Dopo anni, la sorpresa
Solitamente, la formula per rinverdire un concept antico di decenni è sempre la stessa: riproporre il medesimo gameplay con una rielaborazione estetica al passo coi tempi e, nel caso specifico di Nintendo DS, aggiungere anche il supporto per i nuovi controlli touch screen. Nervous Brickdown segue questa formula ma va anche oltre: solo i primi livelli, infatti, possono essere considerati una mera riproposizione del vecchio Breakout in salsa moderna, dal decimo in poi, oltre ad una veste grafica che diventa sempre più originale, parte una sorta di elaborazione sperimentale della struttura classica del gioco, applicata a diversi altri generi. I dieci “mondi” di cui il gioco è composto, a loro volta suddivisi in 9 livelli più un mostro finale, sono effettivamente delle divagazioni sul tema principale della bacchetta-con-pallina-rimbalzante, che si affacciano su stili di gioco completamente diversi. Nel mondo acquatico la bacchetta è un sottomarino, che oltre ad eliminare i blocchi facendo rimbalzare la pallina, deve anche salvare una serie di omini che precipitano dalle piattaforme soprastanti; in “Curve” il gioco assume l’aspetto di un minigolf, in cui la bacchetta è in verità una mazza intenta a lanciare la palla attraverso vari percorsi per arrivare fino alla buca, mentre in “Ghost” la struttura di Breakout si mischia ad alcune reminiscenze mariesche, dei classici livelli con scrolling forzato nel quale siamo costretti a trovare velocemente la via di fuga per non restare incastrati; in “Shoot”, come ultimo esempio, la bacchetta è addirittura un’astronave, capace di sparare come in un tipico shoot’em up.
Nervous Brickdown è una divagazione continua su vari temi videoludici, mantenendo costantemente presente, però la struttura base su cui il gioco si fonda
Dopo anni, la sorpresa
Insomma, tutto il gioco si configura come un calderone di modalità diverse di gameplay: ben più di una semplice raccolta di mini-games, Nervous Brickdown è una divagazione continua su vari temi videoludici, mantenendo costantemente presente, però la struttura base su cui il gioco si fonda. E con questa, si delineano anche i pregi e i difetti principali del titolo in questione: il controllo via touch screen è infatti rapido e preciso, con buone variazioni applicate alla struttura originale (come la possibilità di spostare liberamente la bacchetta su tutto lo schermo inferiore in alcuni mondi, senza la limitazione classica del movimento sull’asse orizzontale), ma tutte le nuove introduzioni non rimuovono del tutto gli aspetti storicamente negativi del gioco, primi fra tutti l’inevitabile monotonia dell’azione sul lungo termine e lo scarso controllo sull’azione, che comporta spesso l’interminabile attesa per riuscire a colpire l’unico, sparuto blocco rimasto in un angolino in alto dello schermo (e qui entra in gioco l’ottimo gioco di parole che fa da titolo al prodotto in questione).
Vintage d’avanguardia
L’aspetto che maggiormente colpisce in Nervous Brickdown, almeno ad un primo impatto, è il comparto tecnico. Nonostante non necessiti effettivamente di una veste grafica e di un accompagnamento sonoro di altissimo livello, lo stile minimalista e particolare del gioco Arkedo affascina da subito. I dieci mondi di cui il gioco è composto corrispondono a dieci diversi stili, piacevoli sperimentazioni su temi differenti: i primi livelli sono essenzialmente un’elaborazione al passo coi tempi dell’originale Breakout, con grafica arricchita da semplici figure tridimensionali semovibili in modo da dare un look futuristico ma austero al gioco. Dal secondo mondo in poi, le cose cominciano a cambiare radicalmente: il mondo paper ci porta a giocare dapprima sui quaderni a righe della scuola, poi all’interno di evocativi quadretti giapponesi e infine all’interno di disegni primitivi pastelloso-tribali, con la possibilità di disegnare in prima persona la bacchetta da utilizzare (e qui il design gioca un ruolo importante, poiché può influenzare il rimbalzo della sfera). E si tratta solo di esempi, poiché il gioco è pieno di cambi radicali nello stile, portando allo stremo la nuova tendenza, ormai piuttosto radicata, di riproporre vecchi classici sotto una nuova, inaspettata e dirompente veste. Anche l’accompagnamento musicale si attesta su ottimi livelli, con un utilizzo esteso di musica da sintetizzatore che pare tratta direttamente dagli anni 80, ma con levigature e gusto assolutamente moderni (come il particolare utilizzo delle voci campionate distorte in diversi livelli).
Commento
Nervous Brickdown è un piccolo gioiello di design e tecnica realizzativa. Dato un concept stra-conosciuto e ben rodato, oltre che vecchio di decine di anni, tutto quello che necessitava di essere inserito, per dare un senso al gioco, era un’estetica accattivante e nuove introduzioni ben inserite e armonizzate con la struttura generale. Il titolo Arkedo rispetta tutti questi requisiti, e riesce in pieno nel dare un senso, nel 2007, ad un nuovo clone di Breakout e Arkanoid, e affascinare (o quantomeno a stupire) con tutta probabilità anche coloro che a sentire questi nomi pensano di sapere già esattamente come valutare il prodotto in questione. Il problema fondamentale dunque è rappresentato solamente dai limiti intrinseci nella struttura del gioco, che offre un puzzle game divertente a piccole dosi ma poco profondo rispetto ad altri giochi analoghi, con alte probabilità di far innervosire in più di un’occasione a causa di un design dei livelli a volte fin troppo complesso. Se cercate un passatempo semplice e veloce troverete un’ottima risposta, altrimenti valutate bene, anche se sarà comunque facile restare affascinati da Nervous Brickdown.
Pro
- Affascinante da vedere e da ascoltare
- Divertimento immediato
- Ottima implementazione dei controlli tattili
- Alla lunga monotono
- Design dei livelli a volte troppo complicato
- Se odiate la struttura di fondo è poco indicato
Nervous Brickdown è disponibile per Nintendo DS
Si fa presto a dire che certi concept sono eterni, in ambito videoludico, ma alla prova dei fatti un puzzle game di quasi trent’anni fa difficilmente riesce a risultare ancora interessante come un tempo. Prendiamo ad esempio Breakout (o il suo clone Arkanaoid): una sbarretta semovibile in orizzontale, una “pallina” (un quadrato in verità, il più delle volte, all’epoca dei pixel mastodontici) rimbalzante e un mucchio di blocchi da abbattere lanciandocela sopra. Il controller spesso era rappresentato da un semplice potenziometro in stile Pong, e la maggior parte del divertimento risiedeva nel semplice fatto di poter, in maniera all’epoca fantascientifica, controllare un oggetto su schermo, provocando reazioni visibili. Eoni più tardi, il pubblico è ormai abituato a ben altro: anche il relativamente modesto hardware del Nintendo DS è in grado di fornire prestazioni che rendono Breakout una sorta di pittura rupestre delle caverne della preistoria videoludica, e la mera interazione uomo-macchina non basta più a divertire l’utente. Per questo il pensiero di un nuovo Breakout in salsa moderna non sembra molto esaltante, sulle prime, almeno fino a quando non si arriva al vivo dell’azione in questo Nervous Brickdown di Arkedo/Eidos…