La genesi di Indiana Jones e l'Antico Cerchio dimostra con forza quanto sia importante perseverare e riuscire a sfruttare a dovere le proprie conoscenze e capacità. Dopo essersi fatti notare dal popolo dei videogiocatori attraverso ben 5 capitoli di Wolfenstein, i ragazzi di MachineGames sono riusciti a scrollarsi di dosso il legame, all'apparenza indissolubile, con la serie di id Software per dedicarsi ad un vero e proprio dream project. Un gioco su licenza di lusso, voluto fortemente da Todd Howard di Bethesda, il creatore di The Elder Scrolls e Fallout, appoggiato da Disney e da una Microsoft che, quasi per caso, si è ritrovata tra le mani questo promettente progetto attraverso la storica acquisizione di Zenimax. Un'opera che non tradisce in alcun modo le esperienze passate del team di sviluppo e anzi ne fa tesoro, proponendo un'avventura ricca d'azione che sfrutta la visuale in prima persona per far sentire davvero il giocatore nei panni dell'archeologo più famoso del mondo. E ve lo diciamo da subito: quello che ci siamo ritrovati a giocare ci ha davvero sorpresi positivamente perché, nonostante i trailer, gli approfondimenti e le anteprime stampa, mai ci saremmo aspettati di avere tra le mani un'esperienza così ben riuscita, capace di catturare intimamente ciò che ha reso Indiana Jones famoso e tanto amato.
Quindi, prima di addentrarci nei dettagli della recensione, vogliamo dirvelo chiaramente: Indiana Jones e l'Antico Cerchio è il "film" che non c'è mai stato, assolutamente all'altezza della trilogia originale ed è contemporaneamente la migliore esclusiva (temporale) di Xbox dei tempi recenti.
Un film di Indiana Jones perfettamente credibile
Ambientato nel 1937, l'Antico Cerchio si posiziona cronologicamente esattamente a metà tra I predatori dell'Arca Perduta e L'ultima crociata proponendo una storia inedita capace di mescolare alla perfezione ritmi, stilemi, elementi e tutti quei riferimenti che hanno da sempre caratterizzato la trilogia originale cinematografica. Il videogioco di MachineGames è insomma perfettamente coerente con il personaggio e la sua storia, dimostrando fin dalle primissime battute iniziali, un grandissimo rispetto nei confronti del materiale originale e anche una rara capacità di innestarsi in quell'universo offrendo qualcosa di nuovo, ma perfettamente credibile.
La storia offre quindi alcuni elementi esoterici, ma rimane sempre sul filo della credibilità; ha i classici momenti comici capaci di far respirare e sorridere i giocatori, pur mantenendo un fil rouge di serietà per gran parte dell'avventura; presenta gli immancabili nazisti nella loro terrificante ascesa che porterà alla Seconda Guerra Mondiale, ma li raffigura in quello stile macchiettistico, spesso maldestro, che ha fatto la fortuna delle pellicole cinematografiche.
E soprattutto porta su monitor e TV uno dei migliori antagonisti mai visti in un videogioco, probabilmente dai tempi dello storico Vaas di Far Cry 3. Un personaggio che è capace di diventare motore dell'azione, di rendere ancora più stimolante l'avventura e di potenziare l'intero arco narrativo: Emmerich Voss. Ma più in generale sono tutti i personaggi a funzionare: Gina, la comprimaria con le fattezze della nostra Alessandra Mastronardi è molto credibile nel suo approccio ironico e spesso sarcastico e nel corso dell'avventura incontreremo anche una serie di altre figure secondarie ma incisive.
Lo vogliamo insomma ripetere nel caso non si fosse ancora capito: se l'Antico Cerchio fosse stato un film di Indiana Jones, non avrebbe probabilmente sfigurato rispetto alla trilogia originale e, soprattutto, ci avrebbe fatto dimenticare con gioia i 2 disastri de Il regno del teschio di cristallo e Il quadrante del destino.
L'avventura ci porterà attraverso i 4 angoli del mondo con un sapiente mix di ambientazioni capace di rinfrescare costantemente il gameplay: Roma, Giza in Egitto, Thailandia, Himalaya, Iraq, alternando vaste e stratificate aree esplorabili a zone più lineari e ritmante in funzione della prosecuzione della storia con un risultato che pur non essendo mai davvero originale nel panorama videoludico, sa comunque risultare inedito e persino fresco. Da questo punto di vista l'Antico Cerchio tradisce l'origine di una buona parte del team di MachineGames che sembra aver fatto tesoro dall'esperienza in Starbreeze ai tempi dello splendido Le Cronache di Riddick e persino dall'abitare lo stesso tetto di Arkane visto che dalle esperienze strutturate dei vari Dishonored e Prey, questo gioco sembra aver preso più di qualche ispirazione nella capacità di mescolare esplorazione, narrazione ed evoluzione del gameplay.
Il risultato è un gioco davvero corposo anche sul fronte della longevità e delle attività da poter svolgere al di fuori dell'arco narrativo principale. Giusto per avere un riferimento, abbiamo impiegato esattamente 30 ore per portare a termine il titolo, tralasciando però diversi incarichi secondari soprattutto nella seconda metà del gioco. Non troviamo quindi impossibile ipotizzare che ce ne vogliamo almeno 40 per vedere fino in fondo tutto quello che l'Antico Cerchio è in grado di offrire.
Scenari aperti e tanti enigmi
Indiana Jones e l'Antico Cerchio, lo ribadiamo, è un adventure action (l'inversione dei due termini è fortemente voluta) con visuale principalmente in prima persona. Il focus è fortemente sbilanciato sull'esplorazione e sullo stealth anche se la competenza di MachineGames negli shooter è ben evidente nelle fasi in cui si decide di imbracciare un'arma e cominciare a sparare. In determinate situazioni, ad esempio mentre ci si arrampica o quando si utilizza la frusta per superare burroni o scendere nelle aperture sul terreno, l'inquadratura si sposta in terza persona. E lo stesso avviene, per ovvi motivi, anche durante i filmati che denotano, tra l'altro, una regia fortemente aderente ai punti di ripresa, ai tagli e alle geometrie delle pellicole cinematografiche.
In termini di progressione, Indiana Jones e l'Antico Cerchio si struttura attraverso tre scenari principali di dimensioni particolarmente estese, come se si trattasse di vere e proprie open map. All'interno di queste potremo girovagare in totale libertà, ma con alcuni confini artificiali intelligentemente piazzati dallo sviluppatore. Ci saranno infatti zone sorvegliate a vista dai nazisti dove dovremo mettere alla prova le nostre capacità stealth, ma anche aree a cui potremo accedere inizialmente solo nel corso di specifiche missioni per renderle successivamente esplorabili alla bisogna. Inoltre, il design dei livelli evidenzia anche un grande studio da parte del team in merito a scorciatoie e passaggi secondari che potremo sbloccare così da rendere la navigazione nell'ambiente più agevole quando magari, in un secondo momento, sceglieremo di dedicarci ai collezionabili.
Al di fuori di una missione principale, se così si può chiamare, ci saranno svariate tipologie di attività secondarie completamente facoltative e che permetteranno sia di approfondire la trama con delle vere e proprie missioni molto stratificate e spesso anche estremamente piacevoli, sia di dedicarci a tutta una serie di oggetti da raccogliere e collezionare secondo gli stilemi tipici degli open world, ma sempre e comunque ancorati a una qualche tipo di ricompensa: che siano libri di abilità (torneremo su questi più avanti), enigmi più complessi o piccoli spezzoni di trama.
Ma ciò che più conta e interessa, lo sappiamo bene, sono gli enigmi ambientali che sono poi quelli che meglio rappresentano la natura avventurosa de l'Antico Cerchio. Ce ne sono tantissimi, di difficoltà molto varia e soprattutto di portata estremamente variegata. I principali sono fortemente innestati sulla prosecuzione dell'arco narrativo e colpiscono per la loro capacità di essere credibili, di richiedere tempo, di portare spesso a soluzioni che modificano strutturalmente gli scenari che stiamo esplorando attivando un genuino senso di meraviglia quando ci si rende conto di aver aperto letteralmente a metà una struttura nella foresta o di aver sbloccato un passaggio che in una esplorazione precedente non avevamo neanche notato. Ciò che colpisce è spesso il senso di vastità: la grandezza degli ambienti in cui dovremo risolvere questi rompicapo. Vogliamo però che sia chiara una cosa: difficilmente questi enigmi primari risulteranno complessi da capire, ma richiederanno più che altro una certa attitudine e abilità nell'essere risolti. Insomma, sarà sempre evidente cosa fare, ma ci vorrà del tempo per farlo. E purtroppo talvolta non viene in nostro aiuto la gestione del diario e dei suoi menu interni che risulta un po' macchinosa da affrontare con il pad in mano per una strana impostazione della navigazione.
Cambia invece completamente il discorso quando dovremo vedercela con i puzzle facoltativi, quelli legati alle missioni secondarie del gioco oppure ai collezionabili. Qui le cose si fanno più dure e talvolta anche cervellotiche visto che sarà spesso richiesto di esplorare molto a fondo lo scenario, di segnarsi numeri e combinazioni, di guardare e riguardare il diario di Indiana per rileggere appunti e note sparse per il gioco. Anche da questo punto di vista c'è un elemento che maggiormente ci ha colpito: la grande capacità di MachineGames di rinnovare costantemente la tipologia di puzzle nel corso degli scenari principali. Difficilmente vi ritroverete a fare le stesse cose o a ripetere le stesse sequele di attività per risolvere un enigma. Forse, l'unico appunto che ci sentiamo di muovere, è nei confronti del terzo e ultimo scenario dove l'Antico Cerchio mostra qualche segno di "stanchezza", sia in termini di pulizia dell'ambiente che, soprattutto, per quello che concerne il backtracking e l'esplorazione. Probabilmente qualcosa poteva essere tagliato in questa parte e il gioco ne avrebbe giovato in termini di ritmo.
Ci sono poi un'altra manciata di livelli in cui è invece la storia a essere protagonista: sequenze più lineari, spesso precalcolate e molto adrenaliniche dove potrete, al limite, raccogliere qualche collezionabile, ma dove ciò che conta è portare avanti la trama.
Menare le mani
Nonostante lo sbilanciamento in favore dell'avventura, è chiaro che il nucleo fondante di Indiana Jones e l'Antico Cerchio sia l'azione. E infatti quando si tratta di dedicarsi a delle sane scazzottate, Indy non è secondo a nessuno. Ora è fondamentale farvi capire che il gameplay di questo gioco fa di tutto per stimolare il giocatore a preferire lo stealth. A muoversi silenziosamente negli ambienti controllati dai nazisti evitando con cura di farsi beccare e di cominciare a sparare a destra e sinistra. Non c'è però un vero e proprio impedimento a compiere una carneficina. Non ci sono indicatori di "morale", o qualche forma di game over se si cominciano a compiere delle stragi poco rispettose dell'immaginario di Indiana Jones.
Per cercare quindi di rendere più conveniente l'azione nell'ombra, L'antico Cerchio struttura adeguatamente il suo sistema di combattimento rendendo poco "comode" le armi da fuoco. Innanzitutto non è possibile metterle in una sorta di inventario: al di fuori del revolver di Indy che avremo sempre con noi e di un paio di altri armi da fuoco che fanno parte dei travestimenti, tutte le altre bocche da fuoco le dovremo raccogliere dai nemici, ma una volta terminate le munizioni in canna, non esistendo caricatori, dovremo per forza buttarle via o lanciarle o utilizzarle come armi contundenti. Questo costringe il giocatore a esibirsi in veri e propri balletti convulsi per cercare di "svuotare" un accampamento nemico e, complice una difficoltà che sale molto rapidamente nel momento in cui si scelgono i 2 livelli più alti sui 4 disponibili, eccolo lì che MachineGames ha fatto tutto il necessario per rendere l'azione con la polvere da sparo poco efficiente.
Oltre a farci sentire molto più in linea con il personaggio, muoversi quindi nell'ombra è decisamente più produttivo e per far questo potremo da un lato utilizzare praticamente ogni oggetto dello scenario per colpire e stordire alle spalle i nazisti oppure per menarli più forte nel momento in cui ci beccano in flagrante. E allo stesso tempo il titolo offre un sistema di combattimento a mani nude comprensivo di parate, schivate anche perfette e i 2 pugni che si possono controllare in modo indipendente. Ovviamente c'è anche la resistenza che ha il difficoltoso compito di limitare attacchi troppo frenetici e ripetitivi. In realtà, e questo è uno dei 2 principali problemi del gioco, ben presto il nostro Indiana sarà potente abbastanza da abbattere la curva della difficoltà rendendo possibile un uso a ripetizione dei cazzotti non appena si diventa bravini nel parare. La dinamica di attacco degli avversari è infatti abbastanza prevedibile e, fintanto che non entrano in gioco i soldati capaci di sparare, non sarà particolarmente complesso cavarsela quando si viene beccati.
E tutto ciò va a minare la componente stealth che è, di fatto, la croce e delizia di questo Indiana Jones e l'Antico Cerchio. Un po' come avviene con praticamente tutte le esperienza in cui nascondersi è d'obbligo, la rottura del meccanismo è sempre dietro l'angolo ed ecco quindi che un po' un'intelligenza artificiale poco arguta che tende a non venirti a cercare nel momento in cui ti allontani un minimo dalla zona del misfatto, un po' una gestione dei corpi che se è vero che possono essere spostati, risultano praticamente sempre poco visibili a meno che non siano piazzati proprio al centro del punto di passaggio di una ronda, un po' la relativa facilità con cui mettere fuori gioco anche gruppi più numerosi di avversari, lo stealth può risultare facilmente "rompibile". A meno che non si decida di giocare con i livelli di difficoltà più alti. Cosa che tra l'altro ci sentiamo di consigliare.
Ora vogliamo che sia chiaro che la componente action, i combattimenti veri e propri, sono quasi facoltativi nella loro interezza e giocare questo Indiana Jones evitando di sparacchiare e di farsi beccare è una parte fondante dell'esperienza generale, però non siamo neanche nei pressi di un Death Stranding, dove la dinamica dell'azione è praticamente accessoria. Qui i nemici ci sono e invadono tutti gli scenari, quindi dovremo necessariamente fare i conti con loro e con una meccanica stealth non sempre rifinita.
Interessante poi la scelta dello sviluppatore di implementare alcuni travestimenti completamente facoltativi (ce ne saranno un paio per scenario con un'unica eccezione) che andranno prima trovati e poi concretamente indossati in base al contesto per passare inosservati e dedicarsi completamente all'esplorazione senza doversi preoccupare dei nemici, se non dei capitani che potranno identificarci anche dalla distanza.
Infine c'è la questione delle abilità: un elemento che inizialmente ci aveva molto preoccupato perché lasciava intendere una qualche deriva ruolistica che in realtà non c'è. Esplorando l'ambiente potremo infatti raccogliere o acquistare dei libri che ci permetteranno di apprendere sia dei bonus passivi (i classici vita e stamina maggiorati, danni maggiori con armi e cazzotti e così via) sia di "sbloccare" qualche feature aggiuntiva, come ad esempio la capacità di disarmare gli avversari con la frusta oppure di bloccare anche i colpi con armi contundenti. Per far questo dovremo spendere i punti avventura che guadagneremo compiendo praticamente ogni attività nel gioco: completando missioni, scattando foto, risolvendo enigmi e così via. Alla fine il meccanismo funziona molto bene ed offre un sapiente mix di ricerca attiva e valutazione sul come spendere i punti che controbilancia in parte una curva della difficoltà mai particolarmente ripida.
Ottimizzato sì, ma non pulitissimo
Fin dall'annuncio dei requisiti di sistema, si è generato un bel po' di dibattito in merito a quanto Indiana Jones sia esoso sul fronte delle componenti hardware. In particolare avevano fatto storcere il naso i 32 GB richiesti a partire dal 1440p e l'imponente presenza di una NVIDIA GeForce RTX 4090 per poter giocare nel migliore dei modi in 4K.
In realtà quello che possiamo dire con l'esperienza diretta è che l'Antico Cerchio è sì esigente, ma anche estremamente ottimizzato. Durante la nostra fase di recensione non siamo purtroppo stati in grado di vederlo girare sulle 2 Xbox di casa Microsoft, ma sul nostro PC di prova, con una configurazione chiaramente sbilanciata verso l'alto (AMD Ryzen 7950X3D e NVIDIA GeForce RTX 4080 Super, con 32 GB di DDR5), il gioco girava perfettamente in 4K con un frame rate sempre superiore ai 110 FPS con il preset grafico massimo, la Frame Generation attiva e il DLSS impostato su DLAA, quindi senza upscaling ma con puro super sampling tramite intelligenza artificiale. Siamo però estremamente convinti che il titolo possa girare molto bene anche con configurazioni molto meno spinte a patto di spegnere il ray tracing e di lesinare su risoluzione e impostazioni per non saturare la VRAM, visto che il nuovo engine di id Software, ora denominato Motor, ci è sembrato essere molto scalabile e soprattutto stabile e capace di restituire una pulizia del frame rate davvero eccellente.
Tuttavia non ce la sentiamo proprio di affermare che questo Indiana Jones setti standard grafici elevati: i punti di riferimento, specie su PC, sono ancora altrove ed è fondamentale evidenziare una serie di difettucci che vi faranno compagnia per tutta l'esperienza di gioco, senza tenere conto di un'implementazione del ray tracing che, al momento della scrittura di questa recensione, è ancora zoppa e non pienamente implementata. Le animazioni non sono il massimo e vengono fuori nella loro sporcizia nel costante passaggio tra le 2 inquadrature in prima e in terza persona. I modelli dei personaggi sono decisamente inferiori alle aspettative: solo Indiana Jones si salva e probabilmente qui c'è lo zampino di Disney e del lavoro di digitalizzazione effettuato con il più recente film e fa specie vedere che anche Gina, la coprotagonista, mostri uno stacco verso il basso davvero impietoso. Inoltre, specie nello scenario ambientato in Thailandia, la quantità di pop-up e pop-in è molto elevata a dimostrazione di qualche difficoltà dell'engine nel gestire abbondante vegetazione ed elementi dello scenario contemporaneamente su schermo.
Vogliamo però che sia ben chiaro che il colpo d'occhio rimane comunque straordinario, soprattutto per tutto quello che concerne le ambientazioni, l'incredibile cura in ogni più piccolo dettaglio, la vastità degli scenari e la varietà di tutti gli interni incontrati. Da questo punto di vista Indiana Jones e l'Antico Cerchio è davvero ben riuscito e vi garantiamo che riuscirete tranquillamente a passare oltre le sue sbavature e incertezze.
E poi c'è il comparto audio. Il lavoro svolto da Gordy Haab, il compositore delle musiche, è semplicemente straordinario e svolgere gran parte dell'avventura accompagnati da tracce musicali così sapientemente fedeli alla musicalità di John Williams, ma allo stesso tempo originali e perfettamente in grado di sottolineare ogni singolo momento, vi regalerà più di qualche brivido. Per non parlare poi quando entra, con la giusta parsimonia, il famoso tema di Indiana Jones.
Inoltre Indiana Jones e l'Antico Cerchio è doppiato in italiano. Ora, siamo noi i primi a sottolineare in molteplici occasioni quanto sia importante conoscere l'inglese e godersi buona parte dei videogiochi con l'interpretazione originale nella lingua di Albione, però non possiamo nascondere che goderci una bella e lunga avventura con una magnifica localizzazione in italiano ci ha fatto proprio piacere.
Prima di arrivare al commento, vi ricordiamo che Indiana Jones e l'Antico Cerchio è disponibile a partire dal 9 dicembre su PC e Xbox, anche per gli abbonati al Game Pass Ultimate al lancio. Arriverà poi su PS5 nel corso della primavera del 2025. Inoltre chi ha acquistato le edizioni speciali, potrà godersi 72 ore di accesso anticipato e quindi iniziarlo a giocare proprio mentre starete leggendo queste righe.
Conclusioni
Se ancora non si fosse capito, abbiamo letteralmente adorato Indiana Jones e l'Antico Cerchio. Pur con le sue sbavature, le difficoltà tecniche specie nel passaggio tra la prima e la terza persona, uno stealth che può essere "rotto" un po' troppo facilmente, e un leggero stiracchiamento sull'ultima parte dell'avventura, non abbiamo paura di essere smentiti nel dichiarare che questa è la migliore esclusiva (temporale) di Xbox da parecchio tempo. È una bella avventura single player che funziona, diverte, coinvolge ed è praticamente adatta a tutti. E se poi siete pure fan di Indiana Jones traditi dalle ultime due pellicole, beh allora non potete proprio farvelo scappare.
PRO
- È la cosa migliore di Indiana Jones da 20 anni a questa parte
- Gli enigmi sono belli, vari, vasti e talvolta complessi
- Un grande antagonista e personaggi secondari credibili
- Con una buona configurazione gira che è una meraviglia
CONTRO
- Tecnicamente è molto sporco, specie nell'ultimo scenario
- Arriva un po' stanco nell'ultima parte
- Lo stealth e il combattimento a mani nude si possono rompere
- Con i modelli dei personaggi si poteva fare qualcosa di più