Ambientazioni convincenti
  • Doppiaggio sopra la media
  • Innovazione del genere survival horror
    Contro:
  • Longevità bassa
  • I.A. sotto la media
  • Grafica non esaltante
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LA COSA

In questi ultimi anni le produzioni di film horror sul grande schermo latitano in quanto a terrore puro e gore all’ennesima potenza. La Cosa, il noto film horror di John Carpenter, invece, è un horror vecchio stampo che spaventò, appena uscì ,una generazione di ragazzi. La pellicola, di produzione americana datata 1982, fu un buon esempio di film di fantascienza dai toni cupi e altamente angoscianti.
Data la relativa giovane età della console Microsoft non esistono titoli che possano somigliare a questo gioco targato Black Label Games, poiché tutti i titoli usciti sin d’ora non sono paragonabili nel genere a questo The Thing; e ciò non fa che avvantaggiare il titolo stesso in quanto la concorrenza non si è ancora espressa in merito (ogni riferimento a Capcom è puramente casuale).