Passaggi dimensionali
Mettere insieme un cast di personaggi provenienti da due mondi così lontani ha richiesto alcune acrobazie a livello di sceneggiatura: la storia parte dal presupposto che una misteriosa forza ha causato l’apertura di numerosi varchi dimensionale fra le due dimensioni, teletrasportandone gli abitanti da qua a la in maniera casuale. Oltretutto, i lottatori vengono spessi colti da attacchi di “Rage”, una furia omicida che si impossessa dell’individuo pregiudicandone le capacità di ragionamento e addirittura impedendogli di distinguere amici da nemici. Questo espediente serve anche a rendere credibile il livellamento di abilità dei personaggi: il potere del Rage scombina un po’ tutte le caratteristiche innate degli eroi, ad esempio rendendo Superman vulnerabile e altri personaggi umani più forti del normale. Nella modalità storia si può solo scegliere se schierarsi dalla parte di Mortal Kombat o di DC Universe, e poi i personaggi che andremo a controllare verranno cambiati automaticamente seguendo l’evolversi della storia. Scegliendo Mortal Kombat, ad esempio, si comincerà l’avventura controllando Liu-Kang, mentre qualora si dovesse preferire DC Universe, l’eroe ai nostri comandi sarà Flash. Una delle prime cose che si notano nella modalità storia è la totale assenza di fatality: secondo il copione ogni singolo personaggio deve rimanere in vita. Non propriamente lo “stile Mortal Kombat” che ricordavamo. Per il mondo di Mortal Kombat troviamo: Scorpion – Sub-Zero Sonya, Shang Tsung, Kitana, Jax, Kano, Liu Kang, Raiden, Baraka, Shao Kahn. I personaggi DC Comics sono invece Batman, Joker, Catwoman, Flash, Superman, Wonder Woman, Deathstroke, Lex Luthor, Captain Marvel, Green Lantern, Shao Kahn e Darkseid.
Fatality gentili e superpoteri
Il primo dente da togliersi parlando della giocabilità è proprio quello riguardante il marchio di fabbrica della serie: le fatality. In questo Mortal Kombat vs. DC Universe le fatality sono esclusivo appannaggio dei personaggi Mortal Kombat e dei cattivoni DC Comics, poiché è naturale che i supereroi non potrebbero mai uccidere a sangue freddo i loro avversari: per loro ci sono le Brutality, mosse piuttosto violente ma non letali. Eppure anche nel caso delle Fatality resta molto amaro in bocca, soprattutto ai vecchi appassionati della saga. Queste mosse finali sono assolutamente castrate, edulcorate, lontane anni luce dalla violenza senza mezzi termini a cui Ed Boon e soci ci hanno abituato in passato. Tutto questo perché Midway ha provato in ogni modo a far catalogare il gioco con la valtazione “Teen”, quella cioè che certifica un prodotto adatto anche ai bambini di 12 anni. E un Mortal Kombat con poca violenza ci pare un vero paradosso. Per il resto notiamo sicuramente alcune differenze rispetto a quanto visto nelle più recent incarnazioni, ma nessuna di queste è particolarmente significativa. Le meccaniche di combattimento, che mescolano alcuni elementi dei picchiaduro 2D con alcuni di quelli 3D, sono piuttosto basilari e non particolarmente profonde, ma hanno il pregio dell’immediatezza. Simpatica l’impostazione dei controlli, dove lo stick analogico sinistro controlla i movimenti tridimensionali e la croce digitale permette solo spostamenti 2D, come ai vecchi tempi. La maggioranza delle mosse speciali sono piacevoli da vedere, ma alcune di esse sembrano un po’ imprecise nell’esecuzione, ed è fastidioso che praticamente ogni personaggio abbia il suo personale metodo di teletrasportarsi, abilità che solitamente è esclusivo appannaggio di due o tre lottatori in per gioco.
Fatality gentili e superpoteri
Le piccole novità che accennavamo sono rappresentate da Rage, Klose Kombat, Free Fall Kombat e Test Your Might. Rage è un potere che si accumula combattendo, e una volta sprigionato con la pressione degli appositi tasti manda il lottatore in una sorta di “berserk”, con tanto di occhi e corpo illuminati da un bagliore dorato. Durante l’influenza del Rage il nostro personaggio può bloccare le combo dell’avversario e allo stesso tempo non venire bloccato mentre esegue le sue; oltretutto il danno inferto è leggermente superiore alla norma. Klose Kombat, che si attiva eseguendo un’apposita presa, permette di attaccare con una sequenza di quattro colpi, ognuno di questi corrispondenti a uno dei tasti principali del joypad. Per mandare gli attacchi a segno e infliggere danni è necessario però che l’avversario non indovini la sequenza di tasti immessa. Free Fall Kombat è simile al Klose Kombat ma interagisce con lo scenario: chi attacca si scaraventa nel vuoto col suo avversario, cercando di farlo rimanere sotto per attutire la caduta. L’esito del Free Fall è deciso ancora una volta dalla sequenza di quattro tasti che ognuno dei due avversari deve immettere. Con Test Your Might, infine, chi attacca carica il suo nemico e lo spinge per tutto lo scenario di gioco, abbattendo muri, cancelli, statue o qualsiasi altra cosa si trovi davanti. Per liberarsi, il malcapitato dovrà premere velocemente i tasti del joypad più velocemente del suo avversario.
La modalità storia ha una longevità piuttosto limitata, e anche finendo il gioco controllando entrambi gli schieramenti e godendosi tutte le numerose scene di intermezzo è facile terminare l’opera rimanendo sotto le 7 ore. Nella classica modalità arcade c’è l’incentivo delle fatality/brutality, ma gli sviluppatori hanno inserito una quantità ristrettissima di extra sbloccabili, da sempre vitali per la rigiocabilità. La modalità online aggiunge certamente qualcosa, ma anche in questo caso dubitiamo che l’esperienza si prolungherà nel tempo.
Grafica e sonoro
La resa grafica dei lottatori è molto gradevole. La complessità poligonale e gli effetti sono buoni, così come gran parte delle animazioni. Il design dei personaggi è molto azzeccato, e la resa su schermo è soddisfacente. Ben realizzata la routine che permette di danneggiare vestiti e formare ferite visibili sui lottatori man mano che questi subiscono dei colpi. Quel che spesso non riesce a convincere sono invece gli ambienti di gioco, una spanna sotto i modelli 3D dei personaggi.
Per quanto riguarda il comparto audio, le solite voci al la Mortal Kombat paiono leggermente più sgonfie e meno convinte del solito, ma sia l’annunciatore fuori campo che i doppiatori si guadagnano abbondantemente la pagnotta.
Commento finale
Mortal Kombat vs. DC Universe è più o meno allineato alla qualità degli ultimi capitoli della saga targata Midway: un gioco discreto che garantisce un sufficiente tasso di divertimento, ma non eccelle in nulla e di cui molti giocatori potrebbero stancarsi dopo poche ore. I fan della saga troveranno molto difficile mandar giù le nuove fatality all’acqua di rose, e chi dovesse avvicinarsi a Mortal Kombat per la prima volta può trovare sul mercato picchiaduro di ben altro spessore. In sostanza stiamo parlando di un gioco discreto ma con una curva d’interesse destinata inevitabilmente a precipitare nel breve termine.
Pro
- Interessante e bizzarro mix di personaggi
- Tutto sommato divertente e piacevole da vedere
- Longevità piuttosto limitata
- Fatality castrate