Quando un gioco si ispira molto a un titolo venuto prima di lui, i suoi sviluppatori devono muoversi con cautela per non passare dall'omaggio al plagio. Reignbreaker riesce a mantenersi in equilibrio su questa linea sottile per tutta la sua durata, anche se non manca qualche scivolone.
Il titolo dell'ormai defunto Studio Fizbin (che ha chiuso i battenti il giorno del lancio del gioco per via dei tagli del suo editore/proprietario Thunderful Publishing), infatti, è molto ispirato all'ormai classico del genere roguelike di Supergiant Games: Hades. Con un'architettura roguelike, un cast di amici e nemici che forniscono bonus temporanei e permanenti, dialoghi e discussioni prima degli scontri e stanze in sequenza procedurale da ripulire una alla volta, il gioco ha una struttura molto familiare a chi ha percorso l'inferno della mitologia greca in un senso e nell'altro.
Fortunatamente, Reignbreaker costruisce su un'impalcatura familiare qualcosa di nuovo sia in termini di estetica, sia di progressione. Questo vuol dire che chi è alla ricerca di ancora più Hades dopo il primo e il secondo capitolo, troverà in questo gioco una buona dose di azione roguelike precisa e caotica. Essere così legati a un altro titolo, però, impedisce a Reignbreaker di uscire dall'ombra del suo ispiratore, relegandosi al ruolo di palliativo per chi sente la mancanza di Zagreus e Melinoe, e restando lontano dalla frontiera della sperimentazione.
Una chiave alla volta
La premessa narrativa di Reignbreaker è piuttosto semplice: c'è una regina cattiva in cima a un palazzo di cui la protagonista Clef vuole spezzare il giogo sul popolo dopo esserne stata al servizio per tanti anni. Per raggiungere la sua sala del trono, però, deve farsi largo tra camere piene di automi meccanici al servizio dei quattro sgherri della tirannica regnante. La prima che si incontra è Ardea, la sorella di lancia di Clef prima che la protagonista fuggisse, che ora si sente tradita e farà di tutto per fermarla.
Ci sono poi il cerusico reale, i Mercenari e il Guardiacaccia, ognuno che fornisce migliorie diverse alla protagonista. Invece di ricevere i doni degli dèi vostri alleati come in Hades, Clef si prende i potenziamenti dei suoi nemici dopo aver sconfitto un'orda di automi a loro affiliata. Dà una decisa soddisfazione prendersi ciò che era degli avversari per diventare più forti e ciascuna fazione va a intervenire sul flusso di gioco in maniera diversa.
Il Cerusico migliora la salute e il suo recupero, Ardea potenzia la lancia motorizzata, i Mercenari danno esplosivi e corrosione mentre il Guardiacaccia rilascia trappole e altri ostacoli sul terreno. I potenziamenti non sono neanche lontanamente tanto variegati come quelli di Supergiant, ma sono abbastanza per dare freschezza a ogni tentativo di spodestare la Regina.
Come in Hades, poi, ci sono due valute: una temporanea da spendere nel negozio dei ribelli durante una partita; e una permanente che, al ritorno alla base, permette di sbloccare potenziamenti fissi alla salute, alle armi o alla gestione e al consumo delle risorse. Ciò che permea questo gioco nella sua struttura è un costante senso di familiarità per chi ha giocato a Hades, Studio Fizbin, però, riesce sempre a differenziare ogni elemento quanto basta per non diventare un clone e restare un omaggio.
Una progressione atipica
Dopo la prima mezz'ora di gioco il flusso di Reignbreaker si stabilizza su una routine molto familiare per chi è appassionato di roguelike: tentativo dopo tentativo si migliora meccanicamente e grazie ai potenziamenti permanenti finché non si è in grado di raggiungere la cima del castello e battere l'ultimo boss. Studio Fizbin, però, ha scelto di non tenere l'esperienza sempre uguale a sé stessa, ma di introdurla al giocatore passo dopo passo.
Hades è famoso perché sin dal primo tentativo il gioco offre l'esperienza completa, tant'è che battere Ade o Crono nella prima fuga di un nuovo salvataggio è considerata la sfida suprema dei completisti. Reignbreaker, invece, ha una struttura più segmentata che abbiamo molto apprezzato: l'obiettivo della prima partita è battere il primo boss, molto intuitivo, sconfitto il quale si viene riportati all'hub di partenza senza game over, si sbloccano i primi potenziamenti e la struttura del gioco cambia. Quel boss diventa un élite che si incontrerà nelle stanze normali e alla fine del primo set di scontri c'è un nuovo grosso nemico.
Sconfitto quest'ultimo inizia una nuova fase in cui a fare da boss alla prima parte di gioco ci sono i due precedenti insieme, e da lì comincia una nuova serie di boss. Questa struttura è molto amichevole nei confronti dei giocatori meno esperti e addolcisce la curva di apprendimento. Lo svantaggio più grande, però, è che quando vengono superate le prime prove, i nemici delle prime stanze cambiano tipo, diventano più numerosi e difficili. Questo vuol dire che con la pratica le prime fasi di gioco non diventano facili come in Hades, ma restano in linea con la difficoltà generale.
In questo Reignbreaker è molto diverso da Hades e presenta una sfida da non sottovalutare mai, che abbiamo apprezzato. I boss più avanzati, poi, hanno schemi di attacchi che richiedono precisione negli scatti (in cui si è immuni) e negli attacchi ad area per restare in vita abbastanza a lungo da abbatterli. La ricompensa per la prima vittoria è sempre una nuova lancia motorizzata ovvero una nuova arma.
Lance, trappole e surriscaldamento
Reignbreaker ha diverse categorie di lance che, quando vengono piantate a terra, lanciate e attivate si comportano in modo differente: una spara a raggiera colpi di pistola a lunga gittata, una emette ondate di energia a corta distanza come un fucile a pompa, una esplode dopo un po' e così via. Queste, poi, hanno attacchi speciali di due tipi, tutti che consumano una parte di una barra di surriscaldamento.
Per riguadagnare energia Clef ha i proverbiali "pugni nelle mani" con cui riempire di cazzotti gli avversari, riempire l'indicatore, e tornare a usare la sua lancia a motore. Alcuni nemici, soprattutto gli élite, possono essere sconfitti solo dopo una mossa finale (animata molto bene) o tornano in campo con metà vita. Questo vuol dire che nei combattimenti è meglio concentrarsi su un nemico alla volta piuttosto che puntare a fare danni di gruppo.
Dove Reignbreaker inserisce un elemento di spiccata originalità è nell'interazione tra la protagonista e il terreno di gioco. Ci sono diversi tipi di trappole nelle arene che danneggiano sia i nemici sia Clef. È possibile diventarne immuni o cambiarne il tipo con la lancia, con alcune che sovraccaricano l'arma della protagonista creando un danno ad area permanente.
Grazie all'insieme delle sue buone idee in combattimento, Reignbreaker riesce a ritagliarsi una nicchia tra i fan di Hades che apprezzeranno la familiarità di struttura e gameplay, ma sono alla ricerca di buone idee e novità che fanno la differenza. L'ambientazione, poi, a metà tra lo steampunk e il medievaleggiante, è un mescolio di influenze (ci sono pure dei televisori) che convince (peccato per i molti toni grigi) anche grazie a richiami estetici alla cultura di strada odierna mescolata con quella vittoriana.
Vista la struttura a introduzione graduale di nuovi nemici e nuovi boss, il gioco, nelle prime tre o quattro ore, sembra avere pochi avversari da offrire e scarsa varietà di armamenti. Possiamo garantirvi che entrambi arrivano in abbondanza nel corso di tutta l'opera, alcuni con meccaniche sorprendenti che vi costringeranno a un radicale cambio di strategia. L'arsenale di Clef, poi, sfrutta un sistema interessante di differenziazione per cui alle categorie (pistola, fucile a pompa, bomba...) si aggiungono effetti secondari e terziari.
Sbloccare nuove armi, poi, dipende anche dalla velocità di chi gioca perché alcuni forzieri che le contengono si aprono solo se raggiunti entro un certo minutaggio dall'inizio del tentativo. Una meccanica che rimescola le carte non poco perché chiede a chi gioca di scegliere la sua priorità. Nonostante qualche sbavatura, Reignbreaker è un roguelike decisamente solido a livello di gameplay che riesce a dire molto di nuovo restando familiare.
Conclusioni
Reignbreaker è la versione punk di Hades e prende dal classico di Supergiant tutti quegli elementi strutturali che lo rendono così fluido per costruirci sopra un gameplay, una progressione e una narrativa capaci di dire la loro restando comunque familiari. La scelta degli armamenti e dei potenziamenti è ampia ma non troppo, le battute con il grande cattivo e i suoi comprimari sono interessanti ma non sorprendono, e i nemici sembrano pochi inizialmente. Il gameplay, però, è frenetico, la musica graffiante (firmata Djerv autori di Rebel Heart di Arcane e Get Jinxed) e le abilità esplosive e caotiche. Reignbreaker fa divertire dove innova e conquista gli amanti del genere con la sua familiarità visto che le abilità meccaniche di Hades si traducono in un attimo in vicinanza con il titolo di Studio Fizbin. A tenerlo lontano dal raggiungere il suo pieno potenziale ci sono una protagonista poco caratterizzata, una storia un po' piatta e un po' troppi grigi nella palette cromatica. Il resto dell'esperienza, invece, è tanto divertimento in salsa Hades.
PRO
- Combattimento frenetico e sfaccettato
- Progressione originale e ben strutturata
- Familiare e innovativo
CONTRO
- Protagonista poco caratterizzata
- Storia debole
- Palette cromatica piatta