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True Crime: Streets of L.A.

Recensione: Activision e LuxoFlux sfidano a muso duro Rockstar e il suo Gran Theft Auto, proponendoci una Los Angeles ricostruita sin nei minimi dettagli, tanta libertà d'azione e una trama di primo piano. Riuscitanno a spodestare il re dal trono?

RECENSIONE di La Redazione   —   11/12/2003
True Crime: Streets of L.A.
True Crime: Streets of L.A.
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True Crime: Streets of L.A.
True Crime: Streets of L.A.

True Crime: Streets of LC...

La prima volta che mi sono seduto davanti a TC mi ha richiamato alla mente il vecchio Die Hard Trilogy apparso circa un secolo fa su PlayStation, sarà per quei semafori e quei taxi gialli disseminati ovunque, sarà per la sensazione che mi trasmetteva a pelle, ma non riuscivo davvero ad accostarlo a giochi più recenti dai quali prende imparzialmente spunti ben più corposi. Eppure è impossibile prendere le distanze da GTA, ed i suoi numerosi amanti avranno di che gioire; si, perché giocando il titolo Activision è dannatamente palpabile lo sforzo profuso dai programmatori nel tentativo di "permetterci di poter fare tutto quello che in GTA ci è permesso di fare". Mamma quanto è brutto questo discorso: è vero, per la forma e soprattutto per il contenuto, ma sebbene TC vanti una storyline che lo avrebbe accomunato decisamente più ad un titolo come The Getaway che non al pluri citato GTA, è palese che si sia pensato di compiere un ulteriore sforzo per dar vita ad un prodotto concettualmente "duplice". Una mappa on screen delimiterà gli spazi nelle vostre immediate vicinanze: su di essa una freccia verde vi comunicherà la direzione che dovrete seguire per continuare la storyboard; mentre vi avvicinerete al vostro obiettivo intercetterete varie comunicazioni della polizia che segnaleranno la presenza di crimini commessi in questa o quella via e subito una freccia rossa andrà ad aggiungersi alla mappa on screen. Seguendo la freccia rossa, che non avrà la minima incidenza sullo svolgersi della trama, giocherete a GTA, seguendo la verde raggiungerete invece un edificio, Nick vi entrerà e il gioco si trasformerà ora in Max Payne, ora in uno stealth alla Metal Gear Solid, ora in un beat'em-up a scrolling multidirezionale a seconda delle necessità. Questo è TC. Seguendo la freccia rossa il gameplay è assolutamente libero: è una chiara concessione fatta per allineare il prodotto a GTA visto che col pretesto di risolvere un crimine sarete chiamati a commetterne svariate decine, magari ben più gravi dal punto di vista giuridico della stessa infrazione sulla quale eravate stati invitati a intervenire. Vi troverete sostanzialmente di fronte a due tipi di criminale: quello a piedi e quello a bordo di una vettura. Nel primo caso lo rincorrerete in puro stile yankee, dando spallate ai passanti e lanciandovi in placcaggi alla John Madden, nel secondo dovrete prima distruggere la sua vettura sparandogli ed urtandolo con la vostra: una volta raggiunto il malvivente potrete ammanettarlo subito, pestarlo fin quando non stramazzerà al suolo o ancora scegliere di giustiziarlo sul posto con una bella cannonata in faccia in modalità bullet time; in ogni caso farà la sua bella comparsa la scritta "Complimenti, crimine risolto", anche se assieme a lui avrete ben deciso di eliminare una decina di civili, magari per puro sfizio o giusto perché passavano da quelle parti. Lo so, la cosa lascia interdetti, perché seguendo la freccia verde si apre invece un gioco "parallelo" dal feeling in tutto e per tutto dissimile. Lo stacco è netto, secco, bruciato: Nick è un delinquente per metà del gioco e il buon samaritano con la solita triste storia alle spalle per l'altra, ed è il duplice approccio dettato da Activision a fargli vestire ora questi panni sporchi, ora gli altri immacolati. Semplicemente ridicolo. Una vera e propria grossolanità a livello concettuale commessa con le braghe calate davanti al megahit di Rockstar.

True Crime: Streets of L.A.
True Crime: Streets of L.A.

True driving, true fighting, true shooting...

Si, perché a Nick mi ero anche affezionato. Ripeto che per quanto convenzionale e standardizzata che fosse, la storiella poliziesca con la sua bella infarinatura di arti marziali, era proprio carina, complice anche una linea narrativa intrisa di cut-scenes dalla qualità semplicemente deliziosa soprattutto in forza di massive routine che animano i characters con movenze a dir poco "naturali". Seguendo la famigerata freccia verde il gioco ci conduce verso precisi edifici all'interno dei quali Nick si trova a vestire ora i panni di Max Payne, con contenuti ludici virtualmente identici, ora ad affrontare fasi in pura tradizione stealth, benché non troppo profonde a dirla tutta (striscia alle spalle del nemico, stordiscilo, prosegui), ora sessioni che richiamano con prepotenza le mega risse di Ryo Hazuky in Shen Mue. Il fatto più curioso è che i ragazzi di Luxoflux hanno deciso di permettere all'utente di poter implementare le caratteristiche di guida, lotta e shooting del proprio alter-ego, tramite un sistema di skills in tutto e per tutto identico a quelli dell'RPG classico. La città è ad esempio zeppa di dojo dove affinare le proprie arti marziali, poligoni di tiro dove aggiustare la mira, ma anche farmacie dove recuperare energia e persino officine o semplici distributori di benzina dove poter riparare il malconcio veicolo in nostro possesso. Nel tentativo di variegare le sessioni di guida ne sono state inserite alcune che vi costringeranno a raggiungere un determinato edificio entro un tempo limite, mentre altre saranno vere e proprie missioni di pedinamento, un classico della filmografia a stelle e strisce da cui si pesca a piene mani: troppo vicini alla macchina del sospetto e vi scoprirà, troppo lontani e lo perderete di vista, veramente una buona intuizione. Il livello d'interazione con gli scenari merita davvero due parole a parte. Sia nel corso delle sessioni di guida che in quelle all'interno degli edifici potrete interagire praticamente con ogni singolo poligono che compone la Los Angeles digitale messa in piedi da Luxoflux: la cosa che stupisce maggiormente è l'interazione coi background dei vari interni ed alcune scene richiameranno con prepotenza alla memoria le battute di apertura del recente Kill Bill o la sparatoria apocalittica del primo The Matrix nel corso della quale intere porzioni di colonne granitiche venivano smembrate dalla furia dirompente di una vera e propria grandinata di proiettili di ogni calibro. Perdonate quello che potrà apparire come un ingenuo entusiasmo, ma tutto ciò sembra realmente avere un qualche valore catartico. Chiudo col fronte sonoro: 50 brani originali di una pletora di artisti più o meno famosi negli States danno vita alla nauseabonda soundtrack rappeggiante, perfetta magari per scorrazzare nei sobborghi della città degli angeli, ma che alla lunga mi ha veramente messo alle corde.

True Crime: Streets of L.A.
True Crime: Streets of L.A.

True driving, true fighting, true shooting...

Commento
Capolavoro dai mille volti o insipido polpettone? Beh, il retrogusto sciagurato da pacchianata americana non cessa di farsi sentire, complice senz'altro quella miserabile scelta del duplice approccio sulla quale mi sono dilungato sufficientemente, e che stroncherà sul nascere l'entusiasmo dei più pretenziosi. Per tacere di GTA si è provato a portare avanti lo sviluppo del titolo tenendo davvero il piede in due scarpe, per compiacenza si è provato a gettare letteralmente di tutto nel calderone, senza la benché minima accortezza, al punto che non possiamo nemmeno accusare di plagio LuxoFlux tanti sarebbero i nomi da dover scomodare. E non è nemmeno qui che crolla TC quanto nell'eccessiva ripetitività dei suoi argomenti ludici che per quanto variegati possano sembrare a livello di "tipologie" sono realmente sempre i medesimi a livello di "contenuti". Mi sento comunque di consigliarlo a chi desidera passare semplicemente qualche ora spensierata in compagnia di un buon action/multievento considerando che si presta particolarmente bene, per struttura, all'esperienza mordi e fuggi. Gli amanti dei giochi con notevole "libertà" di azione/spostamento sono chiamati ad una doverosa seduta di prova.

    Pro:
  • Area di gioco dalle dimensioni più uniche che rare
  • Notevoli la libertà concessaci come l'interagibilità col background
  • Tre giochi al prezzo di uno
    Contro:
  • Nessuno dei tre giochi risulta particolarmente divertente
  • Missioni troppo ripetitive
  • Malcelata grossolanità concettuale

Mi piace quel ragazzo perché...

"Chi è quel giovanotto indisponente con la Vespa scoppiettante che disturba la mia pubblica quiete?", l'hai detto matusa, è Nick Kang la controparte Activision di quel Gran Ruba Auto che imperversa a Liberty City: controparte & concorrente, opposta & contrapposta in tutto e per tutto all'antieroe DMA/Rockstar, visto che quel supergiovane di Nick è nientemeno che un poliziotto. Prendete Keanu Reeves e il Tanzen, frullateli e fateli riposare in frigo per cinque minuti; ora, Ryo Hazuki, si tolga gentilmente i vestiti e li appoggi sul tavolo... Bene così; andremo a farli indossare al composto che vado ad estrarvi dal frigorifero e, taa-daa, ecco il nostro Nick. Manca qualcosa. Già, una caratterizzazione. Fatemi pensare... Tratti orientali, esperto di arti marziali, ex-poliziotto, battuta pronta, niente controfigure: ci sono, Jackie Chan! Bene ora avete davvero un'idea tutt'altro che vaga di chi sia e come sia la star dell'ultima produzione Luxoflux per etichetta Activision. Beh, senza dilungarci troppo, tanto di cappello ai ragazzi di Luxoflux perché la trasposizione digitale di Los Angeles rappresenta la costruzione poligonale più estesa, lunga, larga, grossa e grassa in cui sia mai capitato nella mia vita di videogiocatore, e non è breve. Giuro che più di una volta mi sono detto, "Basta, ora faccio tutta la città da un capo all'altro!", niente, è impossibile, ci vorrebbero ore e la cosa assurda è che tutto ciò avviene senza metterti davanti al nasone il benché minimo caricamento: semplicemente abnorme! Dalle spiagge di Venice e Santa Monica alle colline di Hollywood, da Chinatown a Beverly Hills e Bel Air, per la bellezza di 250 miglia quadrate di area di gioco totalmente percorribile e, ciò che a noi più importa, totalmente interagibile. Per non sottolineare più di tanto quanto la città degli angeli brulichi letteralmente di abitanti, per non spargere ancora incensi su di un frame rate decisamente solido ed un clipping ai minimi storici guardando ovviamente a questo genere di produzioni, per non andare ad indugiare sul vezzo dei riflessi sparati addirittura in real time dai parabrezza delle più disparate vetture che ci troveremo sotto il sedere: TC vanta concretamente un engine che non è lì a risparmiare le risorse delle nostre next generation console come troppo spesso, ahinoi, succede e noi ringraziamo...