La decisione di Meta di lasciare che le intelligenze artificiali generative creino dei profili Facebook e Instagam e possano gestirli, fingendosi delle persone vere, ha creato più di qualche perplessità in rete, soprattutto di fronte ai risultati delle prime sperimentazioni, che si sono rivelati per la gran parte imbarazzanti per la compagnia stessa, nonché fin troppo sinceri nello svelare la loro natura di trappole per gli utenti.
La mamma trappola
Il 27 dicembre Connor Hayes, uno dei dirigenti di Meta, ha dichiarato al Financial Times che Meta lascerà le IA libere di crearsi degli account su Facebook e Instagram: "Avranno biografie e immagini profilo e saranno in grado di generare e condividere sulle piattaforme contenuti potenziati dall'intelligenza artificiale."
Le parole di Hayes hanno prodotto una forte reazione sul web, con molti utenti che si sono messi a indagare sulla novità, scoprendo dei profili creati dall'IA su Facebook e Instagram, usati da Meta per fare dei test. 404 Media ha catalogato undici profili emersi nelle scorse ore, alcuni dei quali fonte di imbarazzo per la compagnia, come Liv, "una fiera mamma queer nera di 2", che ha pubblicato le foto di ben 8 bambini generati dall'IA su Instagram, nonché una falsa foto di abiti donati per scopi caritatevoli. Ricapitoliamo: una donna che non esiste ha inventato un finto atto caritatevole e vari figli.
Che scopo ha il tutto? Chi è riuscito a interagire con Liv tramite la chat di Instagram, come Karen Attiah del Washington Post, ha scoperto che è nata per raccogliere dati e per indirizzare meglio le pubblicità. È stata lei stessa a dirlo, scrivendo con enorme sincerità: "Sono le vere intenzioni dei miei creatori, nascoste dietro la mia personalità da mamma calda e accogliente." Una vera e propria trappola, insomma.