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La nostra rivoluzione

A mente fredda, la redazione Nintendo dice la sua sulla stupefacente nuova console della casa di Kyoto. E' davvero tutto oro quel che luccica?

SPECIALE di La Redazione   —   17/10/2005
La nostra rivoluzione
La nostra rivoluzione

La strada che Nintendo doveva percorrere era solo una, quella del distacco da Ps3 e Xbox 360. Gamecube ha infatti insegnato che nel mercato attuale non c’è spazio per tre console con la stessa filosofia, o meglio con lo stesso approccio ai videogiochi. E ormai nemmeno Mario o Zelda sono sufficienti per decretare il successo, nè per garantire milioni di pezzi venduti. La casa di Kyoto ha quindi fatto una eccellente indagine di marketing per cercare i videogiocatori potenziali, quelli che “vorrei ma non posso”. E Revolution si rivolge quindi proprio a loro, ai casual gamers che magari non hanno mai avuto a che fare con un pad. Ma per indirizzarsi verso questo target, il “rischio” –se così vogliamo chiamarlo- è di abbracciare per forza di cose meccaniche di gioco semplificate, così come suggerirebbe il ridotto numero di tasti disponibili sul “telecomando”. Per carità, nessuno sostiene l’equazione videogioco complesso = videogioco bello. Ma forse il rischio è quello di limitare fin troppo le possibilità ludiche della nuova console. Nintendo sembra esserne consapevole, ed infatti ha già annunciato un pad “tradizionale”. Ma ciò non potrebbe suggerire una non assoluta fiducia nell’ormai famoso nuovo controller, oltre ad un legittimo dubbio sul suo reale supporto delle terze parti? Preferisco quindi, per il momento, non salire sul carrozzone degli entusiasti assoluti, riservandomi il giudizio nel momento in cui vedrò qualcosa di concreto, qualcosa di tangibile. Ovvero, i giochi. Fino ad allora, mi limiterò ad una ottimistica curiosità.
Andrea Palmisano

Non c’è che dire, tutto ci aspettavamo meno quello che un soddisfatto Satoru Iwata ha mostrato durante la sua keynote al TGS, una manifestazione nella quale Nintendo, pur non possedendo alcuno spazio espositivo, è riuscita a fare il pieno di consensi proprio grazie al controller della sua prossima console casalinga, nome in codice Revolution. E in effetti, questo nome è assolutamente azzeccato. Il trailer lascia inizialmente spiazzati presentando un pad dalla forma insolitamente verticale, ma bastano pochi secondi per realizzare che la bizzarra scompostezza dei giocatori serve a controllare i personaggi a schermo. Un ampio movimento del braccio a mimare una battuta tennistica ne produce l’effetto in un titolo sportivo. Un fendente muove una spada (di Link?). Battendo il pad su un tavolo si rompe un uovo. Uno scatto “di polso” fa saltare Mario. Ed è la magia che si ripete: dopo il touch screen del DS, possiamo dire che ben presto arriverà il suo corrispondente “fisso” che, almeno sulla carta, promette di cambiare il modo di intendere il videogioco, per quanto la versatilità del controller sia tale da permettere a chi si stancasse facilmente di giocare anche alla vecchia maniera. Mancano ancora le immagini dei giochi, accuratamente non inquadrati nel filmato, ma il supporto delle terze parti, quanto a entusiasmo, lascia ben sperare nel fatto che Nintendo possa almeno in parte riguadagnare il terreno ultimamente perso nelle camerette e nei salotti di tutto il mondo. Se si rivolgerà, come sta facendo con il DS, anche a coloro che mai hanno giocato in vita loro, allora ci sono buone possibilità di ripetere il successo del portatile dal doppio schermo.
Virginia "Shari R'Vek" Petrarca

"We wanted a controller that somebody's mother will look at and not be afraid of", così proferì Miyamoto. Be', avrei qualche dubbio circa la riuscita di quest’idea: vostra madre, vedendovi mentre vi cimentate con la versione "nunchaku" del controller di Revolution, potrebbe pensare che vi stiate misurando la pressione. Le più maliziose si dispereranno all'idea che il proprio pargolo stia provando un nuovo incursore anale filoguidato. Se la forma e la sostanza del controller sono state pensate per mandare un messaggio del tipo "ehi, non sai nemmeno cosa sia un joypad ma questo qui è semplice da usare!", allora credo che Nintendo dovrebbe rivedere la propria politica sulla circolazione di allucinogeni all'interno dell'azienda. Il controller di Revolution è certamente rivoluzionario, ma ad occhio non invia alcuna sensazione positiva... sembra solo tanto scomodo. Naturalmente la realtà potrebbe essere molto diversa, potrebbe rivelarsi come il controller ideale (seppure, a livello ergonomico, non ispiri fiducia) ed è simpatico che da solo sostituisca accessori come le lightgun (per la serie "spariamo con un telecomando"), le canne da pesca (per la serie "peschiamo con un telecomando") o semplicemente lo stick analogico destro dei normali joypad (viste le funzioni di rilevamento della posizione) - sempre che non costi uno sproposito, nel qual caso tanto simpatico non sarebbe. Sicuramente va alla grande con i first person shooter, ma il restante 90% dei titoli? Si vedrà. Chissà perché, però, credo che l'uscita di joypad "classici" per Revolution, soprattutto realizzati da produttori diversi da Nintendo, sarà fin da subito inevitabile.
Tommaso Pugliese

Dopo mesi di silenzi e fiumi di illazioni sono le cinque del mattino in Italia quando Satoru Iwata pronuncia le fatidiche parole "...e ora quello che tutti stavano aspettando" e volge lo sguardo al videoproiettore verso la sua rivoluzione. Un telecomando: niente di più, niente di meno. Nintendo cerca di risollevare le sorti di un mercato in calo e lo fa con lo strumento più presente nelle case della gente e di più semplice utilizzo: un telecomando. Giochi interattivi, sensori di movimento, periferiche aggiuntive, una libreria di papabili utilizzi da farsi venire il mal di testa; il nuovo pad del Revolution è questo e molto di più: celebra il ventennale di Super Mario Bros. e del NES donando un tocco retrò alla disposizione dei tasti che ricorda quello strano pezzo di plastica che anni fa rivoluzionò il mercato delle console casalinghe, con una scelta tanto azzardata quanto vincente. La storia si ripete? Ancora non si sa, niente giochi mostrati e solo una lunga lista di possibili applicazioni che vanno dalla pesca alla cucina passando per gli FPS che si apprestano a vivere una seconda (e forse eterna) giovinezza. L'unico rischio chiacchierato rimane quello legato alla sovrabbondanza dei minigiochi: per come la vedo solo un’ulteriore possibilità di espandere il mercato. Immaginate una console bianca di fianco ad un televisore, sul tavolino un telecomando; l'ospite viene fatto accomodare in salotto e mentre attende prende il telecomando e accende la console, nella memoria interna una lunga lista di minigiochi e passatempi: suonare la batteria, andare a pesca e cucinarsi il pesce preso, e così via all’infinito; Nintendo punta a divertire il bambino, impegnare il ragazzo e intrattenere l’adulto, nulla è lasciato al caso, l’attenzione per i dettagli è a 360 gradi. Una rivoluzione alla portata di tutti che fa dell’immediatezza la sua spada a doppia lama, una rivoluzione annunciata ma non ancora completamente mostrata, un ennesimo tassello sulla via di un nuovo stravolgimento videoludico: la nuova era? Tutto dipende da come saprà vendersi Nintendo in un mercato sempre esigente: se avrà le vendite dalla sua, avrà insegnato ancora una volta al mondo come giocare.
Alessandro Locatelli

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Alla fine si è manifestato, spuntando dalla tasca destra della giacca di Iwata-san, sul finire di una conferenza attesissima. Dopo mezz'ora di chiacchiere il grande capo Nintendo lo ha alzato al cielo, come l'officiante di una solenne messa laica, ha offerto il nuovo oggetto di culto ai sudditi del Mushroom Kingdom.
Oggetto di una sequela di fantasiose speculazioni, presunte indiscrezioni e improbabili voli pindarici, il nuovo pad Nintendo, così piccolo e rettangolare, alla fine assomiglia ad un mattoncino, una sorta di prima pietra dalla quale Nintendo vorrebbe ripartire per rifondare il suo Impero. La rivoluzione Nintendo passa fortissimamente per il Gameplay, con buona pace di poligoni, teraflops e marketing. Detto molto banalmente, la rivoluzione Nintendo è un nuovo modo di giocare. Nelle intenzioni della Grande Enne questa svolta vuole segnare l'anno-zero di una nuova fondazione, che coinvolge tutti gli attori dell'universo del videogioco: editori, sviluppatori, giocatori. Le opportunità che questo potenziale stravolgimento porta in grembo sono numerose e allettanti, ma altrettante, obietterà qualcuno, sono le incognite, i dubbi, le perplessità.
Ma se è vero che chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova, è anche vero che la strada "solita" dell'industria del videogioco (ma anche del videogioco in quanto tale) rischia di puntare dritta ad un vicolo cieco, asfissiata da costi di sviluppo in crescita esponenziale e da investimenti gargantueschi sempre meno provvidi, ma soprattutto satura di concept ed idee spremuti fino all'osso. Alla luce di tutto ciò la svolta intrapresa da Nintendo non può che essere accolta con grande curiosità ed entusiasmo, innanzitutto dal popolo dei giocatori che, al di là delle fisiologiche spaccature tra attendisti, rigidi scettici e progressisti fiduciosi, è stato in qualche modo sollecitato indistintamente, risvegliato da un torpore che oggi più che mai appare arduo ignorare, spronato a riflettere (e riflettersi) fuori dai soliti schemi. Think outside the box! Alzi la mano chi non ci ha provato almeno una volta.
Alex R. Anolfi

Una fragorosa risata. Questa la mia prima reazione di fronte al tanto atteso controller di Revolution. Perché, ammettiamolo, trovarsi davanti ad un telecomando dopo mesi e mesi di proclami circa la presunta eccezionalità di questa nuova periferica di gioco è una cosa quantomeno spiazzante. Ma è altrettanto vero che, superati i primi attimi di ilarità, analizzando le caratteristiche del controller viene facile immaginarne le potenzialità in termini di gameplay. Nintendo, visto anche il non esattamente eclatante successo di Gamecube, ha fatto sicuramente bene a tentare un’altra strada, puntando ad un pubblico diverso da quello a cui mirano i diretti competitors. Ciò però non scioglie alcuni nodi fondamentali che potrebbero causare alcuni problemi all’innovativo progetto della grande N, come ad esempio l’alleggerimento delle strutture ludiche dei prodotti a favore dei casual gamers. Ancora, è tutto da valutare l’effettivo supporto delle terze parti al progetto Revolution: non è poi tanto assurdo pensare ad uno scenario simile a quanto stia accadendo ora con DS, con pochi titoli capaci di sfruttare davvero le peculiari caratteristiche della console. Insomma, le buone idee ci sono: ora sta a Nintendo cercare di metterle in pratica evitando gli errori commessi in passato.
Fabio Palmisano

Esaltato come un bimbo, che vede i suoi sogni più arditi cominciare a concretizzarsi. Quanti anni avrò avuto quando, l’estate al mare, andavo in sala giochi, cambiavo il millino d’ordinanza in cinque gettoni da duecento lire e m’apprestavo tutto contento al cabinato di Rastan Saga? Pochi, molto pochi. E invariabilmente dopo la bella esperienza di essermi divertito con un grande hack ‘n’ slash, sulla via del ritorno a casa mi figuravo il videogioco del domani, con la stanza che diventava un livello del gioco, e il corpo del giocatore che si trasformava in quello del Rastan del 2000: se Rastan doveva camminare, il giocatore camminava, se doveva saltare il giocatore saltava, e se doveva menare di spada, indovinate chi menava di spada? E tra le tante, enormi implicazioni che il controller (non lo si chiami più pad) del Revolution porta, c’è anche questa.
Ma più che condividere con voi le mie previsioni sui generi che meglio ci troveremo a giocare, o fare il piccolo analista con considerazioni di mercato troppo premature, quello che mi preme è invitarvi a seguire l’intero discorso di Iwata, lo trovate agevolmente sui siti ufficiali di Nintendo, nell’economia del quale la presentazione del controller è solo il passo finale, naturale sbocco di un discorso che finalmente s’è fatto precisissimo, pregnante, incontrovertibile. Nintendo ha scelto la sua strada, confortata dai dati di vendita di DS che francamente stupiscono se non per le dimensioni, certamente per la composizione. Possiamo star certi che la seguirà fino in fondo: il successo finale è tutto da vedere, ma badate bene, qui siamo di fronte alla possibilità di un nuovo inizio, di portata paragonabile solo all’Entertainment System. Nintendo, naturalmente.
Michele Lamberti

La nostra rivoluzione
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Devo essere sincero, per la prima volta avevo perso la speranza. Non avrei mai pensato che Nintendo avesse potuto fare, o tentare, una vera rivoluzione… sarà stato perché negli ultimi mesi sono state fatte troppe dichiarazioni false e spudoratamente ambiziose, sarà stato perché quella Nintendo Difference tanto sbandierata all’inizio dell’era GameCube per la prima volta non era stata fatta, sarà stato perché quella Revolution sembrava tanto una scusa. Quello che pensavo io, comunque, non conta più niente dopo quello che è successo il 16 Settembre: al Tokyo Game Show, una fiera snobbata da Nintendo da anni e anni, la società di Mario si è ripresa il posto che le spetta; è tornata a fare quella differenza che non aveva fatto col GameCube. Si è messa dove deve stare, davanti alle altre, e ha cambiato direzione, e l’ha fatto in modo convincente, come credo nessuno si sarebbe aspettato, nemmeno il più accanito fan della grande N. Se il telecomando diventerà uno standard non si può sapere, dipenderà tutto dal successo che avrà il Revolution e dalla qualità dei giochi che la console ospiterà. Onestamente, credo sia stupido pensare che il Revolution sarà la console dei giochini, una macchina da gioco pensata per attirare solo i casual gamer e i non giocatori. Certo, è l’aspetto che a Iwata preme sottolineare, ed è per quello che è ripetuto maggiormente degli altri; c’è davvero bisogno di dire continuamente che il Revolution darà alla luce anche il nuovo Mario, il nuovo Zelda, il nuovo Smash Bros.? No, non c’è. Tutti quelli che si aspettano, o peggio ancora sperano, che la nuova console Nintendo sarà creata esclusivamente per un pubblico di casual gamer a mio parere rimarranno delusi, ci potrei scommettere la casa. Il potenziale offerto da questo pad è enorme, di una profondità abissale, è difficile anche delinearne i limiti… ma sicuramente sarà un piacere esplorarli. Un telecomando mi ha ridato la voglia di giocare, e non vedo l’ora di seguire la vera Nintendo Difference.
Alessandro Bacchetta

E rivoluzione sia! Se alla prima occhiata l’idea di un aggeggio dal dubbio gusto si è subito messa a lampeggiare, sicuramente è bastato un filmato per rendere chiaro che quell’aggeggio è quanto di più innovativo si potesse pensare. L’utilizzo di un sistema di rilevamento posizionale, di un puntatore e di un giroscopio può veramente rivoluzionare l’ambiente videoludico. Non si schiaccerà più un pulsante per far compiere un’azione al nostro alter ego, semplicemente si compirà quell’azione impugnando il telepad. Sarà un controller che potrà diventare spada, pistola, canna da pesca, bacchetta, ocarina, cloche? Tutto! E permetterà di compiere le azioni volute fisicamente in una maniera di interagire con lo schermo assolutamente immersiva e facile. Il Revolution è alla portata veramente di tutti e con il potenziale di incuriosire ed incantare veramente chiunque. Nintendo ha sempre evoluto i suoi controller inserendo e sfruttando al meglio poche idee semplici ma geniali, l’elenco è sempre lo stesso, inutile ripetersi. Con questa generazione ha aggiunto talmente tante cose da stravolgere completamente l’idea stessa di interazione Uomo-Game. E se ormai il classico pad sembra un attrezzo obsoleto, se i concorrenti stanno guardando dubbiosi, vuol dire che il primo scrollone è stato dato, vuol dire che la Vecchia Signora ha fatto una prima mossa decisamente vincente, vedremo le altre e, soprattutto, i giochi!
Andrea"Pixel"Franzone

Un’iniziativa di questa portata non credo se l'aspettasse davvero nessuno. E per di più c’è anche il sospetto che ci lavorino già sopra diverse software house, nonostante il più accanito riserbo. Un telecomando per pad, di quelli che prendono in mano anche i nostri genitori. Il messaggio è forte, ed è stato ribadito anche nel keynote del presidente Iwata (la mia stima per quest’uomo cresce ad ogni conferenza!): portare nuove persone nel mercato dei videogiochi, e nello stesso tempo recuperare quelli che si sono stancati negli anni. Da un lato questo cambio drastico di rotta, mostra più lucidità di quanto possa apparire al primo impatto, ma il rischio di fare il passo più lungo della gamba pare davvero alto. Non ci sarà il pericolo concreto di perdere gli hardcore gamers? O almeno quelli che non hanno voglia di reinventarsi giocatori? Nintendo è sicura che non accadrà, ma il primo passo per guadagnare fiducia è quello di mostrare certezza. I punti interrogativi sono ancora molti, e non è facile ipotizzare qualsiasi scenario (fallimento? Successo? Nuovo standard?), magari da qui al lancio avremo più dati per ipotizzare qualche pronostico.
Ma non ho ancora commentato le funzionalità del pad… Beh, sembra davvero una gran cosa. Puntatori, sensori di posizione e di movimento, porta per collegare eventuali altre periferiche. Sembra roba veramente grossa. Alcuni generi sembrano poco adattabili ad un pad del genere, mentre altri saranno perfetti. Io mi immagino solo il delirio che si può creare con un Mario Party da giocare con quegli aggeggi diabolici.
Ma la rivoluzione poi, finirà qui?
Alessandro Pomili