8

L'evoluzione del mobile gaming: da Snake ad Assassin's Creed Mirage

Ripercorriamo le tappe che hanno segnato l'evoluzione del mobile gaming, dai primi giochi per cellulare all'avvento dei sistemi operativi complessi, delle tecnologie avanzate e degli attuali ecosistemi.

SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   02/02/2025
Il mobile gaming

Mobile gaming oggi significa molte cose: piccoli ma accattivanti arcade dallo stile grafico peculiare, enormi action RPG a sfondo fantasy, produzioni premium riservate agli abbonati a Netflix o Apple Arcade, ma anche miracolose conversioni dirette dei giochi di ultima generazione, capaci di dimostrare in maniera eloquente le capacità degli attuali smartphone.

Prima di arrivare alla situazione odierna, tuttavia, il settore ha dovuto seguire un lungo percorso di evoluzione, cambiando volto e modello di business di pari passo con i progressi tecnologici che ci hanno condotto dalle partite a Snake sugli schermi monocromatici all'esplorazione open world della Baghdad del IX secolo di Assassin's Creed Mirage.

Fra gli anni '90 e il 2000: la preistoria del mobile gaming

Dicevamo di Snake: il divertente arcade creato dallo sviluppatore finlandese Taneli Armanto ha fatto letteralmente furore sui telefoni cellulari Nokia 6110 nella seconda metà degli anni '90. Riprendendo le meccaniche del classico Blockade del 1976, il gioco ci vedeva controllare un serpente in costante movimento all'interno di uno stage rettangolare.

Snake
Snake

La natura endless dell'esperienza era legata alla possibilità di raccogliere sfere in grado di far crescere il serpente in lunghezza mentre aumentava la sua velocità, rendendo sempre più complesso controllarlo per evitare che impattasse contro i limiti dello scenario o la sua stessa coda. Viene da sé che la sfida consisteva nel resistere il più a lungo possibile, cercando al contempo di totalizzare un high score.

La capacità di Snake di conquistare così tante persone ha spinto i produttori di cellulari a investire nelle capacità multimediali dei propri dispositivi, e con l'avvento dei primi schermi a colori negli anni 2000 abbiamo assistito anche a un moltiplicarsi di queste esperienze, nella continua ricerca di trovare il giusto compromesso per portare su quei piccoli display videogiochi sempre più complessi.

Nokia N-Gage
Nokia N-Gage

Probabilmente il culmine di questo percorso è stata la nascita di Nokia N-Gage, un cellulare a forma di console portatile che cercava appunto di unire il meglio dei due mondi. Lanciato nel 2003, N-Gage poteva contare su di un catalogo di giochi dai nomi altisonanti e sulle capacità garantite da un hardware pensato per il mobile gaming, ma il prezzo importante e la concorrenza delle console portatili di Nintendo lo hanno trasformato in un flop da appena tre milioni di unità vendute.

L'avvento di iPhone e di Angry Birds

Con l'avvento di iPhone, nel 2007, è cambiato tutto: l'ampio touch screen capacitivo del dispositivo Apple, l'hardware potente sotto la scocca e la sua capacità di connettersi in maniera costante alla rete hanno posto le basi per una vera e propria rivoluzione nell'ambito del mobile gaming, che immancabilmente si è concretizzata con il debutto dell'App Store l'anno successivo.

Steve Jobs presenta il primo iPhone
Steve Jobs presenta il primo iPhone

La piattaforma digitale ha offerto a milioni di utenti un punto di riferimento tramite cui scaricare applicazioni sempre più sofisticate, utili e interessanti, e gli sviluppatori di videogiochi hanno immediatamente compreso l'enorme potenziale di un ecosistema del genere, che consentiva loro di sperimentare meccaniche, stili e layout anziché limitarsi a imitare con scarso successo PC e console.

L'esempio più brillante di questa fucina di straordinaria creatività è stato il primo episodio di Angry Birds: pubblicato su App Store nel 2009 al prezzo di appena 79 centesimi, l'originale puzzle game a base fisica creato dalla finlandese Rovio ha superato i 100 milioni di download in tre anni, imponendo di fatto un nuovo modello di business, estremamente accessibile.

Altri grandi successi di questo periodo sono stati senza dubbio l'arcade Fruit Ninja, in cui ci veniva chiesto di muovere un dito sul touch screen per simulare una lama che avrebbe tagliato al volo il maggior numero possibile di frutti lanciati per aria; e Doodle Jump, il platform "infinito" a sviluppo verticale, dal peculiare stile grafico "disegnato a mano", sviluppato da Game Mill.

È poi senz'altro il caso di segnalare la nascita degli endless runner tridimensionali, prima con l'iconico Temple Run, che ci vedeva correre freneticamente all'interno di antiche tombe nel tentativo di sfuggire a trappole e quant'altro, procedendo a una velocità sempre maggiore; e poi con l'ancora giocatissimo Subway Surfers, che arricchiva la formula con personaggi cartooneschi, un sistema a corsie e ritmi più tranquilli.

I personaggi di Subway Surfers
I personaggi di Subway Surfers

Pur fra le difficoltà di un panorama hardware frammentario, negli stessi anni anche il sistema operativo Android ha cominciato a diffondersi in maniera massiccia insieme ad Android Market, che anni dopo sarebbe diventato Google Play, contribuendo a consolidare l'offerta videoludica su mobile.

Il passaggio al modello free-to-play

Se è vero che la strategia dei giochi a basso prezzo funzionava, il passaggio al modello free-to-play che si è verificato a partire dal 2012 è stata una vera e propria rivoluzione per il mobile gaming, nel bene e nel male. Alla luce dello straordinario successo di prodotti come Clash of Clans e Candy Crush Saga, progressivamente un numero sempre maggiore di titoli ha adottato questo approccio, fino a trasformarlo in uno standard.

I personaggi di Clash of Clans
I personaggi di Clash of Clans

Appartengono a questi anni anche alcuni sorprendenti fenomeni, come ad esempio quello di Flappy Bird: un arcade in stile endless dalle meccaniche banali, eppure particolarmente ostico: bisognava toccare lo schermo per fare in modo che l'uccellino protagonista battesse le ali e si sollevasse o si abbassasse rispetto agli ostacoli lungo il cammino, pena il game over.

Dopodiché è stata la volta dei mobile game orientati verso gli eSport, a partire dal popolarissimo Clash Royale: un'evoluzione della formula strategica di Clash of Clans a base competitiva, in cui due giocatori si sfidavano su di un campo di battaglia con l'obiettivo di distruggere le rispettive torri lanciando sulla mappa unità differenti, legate a un sistema di carte potenziabili.

Un artwork di Clash Royale
Un artwork di Clash Royale

Contemporaneamente abbiamo assistito all'avvento di Pokémon GO, un'esperienza basata sul celebre franchise ma caratterizzata dall'impiego del GPS e delle mappe per fare in modo che i giocatori dovessero muoversi davvero per localizzare i Pokémon da trovare e reclutare. Il gioco ha avuto un successo incredibile, trasformandosi in un fenomeno di culto che ancora oggi può contare su milioni di estimatori.

Dopodiché, forti di un sistema di controllo touch ormai maturo, dal 2017 al 2019 sono approdati sui dispositivi iOS e Android anche sparatutto competitivi come PUBG, Fortnite e Call of Duty, capaci di portare in maniera efficace su mobile tutte le meccaniche e i contenuti apprezzati dai giocatori su PC e console.

La versione mobile di Fortnite
La versione mobile di Fortnite

Da un lato il formato freemium, come lo si chiamava inizialmente su App Store, garantisce ancora oggi un'accessibilità universale per via della possibilità di effettuare il download gratuito di qualsiasi contenuto; dall'altro le inevitabili politiche di monetizzazione integrate in questo modello tendono spesso e volentieri a sfociare in strategie predatorie, dando vita a situazioni tutt'altro che piacevoli.

L'introduzione degli abbonamenti

Se è vero che per anni il mercato mobile si è trascinato, alternando grandi successi a fiaschi clamorosi mentre tutti gli sviluppatori erano intenti a trovare la medesima formula, a dare il necessario scossone stavolta sono stati gli abbonamenti: prima Apple Arcade e in misura minore Google Play Pass, partiti nel 2019, poi la nascita del catalogo di Netflix Games.

Le tante esperienze di Apple Arcade
Le tante esperienze di Apple Arcade

Le prerogative di queste piattaforme erano simili: a fronte di una sottoscrizione mensile, nel caso di Netflix la stessa necessaria per accedere a film e serie televisive in streaming, gli utenti potevano scaricare giochi in formato premium, privi di microtransazioni, assolutamente completi e, quantomeno nel caso dei servizi Apple e Google, utilizzabili anche offline.

Sebbene questo approccio non abbia avuto l'impatto sperato, specie in confronto all'imperante offerta dei free-to-play, tanto su App Store quanto su Google Play, bisogna riconoscere che il coinvolgimento di publisher così importanti e la disponibilità di budget adeguati ha consentito a diversi studi di poter finalmente realizzare esperienze che prescindono dai vincoli della monetizzazione.

Il sorprendente Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm
Il sorprendente Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm

Sono nati in questo modo progetti ambiziosi e sorprendenti come Oceanhorn 2: Knights of the Lost Realm, che ha portato le sue atmosfere in stile The Legend of Zelda in esclusiva temporale sui dispositivi iOS; oppure Shantae and the Seven Sirens, uno degli ultimi episodi della premiata serie action platform targata WayForward Technologies, che ha debuttato proprio su Apple Arcade.

Le conversioni "impossibili" per iPhone

A questo scenario così variegato si è aggiunta negli ultimi tempi la novità rappresentata da alcuni accordi che Apple ha stretto con una serie di team di sviluppo e publisher per portare sui suoi terminali più recenti, a partire da iPhone 15 Pro e dagli iPad muniti di chip M1, conversioni fedeli di videogiochi di ultima generazione, impossibili da realizzare in precedenza.

Resident Evil 4 su iPhone 15 Pro
Resident Evil 4 su iPhone 15 Pro

L'azienda che più entusiasticamente ha aderito a questa iniziativa è stata Capcom, che ha pubblicato su App Store lo straordinario remake di Resident Evil 4 e gli ultimi due capitoli della saga survival horror, Resident Evil 7 biohazard e Resident Evil Village, riuscendo in entrambi i casi a tradurre in maniera impressionante la grafica apprezzata su PC e console ma incontrando non poche difficoltà per quanto concerne l'adattamento dei controlli.

Si tratta di un problema che è stato possibile riscontrare anche nella riduzione mobile di Death Stranding: Director's Cut, mentre Ubisoft con il suggestivo Assassin's Creed Mirage e la sua meravigliosa Baghdad open world è riuscita a ottenere risultati sostanzialmente migliori, sebbene in tutti i casi avesse decisamente più senso utilizzare un controller Bluetooth collegato eventualmente all'iPhone o all'iPad.

La sorprendente versione iOS di Assassin's Creed Mirage
La sorprendente versione iOS di Assassin's Creed Mirage

Al di là degli incredibili risultati tecnici ottenuti dalle conversioni in questione, che hanno senza dubbio dimostrato le capacità dei più recenti dispositivi Apple, l'operazione ha avuto scarsissimo successo per via dei già citati problemi con i controlli, che rendevano queste esperienze ben poco portatili a fronte dell'esigenza di utilizzare un gamepad, e naturalmente per il prezzo decisamente sopra la media a cui sono state proposte su App Store.

Presente e futuro

Sebbene l'esperimento di Apple sia stato per molti versi fine a sé stesso, ha dimostrato senz'altro di cosa siano capaci i moderni smartphone e tablet, andando ad aumentare ulteriormente le possibilità a disposizione di un mercato che tuttavia in questo momento appare stagnante, incapace di esprimere idee brillanti come quelle che hanno segnato le tappe della sua evoluzione nel corso degli anni.

Il futuro del mobile gaming secondo l'IA
Il futuro del mobile gaming secondo l'IA

Quale sarà dunque il futuro del mobile gaming? C'è chi punta sulle applicazioni in realtà aumentata, portando magari avanti il trend delle applicazioni geolocalizzate che tanto successo ha riscosso in alcuni casi, ma a nostro avviso la chiave sta in un virtuoso ritorno al passato, alle meccaniche semplici che caratterizzavano i primi blockbuster e a un impiego intelligente delle peculiarità che questo mondo mette a disposizione.