Cingolati e dintorni
Iniziamo con la prima delle campagne disponibili (non selezionabili, vanno giocate nella sequenza predeterminata) e saliamo a bordo del primo carro. I minuti iniziali di gioco fungono da tutorial che, essendo tale, mostra un po’ tutti i comandi e le situazioni standard in cui ci troveremo a combattere. Beh, che di simulazione ci sia veramente poco è chiaro sin da questa fase (veramente era chiaro sin dal titolo… la parola action non la si usa mai casualmente): i controlli sono, praticamente, gli stessi di un FPS: WASD per muoversi, tasto sinistro del mouse per sparare con il cannone, tasto destro per utilizzare la mitragliatrice, più altri due tasti per dare ordini alle truppe. Tutto qui? Tutto qui. Se vogliamo c’è anche il tasto che permette di visualizzare la missione corrente, si può utilizzare la rotella del mouse per passare ad una visuale posta sopra la torretta del veicolo e si può utilizzare un binocolo per chiedere un bombardamento aereo (molto comodo quando i nemici sono molti). Questo non cambia il fatto che il sistema di controllo è semplice e molto intuitivo, e permette a tutti i giocatori di entrare nel vivo della battaglia senza alcun problema. In effetti ci si trova subito a proprio agio e si impiegano pochissimi istanti anche per imparare a controllare il carro che, per sua natura, non è propriamente agilissimo (compensa però in resistenza). Uno sguardo veloce alla grafica e alla minimappa, su cui sono indicati gli obiettivi, i nemici e le “aree di ristoro”, qualche minuto per far abituare lo stomaco al motion blur (lo si può anche disattivare) e via, lenti come satrapi verso il nemico.
il fulcro del gioco è sicuramente composto dalle numerose battaglie in cui ci troveremo coinvolti
Cingolati e dintorni
Le cose da fare durante le diverse, lunghissime, missioni sono molte (proteggere cisterne di carburante, far saltare ponti, raggiungere e controllare posizioni strategiche, supportare le truppe all’interno delle città assediate, distruggere convogli nemici e svariate altre cosucce che sarebbero troppo lunghe da menzionare) ma possono essere risolte tutte nello stesso modo: distruggere i nemici che si trovano nell’area dell’obiettivo facendoli diventare concime per i campi o lamiere fumanti. In effetti il fulcro del gioco è sicuramente composto dalle numerose battaglie in cui ci troveremo coinvolti.
Luci e ombre
La massiccia presenza di nemici sui territori imporrà spesso di dare fondo alle nostre abilità di cannonieri permettendoci di sperimentare in più occasioni la potenza di fuoco dei nostri mezzi. È in questa fase che emerge il primo tentativo di Panzer Elite Action di condire l’azione con qualcosa di più di un semplice mirare, sparare e boom. Occorre infatti: mirare, aspettare che la torretta si posizioni in modo ideale, e poi fare fuoco cercando di colpire il nemico. Sembra una differenza minima rispetto al normale ma, in realtà, è sostanziale perché presuppone il dover tenere in considerazione il tipo di terreno su cui si sta manovrando e perché richiederà una maggiore cura nella scelta degli obiettivi a cui sparare. Così, trovandoci su un terreno dissestato con davanti dei nemici, sarà nostra abilità il dover posizionare il carro in modo ideale per poter sparare, scegliendo i bersagli in modo da non essere troppo penalizzati, in termini di velocità e accuratezza, quando si dovrà passare al bersaglio successivo (il fuoco, ovviamente, non è continuo e, fra un colpo e l’altro, passeranno alcuni attimi).
Come già accennato sopra, spesso e volentieri non saremo da soli: insieme a noi verranno altri carri a cui potremo dare dei semplici comandi (fargli puntare un obiettivo specifico, farli stare fermi in un punto, attaccare dai fianchi… insomma, le solite cose). In verità, la maggior parte delle situazioni potranno essere risolte semplicemente sfruttando la potenza di fuoco aggiuntiva (e la mira piuttosto accurata), senza dover ricorrere a tattiche troppo elaborate (solo in un paio di casi abbiamo riscontrato dei vantaggi evidenti nel fare un po’ di pianificazione).
Luci e ombre
Nel corso della battaglia potrà capitare di ricevere troppi danni o di restare senza munizioni (il mitragliatore ha munizioni infinite, il cannone no). Cosa fare? Ovvio, basta recarsi accanto a una delle officine (sono quelle indicate dalla chiave inglese sulla minimappa) e accanto a uno dei depositi di munizioni (sono indicati con un proiettile) per essere ricaricati di energia e armi e per permettere anche alle vostre truppe di rigenerarsi (molto semplice e, nello stesso tempo, molto funzionale).
The answer is blowing in the wind
Una delle caratteristiche più incensate nei comunicati stampa è quella della distruttibilità di tutti gli edifici. La questione è piuttosto controversa dato che è vero che la maggior parte degli edifici sono distruttibili, ma è anche vero che la cosa non vale per tutti e che, soprattutto, in questo modo si creano alcuni “assurdi” su cui è difficile soprassedere. In primo luogo gli edifici e gli oggetti hanno dei livelli di danno che ne determinano il deterioramento. Questo comporta che tutti gli edifici simili si distruggono nello stesso modo pur colpendoli in punti molto differenti tra di loro. Probabilmente sfruttando un motore fisico di ultima generazione si sarebbero potuti ottenere effetti migliori e più verosimili. Più irritante è però l’impossibilità di distruggere certi elementi che appaiono più fragili di altri. Ad esempio perché in una città in macerie non si possono fare altri danni distruggendo un po’ dei palazzi in rovina? Paradossalmente proprio lì dove il mondo di gioco appare più “friabile” è impossibile distruggere qualsiasi cosa. E noi che già pregustavamo di giocare a pallone sopra le rovine fumanti di Stalingrado (ahem… questo è puro delirio di onnipotenza… non ci fate caso).
The answer is blowing in the wind
Altro difetto del gioco, più di sostanza rispetto agli altri, è che i diversi carri armati non si differenziano quasi per nulla tra di loro in termini di gameplay. Ovvero: alcuni sono più o meno veloci e possono portare più o meno proiettili; ma la verità è che le differenze sono spesso impercettibili e ininfluenti.
Dal punto di vista tecnico Panzer Elite Action se la cava piuttosto bene: le mappe di gioco sono piuttosto vaste, le texture del terreno e i diversi oggetti che compongono gli scenari sono ben fatti (anche se un po’ di varietà in più non avrebbe guastato) così come molto convincenti sono i modelli dei diversi carri armati. Buoni anche gli effetti delle esplosioni che rendono i diversi combattimenti veramente spettacolari (soprattutto in caso di effetto a catena). Il motion blur merita una citazione a parte: all’inizio lo si può odiare per come è stato implementato (in modo sinceramente eccessivo) ma, facendoci l’abitudine, diverrà il complemento ideale agli spettacolari scontri a fuoco. Per la parte audio poco da segnalare: i soliti effetti campionati (molto buoni… ma ormai, nell’epoca del digitale, fanno scalpore solo quelli brutti) e le solite musiche d’epoca distribuite fra i menù e gli intermezzi.
tutti gli edifici simili si distruggono nello stesso modo pur colpendoli in punti molto differenti
Box Hardware
Per giocare a Panzer Elite Action è necessario possedere un processore Pentium 4 a 1,4 GHz (o equivalente), almeno 512 MB di RAM ed una scheda grafica da 32 MB. Per giocare al meglio potete pure portare il processore a 2,8 GHz, la RAM a 1 GB e la scheda grafica alla penultima generazione. Testato su un P4 3,4 GHz con 2 GB di RAM ed una GeForce 7800 GT, il gioco non ha dato alcun problema di fluidità.
Commento finale
Panzer Elite Force è un buon titolo action che si lascia giocare senza regalare picchi di eccellenza ma senza neanche scadere mai sotto la sufficienza. Le tre campagne insieme alla modalità multiplayer dovrebbero garantirgli una discreta longevità, anche in virtù di una difficoltà elevata in alcuni momenti (soprattutto nelle fasi avanzate). Se riuscirete ad accorgervene, scoprirete anche che il titolo ha delle velleità narrative e che ad ogni campagna è legata una storia seguibile leggendo le schermate d’intermezzo tra le missioni ed i dialoghi tra le truppe. Sinceramente abbiamo giocato senza fare troppo caso a questa feature, che passa parecchio in secondo piano rispetto al resto visto quanto è defilata (per questo l’abbiamo citata solo nel commento). Insomma, se cercate un gioco d’azione solido e ben fatto sapete a quale titolo dovete rivolgervi, anche in virtù del prezzo piuttosto concorrenziale, che gli fa guadagnare qualche voto in più.
Pro
- In alcuni momenti, tra esplosioni e urla, sembra veramente di stare su un campo di battaglia
- Graficamente molto buono
- Dura abbastanza
- I quindici carri armati non offrono differenze sensibili
- Perché non possiamo distruggere tutto?
- Chi ama l’azione veloce ne stia alla larga… si tratta pur sempre di carri armati.
La vecchiaia
Un gioco di carri armati della Seconda Guerra Mondiale completamente incentrato sull’azione. Questo è Panzer Elite Action, l’ultima fatica degli sloveni Zootfly, in cui vi troverete alla guida dei più imponenti bestioni (quindici in totale) che si sono affrontati durante la Grande Guerra, nel corso di tre campagne di lunghezza variabile. Poche parole detto tutto, verrebbe da affermare.
Qualcos’altro da dire in realtà c’è (anche perché altrimenti QuakeMan mi sfregia la macchina nuova con un cacciavite firmato da Carmack). Hitler, soci vari e le loro gesta sono stati ormai ampiamente spolpati dai videogiochi per trarne tutto il possibile in termini di scenari e background. Ormai nemmeno i filmati di repertorio utilizzati come intermezzo fanno più l’effetto che facevano un tempo. È la vecchiaia che incombe con i suoi primi acciacchi. Che ci volete fare. Comunque, a parte il pessimismo da accentuata calvizie, scendiamo per l’ennesima volta nei campi di battaglia più famosi della storia contemporanea e vediamo cosa hanno da offrire.