Alzi la mano chi si ricorda di Path to Mnemosyne, protagonista di questa recensione per piattaforme mobile ma che in realtà è uscito oltre un anno fa su PC e console: probabilmente sarete in pochi, perché il lavoro di DevilishGames è passato sostanzialmente inosservato alla critica e conseguentemente è arrivato solo ad una ridottissima nicchia di videogiocatori. C'è da dire che le caratteristiche del titolo lo rendono comunque quanto più lontano possibile dal profilo di un prodotto di alta classifica: Path to Mnemosyne è infatti un puzzle onirico, che mette in scena suggestioni molto difficili da cogliere avvolgendole in uno stile grafico davvero particolare. Se queste premesse vi intrigano, andate avanti a leggere per scoprire se oltre alle apparenze c'è di più.
Memoria e oblio
Dire che ci sia una trama dietro a Path to Mnemosyne sarebbe un'esagerazione: quella di DevilishGames è un'opera che vive di accenni, spesso anche molto criptici, ma senza poter contare su una storia vera e propria. Protagonista è un'anonima e silenziosa ragazzina coi capelli neri e un abito bianco, che troviamo all'inizio del gioco all'interno di una caverna. Una voce fuori campo le dice di calmarsi, che si trova qui per provare a riacquistare la sua memoria. Da qui parte la sua e la nostra avventura, un viaggio onirico nei meandri della sua mente visualizzata come un corridoio apparentemente infinito costellato di oggetti, strutture e simboli il cui significato sta tutto nell'interpretazione dell'utente. Nulla infatti è spiegato in Path to Mnemosyne, e parte del suo fascino sta proprio nel fatto che ognuno possa avere la propria visione su ciò che compare sullo schermo.
Certo non è un approccio adatto a tutti, e non è da escludere che più di qualcuno potrebbe trovarsi persino infastidito da questa totale assenza di un vero e proprio filo conduttore, ma va perlomeno dato atto agli sviluppatori del coraggio nel mettere in scena un qualcosa di così atipico. Altrettanto "estreme" sono state le scelte operate da DevilishGames in termini audiovisivi. La grafica del gioco è in bianco e nero, con qualche rara concessione al colore, realizzata in uno stile che lo fa sembrare quasi un malsano cartoon degli anni '30, con tanto di effetti di rumore visivo: ancora più particolare l'utilizzo della prospettiva infinita, che dà alla progressione un effetto ipnotico che, in concorso con le disturbanti figure presenti ai margini del percorso, conferiscono a Path to Mnemosyne un look a dir poco unico. Anche il sonoro, pur con limitatissimi elementi, fa la sua parte nel costruire l'atmosfera: il riverbero dei passi della protagonista, il suo battito cardiaco e i pochi effetti sono l'unico accompagnamento oltre ai saltuari commenti fuori campo di due voci apparentemente in conflitto tra loro.
Se sotto questo profilo il lavoro degli sviluppatori non si può che considerare eccellente, spostandoci sul fronte del gameplay emergono inevitabilmente i diversi spigoli di un prodotto tanto intransigente nel veicolare le proprie idee. Il lungo corridoio che rappresenta il mondo di gioco è di fatto una sequenza di puzzle di vario genere: ci sono tasti da premere nel giusto ordine, immagini da allineare nella maniera corretta, portali di teletrasporto e via discorrendo, e in più alcune biforcazioni consentono di ruotare l'intero scenario per raggiungere altri percorsi. Se da un lato è ammirevole come in DevilishGames siano riusciti a rendere tutto abbastanza comprensibile pur senza inserire nel gioco nemmeno una riga di testo o di tutorial, dall'altro questa limitazione ha portato i rompicapo a peccare un po' di varietà, risultando sempre attinenti alla manciata scarsa di modelli che abbiamo elencato prima. Il sistema di controllo, poi, dimostra chiaramente di non essere nato con i dispositivi touch in mente, rivelandosi poco reattivo nella gestione dei movimenti della ragazza e difettando in precisione quando si tratta di ruotare qualche elemento su schermo. Il peccato originale di Path to Mnemosyne risiede però nella sua risicatissima longevità: in due ore si può arrivare a vedere i titoli di coda, troppo poco per un prodotto venduto a un prezzo anche abbastanza alto per gli standard mobile. Se a ciò aggiungiamo l'assoluta mancanza di fattori che stimolino la rigiocabilità e un finale che lascia più perplessità che soddisfazioni, risulta evidente come sia difficile consigliare Path to Mnemosyne a chiunque.
Conclusioni
Non si può negare che Path to Mnemosyne sia un titolo davvero molto affascinante: il setting originale e disturbante, lo stile ispirato e una realizzazione audiovisiva riuscitissima lo rendono un prodotto come se ne vedono pochi in giro, specialmente su mobile. Sul lato videoludico, però, il gioco di DevilishGames fa alzare più di un sopracciglio quando si considerano una trama quasi inesistente, un sistema di controllo "scivoloso", una longevità estremamente ridotta e un gameplay basato su puzzle che dimostrano di avere un po' il fiato corto. Insomma, un eccellente lavoro artistico che però non si è tradotto in un gioco valido a tutto tondo.
PRO
- Artisticamente strepitoso
- Setting molto intrigante
CONTRO
- Longevità davvero ridotta
- Puzzle un po' ripetitivi
- Sistema di controllo così così