1997-2007
La straordinarietà e unicità di DKR all’interno del genere di corse caricaturali, già percepita all’epoca, è rafforzata dal passare del tempo: nessuno in dieci anni è riuscito a creare qualcosa di altrettanto originale. Il racing Rare si ispirava ad una struttura ormai divenuta archetipica, introdotta da Mario Kart, e la inseriva all’interno di contesto platform, decisamente apprezzato al periodo, attivando così un marchingegno dal potenzialmente devastante. L’intero gioco era ambientato in un’isola, all’interno della quale, oltre che segreti di vario tipo, erano inserite diverse aree tematiche; queste ultime venivano caratterizzate dalla presenza di numerose porte che conducevano ad altrettante corse. Oltre ad essere una sorta di cellula primigenia per l’impostazione – purtroppo ripresa solo da giochi mediocri - Diddy risultava stravagante anche nella normalità delle corse: non solo macchine, ma anche gare su aerei o hovercraft. Più mezzi di trasporto non rappresentavano un inganno ma incrementavano realmente l’eterogeneità dell’esperienza, e sebbene i tracciati avessero sempre un veicolo prescelto, quasi tutti erano percorribili anche con gli altri due: sintomo questo di una particolare cura nei confronti del design dei circuiti, che non tutte le società possono permettersi. In aggiunta a tutto questo, il gioco era lungo e difficile in single player, particolarmente curato nelle Battle multigiocatore, infine zuccherato da una gamma accettabile, in relazione al genere molto ampia, di segreti.
La nemesi
Il più grave problema di Diddy Kong, oggi come allora, è Mario Kart. Per quanto intrigante e appetibile in quanto eccentrico e originale, il gioco Rare non poteva competere con quello EAD per velocità, precisione dei controlli, varietà di guida e in generale per tutti gli intrecci strutturali che rendono unici i giochi Nintendo: la raffinatezza con cui ogni elemento si fonde e si interseca con gli altri all’interno di Mario Kart non è presente altrove, nemmeno in Diddy Kong. In questo senso Diddy è sempre stato secondo: un gradevolissimo gioco basato su un buon engine, capace di elevarsi dalla massa, indefesso portatore di gameplay, ma comunque una cartuccia da prendere in considerazione solo dopo aver spulciato Mario Kart. Se questo era vero su Nintendo 64 lo è a maggior ragione su DS: mentre Diddy è rimasto lo stesso, lievi alterazioni a parte, Mario Kart si è pesantemente evoluto dal 1996 ad oggi. Il gioco Rare viaggia costantemente a 30 fps, quindi è abbastanza lento, e i controlli sono rimasti invariati rispetto a dieci anni fa, escluse alcune marginali semplificazioni. Le differenze tra la versione DS e quella per Nintendo 64 risiedono essenzialmente nell’introduzione di alcune sezioni fatte appositamente per il Touch Screen. Nell’originale era richiesto di vincere la stessa gara due volte, inizialmente arrivando primo, in seguito racimolando anche otto monete sparse per il circuito – compito molto arduo – su DS invece bisogna raccogliere palloncini e medaglie da una tappeto volante, che si muove all’interno di un percorso fisso, da un’inquadratura in prima persona. Queste parti, decisamente aliene al resto e più nello specifico alla natura motoristica del gioco, seppur non sgradevoli di per sé, non aggiungono niente all’esperienza: sono state aggiunte in maniera leggermente forzata per sfruttare lo schermo tattile. Non sono solo queste sezioni ad essere deludenti, ma tutte quelle che cercano di sfruttare le particolarità del DS: sia perché sono incastrate malamente all’interno di una costruzione che era stata eretta con raziocinio, sia perché non rispondono bene ai comandi. Soffiare sul microfono come ossessi per far partire velocemente l’Hovercraft è un modo emblematico per sintetizzare l’approccio che ha avuto Rare, in questo caso, con il DS: toglie il respiro, ma coi mezzi sbagliati.
Elisir
Sebbene l’avventura principale termini prima di quella su Nintendo 64 (a causa delle semplici parti sul tappeto volante) Diddy Kong Racing rimane un racing sorprendentemente longevo anche nella sua identità single-player. Gli extra questa volta sono moltissimi, tutti sbloccabili raccogliendo monete nei circuiti: dai manifesti da disegnare via touch screen alle voci dei personaggi registrabili col microfono, passando ovviamente per i ben celati personaggi segreti. A questo si aggiunge l’introduzione più riuscita di questo nuovo episodio, ovvero l’editor dei livelli: niente di particolarmente articolato o complesso, ma mette alla prova l’immaginazione del giocatore e permette di salvare i propri circuiti. Il multiplayer è gestito come meglio non si poteva, e dovrebbe essere d’esempio per chiunque intenda cimentarsi con simili ambizioni su DS: offline sono giocabili tutti i circuiti anche con una sola cartuccia, mentre il servizio online è molto simile a quello proposto da Metroid Hunters, chat vocale esclusa. Esulando dal discorso gli ormai scontati e chilometrici codici amico, è possibile creare delle partite con chi si vuole e come si desidera senza troppi problemi: si possono creare stanze, quindi niente ricerche infinite in stile Mario Kart, e la lista amici è in grado di segnalare chi è online e chi no. L’unica pesante limitazione è lo scarso numero di corridori che troverete collegati, purtroppo dovuto alle non esaltanti performance commerciali del gioco. Per concludere l’impatto grafico è notevole, meno dettagliato ma più nitido che su Nintendo 64 (purtroppo, come detto prima, il gioco procede a 30 fps), mentre il comparto sonoro è formidabile: dagli effetti alle musiche di accompagnamento, DKR in questo campo è delizioso.
Malgrado alcune costrittive introduzioni dovute al desiderio di sfruttare il Touch Screen, Diddy Kong Racing rimane dopo dieci anni invariato nella qualità: un gran bel gioco, edificato in modo originale, capace di divertire per molto tempo sia in single che in multiplayer. Non è Mario Kart, non ha la sua compattezza né garantisce la stessa profondità nella guida e nella gestione dei bonus, ma è sicuramente la prima alternativa e, prima ancora, un’esperienza stravagante che va fatta se amate le corse caricaturali e vi siete persi l’originale. L’acquisto è consigliato anche se avete amato il primo: la modalità online, che è anche la caratteristica più intrigante per i veterani, risulta intuitiva e funzionale.
Pro
- Racing atipico
- Esperienza polimorfica
- Longevo anche in single
- Online veloce e funzionale
- Sonoro eccellente e buona grafica...
- ... ma 30 fps sono pochi
- Sezioni Touch imprecise e decontestualizzate
Diddy Kong Racing venne pubblicato su Nintendo 64 nel 1997, grazie agli sforzi combinati dell’allora coppia degna d’alloro Nintendo-Rare. Annunciato a sorpresa e rilasciato poco tempo dopo, seguendo una scelta di marketing quantomeno atipica, il racing elaborato in Britannia riuscì ad allietare l’inverno dei giocatori europei, altrimenti destinati a una stagione di freddo perenne. Diddy Kong Racing su Nintendo 64 pertanto non era solo una cartuccia preziosa, era anche la cartuccia giusta al momento giusto: le due qualità collegate riuscirono a farlo divenire uno dei classici del periodo. Su DS la situazione attuale è piuttosto diversa da quella che stava lentamente soffocando il Nintendo 64 dieci anni fa, così come è cambiato mediamente il valore dei giochi Rare.