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Still Life: punta & clicca con stile

Dalla sintesi di Syberia e Post Mortem, nasce una nuova imperdibile avventura. Prepariamoci a puntare e cliccare nei panni degli investigatori: il nostro uomo ha già ucciso e, se non lo fermeremo, lo farà di nuovo...

RECENSIONE di La Redazione   —   15/04/2005
Still Life
Still Life
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Potrebbe benissimo essere la scena d’apertura di un film e invece è il preludio di uno dei giochi più intriganti dell’anno...

L’arte della paura

I risultati dell’autopsia della prima vittima.
I risultati dell’autopsia della prima vittima.

Potrebbe benissimo essere la scena d’apertura di un film e invece è il preludio di uno dei giochi più intriganti dell’anno, che al cinema e in particolare agli psycho-thriller deve comunque buona parte del uso smalto. La superlativa introduzione offre un gustoso assaggio delle atmosfere a tinte forti e del ritmo di gioco trascinante che ci assorbiranno per quasi tutta l’avventura: questa ci scaraventa subito nel vivo della vicenda, visto che subentriamo al quinto cadavere e a indagini ormai avviate; il nostro assassino ama divertirsi non solo con le sue prede ma anche con la polizia, alla quale non lascia altro che indizi frammentari e deliranti scritte tracciate col sangue; gli ultimi omicidi indicano una progressiva escalation di violenza e il suo modus operandi sembra evolversi col tempo. Victoria ha l’acqua alla gola ma decide di concedersi una pausa, almeno per portare il suo regalo di Natale al padre. Per ricambiare, quest’ultimo le consegna un vecchio cimelio di famiglia (quando si parla di regali riciclati... certo, sempre meglio che incartare il gatto di casa per rimediare qualcosa all’ultimo minuto): sarà la chiave per accedere alle memorie del nonno Gustave McPherson, che a suo tempo aveva seguito un caso analogo, un po’ troppo analogo a dirla tutta. A questo punto, Still Life ci sorprende con un repentino cambio di scenario, ritmo e protagonista: un diario dimenticato per anni in soffitta ci trasporta su un canale nella Praga dei primi del ‘900, lo schermo assume improvvisamente le ruvide tinte seppia di una vecchia foto sbiadita e ci ritroviamo nei panni del nonno detective di Vic, alle prese con l’ennesimo cadavere di prostituta ripescato dal fiume.

Due città diverse, due epoche diverse... un solo killer?

Sulla scena del primo delitto di Praga.
Sulla scena del primo delitto di Praga.

La lettura del diario di Gus rappresenterà un ponte col passato per tutto il corso dell’avventura, che scorre sul filo del rasoio intrecciando due storie parallele e sballottandoci da una fredda e asettica Chicago dei giorni nostri a una suggestiva Praga da cartolina. Le differenze tra le due epoche in cui è ambientato il gioco non sono esclusivamente grafiche e stilistiche, riflettendosi anche nel gameplay: mentre Vic collabora con gli esperti dell’FBI e si avvale delle più moderne tecnologie per la raccolta degli indizi e l’identificazione dei sospetti, Gus si fa strada a suon di cazzotti, scassi ed effrazioni, con metodi un po’ meno ortodossi e l’aiuto dei suoi poteri psichici e di qualche amico fidato nella polizia o nella piccola criminalità.

La lettura del diario di Gus rappresenterà un ponte col passato per tutto il corso dell’avventura

Due città diverse, due epoche diverse... un solo killer?

Una visitina all’obitorio di Chicago.
Una visitina all’obitorio di Chicago.

Il caso in esame è abbastanza credibile e il profilo dell’assassino regge più che bene. Il cinema, infatti, non è stata l’unica fonte d’ispirazione degli sviluppatori: il capo designer Mathieu Larivière ha dichiarato di essersi documentato sui libri di John Douglas, ex agente e ora consulente dell’FBI, e di essere un ammiratore di Patricia Cornwell, specialmente del suo “Ritratto di un assassino”. Sarà chiaro a tutti, ormai, che Still Life è un titolo “cattivo”, rivolto a un pubblico maturo: i delitti vengono raffigurati in tutta la loro crudezza, le atmosfere sono opprimenti, i dialoghi sono realistici e non risparmiano su parolacce e battute al fulmicotone, come sarebbe anche naturale in un contesto del genere! I protagonisti stessi non sono certo due boyscout: spesso e volentieri sono i primi a infrangere la legge, Gus non disdegna mai il ricorso alle maniere forti per ottenere una pista e ha la pessima abitudine di farsi coinvolgere troppo nei casi a livello personale e, dal canto suo, Victoria è completamente desensibilizzata alla violenza e non si fa troppi scrupoli a mandare al diavolo le procedure e il suo capo all’occorrenza.

Still Life: punta & clicca con stile
Still Life: punta & clicca con stile
Still Life: punta & clicca con stile

Due città diverse, due epoche diverse... un solo killer?

Il risultato è un conturbante cocktail di tensione, atmosfere, ritmi e stili di gioco differenti che, malgrado qualche difettuccio di forma esposto più avanti, non mancherà di conquistarsi un posto sullo scaffale di ogni appassionato di avventure grafiche, specialmente di quelli con un debole per il brivido e il mistero. Ci sono risvolti della trama che toccano climax emotivi rari a sperimentarsi in un videogioco. I flashback sono intessuti magistralmente in questo thriller interattivo, attraverso sottili espedienti narrativi e filmati che nulla hanno da invidiare alle sequenze più memorabili delle controparti cinematografiche. Anche il finale, nel bene e nel male, ha molto in comune con quelli che spesso ci ripropongono i lungometraggi del genere: chi ci arriverà capirà bene il perché!

Anatomia di un’avventura

Una volta sviscerati quelli che sono i punti di forza dell’ambientazione e della meccanica di gioco, prendiamo in considerazione la realizzazione tecnica vera e propria. Il pedigree degli sviluppatori del team MC2 è di per sé garanzia di qualità ed elevati standard produttivi: molti sono stati coinvolti in precedenti avventure targate Microïds, nella fattispecie Syberia e Post Mortem, e abbiamo già segnalato come e in quale misura Still Life possa esserne considerata l’erede diretta, nella relativa anteprima. L’impegno e le risorse investiti nello sforzo di dare forma a un concept articolato e relativamente originale sono più che evidenti, anche perché altrimenti non riusciremmo a godere di un’esperienza di gioco altrettanto intensa ed evocativa.

Gli enigmi sono vari, discretamente stimolanti e ben integrati nel contesto.

Anatomia di un’avventura

Niente di complicato: dobbiamo solo rilevare le impronte su questa bottiglia.
Niente di complicato: dobbiamo solo rilevare le impronte su questa bottiglia.

Gli enigmi sono vari, discretamente stimolanti e ben integrati nel contesto: offrono le sfide più disparate e spaziano dal rilevamento d’impronte digitali alla preparazione di biscotti. Metteremo alla prova la nostra logica e la nostra pazienza usando l’oggetto giusto nel posto giusto, decifrando simboli e codici numerici, manovrando meccanismi più o meno complessi, ricomponendo puzzle a incastro e scorrimento, senza esimerci neppure dal classico labirinto, seppur rivisitato in maniera relativamente innovativa. Degni di nota sono soprattutto gli enigmi in cui l’estro artistico e la follia omicida dell’assassino si amalgamano per saggiare le nostre capacità deduttive, dando uno spessore tutto nuovo all’avventura: non soltanto alcuni passaggi della storia vengono raccontati in modo suggestivo attraverso i suoi dipinti, con lo stesso tratto pittorico livido e allucinato, ma l’intera vicenda ruota intorno a essi e l’enigma finale è risolvibile solo con un’analisi complessiva della sua opera. Altro espediente originale e coinvolgente è l’uso di foto scattate sulle scene dei delitti di Praga per la ricerca d’indizi.

Il livello di difficoltà, tuttavia, è alquanto disomogeneo.

Anatomia di un’avventura

Eccoci alle prese con la famigerata ricetta dei biscotti della nonna!
Eccoci alle prese con la famigerata ricetta dei biscotti della nonna!

Il livello di difficoltà, tuttavia, è alquanto disomogeneo: gli enigmi legati all’inventario e all’interazione con l’ambiente sono tendenzialmente logici e semplici da superare, anche per un principiante. Qualche rompicapo invece finisce per nuocere al ritmo di gioco, che soffre così di alti e bassi con improvvise battute d’arresto: per la maggior parte, sono genuinamente originali e divertenti da risolvere, ma due o tre risultano particolarmente ostici e spezzano il flusso narrativo in maniera irritante (non si può perdere tempo a perfezionare una vecchia ricetta di famiglia per i biscotti di pan di zenzero, mentre c’è un maniaco omicida a piede libero per Chicago, né tanto meno passare ore a scervellarsi su come forzare delicatamente una serratura, mentre una potenziale vittima dell’assassino è scomparsa)! Era stato promesso più feedback per i puzzle complessi ma non c’è: capita ancora di dover andare a tentativi con infinite possibili combinazioni, senza mai sapere se e quanto si è vicini alla soluzione (un esempio è il già citato enigma dei biscotti, in cui bisogna ricostruire l’esatta sequenza e le dosi degli ingredienti di una ricetta delirante: l’idea è apprezzabile e originale ma la frustrazione sempre in agguato perché, al momento d’infornare l’impasto, Vic si limita a comunicarci che non ha il sapore desiderato e a buttarlo via per ricominciare da capo). L’odiato puzzle della serratura da scassinare fa dannare come in Post Mortem e forse di più: era già stato aspramente criticato nel predecessore di Still Life e gli sviluppatori hanno avuto l'ardire di riciclarlo, per quanto evoluto rispetto all’originale (col risultato che è sicuramente più difficile)! Detto ciò, non ci si può comunque lamentare della mancanza di varietà o di puzzle che diano del filo da torcere anche agli esperti! Forse, non ci sarebbe stata male qualche fase alla CSI in più, visti il tema e lo spirito dell’avventura. La durata del gioco dipenderà in larga misura dalla vostra abilità nel digerire i puzzle più rognosi, poiché al di là di questi scorre piacevolmente in fretta.

Una natura tutt’altro che morta

La firma del team artistico di Syberia è riconoscibile anche nell’implementazione del motore grafico potenziato, che fa brillante sfoggio delle proprie capacità ricreando ambientazioni decisamente più sinistre rispetto al predecessore ma altrettanto dettagliate e suggestive. Particolarmente apprezzabile è il cambio di colori e atmosfere al passaggio da un’epoca all’altra: lo stile livido e tagliente che caratterizza le scene ambientate a Chicago contrasta nettamente con quello sbiadito e trasognato degli scorci di Praga. La riproduzione e la manipolazione di luci e ombre in tempo reale sono davvero notevoli. I riflessi sull’acqua e l’effetto nebbia risultano decisamente convincenti. Come in Syberia, molti dei fondali bidimensionali sono impreziositi da piccoli dettagli e chicche grafiche che, pur non saltando immediatamente all’occhio, contribuiscono ad animarli e renderli più vividi: ratti che schizzano all’improvviso da una parte all’altra dello schermo, tendaggi che ondeggiano elegantemente, fiamme di candele tremanti... Il modello tridimensionale della protagonista è molto particolareggiato e ben animato, gli altri un po’ meno. Un discorso analogo va fatto per i numerosi filmati che scandiscono e movimentano l’avventura: alcuni rimarranno indelebilmente impressi nella memoria del giocatore, per l’incisività delle inquadrature, lo stile ricercato e la suspense inusitata per un videogioco, altri decadono un po’ di qualità, per quanto la media rimanga elevata e il taglio cinematografico inconfondibile. [C]

La mappa di Praga.
La mappa di Praga.
La mappa di Chicago.
La mappa di Chicago.
Una delle ambientazioni più elaborate: notare il mosaico sul pavimento!
Una delle ambientazioni più elaborate: notare il mosaico sul pavimento!

[/C] L’interfaccia è essenziale e funzionale: le interazioni con l’ambiente di gioco e le selezioni nei menu si effettuano col tasto sinistro del mouse, mentre il destro apre e chiude l’inventario. Tuttavia, potrebbe richiedere un piccolo sforzo di adattamento da parte dei veterani del genere, abituati all’uso diretto degli oggetti nell’ambiente di gioco: in Still Life è necessario avvicinarsi all’elemento su schermo con cui si desidera interagire e attendere la comparsa di un’apposita icona, prima di accedere al menu dell’inventario e selezionare l’oggetto da utilizzare automaticamente. Tale meccanismo semplifica la soluzione di molti enigmi e risolve il problema del “pixel hunting”, ovvero la ricerca affannosa di punti caldi sullo schermo, ma non risulta necessariamente intuitivo. La schermata dell’inventario, che include aree di raccolta delle prove e dei documenti ottenuti nel corso del gioco, offre la possibilità di esaminare e ingrandire tutti gli oggetti tridimensionali in nostro possesso: per esempio, potremo ruotare una tessera per leggere un codice sul retro. Il motore di dialogo prevede due diverse modalità d’interazione coi personaggi del gioco e l’uso alternato del tasto sinistro del mouse per opzioni inerenti alle indagini e del destro per domande o riflessioni più propriamente personali, che non influiscono direttamente sulla soluzione dell’avventura ma regalano spessore ai suoi protagonisti. Ciononostante, le conversazioni sono rigidamente lineari e non ci permettono d’intervenire in alcun modo sulla scelta o l’ordine degli argomenti trattati.

Gus interroga una testimone chiave.
Gus interroga una testimone chiave.

A parte qualche piccola imprecisione nella traduzione, i dialoghi scorrono che è un piacere ascoltarli, anche quando i personaggi si dilungano in aneddoti o dettagli della loro vita privata. Per quanto possa suonare strano, è un piacere pure sfogliare i rapporti di Vic e i referti delle autopsie, sempre realistici e ben scritti. Negli scambi tra la protagonista e gli altri personaggi, persino nei momenti più drammatici, non manca mai la battutina tagliente che riesce a spiazzare piacevolmente lo spettatore e stemperare le atmosfere cupe e cariche di tensione che pervadono il gioco. Non tutti i doppiatori offrono un’interpretazione ispirata però. Il comparto audio è impeccabile: gli effetti sono di ottima fattura e la colonna sonora alterna intensi pezzi lirici a brani d’atmosfera più moderni e concitati, passando agilmente dagli echi di organetti antichi ai suoni stridenti della musica elettronica.

Commento

Porgendo più di un omaggio alla tradizione delle avventure grafiche e del thriller, non senza introdurre qualche nuovo spunto degno di nota, Still Life riesce a ricavarsi uno spazio tutto suo nel panorama dei titoli che attualmente rappresentano il genere. Il suo punto di forza è senza dubbio il ricorso a due ambientazioni e stili di gioco diversi al servizio di un’unica storia. La difficoltà dei puzzle non è sempre ben calibrata ma la varietà è assicurata. La sceneggiatura trascinante, l’aggressivo impianto cinematografico e il livello d’immersione nel suo universo cupo e inquietante fanno dimenticare le piccole pecche grafiche e la linearità granitica che minano un prodotto altrimenti impeccabile.

    Pro:
  • Trama adulta e ben articolata
  • Uso di due personaggi
  • Meccanica di gioco varia e coinvolgente
  • Filmati d’intermezzo cinematografici
  • Grafica e sonoro originali e incisivi
    Contro:
  • Livello di difficoltà altalenante
  • Qualche calo di qualità nei filmati e nelle animazioni
  • Gameplay e dialoghi estremamente lineari

L’arte della paura

Il nostro “artista” all’opera.
Il nostro “artista” all’opera.

Mentre un energico brano lirico scorre in sottofondo, l’agile polso di un pittore si avventa con trasporto su una tela immacolata, solcandola ritmicamente con pesanti linee rosso sangue. In un crescendo di pathos alimentato da forti suggestioni musicali e visive, cominciano a susseguirsi immagini confuse di una galleria d’arte e di una galleria di ben altro tipo, quella delle fogne di una città d’altri tempi nelle cui viscere si aggira furtiva una figura grottesca e inquietante, avvolta in un mantello nero e impegnata in un macabro rituale. Questo carosello di arte e mostruosità si conclude con la sagoma minacciosa del killer che deposita il cadavere della sua vittima sotto un ponte e quella anonima di un artista che ammira soddisfatto la propria opera finalmente compiuta: guarda caso, il ritratto livido e angosciante raffigura una donna con un ponte sullo sfondo. Lo ritroviamo poi in tutt’altro contesto, mentre una coppia lo contempla, sorridendo e chiacchierando con complicità. L’idillio è spezzato da una telefonata sul cellulare di lei, che cambia improvvisamente espressione e corre via: come scopriremo presto, si tratta dell’agente Victoria McPherson, profiler dell’FBI assegnata a un caso di omicidi seriali, che è costretta suo malgrado a precipitarsi sulla scena del quinto delitto. Qui l’attendono ambulanza, auto della polizia e nastro giallo che delimitano ogni scena del crimine che si rispetti e l’aria gelida del mattino di Chicago, tagliata solo da qualche fiocco di neve cadente... sarà il caso di procurarsi un bel caffè caldo per affrontare una giornataccia del genere!