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Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione

Cosa c'è di meglio che recarsi in un parco divertimenti? Costruirne uno...

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   10/12/2007
Thrillville: Fuori dai Binari
Thrillville: Fuori dai Binari

Sequel di un prodotto uscito per PC e per console della scorsa generazione, Thrillville: Fuori dai Binari punta a dare una nuova identità ai canonici videogame gestionali, dando ai giocatori la possibilità sì di costruire il parco tematico dei propri sogni, ma anche di “toccarlo con mano”, esplorandolo a piacimento e sperimentandone le varie attrazioni. Vediamo ora se ne vale la pena o se è meglio prendere la macchina ed andare al luna park...

Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione
Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione
Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione

Il parco è mio e me lo gestisco io

Thrillville: Fuori dai Binari mette l’utente nei panni dell’amministratore di un parco divertimenti, un personaggio da personalizzare a piacimento scegliendo tra una varietà di modelli maschili e femminili. In qualità di manager, il proprio compito sarà quello di costruire una struttura anzitutto redditizia, ma che renda anche felici pubblico e critica e che possa surclassare la reputazione di altri parchi rivali. Diversamente da altri titoli che partivano dalle stesse premesse (vedi ad esempio l’antesignano Theme Park), Thrillville: Fuori dai Binari non è un classico gestionale punta-e-clicca ricolmo di finestre e statistiche, quanto piuttosto un prodotto di più ampio respiro che intende indirizzarsi ad una fascia d’utenza molto più vasta. Il giocatore comanda direttamente il proprio alter-ego digitale che, inquadrato da una visuale in terza persona, può muoversi liberamente sul territorio e da qui gestire in maniera abbastanza semplice ogni aspetto relativo al buon funzionamento del parco. Va detto che Thrillville: Fuori dai Binari non è particolarmente rigoroso sotto il profilo strategico, anzi: l’unica vera incombenza lasciata nelle mani dell’utente è quella di scegliere e piazzare sul terreno attrazioni e chioschi vari, seguendo un iter molto semplice che però non lesina alcune soddisfazioni. Particolarmente divertente può essere dunque costruire a piacere i tracciati delle montagne russe, delle piste di go-kart o delle buche del minigolf, ma anche personalizzare le varie strutture (variandone il colore o le decorazioni) e sistemarle in punti strategici porta a soddisfazioni immediatamente visibili nell’incremento dell’afflusso di pubblico. Le attività nelle quali si può sfogare il proprio istinto manageriale sono molteplici: è possibile parlare con i visitatori per carpire informazioni utili, realizzare campagne pubblicitarie e ricerche, variare prezzi di biglietti e perfino richiedere dei prestiti, ma onestamente la gran parte si rivela puramente accessoria: basta un minimo di razionalità nel processo costruttivo ed il proprio parco raggiunge quasi automaticamente una notevole prosperità, riducendo al minimo storico la necessità di tenere sott’occhio il bilancio.

Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione
Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione
Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione

Versioni a confronto

Le differenze tra le quattro versioni di Thrillville: Fuori dai Binari sono puramente tecniche e non riguardano i contenuti ludici del prodotto. Al di là del peculiare sistema di controllo su Wii (che comunque non regala grandi variazioni sulla qualità dell’esperienza globale), i cambiamenti investono esclusivamente il comparto grafico, che non eccelle in nessuna incarnazione: su PC ed Xbox 360 il gioco gode di una maggiore definizione ma soffre di qualche problema di frame-rate, mentre su Wii si riscontra un notevole aliasing. E’ però la versione PS2 a fare da fanalino di coda, ritrovandosi con entrambi i difetti di cui sopra.

Parklife

Che Thrillville: Fuori dai Binari sia un prodotto orientato davvero a chiunque lo si capisce non solo dalla sezione gestionale “all’acqua di rose” appena descritta, ma anche dai minigame che popolano letteralmente ogni angolo del pacchetto ludico. In sostanza, ogni singola struttura del parco può essere esaminata e testata, dando vita a sezioni in soggettiva (ad esempio nel caso delle montagne russe) o a veri e propri minigiochi appartenenti ai generi più disparati. Ve ne sono cinquanta in tutto, e comprendono racing game, puzzle, platform, picchiaduro a scorrimento, rhytm game e chi più ne ha più ne metta: l’estrema varietà è la virtù principale di tali divagazioni, ma generalmente tutti i minigame sono divertenti o quantomeno curiosi, ed il loro completamento consente di accumulare punti utili a sbloccare premi, bonus e l’acceso a nuovi parchi. Con una tale abbondanza di contenuti, gli sviluppatori hanno saggiamente deciso di dotare Thrillville: Fuori dai Binari di un’apposita modalità Party, dedicata appunto alla fruizione multiplayer dei suddetti minigiochi: un valore aggiunto davvero notevole, che però non può competere con molti titoli espressamente realizzati per il gioco di gruppo. Ciò nonostante, va dato merito alla produzione LucasArts di aver saputo coniugare egregiamente la parte gestionale con quella più strettamente ludica, riuscendo a realizzare un videogame molto bilanciato e che lascia all’utente la libertà di dedicarsi agli aspetti che preferisce. Purtroppo tutto questo non è stato affiancato da una realizzazione grafica particolarmente brillante: pur non macinando una quantità spropositata di poligoni, Thrillville: Fuori dai Binari denota qualche problema di frame rate e, a seconda delle versioni, texture molto poco definite ed aliasing in dosi piuttosto massicce. Meglio il sonoro, da premiare per un ottimo doppiaggio e per un costante accompagnamento musicale che non sfigurerebbe in nessun parco divertimenti reale. Una piccola delusione è invece il sistema di controllo su Wii, le cui caratteristiche peculiari sarebbero potute tranquillamente essere sfruttate meglio.

Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione
Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione
Thrillville: Fuori dai Binari - Recensione

Commento

Thrillville: Fuori dai Binari offre una bilanciata commistione tra strategia ed azione (per mezzo dei 50 minigiochi), ed è uno dei pochi titoli attualmente in circolazione che possono realmente definirsi adatti a tutta la famiglia. Il prodotto LucasArts è dunque una riuscita “via di mezzo”, che però per sua stessa natura potrebbe scontentare chi cerca uno strategico o un party game vero e proprio. Pur se graficamente solo accettabile, Thrillville rimane comunque un gioco divertente e per certi versi originale, e questo basta e avanza.

Pro

  • Buon mix tra stategia ed azione
  • Piuttosto originale
  • Adatto a tutta la famiglia
Contro
  • Graficamente limitato
  • Non particolarmente profondo
  • Manca di un’identità ben definita