36

The Last of Us Stagione 2, la recensione senza spoiler

Più parti inedite, maggior cura nella messa in scena: la seconda stagione di The Last of Us è nettamente migliore della già notevole prima.

RECENSIONE di Lorenzo Kobe Fazio   —   07/04/2025
Joel e Ellie, in un'immagine promozionale della seconda stagione di The Last of Us

Poco più di due anni fa, la prima stagione di The Last of Us convinse all'unisono pubblico e critica, mostrando tuttavia il fianco a qualche piccola critica, segno che si potesse fare ancora di più e meglio.

Le interpretazioni di Pedro Pascal e Bella Ramsey, la colonna sonora firmata da Gustavo Santaolalla e David Fleming, i valori produttivi fuori scala, tutte qualità indiscutibili che, tuttavia, dovettero fare i conti con una regia fin troppo scolastica e con una seconda parte in cui la spinta creativa si consumava completamente, generando una narrazione e una messa in scena simili a quanto già visto nella controparte videoludica a cui si rifaceva. Una fedeltà a tratti totale e anche per questo lievemente problematica, vista la diversa natura, e quindi le differenti necessità, del medium di riferimento.

Un risultato finale assolutamente positivo, dunque, ma certamente migliorabile con qualche semplice accortezza. Della cosa, evidentemente, devono essersene accorti anche Neil Druckmann e Craig Mazin, showrunner della serie TV, che con questa seconda stagione hanno aggiustato la mira, avvicinandosi sensibilmente al centro del bersaglio. Sette puntate più coraggiose sotto ogni punto di vista, con pochissimi cali, persino qualche virtuosismo in più con la cinepresa, dense di prove attoriali di primissima classe.

Se avete amato la prima stagione di The Last of Us troverete ancora più coinvolgente questo nuovo segmento delle avventure di Ellie e Joel. Se vi era rimasto l'amaro in bocca, approcciate questa seconda stagione con ottimismo e serenità. In questa recensione priva di spoiler, che privilegia il punto di vista di chi conosce la serie videoludica, vi racconteremo perché la serie TV dedicata alla produzione Sony, in onda in esclusiva su Sky e NOW a partire dal 14 aprile, ha compiuto un netto passo avanti.

Grandi conferme e volti nuovi

La principale curiosità dei videogiocatori più assidui, che conoscono benissimo la saga di Naughty Dog non può che essere una sola: quanto di nuovo e di diverso c'è in questo adattamento di The Last of Us Parte 2? A ben vedere, tutte le dichiarazioni preliminari di Neil Druckmann fatte negli ultimi mesi si sono rivelate fondate. La seconda stagione non copre per intero il gioco di Naughty Dog. Inoltre, rispetto a quanto compiuto due anni fa, ci sono molte più digressioni e licenze poetiche che approfondiscono aspetti e vicende che nel videogioco non sono affrontate. Nulla a che vedere con la famosa terza puntata, quella dedicata a Bill, beninteso.

L'apprezzatissimo esperimento della prima stagione non viene ripetuto, ma a ben vedere si tratta di una scelta comprensibile e apprezzabile, vista la mole di avvenimenti condensati in queste sette puntate, numero che, tra l'altro, si rivela ottimo per la struttura di questa seconda stagione.

La serie TV di The Last of Us non supererà i videogiochi, promette lo showrunner La serie TV di The Last of Us non supererà i videogiochi, promette lo showrunner

Come anticipato, non scenderemo in dettagli per non rovinarvi alcuna sorpresa, ma vale la pena sottolineare come gli sceneggiatori siano stati abilissimi nel trovare il perfetto equilibrio in termini di progressione e ritmo, alternando con maestria azione e introspezione. Non ci sono veri e propri momenti morti e tutto è estremamente funzionale sia ai fini dello sviluppo della narrazione, sia per chiarire i rapporti che intrecciano un personaggio con l'altro.

Proprio a questo proposito, si rilevano i primi smarcamenti dall'opera ispiratrice. Tutti i personaggi del videogioco sono presenti, ma si aggiungono alcuni volti nuovi. Fermo restando che, nella sua globalità, la storia non presenta alcun reale cambiamento rispetto al già noto, i personaggi inediti sono determinanti nel mettere in luce i risvolti psicologici di alcuni abitanti di Jackson, nonché a rendere espliciti i drammi e i contrasti emotivi sofferti dai protagonisti della vicenda.

Tra i graditi ritorni, c'è ovviamente anche quello di Gabriel Luna nei panni di Tommy, il fratello di Joel
Tra i graditi ritorni, c'è ovviamente anche quello di Gabriel Luna nei panni di Tommy, il fratello di Joel

Esattamente come nella prima stagione, Pedro Pascal e Bella Ramsey ripropongono delle prove attoriali semplicemente magistrali. Joel, ancor più che in passato, è un uomo consumato dal senso di colpa, tenuto in vita solo dall'amore verso una figlia surrogata che a sua volta prova emozioni antitetiche verso l'uomo che di fatto l'ha cresciuta, ma la cui fiducia è minata dallo stesso dubbio straziante con cui si è conclusa la prima stagione. I due, soprattutto quando in scena insieme, danno vita a sequenze toccanti, drammatiche, d'impatto. Il loro contrasto si carica di ulteriori significati quanto più scopriamo del passato di Joel. Grazie ad un nuovo personaggio di questa stagione, ma soprattutto ai flashback che ci mostrano il tempo passato e le esperienze condivise con Ellie, il giudizio sulle scelte e gli errori di Joel diventa ancora più incerto e vacillante, una contrapposizione quasi opprimente che rende onore alle tematiche toccate dal videogioco e qui in grado di coinvolgere ancor più lo spettatore grazie alle già lodate doti attoriali di Pedro Pascal.

Bella Ramsey, dal canto suo, conferma il suo talento strepitoso nel dipingere un'Ellie in subbuglio emotivo, decisa ad emanciparsi da Joel, ma pur sempre intimamente legata a quello che riconosce a tutti gli effetti come un padre. Più avanti nelle puntate, inoltre, è abilissima nell'alternare momenti di candida dolcezza, nei confronti di Dina e non solo, ad attimi di pura, e spesso insensata, follia omicida. Anche in questo caso, tutte le contraddizioni della Ellie videoludica sono presenti, perfettamente riprodotte, ulteriormente potenziate da dettagli inediti che la serie TV introduce con efficienza e tempismo perfetto.

Se possibile, l'intensità dell'interpretazione di Pedro Pascal è ulteriormente incrementata in questa seconda stagione di The Last of Us
Se possibile, l'intensità dell'interpretazione di Pedro Pascal è ulteriormente incrementata in questa seconda stagione di The Last of Us

Non c'è attore o attrice che sfiguri rispetto al duo protagonista, ma vale la pena spendere due parole su altre due interpreti. Da una parte, naturalmente, abbiamo Isabela Merced, nei panni di Dina. Nel tempo concessole davanti alla telecamera, riesce a sviluppare un personaggio sfaccettato che, nella sua straripante fiducia nel futuro, per contrasto, fa emerge con tanta più violenza la lenta e drammatica discesa negli abissi di Ellie. Dall'altra abbiamo invece l'Abby di Kaitlyn Dever, su cui non ci soffermeremo più di tanto proprio per non anticiparvi nulla. Fisicamente molto differente rispetto alla controparte videoludica, ne condivide il temperamento, nonché la capacità di far collassare su di sé la scena grazie alla sua presenza. Va da sé, tuttavia, che per come è impostata questa seconda stagione, anche in questo caso saremo volutamente avari di dettagli, il suo personaggio è destinato a schiudersi completamente solo in futuro.

The Last of Us Stagione 2, l'attrice di Abby è già stata un importante personaggio di Naughty Dog The Last of Us Stagione 2, l'attrice di Abby è già stata un importante personaggio di Naughty Dog

Il giudizio globale sul valore delle interpretazioni, insomma, rimane ampiamente positivo, l'eccellenza assoluta di questa seconda stagione, così come lo era stato per le puntate passate. In particolar modo Pedro Pascal e Bella Ramsey si riconfermano attori straordinari, perfettamente a loro agio nel restituire le complesse psicologie dei personaggi di cui vestono i panni.

Una regia più stuzzicante

Ancora una volta, purtroppo, è sul fronte della messa in scena che si può muovere qualche critica, per quanto il giudizio sia meno amaro rispetto a quello emesso un paio d'anni fa. Nonostante un maggior dinamismo, anche in questa seconda stagione si è spettatori di inquadrature molto scolastiche, rinunciatarie sotto il profilo della spettacolarità, poco inclini a offrire scorci e visuali ricercate. Abbondano i primi piani, scarseggiano i movimenti di camera. Una povertà stilistica che, fortunatamente, di tanto in tanto conosce piacevoli interruzioni.

Il rapporto tra Ellie e Dina è affrontato con le giuste tempistiche
Il rapporto tra Ellie e Dina è affrontato con le giuste tempistiche

Ci sono sequenze d'azione corali davvero d'impatto che, tra l'altro, hanno il grande merito di mettere in scena un gran numero di infetti, piacevole controtendenza rispetto alla prima stagione dove le apparizioni di Runner e Clicker erano relativamente limitate. Coinvolgimento e tensione, in queste scene, diventano palpabili e non mancano nemmeno repentini cambi di ritmo che non fanno che incrementare il pur contenuto senso di terrore scaturito ogniqualvolta i protagonisti si ritroveranno braccati da famelici infetti pronti ad azzannarli a morte.

Anche quando il ritmo è più compassato e il dinamismo delle scene di lotta cede il passo all'introspezione, al dialogo o al dramma, la regia, pur in rare occasioni, riesce a rendere tangibili le emozioni provate dai personaggi coinvolti. Inquadrature oblique sottolineano i momenti più tragici e donano inquietudine ad alcune scene. L'uso sapiente delle luci concorre a infondere ora suggestione - magistrale la resa di un flashback che coinvolge Joel ed Ellie - ora ulteriore ansia e senso di pericolo. Ampie panoramiche mostrano la destinazione dei personaggi, instillando una certa epicità nelle gesta di chi le compie. Sono brevi attimi, beninteso, ma anche per quanto riguarda la messa in scena il passo in avanti è evidente, non fosse altro per le scene d'azione che coinvolgono un nutrito numero di avversari, siano essi infetti o altri umani.

Senza entrare troppo nel dettaglio, lo spazio concesso ad Abby e ai suoi compagni è relativamente ristretto in questa stagione
Senza entrare troppo nel dettaglio, lo spazio concesso ad Abby e ai suoi compagni è relativamente ristretto in questa stagione

Come anticipato, anche in termini di ritmo, siamo di fronte ad un'ottima stagione. C'è un lieve calo in due puntate, episodi in cui la narrazione si diluisce in fin troppe sequenze in cui i personaggi si spostano da un luogo all'altro, senza che venga veramente aggiunto nulla al contesto, o in cui, per offrire ai fan una diretta citazione al videogioco, si prolungano inutilmente alcune scene. Piccoli inciampi, che fortunatamente ledono solo superficialmente un quadro generale che resta di prim'ordine, soprattutto raffrontando, come già detto, i rimandi diretti all'opera ispiratrice con gli scorci inediti. Dove la seconda parte della prima stagione finiva per diventare quasi una copia carbone, le continue piccole novità introdotte in queste puntate manterranno vivo l'interesse anche di chi non nutre alcun interesse in una trasposizione pedissequa.

The Last of Us Stagione 2 racconta una "versione diversa" della storia del gioco, ma con basi comuni The Last of Us Stagione 2 racconta una versione diversa della storia del gioco, ma con basi comuni

Ciò, tra l'altro, ha il grande merito di disinnescare una delle principali problematiche riscontrate nella prima stagione. Sequenze come quella dell'ospedale, che goffamente cercava di tradurre in formato cinematografico una scena concepita per funzionare in un videogioco, un medium, lo ripetiamo, con necessità e potenzialità enormemente differenti, non sono fortunatamente presenti in questo nuovo manipolo di puntate. Evidentemente consapevoli degli errori compiuti in passato, gli showrunner hanno volutamente concesso maggior respiro nel racconto dei dilemmi interiori dei personaggi a discapito di inutili scene didascaliche volte a mostrare ogni singolo spostamento dei personaggi.

Una regia più accorta si palesa anche in una fotografia che sfrutta efficacemente le luci per costruire scenari ora suggestivi, ora terrificanti
Una regia più accorta si palesa anche in una fotografia che sfrutta efficacemente le luci per costruire scenari ora suggestivi, ora terrificanti

Un ultimo plauso lo merita, ancora una volta, la colonna sonora. Il famoso tema di Gustavo Santaolalla è molto meno cavalcato, soppiantato da altri brani ugualmente ispirati e ben realizzati che accompagnano più che degnamente ciò che accade sullo schermo. Non c'è un nuovo motivo che vi si stamperà in testa, ma anche in questa stagione la potenza delle immagini è ben amplificata da una lunga serie di temi ora dai toni più delicati, ora più ritmati.

Conclusioni

Multiplayer.it

8.0

La seconda stagione di The Last of Us migliora praticamente in tutto il già ottimo lavoro svolto nella prima. La scelta di dividere in due parti la trama di The Last of Us Parte 2 si è rivelata azzeccata, concedendo un maggior respiro agli eventi narrati nel corso delle sette puntate. Il ritmo con cui si alternano citazioni dirette al videogioco e dettagli inediti è quasi perfetto, mentre le interpretazioni degli attori coinvolti, ne siamo certi, varranno ad alcuni di essi qualche riconoscimento. In tutto questo si lamenta solo una regia fin troppo scolastica, nonostante in certe sequenze si palesi fortunatamente un pizzico di malizia in più, nonché un paio di puntate lievemente troppo lente. Neil Druckmann e Craig Mazin sono riusciti nell'impresa di creare un prodotto attraente tanto per i neofiti, quanto per i veterani del videogioco, missione riuscita solo in parte con la prima stagione, a causa di una crescente e annichilente tendenza alla citazione pedissequa. Se avete amato i passati episodi dedicate all'epopea di Joel ed Ellie queste sette puntate, trasmesse su Sky e NOW a partire dal prossimo 14 aprile, vi soddisferanno ed appassioneranno ancora di più. L'esecuzione, tra l'altro, è talmente tanto buona e lucidamente diretta, che le premesse per l'inevitabile terza stagione, che chiuderà la trama di The Last of Us Parte 2, sono già ottime.

PRO

  • Interpretazioni strepitose di tutto il cast coinvolto
  • Pochissimi momenti morti
  • Runner e Clicker molto più spesso in scena

CONTRO

  • Regia a tratti fin troppo scolastica
  • Un lieve calo nella parte centrale della stagione