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Prince of Persia Classic - Recensione

Prince of Persia ritorna nella sua antica struttura, ma con una veste totalmente rifatta, su Live Arcade. Ubisoft sarà riuscita a mantenere il fascino dell'originale?

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   13/06/2007
Prince of Persia Classic
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Commento

Prince of Persia Classic è un bell’omaggio a quella perla di gioco che è l’originale di Jordan Mechner. Tutte le aggiunte apportate da Gameloft al titolo, sia dal punto di vista estetico che strutturale, non sono assolutamente invasive o maldestre. Si nota la traccia lasciata dagli ultimi capitoli in 3D della saga, con nuove movenze per il Principe e anche un’apparizione per il celebre “doppio” oscuro del protagonista, ma il tutto si amalgama bene con il gameplay intramontabile del capostipite. La realizzazione tecnica è ottima, ed è bello riscoprire il piacere di saltare tra le piattaforme, evitare gli ostacoli e combattere i nemici, e anche di dover ripetere in continuazione le medesime azioni per cercare di superare un punto particolarmente ostico, in questo ritorno ad un archetipo dei platform. Il difetto maggiore è sicuramente la longevità del gioco, che dovendo concludersi in 60 minuti non potrà certamente offrire molte ore di divertimento, e gli stimoli a riprenderlo sono scarsi, al di là del semplice piacere di reimmergersi nella sua particolare atmosfera. Sarebbe stata, infine, gradita, la presenza del gioco originale insieme al remake, che non è invece stato inserito per problemi di spazio.
Prince of Persia Classic rappresenta comunque una delle (poche) punte di diamante del catalogo Live Arcade, e più in generale un ottimo gioco ad un prezzo estremamente favorevole.

Pro:

  • Ottima realizzazione tecnica
  • Gameplay che rapisce
  • Prezzo molto invogliante
Contro:
  • Davvero molto corto
  • Alcune dinamiche poco chiare nei combattimenti
  • Assenza della versione originale del gioco

Corsa contro il tempo

La storia che fa da sfondo al gioco è la stessa dell’originale: con il buon Sultano di Persia lontano dalla sua terra, il malvagio Visir ha preso il controllo del palazzo, e ha imprigionato la Principessa nelle sue lussuose stanze. Questa ha un’ora per decidere il suo destino: sposare il Visir o morire. Ovviamente, il malvagio usurpatore non ha calcolato le capacità dell’uomo innamorato della Principessa e aspirante Principe di Persia. Quest’ultimo è stato infatti sì gettato nel dungeon del palazzo, ma ha tutte le intenzioni di fuggire da quel luogo entro un’ora, raggiungere il Visir e sistemarlo una volta per tutte, sposando successivamente la sua amata. La storia è dunque quanto di più classico ci possa essere in un videogioco: superare gli ostacoli e salvare la Principessa, ma l’introduzione dell’elemento “tempo” modifica sostanzialmente la sua struttura. L’ora di tempo concessa alla Principessa per decidere il suo destino è infatti un’ora reale, che si riflette sul tempo di gioco. Avremo dunque solo 60 minuti per portare a termine tutti i livelli di Prince of Persia, cosa che ci spinge non solo ad essere cauti tra le numerose trappole disseminate per i livelli e i nemici da affrontare, ma anche a non perdere assolutamente tempo, e cercare di eseguire tutte le azioni necessarie nel migliore dei modi e nel minor tempo possibile. L’originale Prince of Persia è ricordato anche per il suo ostico livello di difficoltà, e questo remake, pur maggiormente levigato nella struttura, sembra volerne riproporre la caratteristica. Si notano comunque gli interventi degli sviluppatori, atti a rendere il gioco più accessibile al pubblico, con scelte anche azzeccate: una di queste è la presenza dei checkpoint all’interno del livello, che facendo ripartire da un punto intermedio, in caso di morte del personaggio, evitano di dover ricominciare da capo tutte le azioni dall’inizio dello schema.

Prince of Persia Classic - Recensione
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Trappole e duelli

La struttura è rimasta praticamente la stessa, dal 1989 ad oggi. Per chi non conoscesse l’originale, si tratta di un platform game integrato con diversi combattimenti all’arma bianca, anche se la maggior parte del gameplay è comunque basato sull’attenta gestione dei movimenti del personaggio tra le piattaforme. Queste assurgono ad un ruolo decisamente più “fisico” rispetto ai normali platform (tipo Mario o Sonic, per dire): sono strutture sulle quali è possibile arrampicarsi, calarsi o sbattere, studiate in maniera tale da richiedere al giocatore un approccio maggiormente “acrobatico”, rispetto a quanto accade nei più classici esponenti del genere. In Prince of Persia è fondamentale la completa padronanza del personaggio e il perfetto controllo dei suoi diversi movimenti. Perché un salto vada a buon fine, ad esempio, è necessario calcolare esattamente la distanza tra le piattaforme, e scegliere al meglio la rincorsa da effettuare, oppure decidere se saltare da fermo, con meno slancio ma senza il pericolo che l’inerzia possa comportare un atterraggio troppo lungo. A complicare il già difficile cammino del Principe tra le piattaforme pensili, si aggiungono pavimenti e soffitti che crollano, trappole di vario genere come punte che escono dalla pavimentazione, lame semovibili e assortite. Sebbene non sia difficile individuare le minacce e il modo per evitarle, il fatto di dover concludere il gioco entro i 60 minuti tiene il giocatore costantemente sotto pressione, costringendolo a decidere in fretta l’azione da intraprendere, ed effettuarla più velocemente possibile. I livelli sono via via sempre più intricati, più complessi rispetto a quelli che componevano il gioco originale, ma la nuova introduzione della “farfalla” luminosa (disattivabile), che indica la strada da seguire, semplifica in gran parte il lavoro di ricerca della strada giusta. Da notare, però, che ogni livello nasconde molti segreti, come power up o ricariche per l’energia, che a lungo andare diventano assolutamente necessarie per affrontare al meglio il prosieguo del gioco, pur dovendo sempre fare i conti con il tempo limitato a disposizione.

In Prince of Persia è fondamentale la completa padronanza del personaggio e il perfetto controllo dei suoi diversi movimenti

Trappole e duelli

I combattimenti sono l’altro pilastro su cui si basa il gameplay di Prince of Persia. Nei primi minuti di gioco raccoglieremo da terra una scimitarra, e con essa dovremo sconfiggere le numerose guardie (umane e non) che ci si staglieranno di fronte. I combattimenti possono essere estremamente frustranti, almeno finché non se ne capisce (almeno in parte, poiché alcuni punti rimangono piuttosto oscuri) la dinamica. Si basa tutto sulla difesa e il contrattacco: con il giusto tempismo, è possibile schivare e proteggersi dagli attacchi, per poi trovare il momento giusto per attaccare e colpire l’avversario. I primi scontri sono piuttosto piatti, ma ben presto i nemici aumenteranno di livello e cominceranno ad attaccare in veloci sequenze di colpi a cui bisogna rispondere con perfetta sincronia. Quando si azzecca la sequenza giusta di parate e stoccate il combattimento diventa esaltante, ma spesso si ha un po’ l’impressione che il gioco tenda a complicare eccessivamente le cose, come quando un attacco portato in contemporanea (o addirittura in anticipo) dal giocatore rispetto alla guardia, il colpo va a favore di quest’ultima, cosa che accade molto spesso. Tuttavia, data la relativa brevità del gioco, sono probabilmente espedienti necessari per aumentare la difficoltà generale.

Prince of Persia Classic - Recensione
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Un classico rinato

Lo studio di sviluppo Gameloft è stato conosciuto finora, soprattutto, per i suoi titoli dedicati ai cellulari e alle piattaforme mobile, prodotti che notoriamente non comportano un grandissimo impiego di risorse per quanto riguarda il comparto tecnico. Tuttavia, il team è riuscito a confezionare un gioco dall’aspetto notevole, ricostruendo completamente il look di Prince of Persia e utilizzando magistralmente il 3D senza stravolgere l’atmosfera dell’originale. La visualizzazione è la medesima del vecchio capostipite, con livelli composti da schermate fisse inquadrate dal lato, con struttura rigorosamente in 2D, e la grafica poligonale poggia sopra tale impianto senza stravolgerlo o appesantirlo. I dungeon e le stanze del palazzo risultano impreziosite dalla minuzia dei particolari che caratterizzano gli scenari, dall’uso discreto delle luci e dall’ottima scelta cromatica che contribuisce a rafforzare l’atmosfera da Mille e una notte legata al gioco. Purtroppo, com’era lecito attendersi nel 2007, le animazioni del Principe non destano più lo stupore che scaturiva dalle movenze del personaggio creato in rotoscoping nel 1989, ma tale perdita è ampiamente compensata dal risalto che hanno invece acquisito gli scenari: impossibile non soffermarsi sugli arabeschi e gli arredamenti di alcune stanze, o ammirare con piacere gli scorci della città illuminata dal tramonto, che si estende fuori dalle ampie finestre del palazzo. E’ bello notare come, nonostante l’utilizzo del 3D, la fedeltà alla vecchia impostazione grafica riporti di fronte al giocatore il gusto del disegno e del particolare di sfondo, puramente estetico, che è proprio della grafica in 2D.
Poco da dire sul comparto audio: la musica è quasi del tutto assente, fatta eccezione per l’ottimo rifacimento del tema originale nei menù e in brevissime sezioni tra i livelli o nelle rare cut-scenes. Per la maggior parte del tempo, proprio come nel vecchio Prince of Persia, dominano gli effetti sonori ambientali e i vari rumori causati dai personaggi come passi, colpi e lo scontrarsi delle lame. Completamente assente il parlato, anche nelle fasi di intermezzo: una scelta in linea con la politica “old school” adottata da Gameloft.

Obiettivi Xbox 360

Come di regola per ogni titolo Live Arcade, il gioco contiene 12 obiettivi sbloccabili, per un totale di 200 punti che andranno a sommarsi al Gamerscore. Alcuni di questi si ottengono semplicemente proseguendo nel gioco, sconfiggendo boss o raggiungendo particolari punti, mentre per altri saranno richieste delle azioni specifiche da compiere, come ad esempio “uccidere una guardia facendola cadere in una trappola”. In generale, data anche la (relativa) brevità del gioco, non sarà eccessivamente difficile sbloccare tutti gli obiettivi, per i quali sarà comunque richiesto di ripercorrere più volte il gioco, anche una volta finito.

Nella storia dei videogiochi, tra tutte le perle del passato, ce ne sono alcune che rifulgono in maniera particolare, per le emozioni che hanno donato giocandoci e i ricordi che fanno riaffiorare. Prince of Persia è senza dubbio una di queste: il gioco di Jordan Mechner è rimasto impresso nell’immaginario del pubblico videoludico, inserendo elementi nuovi nella dinamica del platform e diventando un caposaldo del genere. Nel lontano 1989, il Principe di Persia fece la sua prima apparizione su Apple II, venendo convertito successivamente per una pletora di piattaforme diverse, praticamente tutte quelle presenti sul mercato all’epoca, con adattamenti diversificati a seconda delle diverse potenzialità degli hardware. I punti cardine del gioco erano la particolare atmosfera creata dall’ambientazione da Mille e una notte dell’antica Persia, elemento alquanto inusitato, all’epoca; la realizzazione tecnica d’avanguardia e la particolare dinamica di gioco, che proponeva un approccio più “acrobatico” al normale platform, unendo anche sezioni con scontri all’arma bianca. La prima impressione, di fronte alle aggraziate movenze del Principe sullo schermo, era di pensare che quel personaggio fosse dotato di una vitalità particolare, ed era un vero piacere vederlo correre tra le piattaforme, saltare e arrampicarsi, con delle animazioni che all’epoca erano inarrivabili, ottenute tramite la tecnica del rotoscoping, fino ad allora utilizzata solo per ottenere determinati effetti nel cinema d’animazione. La storia racconta infatti come, per disegnare tutte le movenze del protagonista, Jordan Mechner avesse filmato per ore il proprio fratello che correva e saltava fra delle piattaforme improvvisate, ricalcando poi ogni fotogramma su computer e ottenendo una copia fedele di un essere umano in digitale.
Questo Prince of Persia Classic di Gameloft, pubblicato da Ubisoft, si presenta come un vero e proprio omaggio all’originale: abbandonata un attimo la sua ormai normale struttura interamente tridimensionale, il Principe di Persia torna a svolgere il suo ruolo originario, in un platform 2D, pur realizzato con grafica poligonale.