Cos'era ieri
Lylat Wars, all’epoca della sua uscita su Nintendo 64, fu una grossa e positiva sorpresa per una serie di motivi. In primo luogo, perché introduceva il Rumble Pack per la vibrazione, da collegare al controller di N64. In secondo luogo, perché introduceva fortissime quantità di parlato nel gioco, nonostante le limitazioni di memoria della cartuccia. Ma, soprattutto, perché eliminava tutti i difetti del suo predecessore per SuperNES, un gioco evidentemente penalizzato da forti limitazioni dell’hardware che lo ospitava. Liberati dai vincoli di una console come il SuperNES, concepito per processare giochi in grafica bitmap e incapace di fornire sufficiente fluidità al concept frenetico alla base del primo titolo, i programmatori hanno sfruttato i sessantaquattro bit finalmente a loro disposizione per dare giustizia all’idea originaria. Finalmente gli Arwing, invece di trascinarsi pesanti, roteavano come farfalle, effettuavano frenate e accelerazioni che cambiavano il ritmo del gioco, caricavano i power laser che avrebbero colpito più nemici in combo mentre, senza colpo ferire sui Mhz, lo schermo si riempiva di nugoli di nemici riflessi sulle acque di Corneria o danzanti negli spazi orbitanti, e le luci e le esplosioni costruivano un universo di gioco in cui, fuori di metafora, ogni livello era un pianeta a se stante, con degli occupanti, una luce, una vita propria. Sotto le mani dei possessori del gioco, incastrato nel controller, ringhiava il Rumbe Pack, prima applicazione sistematica del vibrato su una console domestica, all’epoca incluso nel package del gioco.
Cos'era ieri
L’universo di Lylat Wars si componeva di una grande varietà di pianeti, fasce orbitali, dimensioni nascoste, stazioni spaziali di vedetta, con bivi da intraprendere sulla mappa di gioco ma per i quali l’andamento durante la partita sui pianeti si dimostrava vincolante. Così, diventava un tessuto di possibilità ludiche e narrative a disposizione del completista, desideroso di sbloccare i settori e i varchi segreti, costruire percentuali sempre migliori, raggiungere il finale effettivo e, soprattutto, librarsi come un pro con l’Arwing, alternando i laser a ripetizione ai colpi chirurgici, lanciando le smart bomb con maestria, roteando tra gli archi e gli ostacoli costruiti sapientemente per fare la differenza tra chi viveva a Lylat e chi ci era capitato.
Cos'è oggi
La saga di Star Fox / Lylat Wars si è arricchita di nuovi episodi, ma questo continua a esercitare il maggiore fascino sui giocatori e si presenta con una maggiore semplicità e solidità di design, che fanno cadere in secondo piano l’obsolescenza rispetto alle produzioni attuali. Esteticamente, Lylat Wars rimane comunque un bello spettacolo: la bassa quantità di poligoni, alla base dell’estrema fluidità del titolo, non intacca la bellezza degli spazi, la cura per certi dettagli e, soprattutto, il punto di forza di un magistrale uso degli effetti luminosi, di ombre e bagliori sempre diversi. E anche se i personaggi sono estremamente infantili e spesso un po’ troppo umoristici, e se i dialoghi rimangono a un livello di stilizzazione estremo, il registro generale degli eventi narrati è stranamente serio e crea un forte contrasto d’insieme. Il modo in cui i nemici muoiono a bordo degli aerei, in cui minacciano di uccidere Fox proprio come il padre, o in cui i nostri alleati ci chiedono aiuto non si limitano a costellare, delimitare e “narrare” i livelli mentre li giochiamo, ma creano uno straniamento rispetto al character design. Ben presto, l’elemento di carineria forzosa è soppresso e la regia ci proietta comunque in una dimensione mitica, particolarmente rafforzata dall’eccellente score musicale, capace di accompagnare e spesso sostenere a vocazione eminentemente lirica e cinematografica del gioco. Dalle acrobazie rapidissime in mezzo agli ostacoli letali fino agli incontri con i grossi boss di fine livello, è raro che in Lylat Wars si registri un calo di tensione.
Cos'è oggi
Ma questa estetica riuscita, narrata mentre si gioca e distribuita su una costellazione di livelli ricca, non funzionerebbe se non fosse impiantata su una concezione di gioco solida, dominata dal ritmo. Nelle sezioni ad avanzamento forzato domina il senso di incombenza dei livelli, dei nemici, e il mondo di gioco è un tracciato quasi da racing game, in cui frenare per salvarsi, accelerare per riuscirci, e da sfruttare al meglio con la tecnica di combo allo sparo. In quelle free-roaming domina l’acrobazia, l’inseguimento su un settore quadrangolare, la tecnica di aggressione, mentre in quelle in quelle su strada la guida del cingolato, rafforzata dagli effetti sonori, ci incolla pesanti al terreno, a osservare sovrastati i nemici che incombono dall’alto. È questo senso di coinvolgimento che rende Lylat Wars un gioco vincente, pochissimo invecchiato anche nonostante i suoi seguiti, facile da iniziare e impegnativo da padroneggiare al meglio, fortemente consigliato anche per la divertente modalità multiplayer battle fino a quattro giocatori.
Lylat Wars – o Star Fox, come ci piacerebbe chiamarlo con il suo titolo originale, modificato per il solo mercato europeo a causa di una coincidenza di marchi registrati – è molto probabilmente il miglior shooter “a navicella” della softeca dell’ormai sepolto 64Bit Nintendo. Nonostante una presentazione occupata da un character design molto infantile e il livello di difficoltà inizialmente molto clemente con il giocatore, Lylat Wars è uno shooter profondo, abbastanza complesso, impegnativo se affrontato con una mentalità da completisti. Dotato di una grande atmosfera luministica, arricchito da un’impostazione narrativa e dialogica coinvolgente e piantato su una meccanica di gioco estremamente solida, Lylat Wars è ancora perfettamente in grado di emozionare i più giovani, soddisfare gli appassionati e stuzzicare persino i giocatori più hardcore.