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Song in the Smoke, la recensione del coinvolgente survival in realtà virtuale

La recensione di Song in the Smoke, un survival che ci trascina anima e corpo nella preistoria grazie ad atmosfera e realtà virtuale

RECENSIONE di Mattia Armani   —   17/10/2021
Song in the Smoke
Song in the Smoke
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Il genere survival è sovraffollato, spesso a causa di titoli che si limitano a cambiare nell'estetica, nella difficoltà o nel bilanciamento, ma non nella sostanza. Non manca di certo, però, lo spazio per dire qualcosa di nuovo, magari mescolando generi differenti.

Possiamo affermarlo con certezza dopo esserci misurati con la recensione di Song in the Smoke, un titolo ambientato in una preistoria dai tratti mitologici che si affida alla realtà virtuale e a una struttura a livelli per offrirci una sfida alla sopravvivenza da una parte più coinvolgente e dall'altra meno dispersiva.

Crafting

Il crafting di Song in the Smoke è essenziale ma si integra perfettamente nel bilanciamento del gioco
Il crafting di Song in the Smoke è essenziale ma si integra perfettamente nel bilanciamento del gioco

Song in the Smoke, disponibile per 29.99 Euro anche per Oculus Quest in versione stand alone e PSVR, è un survival piuttosto lineare, scandito da livelli abbastanza ampi, ma dai confini ben delimitati che girano tutti intorno alla necessità di trovare tre pietre magiche fluttuanti che sono necessarie per progredire. Struttura classica, insomma, con tanto di boss che possono eliminarci con un paio di colpi, ma fusa con le meccaniche di un vero survival che non può certo mancare di una componente crafting.

Il sistema non è particolarmente complesso, ma in questo modo risulta fedele al contesto preistorico, con una ventina di oggetti, alcuni dei quali si evolvono in base alla qualità delle materie prime utilizzate, e si incastra bene nel bilanciamento di un titolo che non prevede rifugi impenetrabili e ci costringe a fare continuamente i conti con sonno, freddo, fame e creature ostili. Tutto da vivere in prima persona grazie alla realtà virtuale che rende un'esperienza di questo genere ancora più coinvolgente.

Tocca a noi trasformare un osso in un martello, assemblare un coltello, schiacciare ingredienti con il pestello per ottenere cure, intagliare un arco o ricavare la carne o altre risorse da un animale ucciso. Si fa tutto a mano, compreso il posizionare le nove grandi pietre che servono, assieme a corteccia e legna adatta, per costruire un focolare, necessario per dormire al sicuro, recuperare un maggior quantitativo di salute e salvare la partita. Ed è tutto sensato e necessario per arrivare in salute all'appuntamento con i combattimenti che sono già impegnativi con creature tutto sommato innocue come lo sbraitatore e si fanno letali, in un paio di colpi, con i boss.

I gesti che siamo chiamati a compiere sono piuttosto approssimativi, ma sono sufficienti per creare l'illusione di essere noi a fare le cose e sono pensati in funzione di tempistiche che si incastrano nell'ottimo bilanciamento di un titolo che non ci concede lunghe pause. D'altronde non prevede rifugi protetti o l'accumulo di risorse. Quasi tutto deve stare nell'inventario che ci portiamo addosso e dobbiamo essere preparati fronteggiare situazioni sempre più complicate, laddove può essere necessario assemblare al volo una torcia in piena notte o rimpiazzare rapidamente una mazza che si è rotta nel bel mezzo di un combattimento.

Esplorazione

Tra gli elementi più curati di Song in the Smoke alcune animazioni delle creature che popolano la foresta
Tra gli elementi più curati di Song in the Smoke alcune animazioni delle creature che popolano la foresta

Il crafting va di pari passo con la necessità di esplorare per trovare risorse, cacciare animali e cercare le tre pietre. Il titolo ha una struttura lineare, ma le mappe sono aperte e pur essendo di dimensioni tutto sommato contenute sono ben disegnate, tanto da comprendere una valanga di passaggi e percorsi verticali che includono anche segreti, strani oggetti, potenziamenti alla salute e persino contenitori da spaccare, a patto ovviamente di avere lo strumento giusto per infrangere il materiale di cui sono fatti.

In tutto questo è sempre bene prestare attenzione agli indicatori di stato che sono visibili nel dettaglio quando siamo nei pressi di un focolare, ma sono riassunti sul polso del personaggio e ci vengono mostrati a schermo a seconda della situazione in cui ci troviamo. Quando abbiamo freddo compaiono infatti fiocchi di neve, mentre piccoli disegni di cosciotti ci indicano uno stomaco che brontola e grosse foglie nere ci indicano che siamo nascosti dalla vegetazione, cosa molto utile, assieme alla possibilità di inginocchiarsi riducendo il rumore, per sfuggire a minacce a cui potremmo non essere preparati.

La caccia è fonte di risorse fondamentali in Song in the Smoke
La caccia è fonte di risorse fondamentali in Song in the Smoke

Gli scontri, lo abbiamo detto, possono essere impegnativi da subito e quando una creatura ostile si accorge della nostra esistenza, non torna placida alla tana ma resta in allerta. Inoltre tende a scappare dopo aver subito dei danni per tornare ad attaccarci a sorpresa, aggiungendo pepe a un'azione che trae forza anche dalle animazioni convincenti, comprese quelle degli animali che ci corrono attorno, e da dettagli come l'erba che ci rallenta.

Il risultato è un mondo non particolarmente popoloso, ma credibile, cosa importante per lenire il peso dell'inevitabile processo di raccolta delle materie prime che resta costante lungo l'intera esperienza ci porta a ripetere spesso gli stessi gesti. Ma le tempistiche tengono a bada la noia. Siamo infatti costretti a lavorare a un ritmo serrato per non soccombere a fame, sonno e ferite, sempre più frequenti con l'aumentare dei predatori.

Per quanto strutturato, infatti, Song in the Smoke prende piuttosto sul serio la sua spina dorsale survival e affrontato con leggerezza rischia di tradursi in un'esperienza frustrante. Ma struttura lineare, i salvataggi e gli obiettivi ben chiari riducono il rischio che questo succeda, almeno rispetto al tipico survival ad alto grado di sfida, mentre le dinamiche di sopravvivenza aumentano in modo importante la longevità, anche se la durata dell'esperienza dipende chiaramente dall'approccio e dall'esperienza maturata dal giocatore con questo genere di titoli. Detto questo, parliamo senza alcun dubbio di un titolo che supera di gran lunga la durata media dei titoli VR in circolazione.

Comparto grafico

Il comparto tecnico di Song in the Smoke non fa certo gridare al miracolo, ma si salva grazie a uno stile efficace
Il comparto tecnico di Song in the Smoke non fa certo gridare al miracolo, ma si salva grazie a uno stile efficace

Song in the Smoke si affida a una grafica stilizzata che risulta più spartana su Oculus Quest, soprattutto in quanto a texture ed effetti, ma che non si può certo definire di impatto in alcuna delle versioni disponibili. Eppure, nonostante la conta dei poligoni sia bassa e per quanto gli effetti grafici siano approssimativi, la resa d'insieme sostiene adeguatamente un'atmosfera che si poggia su un sonoro suggestivo, creature mitiche e preistorici tramonti infuocati, giocando più sulle sensazioni che sulla qualità delle texture o sulla complessità dei modelli.

Detto questo, non avremmo certo disdegnato una componente narrativa più forte, una cura maggiore per la resa degli strumenti e più attenzione alla fisica, a partire dalle reazioni del corpo dei mostri ai colpi, pressoché nulle, per arrivare ai glitch. Capita infatti che alcuni oggetti, rimbalzando, vengano posseduti dal demone della fisica, continuando schizzare a velocità astronomiche da una parte all'altra della mappa, privandoci non tanto della sospensione dell'incredulità, quanto di strumenti potenzialmente preziosi.

D'altro canto, nonostante la modestia della produzione, il titolo 17-BIT non mostra il fianco in quanto ad animazioni, semplici ma efficaci, che danno vita agli animali, alle creature, ai funghi magici e persino ai personaggi delle suggestive seppur brevi scene di intermezzo, che servono a fornirci qualche altro indizio tra una mappa e l'altra. Ottimo inoltre l'uso del fuoco, stilizzato ma estremamente vivido, che trasforma il buio in tripudio di fiamme che danzano sulle rocce e ci avvolgono, proteggendoci dai pericoli della notte.

Controlli

Il sistema di controllo di Song in the Smoke è completamente personalizzabile
Il sistema di controllo di Song in the Smoke è completamente personalizzabile

Per quanto sia impegnativo, Song in the Smoke non è punitivo. Comprende infatti una mappa piena di indicatori, spiriti guida e la possibilità di salvare la partita, con tre slot accessibili costruendo e accendendo un focolare. Non manca inoltre una lunga fase iniziale che ci mostra come arrampicarci per raggiungere le Song Stone e come lavorare le materie per costruire gli strumenti base da cui dipendono armi, caccia, pelli da vestire e via dicendo.

Ed è bene prendere questa fase sul serio, anche per prendere dimestichezza con i controlli, reattivi e ben pensati, e con l'inventario che, completo di mortaio per creare misture curative, include due slot con il disegno di una mano che corrispondono agli oggetti che possiamo tirare fuori rapidamente. Una cosa che si rivela molto utile quando la natura smette di essere clemente con noi e d'improvviso la curva della difficoltà si impenna.

Il buio di Song in the Smoke nasconde creature fatate, segreti e predatori
Il buio di Song in the Smoke nasconde creature fatate, segreti e predatori

Già i primi combattimenti mettono in chiaro che Song in the Smoke non è un titolo in cui si ammazza a destra e a manca, escludendo il caso degli animali e a patto di avere un arco. Stuzzicare un predatore, lo abbiamo detto, è pericoloso e nel caso in cui le cose vadano male non è facile sfuggirgli. Ma il gioco ci sostiene anche in questo caso con indicatori che mostrano con quale parte del suo corpo ci sta attaccando un nemico e aiutano a neutralizzare l'attacco più facilmente.

A questo va poi aggiunta una ricca personalizzazione dei controlli. Di base ci si sposta con lo stick sinistro, ci si volta a scatti di 90 gradi e ci si arrampica tenendo premuto un tasto, ma è anche possibile usare esclusivamente il movimento con teletrasporto così com'è possibile puntare tutto sulla simulazione, dalla visuale che gira in modo continuativo fino alla necessità di accucciarsi fisicamente per ridurre il rumore dei passi. Non mancano inoltre modalità seduto, movimento basato sulla direzione dello sguardo, raggio visuale ridotto per la motion sickness e tutto il corredo classico per cucirci addosso l'esperienza virtuale. Unica mancanza, almeno per noi, l'italiano, ma a parte le voci dei menù non c'è altro da tradurre.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Multiplayer.it
8.0
Lettori (4)
7.2
Il tuo voto

Song in the Smoke fonde la classica progressione di un gioco a livelli con un survival spezzettato in mappe ben disegnate che valorizzano l'esplorazione, il crafting limitato ma bilanciato e l'esperienza complessiva che nonostante la modestia tecnica riesce a essere coinvolgente, sfruttando a piena potenza la possibilità di legare le dinamiche survival all'immersività della realtà Virtuale. Peccato per la fisica limitata, per i glitch e per una componente narrativa poco sviluppata, ma nel complesso parliamo di un ottimo titolo in realtà virtuale, soprattutto per chi apprezza sopravvivenza e crafting.

PRO

  • La realtà virtuale valorizza le dinamiche survival
  • Ottimo bilanciamento
  • Coinvolgente e suggestivo

CONTRO

  • Fisica non proprio al top
  • Componente narrativa esile
  • Dal punto di vista tecnico non lascia certo a bocca aperta