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Sin and Punishment - Recensione

Uno degli ultimi grandi giochi per Nintendo 64 valica per la prima volta i confini nipponici grazie alla Virtual Console.

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   18/10/2007
Sin & Punishment
Sin & Punishment
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Quello di Sin and Punishment è un nome che, purtroppo, a molti non dirà granchè. Dietro a tale titolo si cela infatti uno degli ultimi, grandissimi titoli per Nintendo 64, uscito in un periodo in cui la non particolarmente fortunata console della casa di Kyoto stava abbandonando le scene. Proprio per l'affievolito interesse del pubblico nei confronti del N64, il titolo non riuscì mai a superare i confini nipponici, restando quindi appannaggio dei fortunati utenti giapponesi o dei pochi occidentali capaci di ottenere ed utilizzare una copia import. Oggi, grazie alla Virtual Console di Nintendo Wii e all'Hanabi Festival che ha portato anche dalle nostre parti giochi relegati fin'ora al Paese del Sol Levante, Sin and Punishment è disponibile al costo di 1200 punti (12 euro).

Sin and Punishment - Recensione
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Cos’era ieri

Sviluppato nientemeno che da Treasure, team venerato -a dir la verità più all’epoca che oggi- per grandissimi produzioni del calibro di Gunstar Heroes e Radiant Silvergun, Sin and Punishment ha rappresentato il classico canto del cigno per Nintendo 64. Grazie anche al gusto un po’ “esotico” e elitario costituito dalla già citata esclusività giapponese, la cartuccia ha guadagnato valore presso i collezionisti e curiosità per molti utenti, senza riuscire mai a raggiungere una diffusione di massa. La produzione Nintendo è uno sparatutto arcade decisamente “vecchia scuola”, tanto da sembrare un mix tra Space Harrier, Starfox e Panzer Dragoon; il protagonista Saki deve attraversare livelli -in questo caso a piedi e non in volo- infestati da alieni e creature di ogni forma e dimensione cercando ovviamente di eliminarli uno per uno senza pietà con la pistola in dotazione. La progressione è automatica, dal momento che si tratta di uno sparatutto su rotaie e quindi il movimento non viene gestito dal giocatore; le uniche concessioni sono legate a scarti laterali e salti, fondamentali per schivare i proiettili nemici. La levetta analogica serve quindi per muovere il mirino sempre presente su schermo, ed è possibile scegliere tra target manuale o automatico; quest’ultimo risulta ovviamente più comodo e preciso ma meno potente. Infine è disponibile una specie di spada energetica con cui colpire nemici ravvicinati o proiettili e farli così rimbalzare all’indietro trasformandoli così in armi a proprio vantaggio. Si tratta quindi di un gioco assolutamente action, che richiede di togliere tutte le energie dal cervello concentrandole sulla velocità dei riflessi e del grilletto. La maggiore fonte di difficoltà, o meglio di sfida, sta appunto nella necessità di controllare contemporaneamente sia il mirino sia il protagonista, cercando di evitare di essere colpiti e nel frattempo eliminando i nemici.

Sin and Punishment - Recensione
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Cos’è oggi

Sin and Punishment è la conferma di come i giochi di qualità siano capaci di resistere al passare del tempo. Anche dal punto di vista grafico la fatica di Treasure mantiene inalterato il suo fascino; certo, di poligoni ce ne sono una frazione rispetto a quelli su cui i titoli moderni possono contare, ma ciò nonostante è evidente come il team nipponico fosse riuscito a tirare fuori praticamente il massimo messo a disposizione dall’hardware Nintendo, e con grande stile. Sì perchè le decine di nemici contemporaneamente su schermo pronti ad attaccare sono un bel vedere anche oggi, così come lo è la direzione artistica tipicamente da manga “scuro”, il frame rate solido, gli enormi boss e la varietà di ambientazioni offerta. Ma soprattutto, Sin and Punishment è un gioco divertente, che conferma la grande abilità di un team che probabilmente proprio nel genere degli sparatutto ha mostrato il meglio di sé. Il difetto maggiore, per non dire l’unico, va quindi ricercato nella estrema brevità, che può portare a raggiungere la fine della decina di livelli in poco meno di due ore. Certo, ci sono 3 livelli di difficoltà che invitano a rigiocarlo almeno un paio di volte, ma non aspettatevi grandi cose. Malgrado questo, Sin and Punishment resta senza dubbio uno dei titoli di maggior valore che la Virtual Console abbia oggi in catalogo; comprandolo vi farete un favore.